Fanfic su attori
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Autore: Bella_    19/02/2010    2 recensioni
Una giovane studentessa.La capitale dell'Italia e l'uomo dei suoi sogni.Spinta in una libreria,dalla sua passione per i classici,incontrarà lui,ma la sua più grande paura la farà scappare.Ma lei ha qualcosa di suo,la copia del libro che lei cercava.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Scusatemi per l’enorme ritardo nel postare!

Comunque ragazze ovviamente ecco a voli il dodicesimo capitolo..spero vi piaccia!Baci

Ada!

 
Capitolo 12

 
Ottobre era passato e Novembre sembrava non giungere mai a termine. Finalmente la data per la mia partenza era stata stabilita. Avrei preso l’aereo per Londra alle 13 di pomeriggio dall’aeroporto di Roma. Dire che ne ero entusiasta era un eufemismo. Ero eccitata,felice e mi sentivo un'altra persona. Il rapporto con Rob era diventato sempre più importante e intenso. Ogni giorno appena poteva mi telefonava. Parlavamo per ore,cercando di colmare la distanza che ci teneva lontani.
Era il 9 novembre e Francesca si era impadronita del mio pc. aveva deciso di pranzare a casa così da metterci subito a studiare per una verifica di inglese. Era abbastanza importante,tanto da farci organizzare per ripetere insieme.
“Franci dobbiamo studiare,su” urlai dal corridoio mentre lei si divertiva su face book.
“E dai.. uh uh ma guarda un po’,visiti ancora il sito di twilight?”chiese divertita.
“A dire il vero è un po’ che non ci entro..” dissi riflettendo.
“Eh immagino,hai Rob che ti dice tutto..” continuò ridendo.
Infatti da quando io e Rob stavamo insieme avevo evitato di entrare nel forum in cui ero iscritta o leggere le varie notizie che stesso Rob mi dava ore prima.
Sentivo però anche di tradire quelle ragazze che erano diventate mie amiche. Non sapevano di me e Rob e mi sentivo una vera str…za quando parlando con loro,dovevo nascondere tutto.
Entrai in camera e trovai Francesca immobile davanti al pc.
“Ei,hai visto un fantasma?” le dissi ridendo.
La vidi sobbalzare e,guardandomi,sbiancare.
“Tesoro,tutto ok?”
“Si..” tentai di avvicinarmi al pc e capire cosa avesse visto ma mi bloccò chiedendomi di sedere.
“Ah Franci per favore,muoviti,non ho tempo da perdere..” dissi sbuffando. Lo studio ci chiamava da un pezzo.
“Sono entrata sul sito di twilightitalia..” disse abbassando lo sguardo.
Quando la spronai a continuare il mio cuore già batteva forte e l’ansia mi aveva investita. Sapevo che spesso ci fossero varie notizie riguardo una presunta storia di Rob e Kristen,anche per questo evitavo di leggere.
“ci sono delle foto,di Rob mano nella mano con lei..” continuò scrutandomi.
Ero immobile,davanti a lei,senza tentare nemmeno di muovermi e guardare il pc. Mi ero sempre fidata di Rob,come se fosse impossibile una cosa del genere,ma nel mio animo sapevo che lei era più bella,più in gamba e più simpatica di me. Apparteneva al suo mondo e poteva dargli cose che io non potevo. Vidi Francesca avvicinarsi e abbracciarmi.
Ero comunque immobile,non sentivo il calore di quell’abbraccio. Mi alzai,la scostai e vidi le foto. Erano vicini,lei gli sfiorava la mano. Erano intimi,si vedeva. Nel paragrafo che accompagnava la foto c’era scritto che stavano per prendere l’aereo per Londra e che non erano consapevoli della presenza del fotografo. Chiusi le finestre del pc e lo lasciai acceso.
“Studiamo?”
Francesca mi guardava turbata. Cercai di convincerla che sarei riuscita a concentrarmi senza problemi. Acconsentì e iniziammo a prende i libri.

 
Erano due ore che cercavamo di ripetere per bene tutta le letteratura inglese,ma sembrava un impresa impossibile. Decidemmo che una pausa faceva al caso nostro.
Mentre prendevo i succhi di frutta sentì il telefono squillare. Sapevo chi era. Ignorai la chiamata e mi diressi di nuovo in camera.
“Ti ha chiamata già tre volte..”
“Lo so..” dissi indifferente.
“Non puoi..”
“Sono fatti miei” la interruppi urlando. Mi fermai. Non era colpa sua.
“Scusa..” dissi per poi scoppiare in un pianto liberatorio.

 

 Presi il telefono in mano dopo ore che non lo toccavo. Lo sentivo continuamente vibrare,ma mi mancava il coraggio di rispondere.

7chiamate e 3messaggi.

Rob,Rob,Rob.

