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Autore: AcrossTheUniverse    17/02/2010    2 recensioni
Seguito di "Crazy Little Thing Called Love".
Elisa e Marco hanno ormai una relazione, ma i primi problemi iniziano a farsi sentire: riusciranno a restare uniti nonostante i mille ostacoli alla loro storia?
Prima classificata al concorso "Love me tender" indetto da LadyMarion88 sul forum di EFP
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore

Autore: HermioneForever92
Titolo: Don’t let me down
Genere: Romantico
Rating: Giallo
Tipologia: One-shot
Parole (nel caso di flash!fic): 1808

Link al concorso: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9032110&p=1


Don’t let me down.

Scesi le scale velocemente, sistemandomi in fretta i capelli con un gesto distratto e saltando gli ultimi due gradini. “Esco, torno stasera!” urlai diretta verso lo studio, dove mia mamma era impegnata a correggere alcuni compiti dei suoi alunni. La vidi alzarsi e seguirmi con lo sguardo, leggermente preoccupata.

“Ma dove vai?” chiese stando in piedi sulla porta dello studio con un’espressione decisamente confusa. Afferrai la borsa che avevo lasciato accanto alla porta e le detti un bacio veloce su una guancia. “Esco un po’, voglio fare un giro. Dovrei tornare dopo cena, non farò tardi, non preoccuparti.” le dissi sorridendo e correndo via. Udii distintamente mia madre sospirare, ma non mi voltai; avevo troppo bisogno di uscire e di andare via. Presi la Vespa che condividevo con mia sorella e mi diressi verso il mio obbiettivo, ovvero casa di Marco, il mio giovane professore col quale si da il caso avessi una relazione segreta.

Quando quella mattina mi aveva mandato un messaggio chiedendomi se mi andava di passare il tardo pomeriggio e la serata con lui ero stata invasa da una felicità e un’euforia incredibile; avevo cercato di studiare il più in fretta possibile, per quanto me lo consentisse il mio stato mentale, ed ero schizzata via non appena avevo terminato di fare gli esercizi di fisica per il giorno dopo.

Arrivai a casa sua quasi prima di quanto non mi aspettassi; suonai il campanello e Marco mi aprì la porta sciogliendosi in un sorriso radioso vedendomi. “Ciao!” esclamai entrando dentro e appoggiando il casco su un mobile accanto alla porta. “Hai fatto in fretta... non importava che rischiassi una multa per eccesso di velocità!” commentò dando uno sguardo all’orologio. Scrollai le spalle e mi gettai a sedere sul divano.

“Nessun eccesso di velocità, sono andata piano... c’era meno traffico del previsto.” gli spiegai mettendomi a sfogliare una rivista che teneva sul tavolino da fumo. Mi si sedette accanto e sospirò. “Elisa, ti ho chiamata qui perché ti volevo vedere ma anche perché ti devo parlare di una cosa...” iniziò con un tono di voce diverso da solito. Era... preoccupato, quasi sofferente. Sembrava veramente che si stesse tormentando. Appoggiai la rivista accanto a me e lo guardai negli occhi, cercando di capire cosa avesse.

“Cos’è successo?” chiesi in ansia, avvicinandomi e prendendogli le mani tra le mie. “Tua madre è stata a parlare con me ai ricevimenti stamani.” mi disse con un’aria serissima. Trattenni il respiro; perché la mamma era andata a parlare con Marco? A scuola non avevo mai avuto problemi, e per di più il quadrimestre era iniziato da poco, quasi non avevo voti e sicuramente quelli che avevo erano buoni e non poteva lamentarsene.

Per un attimo pensai alla follia che avevamo fatto io e Marco mettendoci insieme. Il professore e l’alunna: ciò che di più banale e sbagliato c’è al mondo. Gli unici a sapere della nostra relazione erano la mia migliore amica Ilaria, mia sorella Francesca e mio cugino Andrea, che era coetaneo e amico di Marco e spesso ci aiutava nei nostri incontri. Pensai a quanto eravamo stati attenti; possibile che la mamma sospettasse qualcosa? Mi aveva sempre capita ed era riuscita a conoscere il mio stato d’animo in qualsiasi situazione, ma ero sicura che non potesse leggermi nel pensiero.

“E che ti ha detto?” chiesi con il fiato sospeso, in preda a un’insopportabile agitazione. Marco mi guardò serio. “E’ preoccupata per te. Dice che sei diventata distratta e sembri sempre su un altro pianeta, esci e non le dici più con chi. Le ho detto che il tuo rendimento scolastico è rimasto lo stesso sia nella mia materia sia, per quanto so, nelle altre.” rispose sistemandosi più vicino a me. Sospirai e appoggiai la testa sulla sua spalla.

“Ma perché ne ha parlato proprio con te? Non poteva discuterne prima con me?” chiesi frustrata, raggomitolandomi su di lui. “Mi ha detto che pensava di non ottenere nulla. Sappiamo tutti e due fin troppo bene quanto tu sia cocciuta...” disse sovrappensiero con un sorrisetto divertito. Sorrisi anch’io.

