PETER E' MORTO
I
boccoli raccolti in una crocchia ordinata sul capo, il viso candido
incorniciato da un dolce ciuffo ribelle scivolato via, le labbra sorridenti e
le guancie arrossate, gli occhi bellissimi e grandi coperti da una splendida
maschera.
Il
corpo sottile fasciato da un antico vestito di seta drappeggiato di fronzoli e
ornamenti.
E a
completare il travestimento una bellissima coroncina di strass poggiata sul
capo.
Era
questo Wendy Angela Moira Darling quella sera, una bellissima principessa in un
ballo in maschera.
“O
mio Dio Wendy tesoro sono stanchissima, non potremmo fermarci un attimo?” le
chiese sorridendo la sua migliore amica Janet.
Si
avvicinarono al bancone e ordinarono due bibite.
“Fa davvero molto caldo” si lamentò Wendy prendo il ventaglio e iniziando
a farsi aria.
Janet si
voltò verso di lei con un sorrisino complice stampato sul viso.
“Sta entrando Lord Marcus e si sta dirigendo qui da noi” la avvisò.
Wendy sorrise volgendo
discretamente lo sguardo al giovane uomo che si stava avvicinando a loro.
“Salve ragazze” esordì il giovane
con fare amichevole quando fu loro vicino. Janet gli sorrise.
“Non porti maschera questa sera Janet?”
chiese il ragazzo.
“No, per una sera avevo voglia di girare a viso scoperto” rispose
semplicemente lei sorseggiando il suo cocktail. Il ragazzo sorrise e si voltò a
guardare la principessa seduta accanto loro.
“Miss
Darling” sorrise poi piegandosi a
baciarle delicatamente la mano.
Wendy sorrise civettuola e lo guardò attentamente negli occhi.
“Mi
avete riconosciuta” osservò.
Il ragazzo sorrise spavaldo.
“Come
potrei non riconoscere una tale bellezza?!?” rispose.
Janet rise scolando completamente il liquido dal suo bicchiere.
“Già…senza contare che ovunque ci sono io c’è anche Wendy e viceversa”
commentò vaga. Marcus le rivolse un
occhiata di sbieco e poi tornò a sorridere a Wendy.
“Mi concedi
questo ballo?” le chiese mentre una dolce musica si diffondeva nella sala.
La ragazza annuì stringendo
la sua mano e lasciandosi guidare in pista.
Marcus aveva una strana attitudine per
il ballo. Era senz’altro un ottimo danzatore ma la violenza e quella goffaggine
tipica dei ragazzi non sembrava abbandonarlo mentre danzava. Per questo
risultava un po’ troppo cruento nei movimenti, ma aveva pur sempre un buon
ritmo e probabilmente anni di lezioni di danza dietro di sé.
Senza contare che il suo bell’aspetto e le paroline dolci che le
sussurrava nell’orecchio erano senz’altro piacevoli. Stava giustappunto
sorridendo ad una sua battutina quando lo vide.
Un bellissimo pirata danzava
al centro della sala facendo roteare splendidamente la sua dama. Era un
bellissimo ragazzo, i capelli biondi scomposti ai lati e nascosti dal vistoso
cappello nero, il corpo alto e muscoloso coperto da un elegante vestito da
pirata. Non sembrava quasi un pirata dall’eleganza e la finezza dei
movimenti.
Ovunque al mondo
Wendy avrebbe riconosciuto quel viso.
Un viso mai dimenticato, stampato nella memoria giovane di una bambina
inesperta, un volto scolpito nel tempo e mai tramutato, un volto
bellissimo.
Boccheggiò assorta perdendosi nei
tratti delicati di quel volto e proprio mentre lei lo fissava lui si girò a
guardarla.
Rimase
immobile e vagamente sorpreso nel vederla, i suoi occhi incredibilmente verdi
si spalancarono emozionati e sembrarono quasi brillare alla luce forte che
invadeva la sala.
La
musica finì ma lei a mala pena la sentì.
Rimase immobile a guardare quel giovane uomo che le si avvicinava a
passo sicuro e la strappava dalle mani di Marcus chiedendole un ballo.
Iniziarono a danzare in modo sicuro e leggiadro, l’uno perso nello sguardo
dell’altro.
Lui
teneva una mano nella sua e l’altra a sorreggerle la schiena, il corpo stretto
al suo e una particolare abilità per la danza.
“Wendy
Angela Moira Darling” sussurrò improvvisamente lui e la sua voce divenne musica
alle sue orecchie. Deglutì a fatica e cercò di parlare.