Guardai la mia immagine nello specchio. Occhi gonfi,rossi,ancora pieni di lacrime. Capelli indomabili come sempre. Guancie graffiate dalle tante volte che avevo strusciato sulla lampo del peluche.
Rob. Schiacciai il pulsante verde. Uno squillo. Chiusi.
Dopo neanche cinque secondi una chiamata. Lui,sempre Rob.
Respirai,guardai di nuovo l’immagine nello specchio e risposi.
“Pronto..” il mio tono di voce era ancora roco dal pianto.
“Ciao,ma cosa è successo? Mi hai fatto spaventare.” Disse serio
“Nulla. Ho studiato con Francesca.” Continuai. Non sapevo se volessi dirgli che sapevo. Volevo continuare ad illudermi che nulla fosse successo.
“Ah e il telefono? Avevi il silenzioso?” continuò,sempre serio. Come se fosse arrabbiato. Lui.
“No.” dissi solo. Le lacrime iniziarono a scendere,senza sosta.
“Ada?”
“Mh”
“Cosa succede? Dimmelo.” Era nervoso,arrabbiato. Ma lo sentivo,era anche spaventato,insicuro del suo tono. Come se sapesse che non gli apparteneva.
“Nulla.. nulla”
“Sicura? Per favore..”
“Si,devo andare a dormire. Ci sentiamo.”
“Domani,ci sentiamo domani.”
Stavo per riattaccare quando mi chiama.
“Si?” risposi,volevo solo riattaccare,non chiedevo molto.
“Sei importante..” un colpo,forte,silenzioso,doloroso.
“Si Rob.. Ciao”

 
Un mese dopo..

 
“Possibile che non riesci a far entrare tutto in quella valigia?” mia mamma davanti la porta della mia camera sembrava disperata. Aveva assistito in silenzio alla mia crisi di panico. Erano ore che cercavo di far entrare gli abiti invernali nella valigia a mia disposizione,ma a quanto pareva era necessario ricorrere ad una piccola valigia per le scarpe.
“Mamma secondo me sono le scarpe..”
“No,decisamente no Ada,sono tutte le cose che vuoi portarti. Ma scusa è necessario portare con te tutti questi vestitini? E tutti questi completi intimi?”
La mia espressione la portò a correggersi “Scusami, ma non bastano due o tre vestitini?”
“No mamma,non bastano e non ho intenzione di togliere i miei completi intimi. So che lo hai pensato”continuai “ma questi li metto qui e li metterò anche a Londra!” avevo il viso sicuramente rosso dalla rabbia e dalla agitazione. Solo 12 ore e sarei salita su un aereo per Londra. Tutto lì sarebbe stato chiarito. In silenzio avevo aspettano un mese,30giorni,prima di parlare e di chiarire. Ero fredda con lui e lo aveva capito,non era stupido. Tante volte aveva chiesto cosa stesse accadendo,mai gli aveva dato un risposta. Dicevo sempre “Nulla”.
Le note di “Never Think” riempirono la mia camera. Sapevo che fosse lui.
“Pronto” dissi irritata. Mi stava disturbando e molto.
“Ei, come procedono i preparativi?” Era contento,ma il mio tono sempre più freddo lo fece tacere.
“”Male,molto male.”
“Oh,ma vieni,vero?” Era speranza quella che sentivo? Speranza che io lo raggiungessi?Forse,o forse no.
“Si” risposi.
“Bè qual è il problema?”
“Il problema sta nel fatto che non va tutto nella valigia. Ecco dove sta il problema. Ti rendi conto? Non so proprio come devo fare!” sbottai piagnucolando. Ero nervosa e le lacrime minacciavano di uscire.
“Calmati Ada,tranquilla”
“Eh,certo”.
“Va bè,io intanto sono arrivato a Londra. Ci sentiamo dopo,ok?” Sembrava offeso e irritato.
Andava avanti da un mese. Mi chiamava sperando che il mio tono fosse meno freddo,più dolce,ma ogni volta non era mai così. Stavo male per quel mio comportamento,ma non riuscivo a comportarmi diversamente. Non volevo. Sapevo che se mi fossi lasciata tutto alle spalle,se avessi fatto finta di niente e lui mi avesse detto che Kristen era per lui importante, sarei stata peggio. Ma la cosa che veramente non riuscivo ad evitare era raggiungerlo a Londra. Non riuscivo a pensare che quel viaggio potesse essere cancellato. Potevo dirgli di no,potevo trovare una scusa. Ma non ne avevo il coraggio. Anche se stavo male,se mi sentivo tradita sapevo anche che volevo sentire le sue braccia stringermi,sentire le sue labbra sulle mie,sentirmi dire che mi voleva,che ero importante. In quel mese lui aveva continuato a dirlo,anche se mai aveva sentito la stessa frase uscire dalle mie labbra. La cosa che ancora di più mi faceva male era che non capisse il motivo del mio comportamento.

 

 
Quelle poche ore in auto sembravano non trascorrere mai. Mio padre e mio zio mi stavano accompagnando all’aeroporto di Roma..
Tra le mani il libro di Robert. “Mansfield Park”.
“Ei lettrice,che leggi?”
“Niente di che zio,un classico inglese. Voi parlate di politica..” risposi scocciata. Le loro chiacchierate riguardavano o il lavoro,che condividevano,oppure la politica,a cui si interessavano sin da giovani. Mio nonno li aveva sempre costretti a seguirlo nei suoi viaggi e nelle sue campagne e così ora si ritrovavano a continuare loro il suo operato.
“Eh bè,capita” rispose ridendo. Sapeva che odiavo quei tipi di discorsi.

