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Autore: BigFut    18/07/2005    8 recensioni
Un famoso astrofisico assieme alla sua equipe fa una importantissima scoperta scientifica...
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ser Utto

L’orologio dell’apocalisse

 

Capitolo 1

L’orologio

 

La folla era radunata tutta dentro il colosseo. Il fatto che fosse buio rendeva ancora più intrigante la questione. I flash abbagliavano tutte le persone, era un evento davvero importante. A nessuno importava di come, secoli prima in quel luogo persone e animali combattevano per la propria sopravvivenza, il cui unico scopo era quello di divertire la folla che si recava in quel luogo. Per fortuna però in quel momento non c’era nessuno pronto ad uccidere altra gente, anzi, l’atmosfera era molto festosa. Erano presenti tutti i capi di stato e tutte le reti inquadravano la stessa atmosfera, le stesse luci. D’improvviso un uomo, accompagnato da un potente scroscio d’applausi, salì sul palco che era stato piazzato al centro dell’enorme costruzione.

«Buongiorno a tutti!» disse «O meglio buona notte, vista l’ora.» L’uomo sorrideva alla folla. Aveva due grandi occhiali che gli riempivano il viso facendogli sembrare gli occhi enormi e dandogli un aria un po’ da persona semplice e stupida, cosa che non era per niente.

«Al momento sono le undici, trenta minuti e undici secondi, vi direi anche i decimi ma sono troppo lento per riuscire a leggerli!»

«L’orologio è avanti di tre secondi sull’ora del Big Bang!» gridò una voce non identificata dalla folla.

L’uomo sorrise

«Suvvia, non sarete così esagerati da prendervela per tre secondi! E poi vi ricordo che l’orologio di Londra è il Big Ban, non Big Bang, quella e un'altra cosa…»

Un silenzio surreale aleggiava per tutta Roma, silenzio che era rotto solo dalla voce dell’uomo proveniente dal Colosseo e dai televisori di chi non si era potuto recare di persona all’evento.

«Permettete di presentarmi, il mio nome è Isawac Nento. Se vi state chiedendo il perché del mio nome così strano, sappiate che mio padre era così contento quando nacqui, che festeggiò con gli amici, ma purtroppo si ubriacò e non sa nemmeno lui come, mi mise come nome Isawac… Andata, tanto un nome vale l’altro, anzi, è pure originale!»

Il professor Nento camminava sul palco, dietro il quale stava un enorme costruzione metallica. Una gigantesca scatola con un altrettanto gigantesco schermo.

«Ma non siete giunti fin qui, solo per sentire l’origine del mio nome. Non importa, eviterò di legarmela al dito e passerò oltre.»

Il professore, il quale era il più grande e importante astrofisico del tempo si voltò e indicò la costruzione metallica alle sue spalle

«Siete venuti per questa, vero?» disse mentre prendeva a camminare avanti e indietro per il palco «Questo, signori miei è il più grande calcolatore mai inventato nella storia del mondo. Ma la cosa più particolare è l’uso che ne faremo. Voi sapete che l’universo è molto particolare, pieno di leggi che fino a poco tempo conoscevamo solo parzialmente, erano leggi non sicure, addirittura si arrivava a due teorie funzionanti ma contrastanti»

Un leggero mormorio si diffuse per poi rispegnersi subito.

«Ma finalmente, io e il mio gruppo siamo giunti ad una conclusione, la teoria che spiega il funzionamento di tutto l’universo, non più tantissime teorie separate e disgiunte, ma un'unica equazione, capace di portarci a conoscere tutto»

«Ma questo non escluderebbe la presenza di Dio?» chiese un’altra voce dalla folla

«E perché dovrebbe?» chiese stupito il professore «Solo perché tutto segue un ordine logico non è detto che Dio non possa aver creato tutto tempo addietro. In realtà potrei dimostrarvelo, ma voi dovreste essere astrofisici esperti e mi ci vorrebbero almeno quattro ore di tempo, mentre invece vedo che ne abbiamo molto poco» disse osservando l’orologio da polso.

