Personaggi: Kagome,
Inuyasha
Ambientazione: XXI
secolo, luogo indefinito.
Note: AU,
OOC e One-Shot.
.Gioco per sempre.
“C’è
un’unica soluzione per uscire da qui
Ed
è arrendersi incondizionatamente
All’amore
e dire di sì.”
Neffa, Nessuno.
Sorrise ancora,
radiosa.
Finalmente
avevano vinto! Era stata dura, ma finalmente l’avevano fatta pagare alla
secolare avversaria scuola di Tagashi.
Con aria
soddisfatta si avvicinò alla rete insieme a tutte le altre compagne con cui
aveva conquistato la vittoria di quel match. Dopo aver salutato le avversarie,
Kagome raccolse le sue cose e mentre gli altri stavano ancora applaudendo si
avviò con la sua amica Sango verso gli spogliatoi.
“ Cavolo,
Ka-chan, sei stata bravissima!”, affermò annuendo e sorridendo Sango.
“Se abbiamo
vinto è tutto merito nostro, di tutte quante! E comunque sei stata anche tu
formidabile. Forse tu eri anche spinta dal fatto che il tuo ‘amorino’ fosse
nell’altro campo?”
Sango le fece la
linguaccia e, affermando che si sarebbero viste entro poco, corse a raccogliere
le sue cose.
Sospirò, anche
se un sorriso le si era dipinto sul volto.
Era così
contenta per la sua migliore amica. Sperava solo che il ragazzo a cui lei tanto
anelava non fosse realmente come le era stato descritto: un donnaiolo di prima
qualità.
Camminando non poté
far a meno di dirigere il sguardo nel campo di basket che si trovava nell’altra
parte dell’enorme palestra.
Alcuni uomini,
decisamente troppo grandi per frequentare ancora la scuola , stavano
animatamente chiacchierando. Taluni sembravano estremamente contenti –quasi
come lei-, tal altri avevano lo sguardo perso nel vuoto, concentrati in alcuni
argomenti di carattere personale, probabilmente.
Quando si
ritrovò di fronte allo spogliatoio delle giocatrici di casa, si fermò un
attimo.
C’era qualcosa
che le diceva di non entrare. Le sembrava una sciocchezza, ma lei dava molto
peso al suo sesto senso.
Con la mano
appoggiata sulla maniglia, per un lungo istante esitò. Si sentiva come se
avesse dimenticato qualcosa.
Ma era troppo
stanca per pensare. Aveva giocato per 4 set ed era distrutta.
Ritrovando le
forze che l’avevano abbandonata un attimo prima, spinse la porta ed entrò.
Silenzio.
Per un momento
lunghissimo fissò tutti e nessuno.
Vedeva
leggermente sfocato per la nebbiolina che si era addensata in quello
spogliatoio.
Oh. Mio. Dio.
“ OHMIODIO!!!
SCUSATESCUSATESCUSATE!”, urlò in preda ad una vergogna che superava i limite
del possibile.
Si portò
repentinamente le mani sugli occhi, cercando di non pensare al fatto che
tutt’intorno a lei si trovavano dei ragazzi alti, belli e da fisici
spettacolari.
Sentì qualcuno
ridacchiare, qualcun altro bisbigliare. Quando si rese conto di essere ancora
nella stanza occupata dai giocatori di basket, si girò e uscì frettolosamente,
ma qualcosa – o meglio qualcuno- la
costrinse a fermarsi nuovamente.
“Divina Kagome!
Non la credevo così, come dire, volenterosa. Se voleva vedermi nudo bastava
dirlo!”
Tolse le mani,
ancora decisamente attaccate al viso, e fissò il ragazzo che le aveva rivolto
parola negli occhi.
“ M-Miroku! Ma
cosa dici!!!! Ho sbagliato spogliatoio!!! E ora lasciami uscire!!! Non voglio
guardare!!! SCUSATE ANCORA!!!”
Si sentiva
troppo in imbarazzo. E purtroppo l’essere in pantaloncini e maglietta non la
facilitava. Si sentiva fissata, come un corpo estraneo.
Bè, in effetti…
Quando stava per
varcare la soglia e uscire finalmente da quell’inferno paradisiaco, dimora di
uomini così perfetti da renderla matta, qualcun altro la fermò.
“ Guarda pure,
Kagome. Prima o poi dovrai farlo”, disse una voce che lei conosceva fin troppo bene.
Però l’imbarazzo
era ormai troppo e, quasi come se stesse scappando, uscì e sbatté la porta.
Si sentiva il
cuore pulsare a mille e percepiva il battito quasi all’altezza della gola. Era
esterrefatta da quella sensazione.