“Beh, non è niente di sconvolgente. Non capisco tutta questa serietà!” osservai guardandolo in faccia. Marco alzò le sopracciglia. “Elisa, ti rendi conto che se tua madre continuerà ad essere preoccupata inizierà a prendere provvedimenti? Potrebbe seguirti, controllarti il cellulare, le mail, tutto...” elencò coscienzioso. Sbuffai e mi passai una mano tra i capelli; non avevo minimamente pensato a quell’aspetto della questione.

“Hai ragione. Cancello già tutti i tuoi messaggi, per evitare che qualcuno possa scoprirli, ma effettivamente niente le vieta di seguirmi.” commentai iniziando a mettere su il broncio. Marco vedendomi così rabbuiata si mise a ridere di cuore. “Non ho detto che ci ha scoperti, ti chiedo solo di stare più attenta! Prima di tutto dovremo vederci un po’ meno, almeno per i primi tempi. Poi cerca di parlarle di più, per fare in modo che non sospetti nulla e ricominci a fidarsi. Fatti vedere attenta e dille che vai bene a scuola. Vedrai che così si sistemerà tutto.” disse abbracciandomi.

“Ma ci vediamo già pochissimo! Non possiamo neanche uscire da questa casa, non chiedermi anche di ridurre le visite!” protestai ferita. Non potevamo andare al cinema, in centro, in pizzeria, neanche al parco, non potevamo assolutamente farci vedere insieme fuori di casa, e non volevo rinunciare al misero tempo che passavo con lui.

Marco mi baciò e per un po’ persi completamente la razionalità, restando inebetita come tutte le volte che mi baciava; decisamente sapeva come farmi cedere. “Ok, mi hai convinta... preferisco ridurre il numero dei tuoi baci piuttosto che rinunciarci perché ci hanno scoperti.” sussurrai baciandogli il collo. Marco rise e mi strinse a sé, poi mi venne in mente un particolare che non avevo considerato e mi staccai.

“Marco... perché la mamma ha parlato proprio con te e non con un altro professore? Se aveva dei dubbi avrebbe potuto dirlo anche a un altro.” osservai con terrore. “Tua mamma mi trova decisamente simpatico, sai. Mi ha detto che si fida di me e crede che ti conosca molto bene e che sia un professore serio e attento ai problemi degli alunni. Non preoccuparti, non penso che abbia capito.” mi rassicurò.

Il suo tono era talmente convinto che non potei fare a meno di credergli, anche perché non avevo voglia di rovinare quelle poche ore che avevo a disposizione con lui rimuginando sulle possibili congetture ordite dalla mamma. Gettai le scarpe lontano dal divano e mi raggomitolai accanto a lui, appoggiando la testa sul suo petto.

“Com’è andata la mattinata?” mi chiese giocando con i miei capelli. Scrollai le spalle, indifferente. Era stata una mattina anonima, passata tutta  nell’attesa dell’incontro di quel pomeriggio, che non stava andando come avevo previsto. Nonostante cercassi di non pensarci la paura che qualcuno potesse scoprirci e scatenare un finimondo mi angosciava terribilmente.

“Marco, io ho paura.” sussurrai cercando di trattenere le lacrime che stavano per uscire contro la mia volontà. Marco mi guardò preoccupato e mi alzò il mento con due dita, con dolcezza. Mi fissò negli occhi con un’intensità tale da spaventarmi e farmi perdere completamente la ragione da quanto era disarmante.

“E’ normale. Sei così giovane...” disse lasciando la frase a metà. Sapeva che non aveva il coraggio di continuare. Inspirai a fondo e chiusi gli occhi. “So cosa stai per dire. Che sono troppo giovane. Ho perso il conto di tutte le volte che me lo dici. Sembra sia diventata un’ossessione per te.” osservai con tono distaccato, cercando di dimostrarmi matura e razionale. Marco si passò una mano tra i capelli.

“Elisa, lo sei. Con tutta sincerità devi ammetterlo anche te. Io ho trent’anni e tu quasi diciannove: la differenza è notevole, te ne devi rendere conto.” mi fece notare accarezzandomi una guancia. Mi alzai di scatto, camminando a piedi nudi sul pavimento freddo. “Me ne rendo conto, ma non ho paura di questo. Non è niente in confronto al resto.” dissi iniziando a perdere la tranquillità che avevo cercato così disperatamente di conservare. Marco si alzò e cercò di abbracciarmi da dietro, ma gli sfuggii.

“Hai paura perché questa storia è più grande di te?” lo sentii chiedere dopo un po’, con una nota ferita nella voce. Scossi la testa, senza voltarmi a guardarlo. “No, ho paura perché so che sarà ostacolata e che finirai con il farti condizionare dagli altri.” risposi decisa, stringendomi le braccia per farmi caldo. Sentii Marco sbuffare, quasi divertito. “Ti sembro veramente il tipo che si lascia condizionare?” chiese incredulo. Riuscii a scorgere quasi un accenno di risentimento e di offesa nelle sue parole, ma non ci feci caso.