“è il mio
nome” mormorò piano.
“Lo so. È l’unico nome che non dimenticherei per nulla al mondo” rispose
lui tranquillamente e di nuovo Wendy sentì il fiato mancarle.
“Non
parli ragazzina?” le chiese lui con un sorriso e lei lo fissò intensamente.
“Hai anche
imparato a ballare” osservò. E lui rise. Fu una risata strana, roca, bellissima
ed eccitante. Una risata adulta, una risata che aveva perso tutto lo splendore
di quella fanciullesca innocenza. E Wendy inorridì.
“Si
tra le tante cose” rispose vago mentre la faceva girare in un complicato
valzer.
“Perché Peter? Perché l’hai fatto?” chiese fredda mentre lui continuava
a sorriderle.
Il ragazzo
continuò a sorriderle mentre danzavano leggeri al centro della pista.
“Sai il tempo passa, le cose cambiano” commentò vago stringendosi nelle
spalle.
“Ma
non tu Peter” sospirò dolcemente lei e le sembrò quasi che il dolore le stesse
scoppiando nel petto. “Il tempo non scorre nella tua vita, tu non cambi” sibilò
lei.
“Davvero?!?
Guardami” rispose bruscamente lui continuando a sorridere.
“Ti pare che io sia sempre lo stesso?!? Guardami Wendy, sono cambiato
anche io, sono cresciuto” e queste parole la ferirono profondamente.
Distolse lo sguardo per non doverlo guardare negli occhi e si accorse
che molti li stavano guardando. Danzavano al centro della pista ed erano una
coppia perfetta. Un pirata e una principessa. Erano i pezzi perfetti di un
puzzle.
“La tua dama ci sta guardando con particolare insistenza” sentenziò
Wendy quando i suoi occhi incrociarono quelli della ragazza dal vestito giallo
con cui Peter stava ballando prima. Ma lui sorrise e non sembrò scomporsi.
“Gelosia”
mormorò nelle sue orecchie.
La
musica finì lasciando spazio ad un mormorio assordante e subito dopo un’altra
dolce melodia si diffuse nella sala.
“Usciamo fuori?” le chiese Peter piegandosi sul suo orecchio e lei
annuì.
Si
allontanarono tenendosi per mano nella sala affollata. Lui camminava avanti e
la teneva stretta quasi avesse paura di perderla tra tutta quella gente.
L’aria fredda le colpì
il viso e le spalle nude e lei rabbrividì mentre si dirigevano verso i giardini
illuminati della grande casa.
Peter
si fermò accanto ad un profumato cespuglio di rose e si voltò a guardarla,
sorrise dolcemente portandole le mani al viso e le sfilò la maschera in un
gesto delicato.
“Ti ho aspettato tanto” esordì
improvvisamente Wendy rompendo il silenzio che aleggiava su di loro. “Ma non
sei mai arrivato” concluse tristemente.
“Sono venuto, ogni giorno” rispose lui gelido e quando lei si voltò a
guardarlo sorpresa lui non si girò a guardarla.
“Ascoltavo le tue storie nascosto dietro alla finestra, controllavo che
i bimbi sperduti si comportassero bene. Ti vedevo crescere” ci fu un attimo di
silenzio e lui si voltò finalmente a guardarla. “Crescevi Wendy, ogni giorno di
più, il tempo sembrava tiranno su di te. Nel giro di pochi anni sei cambiata,
da bambina sei diventata una bellissima donna”.
Improvvisamente un lampo saltò negli
occhi azzurri della ragazza.
“è per questo che sei cresciuto.
È per questo che hai lasciato l’Isola” dichiarò stupefatta.
Lui non rispose, si limitò a
sorriderle.
“Perché non sei
venuto da me Peter?” gli chiese dolorante.
“L’ho fatto, ma quando sono arrivato tu eri così…bella ed agitata,
stretta nel tuo vestito blu. Ti stavi preparando per andare a qualche festa.
Erano tutti così contenti. Ho visto i bimbi sperduti, divenuti ormai ragazzi, e
ho visto te sorridere a quel giovane uomo con cui stavi ballando poco fa” il
ragazzo sospirò. “Era un quadretto così perfetto, mi dispiaceva quasi
rovinarlo” sospirò.
Wendy sembrò pensarci.
“Due anni fa. È stata la prima volta che ho visto Marcus. È il figlio di
alcuni nobili amici della zia, ci teneva che lo conoscessi” spiegò
brevemente.