Si abbandonò
contro la porta a peso morto, rischiando di catapultarsi ancora dentro la
stanza. E ancora con le gote rosse a causa dell’imbarazzo e per la figura
commessa si avviò verso l’altro spogliatoio, dove quasi con certezza avrebbe
trovato le sue amiche.
***
Quando uscì
dallo spogliatoio, dopo aver fatto la doccia ed essersi asciugata, si sentiva
realmente rigenerata.
Ma non appena
incontrò gli occhi violacei del ragazzo di fronte alla porta, si sentì
nuovamente avvampare. Si vergognava tantissimo per cosa aveva combinato prima,
ma ormai non poteva più cambiare il passato.
Credendo che
stesse aspettando qualcun’altra –probabilmente la sua ragazza, ma non ne aveva
la certezza- lo superò con gli occhi bassi. Le gote ancora colorate di un rosso
porpora però sembravano segnalarla come un faro.
“ Prima cerchi
di vedermi nudo di nascosto e poi scappi? “
Quella voce.
Sempre lui.
Da quando era
entrata a far parte della squadra femminile di pallavolo, lo incontrava sempre.
“ Inuyasha”, sussurrò
non appena fu fermata dalla voce roca del ragazzo, “non è come credi! I-io non
lo sapevo. Sono così in imbarazzo…”
Lo sentì
muoversi nella sua direzione e quando percepì il suo profumo non potè far a
meno di respirarlo profondamente.
Quando però sentì
il suo braccio sfiorarla e poi toglierle dalle mani la borsa, sobbalzò, come se
l’avesse marchiata a fuoco.
“ Muoviti,
altrimenti sarà tardi”, si giustificò il ragazzo.
Kagome reclinò
la testa, interrogativa e involontariamente si mordicchiò il labbro inferiore.
“ Tardi? E per
cosa?”
Lo vide girarsi
verso di lei e i loro occhi si incontrarono. I propri erano quasi timidi mentre
i suoi la scrutavano senza posa. Un tremito la colse all’improvviso.
“ Ma la ragazza
più scema del mondo dovevo trovarla io, vero?”
Forse fu per
l’insulto, forse fu per il tono sarcastico. Tuttavia, Kagome si riprese dallo
stato di trance in cui era caduta e leggermente offesa cercò di riprendersi di
nuovo la borsa e di allontanarsi.
Era sempre un
pericolo giocare con lui. Inuyasha era fuoco e ghiaccio; fin da quando lo aveva
visto la prima volta le sensazioni che provava erano completamente
contrastanti.
“ Se devi
insultarmi, allora io me ne andrei a casa. Grazie”,
affermò con tono quasi acido e sottolineando l’ultima parola.
Pur provando a
strattonare la borsa, non ottenne niente se non un sorrisino compiaciuto da
parte del ragazzo.
“ Quindi, oltre
ad essere volenterosa, sei anche violenta. Mmh, sì. Mi intriga.”
Non appena il
suo cervello ancora appannato da tutto quello che era accaduto recepì le parole
che il ragazzo aveva pronunciato, si imporporò ulteriormente.
Sbuffando,
Kagome lo superò e si avvio verso la brezza primaverile che si trovava fuori
dalla palestra.
Lui la seguiva,
silenzioso. Sembrava si stesse godendo lo spettacolo mentre Kagome, ignara ed
indignata, avanzava frettolosamente.
“ Ehi. Rallenta.
Non hai mica visto qualcuno nudo, no?”, disse Inuyasha con un accento ironico
che non mancò a Kagome.
Inviperita più
che mai, si girò e tornando indietro di qualche passo, si ritrovò di fronte a
lui. Il suo sguardo esprimeva gli stessi sentimenti ed emozioni di sempre:
ironia, sfacciataggine, divertimento.
Eppure era una
sensazione carezzevole sentire i suoi occhi divagare sul suo viso e sul suo
corpo.
“ Ora posso
proseguire da sola, Inuyasha”, disse con risolutezza e un certo impeto, che
tuttavia non scalfì minimamente il ragazzo.
Indifferente,
Inuyasha la superò.
“ E’ sera
inoltrata. Non puoi tornare da sola.”
“ Ma se sono
appena le sette di sera”, ribattè lei,
“sono abbastanza grande per andare a casa da sola.”
“ Senti,
mocciosa. Non ti lascio tornare da sola punto e basta. Se vuoi ribattere di
nuovo ti farò zittire io.”
Kagome deglutì.
Il tono che il ragazzo aveva usato era stato perentorio eppure lei lo aveva
trovato così bello.
Dandosi della
stupida e rendendosi conto che Inuyasha ormai distava qualche metro da lei,
fece uno scatto e si fermò al suo fianco.
“ Grazie,
Inuyasha.”