«Ma se aveste scoperto un principio, o teoria, quello che è, che spiega tutto quanto, in questo non dovrebbe anche esserci spiegato se e come arriveremmo alla teoria, o che magari arrivassimo ad una sbagliata, o che magari dicesse che non dobbiamo conoscere la teoria?» chiese un voce

«Si, e se Dio non volesse che la scoprissimo?» gli fece eco un altro mentre un potente mormorio si spandeva sempre più forte

«Signori, calmatevi prego»

«Lei crede in Dio professore?»

«Si, ci credo, ma che c’entra adesso?» rispose il professore alquanto preplesso

«La teoria sarebbe in grado di predire il futuro?»

«Allora saremmo costretti a ad obbedire ad essa visto che è il futuro e non si potrebbe fare nient’altro?»

«Signori una domanda alla volta…»

Si creò un tumulto che durò alcuni minuti, fino a sparire proprio come era arrivata. Durante questo tempo alquanto lungo il professore cercò all’inizio di calmare le acque, poi si sedette su una sedia e rimase ad osservare.

«Diamine» disse l’astrofisico «Cercate di comportarvi al meglio, ogni cosa ha i suoi limiti, questa è una scoperta scientifica importantissima, mica stiamo bombardando il pianeta o cose simili…»

Il professore era alquanto turbato, non si aspettava che lo avrebbero ostacolato anche in una scoperta importante come quella.

«Tornando a ciò per cui siamo venuti» disse «Il principio che spiega l’universo è stato inserito dentro questa enorme scatola metallica, che anche se non sembra, è il più grande calcolatore mai realizzato. Pensate che per costruirlo abbiamo dovuto utilizzare dei supercalcolatori, i quali furono costretti a creare degli altri supercalcolatori ancora più potenti, e così via per svariate volte, fino a giungere a questo. Io e la mia equipe siamo da sette anni che ci lavoriamo, senza contare i quattro di preparazione al progetto che li hanno preceduti»

Ogni tanto veniva a crearsi un leggero brusio, ma ormai lo scienziato non ci badava più.

«Quando, a mezzanotte, accenderemo la macchina, questa segnerà quanto tempo manca alla fine dell’universo, è per questo motivo, che io e la mia equipe abbiamo deciso di dargli il nome di Orologio dell’Apocalisse»

«E se la vita dell’universo fosse infinita?»

«In quell’occasione apparirebbe la scritta “Infinito” sul display, ma la teoria più sicura è che tenda ad espandersi, fino ad un punto dove inizierebbe a contrarsi. Naturalmente ancora non siamo certi di niente, almeno fino a che non accenderemo l’orologio»

A questo punto si diresse verso l’enorme display della macchina e indicò le varie parti

«In questa zonavengono segnati gli anni, infatti è la più estesa, in questa i giorni, qua le ore, qua i secondi e anche se molti lo ritengono inutile, qua ci sono i decimi di secondo»

Il professore indicò le varie zone una per una, arrivato all’ultima si girò, poi guardò l’orologio ed esclamò «Oh, manca pochissimo!»

Il professore si ridiresse alla macchina, doveva pigiare lui assieme ai suoi collaboratori il tasto d’accensione. Una volta qua presentò uno ad uno tutta la sua equipe poi, attesero finché non mancava un minuto.

«…58, 57, 56…»

Tutti in coro fecero il conto alla rovescia.

«… 30, 29, 28…»

La maggiorparte delle persone aveva volti felici, ma alcune avevano un aria un po’ tesa.

«…19, 18, 17…»

Tutte le telecamere inquadravano lo stesso punto.

«…10, 9, 8…»

Il professore deglutì

«… 7, 6, 5, 4…»

Nento sentiva le mani dei suoi colleghi tremare proprio come le sue.

«… 3, 2, 1…».

Il pulsante venne premuto da tutte quelle mani, il professore non se ne curò, era troppo preso da osservare la sua creazione. Appena premuto il tasto ebbe un attimo di paura… non si era acceso! Il suo sguardo rimase fisso per un impercettibile attimo sulla parte degli anni che era rimasta così com’era. Sentì uno strato di ghiaccio avvolgergli lo stomaco, proprio come quando da piccolo veniva chiamato ad un interrogazione senza aver studiato. Gli occhi, repentinamente cambiarono direzione e si fissarono sulla parte dei secondi che assieme a quella dei decimi era l’unica attiva. I tre erano appena scattati.

-2

-1…

  
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