5 Steps to come out of the closet
Step
One.
~ to admit defeat
(riconoscere
la sconfitta)
Arthur
irrompe nella camera con tanta foga che Merlin non può
impedirsi di
trasalire.
-
Adesso basta! Non puoi più negarlo stavolta! - esclama
puntandogli
contro un indice - Sei stato visto! Ci
sono delle prove.-
Il
giovane stregone avverte la familiare sensazione di panico
avvinghiarsi alla bocca dello stomaco, le tempie prendono a pulsare.
Come?, si
chiede, gli occhi
che si dilatano di sgomento nel riflettersi in quelli di Arthur,
ricolmi d'accusa. Deglutisce, indietreggiando impulsivamente quando
Arthur fa per avvicinarsi. Il biondo si blocca, accigliandosi nel
notare la sua reazione e la paura incontrollata nello sguardo.
-
Ebbene? Cos'hai da dire al riguardo? - sbotta Arthur, incapace di
trattenersi oltre ad osservare Merlin che lo fissa come un animale in
trappola.
-
Cos'ho da...? Io... - tenta di replicare lui, scuotendo la testa,
aprendo la bocca per spiegare. Ma si rende conto che non sa da dove
cominciare, non ha la minima idea di come affrontarlo, non
così,
e pur
sapendo che non
potrebbe esserci soluzione peggiore, rimane lì, colpevole ed
esitante sotto lo sguardo inquisitorio del suo principe, domandandosi
cosa sia stato a tradirlo. Eppure davvero non capiva. Erano stati dei
giorni relativamente tranquilli (certo, a parte il fatto di essersi
ritrovati un troll a vagare per il castello come nuova regina di
Camelot, ma questo era ormai da considerarsi ordinaria
amministrazione), non aveva utilizzato così spesso
la magia,
se non quando chiuso nella propria stanza aveva lasciato che uno
straccio incantato a dovere lucidasse armature varie al posto suo.
-
Allora? - lo incalza Arthur, spazientito, distogliendolo dai suoi
pensieri.
-
Non è come sembra... - riesce a mormorare Merlin, senza
nemmeno
illudersi di suonare convincente.
-
Te l'ho già detto, mi pare. È esattamente
come
sembra, invece. Ti hanno visto. Ci sono dei testimoni! Tu sei
indubbiamente, inequivocabilmente venuto fuori da quell'armadio!
È
così! Non provare a negarlo! Tu sei
uscito dall'armadio di Lady Cathrin– insomma, di quel troll!
-
Merlin lo fissa per qualche secondo, a corto di fiato.
Ecco. È
la sua fine, lo sapeva. Arthur ha scoperto che lui è... un
attimo,
che cosa?
Sbatte le palpebre, confuso. Deve
trattarsi di uno scherzo.
-
Come, prego? - chiede infine, visto che la faccia di Arthur continua
a rimanere seria - Sire...? Non... - prende fiato - Non capisco. -
-
Ora finalmente mi è tutto chiaro! Prima ti nascondi sotto il
mio
letto, poi tenti di abbracciarmi osando insinuare che io volessi
abbracciare te! Per
non parlare di quando ti ho trovato con quel... quel
vestito! Ah,
ma ora è inutile
che fai il finto tonto, sai! Non me ne andrò di qui
finché non ti
deciderai a confessare - e incrocia le braccia al petto, impuntandosi
- Avanti! Sto aspettando. - Merlin ormai ne è
completamente
certo. Il futuro erede al trono di Camelot è uscito fuori di
senno.
-
Ma confessare cosa? - esclama sbalordito.
-
Lo sai - ribatte prontamente Arthur tagliando ogni ulteriore
protesta.
Si
squadrano, uno sospettoso, l'altro incredulo. Poi Merlin lascia
cadere le spalle, e la tensione si allenta.
-
No, un attimo, fatemi capire bene - esala premendosi una mano su una
tempia - Solo perché avete sentito dire che sono
uscito da un
armadio, avete supposto che...? -
Arthur
annuisce con estrema convinzione, e Merlin nell'osservarlo tenta di
sopprimere un sorrisetto assolutamente spudorato.