“ E’ il minimo
che tu possa fare”, affermò nuovamente con il suo tono ironico, “d’altronde mi
hai visto nudo.”
Ogni volta che
le veniva ricordato l’incidente non poteva non vergognarsi.
“ Ma non ti ho
visto nudo! N-non ho guardato nessuno in particolare.”
Sentì gli occhi
violacei e magnetici del ragazzo sul proprio viso e trovando una scusa guardò
il pavimento.
“ Peccato. Avrei
potuto ricattarti “, affermò con finto –o almeno lei sperava fosse tale-
disappunto.
Kagome lo guardò
interrogativa.
“ Scusami?”
Stavolta fu
Inuyasha a distogliere lo sguardo per primo, mentre un ennesimo sorriso si
allargò sul suo volto.
“ Non saremo mai
pari finchè anche io non ti vedrò in intimo”, disse come se fosse una delle
cose più serie e ovvie del mondo.
La ragazza si
fermò. Cosa? Sapeva che il suo
migliore amico, Miroku, era un pervertito. Ma lui…
“ Stupido!!!”
Anche Inuyasha
si fermò per aspettarla.
“ O-ora vado,
va! S-sei stato gentile m-ma o-ora…!”
“ Ma allora vuol
dire che mi hai visto!”
Kagome diventò
ancora più rossa, ma non potè negare. Era vero. Pur involontariamente il suo
occhio era caduto sul suo fisico mentre stava per uscire dallo spogliatoio.
Non poteva però
ammettere che si era emozionata. Non poteva dirgli che il suo cuore aveva
saltato un battito. Non poteva semplicemente perché non voleva che lui sapesse
cosa lei provasse per lui.
Sarebbe stata
come una delle tante che nella sua scuola cadevano letteralmente ai suoi piedi.
Era talmente
persa nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno del tonfo che aveva prodotto
la sua borsa toccando il terreno. E non si accorse nemmeno del ragazzo che si
era avvicinato velocemente a lei.
Improvvisamente
però si ritrovò con le spalle al muro, completamente scioccata e quasi
spaventata, mentre Inuyasha la bloccò con il suo corpo.
“E ora? Cosa
dici?”
Kagome deglutì
rumorosamente e quasi con dolore.
“ L-lasciami,
Inuyasha!”
“ Neanche per
tutto l’oro del mondo”, ribatté subito l’altro.
Non riusciva a
trovare le parole, non riusciva a respirare normalmente. Sapeva solo che
sarebbe stato solamente un errore per lei. Per lui un divertimento, per lei
dolore.
Ma lui la attirava
come una calamita. Lui riusciva a risvegliare i suoi desideri più proibiti. Lui
era l’unico che la facesse sentire così.
Erano mesi che
continuavano i lievi battibecchi, ma mai avrebbe pensato che lui potesse
arrivare a tanto.
Inconsciamente
il suo sguardo si era abbassato sulle sue labbra, così invitanti e virili.
“ Ammettilo che
mi desideri. Dillo.”
La voce così
vicina e –soprattutto- così roca la spaventava per gli effetti che otteneva sul
suo corpo. Non riusciva a pensare razionalmente. Non poteva. Non voleva.
“ Dillo, perché sono
da mesi che impazzisco. Il tuo odore, i tuoi occhi, i tuoi capelli… le tue
labbra”, elencava lui come se fosse l’unica donna al mondo,”il tuo corpo mi
stanno distruggendo.”
Mentre
pronunciava quelle parole la sua mano le sfiorava lentamente una guancia, poi
le labbra, il collo e giù e, con grande ardore, accarezzò il profilo del suo
seno.
Kagome sussultò
e aprì di scatto gli occhi che poco prima si erano socchiusi. Le scappò un
gemito di sorpresa che fece fermare Inuyasha.
Si avvicinò
ulteriormente al volto della ragazza, finché a separare le loro labbra ci fu
solamente una distanza minima. No, non poteva resistergli. Non poteva e non
voleva che lui si fermasse. Capiva purtroppo perché tutte si concedevano a lui.
Era come
l’amante perfetto. Sapeva cosa fosse lecito, cosa dolce, cosa sensuale.
Era bello, anzi,
bellissimo. E lei non era niente. Solo un gioco.
Non le
importava.
Per quella volta
voleva essere il gioco.
Il suo gioco.
* Questa
dovrebbe essere una One-Shot a finale aperto. Non so come possa sembrare. Sono
costretta a dire che il fatto della figura nello spogliatoio è stato veramente
vissuto in prima persona dalla sottoscritta. Che vergognaaaa! _////_
Avevo
intenzione di postare un altro capitolo, ma non sono sicura che la storia
composta probabilmente da due parti possa interessare.
Vi
ringrazio per l’attenzione.
Monik