“é stato due anni fa” disse di nuovo incredula. “Com’è successo? Quanti
anni hai ora?”.
Il
ragazzo sospirò prima di risponderle.
“è stato molto strano. Sapevo che stando lontano dall’Isola ci sarei
riuscito. Ho vissuto nel tuo mondo per un po’, il tempo è passato più
velocemente per me. In soli due anni sono riuscito a recuperare tutti gli anni
persi. Ho vent’anni ora, proprio come te. Sono tornato a casa, dai miei
genitori, ho scoperto di avere due sorelle. Mia madre ha pianto quando mi ha
visto. Ho una famiglia ricca, sai?!? Ho conosciuto Jhoanne, una mia vicina di
casa e figlia di un ricco banchiere. Ho preso lezioni di danza e lezioni di
vita. È grazie a Jhoanne e le mie sorelle che ho imparato tutto. Mio padre mi
ha assicurato un posto di lavoro. Lavorerò in banca anche io, avrò una vita
tranquilla. Invecchierò e poi morirò” aveva uno strano tono la sua voce, era
malinconico e di una soffocante amarezza. Wendy lo guardò compassionevole e
tese la mano ad accarezzare il suo viso. Lui le sorrise e per la prima volta
dopo tanto tempo Wendy rivide quel bambino conosciuto anni prima. Era lì, fermo
davanti a lei e le sorrideva.
“Come
stanno i bambini?” chiese lui cambiando bruscamente espressione.
Wendy
sorrise. “Benissimo direi” commentò. “Il più piccolo ha quindici anni adesso”
spiegò.
“E i gemelli?” chiese
Peter, Wendy gli sorrise di nuovo.
“Continuano a fare danni ma stanno benissimo”.
Peter le sorrise.
“Peter caro non credi sia il caso di tornare dentro? Non vorrai
ammalarti proprio ora?” entrambi si girarono al suono di una dolce voce
femminile. E Wendy la vide, la dama dal vestito giallo, affacciata dalla
balconata, una bella dama dal sorriso gentile. Peter le sorrise.
“Si, arrivo subito Jhoanne” rispose
risulto mentre lei si girava e tornava dentro di fretta.
Di nuovo il ragazzo
tornò a fissarla intensamente negli occhi.
“Ci sposiamo la settimana prossima” e di nuovo Wendy sentì il dolore
scoppiarle nel petto. Boccheggiò per qualche secondo
alla ricerca di qualcosa da dire ma non trovò nessuna parola adatta.
“E
Trilli?” chiese invece. Peter sorrise malinconicamente.
“è sull’Isola con le altre fate” rispose.
“è
un po’ arrabbiata con me ma io so che di nascosto viene a trovarmi spesso. L’ho
invitata al matrimonio, spero ci sarà”. Wendy scosse la testa.
“L’hai lasciata
sola, l’hai abbandonata” mormorò sommessamente e subito dopo si pentì del tono
di accusa nella sua voce. Peter si voltò a guardarla intensamente.
“Tu
hai abbandonato me” rispose gelido e di
nuovo lei non trovò risposta.
Peter si voltò per andare e mosse qualche passo avanti. Wendy sentì le
lacrime salirle agli occhi ma le trattenne.
“Tu
non sei così Peter, questo non è quel bambino che io conoscevo” disse. Lui si
voltò a guardarla.
“Infatti
non sono più quel bambino Wendy, sono cresciuto” urlò in risposta.
“Non
dovevi farlo Peter, non dovevi lasciare che loro vincessero. Tu dovevi
continuare ad essere te stesso, sempre”.
“Era quello che volevi Wendy” disse lui sconvolto. Lo sguardo addolorato
e lucido.
“Io
non volevo…” ma lui non la lasciò finire.
“Ricordi Wendy?!? Mi hai chiesto di venire con te, mi hai chiesto di
crescere, di diventare grande. Era così che mi volevi, era questo che tutti
volevano. Hai vinto Wendy, sono diventato grande. Adesso non ho solo pensieri
felici, adesso devo anche pensare alle cose da grandi. Adesso non riesco più a
volare” Peter sillabò le parole con così tanta intensità che la colpirono come
un pugno nello stomaco, lei rimase senza respiro.
“Peter…” mormorò dolcemente con le lacrime agli occhi, ma lui scosse la
testa.
“No Wendy, Peter è morto” mormorò voltandosi e lasciandola sola.
Cari saluti _EpicLoVe_