-
D'accordo, va bene, come vi pare... - sospira, agitando in aria una
mano con gesto vago - Lo ammetto. Avete ragione voi. Soddisfatto? -
Gli
occhi del principe si sgranano stupefatti. È evidente che
non si
aspettava una tale arrendevole e deliziosa capitolazione. Non
può
credere alle sue orecchie. Un sorriso trionfante e canzonatorio gli
curva le labbra piene. Ha di che beffarsi del suo servitore nei
secoli a venire, è meglio di quanto avesse mai osato sperare.
-
E quindi? - domanda Merlin, strappandolo ai suoi pensieri.
-
Quindi... cosa? - fa lui, aggrottando la fronte.
-
Intendete chiedermi qualcosa al riguardo? -
-
…ah? Ehm. Beh, no. -
-
D'accordo, Sire. - risponde Merlin
stringendosi nelle spalle con calcolata noncuranza. Il
sorriso
borioso si incrina pericolosamente, e Arthur ridacchia per
allontanare il nervosismo. Ma Merlin stavolta non ha intenzione di
lasciar perdere, o di lasciare dei sottintesi. Non con qualcosa di
così importante. Anche a costo di strappargli con le unghie
quella
maschera arrogante dalla faccia e costringerlo a considerare i fatti.
Perché ci sono dei fatti da
considerare, che gli piaccia o no. - Posso azzardarmi a
fare
un'ipotesi? Magari la verità, Sire,
è che avete cambiato
idea. Magari vi siete reso conto che volete quell'abbraccio,
ma siccome preferireste rimanere un mese alla gogna piuttosto che
chiedermelo, avete deciso che l'unico modo era mettere me con le
spalle al muro, tanto per cambiare. Con questa scusa patetica, poi.
Sinceramente, è qualcosa di davvero, davvero meschino.
- le mani gli tremano leggermente, ma gli dà in fretta le
spalle
così che l'altro non lo noti.
Il
sorriso di Arthur adesso è scomparso, e questo comunica a
Merlin di
aver appena fatto centro.
-
Andiamo, questo... questo è ridicolo. Perché
mai avrei voluto...? -
-
In tal caso non vedo come quello che faccio o non faccio possa
riguardarvi. Oppure mi sbaglio? -
E
per la prima volta, Arthur rimane a corto di parole. Lo sguardo di
Merlin adesso è fastidiosamente consapevole.
Sente
le guance più calde. Non gli piace affatto la piega che ha
preso
l'intera situazione, nemmeno un po'.
-
Sei un idiota - borbotta infatti – e dovrei spedirti di
filato alla
gogna, così ti passerebbe la voglia di fare ipotesi. -
-
Senti - replica Merlin
esasperato,
passando al tu senza rendersene conto e allargando le braccia -
Perché invece non la pianti per una volta e vieni qui? -
Arthur
si irrigidisce visibilmente, accigliandosi.
-
Qui...? Qui dove, scusa? -
Merlin
avverte le guance andare a fuoco, si morde un labbro con furia.
-
Avete capito - borbotta sottovoce. Vede gli occhi di Arthur
spalancarsi, e teme di essersi spinto davvero troppo in là,
ma poi
accade qualcosa.
Viene
afferrato in modo brusco per un lembo della rozza camicia, e la
guancia di Arthur struscia contro la sua. Lo sente inspirare
cautamente a pochi pollici dal suo orecchio, la colonna vertebrale si
tende in risposta a quel nuovo stimolo. Oh.
Non
saprebbe dire con esattezza quando sia accaduto.
Innamorarsi
di Arthur, e ancora di più scoprire di
essere innamorato di Arthur.
Forse
in una delle tante battute di caccia nel bosco, seguendo le sue orme
e ripetendo i suoi gesti, gli occhi fissi sull'ampia schiena che lo
precedeva. Forse chino sui tomi polverosi di Gaius, faticando a
concentrarsi sulle formule perché distratto dal pensiero
costante di
lui. Forse vedendolo pallido come un morto disteso sul pavimento,
pregando dentro di sé che l'antidoto funzionasse.
