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Autore: Gondolin    17/02/2010    4 recensioni
Buon compleanno, Isaac!
Ma il mare trascurato mi travolse, seppi che il mio futuro era sul mare, con un dubbio però che non si sciolse, senza futuro era il mio navigare.
Francesco Guccini - Odysseus
[ Isaac/Hyoga ] [ ambientazione pre-series, work in progress ]
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Cygnus Hyoga, Kraken Isaac
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Isaac/Hyoga, Camus solo nominato, Natassia che incombe
Ambientazione: Siberia Orientale, prima dell'inizio della serie
Warning: shonen-ai (per ora), angst, freddoH, what if...?
Rating: giallo, per ora
Parte: 1/4
Colonna sonora: Francesco Guccini - Odysseus
A/N: io li amo, ma Milo di Scorpio (aka LeFleurDuMal) scrive su di loro molto meglio di me e su questo non ci piove.
Mi ero ripromessa di non postare più WIP, ma oggi è il compleanno di Isaac, e anche se non so dove andrà a parare questa storia, posto oggi. AUGURI ISAAC <3 EDIT: come volevasi dimostrare, io e i work in progress non andiamo d'accordo. Fic interrotta.
Prompt: Ma il mare trascurato mi travolse, seppi che il mio futuro era sul mare, con un dubbio però che non si sciolse, senza futuro era il mio navigare. [Francesco Guccini] @ [info]la_locomotiva
Tabella: qui



Isaac non sopportava di vederlo così. Gli faceva male in una maniera strana che non sapeva spiegarsi, quasi che il suo dolore lo riguardasse personalmente.
Eppure Isaac era forte, aveva superato la perdita dei propri genitori e della propria terra senza lacrime, e si era lasciato strappar via dall'infanzia senza un lamento. Allora perché quando vedeva Hyoga piangere gli veniva quel nodo alla gola che rifiutava di andarsene per ore? E non poteva nemmeno andare a consolarlo cercando di scacciare la propria tristezza mostrandosi forte ed essendo di aiuto, poiché Hyoga stava sempre ben attento a celare ogni segno di debolezza, e il suo orgoglio non avrebbe tollerato di sapere che Isaac l'aveva visto piangere.

Ma quando il giovane dai capelli biondi aveva iniziato a lasciarsi travolgere dai ricordi a tal punto da divenire una facile preda del mare, da accumulare forza sufficiente a distruggere i ghiacci eterni solo per posare fragili fiori su una tomba, allora Isaac si era reso conto che qualcosa doveva pur farlo. Non avrebbe lasciato il proprio migliore amico -il proprio unico amico- affondare nella palude di ricordi che aveva nel cuore. Il mare per Isaac era sempre stato vita, sempre in movimento in confronto al ghiaccio immobile; non poteva trasformarsi in morte per Hyoga. Erano lì per diventare cavalieri della speranza, per garantire un futuro di pace all'umanità: non potevano farsi sconfiggere dal passato.