“In questo caso sì. Finirai con il convincerti che per me sarà meglio un mio coetaneo e mi lascerai, convinto di fare la cosa giusta, di agire per il mio bene. Lo vedi? Mia madre ha solo iniziato a sospettare qualcosa e già mi chiedi di vederci meno perché hai paura. Finiranno col separarci!” esclamai concitata.

Improvvisamente avevo davvero paura di perderlo. Incredibile come fino a poco prima mi fosse sembrato tutto facile e adesso all’improvviso così difficile; mi sentivo scoraggiata e pessimista, cosa che mi accadeva di rado. Marco mi si avvicinò di nuovo.

“Cerca di essere ragionevole... non lo dico perché non voglio stare con te, anzi; è proprio perché non sopporto l’idea di perderti che ho paura. Come potrei sopportare una vita senza te?” mormorò contro il mio orecchio. Guardai il soffitto per non scoppiare a piangere; incredibile, stavo veramente per commuovermi di fronte al romanticismo. Io, che ero sempre stata scettica riguardo alle smancerie tra coppiette, adesso stavo per scoppiare a piangere come una fontana. Sentii di nuovo il respiro caldo di Marco contro il mio collo, e pregai di mantenere la calma.

“Ho sbagliato a non mostrarti mai in pieno i miei sentimenti. Forse sono stato troppo distaccato e hai interpretato questo mio atteggiamento come uno scarso coinvolgimento verso i tuoi confronti. Ti giuro che non intendevo ferirti; non lo farei mai di proposito, credimi. Cercavo solo di proteggerti, di non asfissiarti o spaventarti con un rapporto troppo serio.” mi disse, e capii che era sincero. Sospirai e mi sentii un po’ meglio.

“Ti amo.” mi sussurrò baciandomi il collo, ed ecco che tutti i miei sforzi per stare calma diventarono vani. Lasciai che le lacrime mi scorressero sul viso e mi voltai finalmente a guardarlo. “Non me l’avevi mai detto prima!” osservai commossa, gettandogli le braccia al collo.

Mi sciolsi finalmente in un sorriso sincero; come era possibile dubitare di lui? Era stato troppo deciso nel dirmelo, e proprio il fatto che avesse aspettato tanto prima di farlo, che non avesse voluto illudermi o dirmelo con leggerezza mi faceva capire quanto lo pensava in realtà.

Sorrisi di nuovo, e mi ricambiò; restai tutto il pomeriggio tra le sue braccia, sentendomi protetta e felice come non lo ero mai stata.

 

Ho partecipato a questo concorso quasi per caso, e non mi sarei mai aspettata di ottenere un risultato simile; mi ha fatto molto piacere, soprattutto perchè appunto non me lo aspettavo ^^ Vi ringrazio per avere dedicato un po' del vostro tempo a questa storia, e vi invito a lasciare un commento (positivo o negativo che sia), perchè le critiche sono sempre utilissime per migliorarsi. Detto questo, riporto il giudizio della giudice. ^^

Lessico, grammatica e sintassi:14.8/15
Il tuo stile rasenta la perfezione: il lessico è sempre vario, non sono presenti ripetizioni di nessun genere, i termini che scegli sono squisiti in questo contesto.
La punteggiatura è priva di errori: un paio di virgole sottovalutate, ma niente di più.
Ti segnalo solo questo errore: nella frase “Ma perché ne ha parlato proprio con te? Non poteva discuterne prima con me?” chiese frustrata, raggomitolandosi su di lui.” sei passata alla terza persona per indicare la protagonista, mentre nel resto del racconto parli in prima persona.

Rispetto obblighi-divieti:10/10
Tutti gli obblighi sono stati rispettati.

Originalità e coerenza:9/10
Lo stereotipo dell’alunna innamorata del giovane professore è stato usato e riusato, ma tu l’hai reso talmente particolare e frizzante che sei riuscita a rendere originale anche quello che in partenza non lo era! Hai uno stile pulito, semplice ma al tempo stesso efficace ed esaustivo: non ti perdi in inutili ghirigori che appesantirebbero solo la storia, ma vai dritto al sodo senza dimenticare i piccoli particolari. Leggendo la narrazione sembra quasi di vedere le azioni di Elisa, nonostante tu non ce ne dia che un piccolo accenno alla volta.
Per quanto riguarda la trama avrei preferito sapere qualche informazione in più rispetto alla storia d’amore, ad esempio da quanto stavano insieme i due protagonisti o come avevano affrontato la differenza di età, ma forse è solo una curiosità da pettegola! Il finale mi è sembrato un po' frettoloso.
Una cosa che non ho capito è: cos’è un tavolino da fumo? Per caso intendevi quelli bassi davanti alla tv dove spesso è appoggiato un portacenere? Perché io non ho mai sentito questo termine, ma sono cosciente di non avere un vocabolario illimitato!

Punti extra:2/3
Adoro il tuo stile! Fresco, rapido ma incisivo. Potresti trasformare questa storia in una bellissima long-fic! Complimenti.

Totale: 35,8/35+3

 

   
 
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