Perché, si era
detto, quanto sarebbe stata noiosa e vuota, la sua
vita, senza
quello scemo che gliela rendeva un inferno, eppure allo stesso tempo
lo faceva sentire innegabilmente suo
– suo servitore, suo amico, suo e basta
–, o forse vedendolo aiutare una giovane
contadina a portare
un cesto pesante, e avvampare poi infastidito nel rendersi conto che
Merlin lo stava fissando, dandogli dell'idiota e spedendolo a pulire
di nuovo le stalle. Forse nel sentirlo ridere, forse nel sentirsi
gratificato da quelle rare occhiate di affetto sincero che gli
rivolgeva alle volte... perché Arthur sotto certi aspetti
era
ingenuo, dopotutto, in un modo quasi disarmante. O forse realizzando
che in tutti quei mesi passati a imparare a conoscerlo e ad
accettarlo, difetti compresi, Arthur aveva fatto esattamente lo
stesso.
Si
rende conto che lo sta abbracciando. Arthur lo sta abbracciando.
Rimangono
entrambi in silenzio, i respiri trattenuti, tesi in quell'estraneo
tipo di contatto, assorbendone la novità che comportava. Le
spalle
del biondo si rilassano in modo impercettibile e Merlin prova a farsi
più vicino, appoggiando cauto il mento sulla sua spalla. Si
sente
stupido, immensamente, ma ha una mezza idea che anche Arthur non sia
in condizioni tanto migliori delle sue. Ma cosa diamine stanno
facendo? Come sono arrivati a... beh, a questo?
-
Allora... - chiede dopo qualche secondo, esitante - Com'è?
-. Sono
ancora rigidi come due pezzi di legno e, sinceramente, non è
un
granché. La sensazione è talmente imbarazzante da
dare quasi
fastidio. Sente il disagio di Arthur addosso a sé come un
prurito,
ed è seriamente tentato di scostarsi e ammettere che non
è stata
affatto una buona idea, e proporre di andare avanti come se nulla
fosse accaduto, ignorando l'incidente. Non che sia
un grande
esperto in materia, ma almeno sa che non dovrebbe essere
così. La
sensazione è completamente sbagliata. È un
abbraccio che sa di
apprensione, e scomodità. Non è affatto come se
lo era immaginato.
Non che avesse passato del tempo a immaginarselo, ovvio. Beh, non
troppo, perlomeno.
-
Sei tutto spigoli, Merlin - sbuffa l'altro nel suo orecchio con tono
supponente - Come vuoi che sia? -
Passa
qualche altro secondo di silenzio, e Merlin sa perfettamente che non
avrà mai più il coraggio di guardarlo in faccia.
-
Sire, potreste...? Tocca a voi ehm … scostarvi. Potreste...?
-
-
A me? No, affatto. Fallo tu, Merlin. È stata tua l'idea, no?
-
ribatte lui divertito.
-
Ma io... non... fatelo voi, insomma! - la sua voce ha una nota
stridula che lo fa vergognare, e si affretta a tacere.
L'intera
situazione sta sfiorando livelli assurdamente alti di
stupidità, e
se ne rende conto benissimo. Sente Arthur che alla fine non ce la fa
più a trattenersi e scoppia a ridere contro la sua nuca, il
respiro
dritto sul collo gli manda una scarica piacevole giù per le
vertebre, e finalmente tutta quanta la tensione tra loro si sgonfia.
Le braccia di entrambi ricadono lungo i fianchi con rassegnata
facilità.
I due rimangono a fissarsi per qualche istante,
sorridendo nervosi e imbarazzati.
-
Beh... - esala Merlin alla fine - Direi che... ehm. Non funziona.
Bene. Insomma. Con permesso, Sire, io... - una scusa, una scusa
qualsiasi, implora al suo cervello, una scusa per congedarsi da
questo enorme pasticcio. Ma i pensieri caotici che gli ronzano in
testa non vogliono collaborare, anzi, lo lasciano sull'orlo dello
stordimento.