- Non farlo. - mormorò Isaac quando vide che Hyoga era pronto a compiere davvero quella follia che già da tempo era riflessa nei suoi occhi.
Assordato dal vento e dai propri ricordi, il giapponese non lo udì nemmeno, e Isaac fu costretto a compiere qualche passo in avanti. Aveva sempre evitato quella zona, perché gli sembrava di calpestare suolo sacro, anche se sacro lo era solo nel cuore di Hyoga. Gli pareva di camminare su una tomba, e lungo la schiena gli scorrevano brividi che nemmeno i cinquanta gradi sotto zero riuscivano a dargli.
- Non farlo! - gridò allora.
Hyoga si volse lentamente verso di lui. Lentissimamente. Era come se si stesse chiedendo se fingere di non averlo sentito, se lanciarsi comunque in quell'impresa degna più di un Don Chisciotte che di un Saint di Atena.
Ma si voltò, alla fine. E i suoi erano gli occhi di chi vuole essere salvato.
- Le correnti qui sono troppo forti. - Isaac aveva detto la prima cosa che gli era passata per la testa per trattenerlo ancora un momento, e senza saperlo coscientemente aveva detto la cosa giusta.
- Ora sono troppo forti. - rettificò poi, rendendosi conto che non sarebbe riuscito in quel momento a dissuadere completamente l'amico dal suo proposito, e cercando almeno di procurarsi del tempo, delle ore o magari dei giorni, per spingerlo lontano dal quel mare luttuoso che Isaac non sentiva proprio, dove non avrebbe potuto raggiungerlo.
-Torniamo all'isba. - propose, e il suo tono era più mite del solito. Non stava tentando di emulare la severità del Maestro Camus, voleva solo essere seguito. Stava chiedendo di essere seguito.
Che fosse convinto del problema delle correnti o incuriosito dallo sguardo profondo di Isaac, Hyoga si incamminò verso di lui.
Camminarono vicini, come se avessero avuto bisogno di difendersi dal freddo. E forse ne avevano bisogno davvero, ma era un freddo diverso, del quale il Maestro non aveva mai parlato loro.
Fu l'orgoglioso Hyoga, stranamente, il primo a cedere a quell'istinto, appoggiandosi ad Isaac come non si era mai azzardato a fare neppure da bambino.
Rientrarono nell'isba abbracciati e silenziosi. L'atmosfera sembrava essersi fatta più rilassata, come se non fossero appena sfuggiti ad un pericolo mortale, ma solo tornati da una passeggiata.
Si sedettero uno di fronte all'altro senza parlare, ed Isaac ebbe la tentazione di lasciar stare quel confortevole non detto. Poi però si decise a parlare.
- Non farlo, Hyoga. Non andare laggiù, per favore. So che per te è importante... - mormorò accarezzandogli i capelli biondi - ma ho il presentimento che verremo travolti entrambi da qualcosa di terribile se tu lasci che il passato ti ghermisca.
- Cosa può succedere a te, Isaac? Sei forte quasi quanto Maestro Camus e probabilmente sarai tu ad ottenere l'armatura. Che importerebbe? Al peggio potrei morire laggiù. - concluse con una scrollatina di spalle come se non fosse stato importante, e uno sguardo come se fosse stato auspicabile.
Una sberla su una guancia lo sorprese.
- Che importerebbe?! Che importerebbe?! - sbraitò Isaac - Ma allora in questi anni non hai imparato proprio niente? Ogni vita è importante! Puoi rischiare la tua, puoi perderla anche, ma per una causa. Per aiutare qualcuno. Non hai il diritto di gettarla via così! Tua madre ti ha portato in grembo per nove mesi, ha sofferto i dolori del parto, ti ha allattato, ti ha cresciuto, ti ha amato... e tutto questo perché tu a tredici anni decidessi di farla finita? Sei uno scemo se pensi che lei avrebbe potuto volere una cosa simile. Fin'ora non mi sono mai azzardato a nominarla, perché immagino cosa significhi per te, ma ora non posso tacere.
- Tu... perché ti importa tanto? - domandò Hyoga stupito.
Da principe delle fiabe viziato e coccolato in ogni modo, si era ritrovato improvvisamente ad essere un signor nessuno in un orfanotrofio orribile, per poi essere sbattuto in quell'angolo di mondo a guadagnarsi il diritto di esistere. Non credeva di poter ancora essere importante per qualcuno, ma questo solo perché non vedeva ad un palmo dal naso e non si accorgeva del bene che gli volevano Camus ed Isaac.
Il finlandese gli prese il volto fra le mani, fissandolo dritto negli occhi.
Il Maestro sapeva molte cose, e quasi tutte le aveva insegnate ai due ragazzini, ma come dimostrare affetto, quello anche lui lo stava ancora imparando. Ci sarebbero state mille altre cose che Isaac avrebbe voluto dire all'amico, ma non avrebbe saputo come fare perché nessuno gliel'aveva spiegato. Allora scelse la via del silenzio e, continuando a guardare in viso Hyoga, appoggiò timidamente le labbra sulle sue.
- Mi importa. Punto e basta.

Nei giorni seguenti però il dubbio non si sciolse e continuò a ricoprire il cuore di Isaac come un sottile strato di ghiaccio.
Hyoga aveva capito? Aveva rinunciato ai suoi propositi?
Intanto, Isaac sopportava l'assenza di risposte ed aspettava il ritorno del Maestro Camus da Atene.

  
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