-
Merlin. Aspetta. Posso... provare in un altro modo? - lo interrompe
Arthur d'impulso. È stato Merlin a fare il primo passo, e
forse ora
è giusto che il secondo tocchi a lui. Perché
tutto sommato, forse
un minimo di fondamento quell'ipotesi l'aveva. Merlin sgrana
gli
occhi, sorpreso, ma annuisce.
La
mano di Arthur si avvicina al suo viso con lentezza estenuante,
Merlin sbatte le palpebre e deglutisce, costringendosi a respirare
normalmente.
Le
punte delle sue dita lasciano un formicolio leggero sotto pelle,
mentre Arthur, sperimentando, gli fa scorrere una mano tra i capelli,
un accenno di carezza impacciata e assurdamente tenera. L'erede al
trono ha arricciato le labbra, come temendo una sua reazione, eppure
non si ferma. Quando Merlin muove leggermente la testa andando
incontro alle sue dita, e chiude gli occhi con un mormorio
incomprensibile, Arthur non può davvero impedirsi di
sorridere. E
finalmente, gli prende il viso tra le mani e lo bacia. Cedevoli,
assecondandosi a vicenda, le labbra si socchiudono una sull'altra,
irriverenti e tumide. Non è come baciare una ragazza. Non ha
niente
di delicato o femminile, ma un sapore del tutto diverso. Eppure la
pelle delle guance e del collo è inaspettatamente liscia, e
odora di
buono. E i mugolii soffocati che gli salgono dalla gola lo fanno
tremare. Gli piace. È spaventosamente vicino a qualcosa a
cui
potrebbe benissimo abituarsi.
-
Meglio? - gli soffia direttamente in faccia, godendosi il piccolo
brivido che corre lungo la schiena dell'altro.
Con
le dita sparse nei suoi capelli biondi, Merlin ride piano contro la
sua bocca, annuendo, e la testa di Arthur si svuota.
Stavolta
è esattamente come dovrebbe essere.
– Nel mondo LGBT l'espressione ''coming out'' è usata per indicare la decisione di dichiarare apertamente la propria omosessualità o la propria identità di genere. Questa espressione deriva dalla frase inglese coming out of the closet ("uscire dal ripostiglio" o "uscire dal nascondiglio", ma letteralmente "uscire dall'armadio a muro"), cioè "uscire allo scoperto". In italiano è stato tradotto come "uscir fuori" (ad esempio: "a che età sei uscito fuori?") e "venir fuori", ma le forme italiane non sono riuscite a prevalere su quella inglese, a differenza di quanto è accaduto con altre lingue come con lo spagnolo ''salir del armario'' e il francese ''sortir du placard''. L'espressione abbreviata comunemente usata, coming out, ha un contenuto ironico, in quanto era – e in parte è ancora – l'espressione usata per indicare il "debutto in società" di una giovane adolescente, di solito al ballo delle debuttanti – (preso da Wikipedia)
Non
sono riuscita a trattenermi. Seriamente.
Le
puntate incriminate sono la 2x06 Beauty and the Beast, e la 2x12 the
Fires of Idirsholas, in cui Merlin in ciascuna entra ed esce fuori da
un armadio xD E conoscendo il modo di dire mi sono ritrovata letteralmente a rotolare
per terra x°D ovviamente non sarà stata una cosa
voluta (almeno
credo O.o ehm) ma in fondo noi fan viviamo anche di subtext,
no? Mica mi si può mettere una cosa così sotto il
naso e poi
pretendere pure che la ignori xD Ovviamente
la fic è tutta giocata sul doppiosenso, spero solo di non
esser
stata troppo confusionaria, mi rendo conto che all'inizio uno
può
benissimo non capirci niente xD – ultima cosa, ebbene
sì, questa
sarà una raccolta! Mi sono fatta prendere la mano,
è colpa di
questi due che sono troppo adorabili e io non resisto *O* Visto
che ormai siete arrivati fin qui, lasciatemi un commentino e fatemi
sapere se vi è piaciuta o se è il caso di farmi
ricoverare
d'urgenza x°D un
bacio.