 
Chiusi il libro e mi immersi nei miei pensieri.
Solo 8 ore e sarei stata a Londra. Fino ad un mese fa avevo lasciato libero sfogo alla mia immaginazione pensando a cosa sarebbe successo durante questa vacanza. Sarei stata nella sua città,avrei visto i posti in cui era cresciuto,avrei vissuto tutto di lui,come lui aveva vissuto tutto di me. Gli avevo fatto conoscere i miei luoghi preferiti,gli avevo fatto visitare la mia città,lui avrebbe fatto lo stesso. Si sarebbe aperto come io avevo fatto con lui. Avrei toccato con mano il Robert che tanto desideravo conoscere. Io avevo conosciuto bene l’attore,il divo che scappa per incontrarmi,ma del vecchio Rob,di quel ragazzo che prima,a detta sua,non aveva successo con le ragazze,era un buon a nulla,era un personaggio dedito solo alla musica e che si era quasi arreso all’esaudire il suo sogno di diventare attore non sapevo nulla. Volevo conoscere anche quella parte di lui,che sicuramente era ancora parte del suo essere.
Dopo quelle foto tutte queste immagini le avevo nascoste e rifiutate. Guardai il libro. Lì dentro avevo messo una nostra foto scattata nella mia camera. Era bellissimo. Il suo sorriso mentre gli stampavo un bacio sulla guancia era dolcissimo. Il pensiero che mancava poco e avrei rivisto quel sorriso di nuovo mi faceva battere forte il cuore,mentre un coltello però minacciava di colpirlo e fermare quel battito incessante. Ero innamorata e non potevo più nasconderlo. Mi faceva male solo il pensiero. ma anche quel pensiero era stato nascosto. Ora,più mi avvicinavo a lui,più i pensieri nascosti uscivano dal loro nascondiglio per farmi ricordare di loro. Erano dolorosi,forse più di prima.
Avevo immaginato addirittura di donare a lui la parte più preziosa di me. Pensavo che fosse lui la persona giusta,lo pensavo ancora,ma volevo negarmi anche questo pensiero. volevo salvarmi.

 
“Siamo arrivati,finalmente!” mio padre era felicissimo di essere uscito dal traffico che rendeva odiosa Roma.
“Si..” sussurrai. L’ansia mi stava travolgendo. Robert aveva chiamato mentre ero in auto e mi aveva avvisato che al mio arrivo avrei trovato un suo amico e non lui. Le guardie del corpo non lo avrebbero lasciato tornare all’aeroporto e lui comunque ne era terrorizzato. Sorrisi della sua paura pensando alla reazione delle ragazze se lo avessero visto arrivare all’aeroporto poche ore dopo esserne uscito. Mi rabbuiai al pensiero di ciò che avrebbero potuto fare a me quando avrebbero scoperto che Rob era lì per me.

“Ti raccomando Ada,Londra è grande..” mio zio iniziò il solito discorso. Mia mamma mi aveva tormentata per ore quella mattina. Vidi mio padre sorridere complice contento di non dover aggiungere altro. Avevano fatto gli altri ciò che lui odiava fare,le raccomandazioni.
“Si,zio certo..” lo baciai sulla guancia e mi avvicinai a papà.
Gli rivolsi uno sguardo accigliato prima di salutarlo. Gli colpì la testa con uno schiaffetto.
“Ciao,ci vediamo tramite webcam. Ti raccomando,non dare fastidio a Vito in continuazione. Per problemi chiamami.” Lo avrebbe fatto impazzire se la webcam avesse creato problemi.
“Chiama quando arrivi” disse sorridendo dandomi un calcio.
“Si si,certo..”
Mi avviai ridendo verso il check in e infine salii sull’aereo.

 
“Wow” dissi sorridendo mentre osservavo l’aeroporto di Londra. Immenso. L’unico termine che riuscivo a trovare adatto per quel luogo. Fuori dalle immense finestre si vedeva una Londra illuminata dalla luce artificiale dei lampioni,mentre la luce del sole si spegneva per cedere spazio alla luce lunare. Era quasi sera.
Cercai di guardarmi intorno per capire chi fosse l’amico che sarebbe venuto a prendermi. Una mano sulla spalla mi fece voltare. Sorrisi davanti alla persona che mi trovai innanzi.
Il cappello e i grandi occhiali da sole,inutile per quell’ora,nascondevano l’identità dell’amico di Rob. Per me,che avevo visto tante volte il suo volto sulle foto,era facile scoprire chi fosse.
Ciao!” dissi sorridendo.
Mi guardò sorpreso per poi sorridere e rispondermi “Ciao,Ada”
“Ora andiamo?” disse con un accento inglese molto marcato. Era una caratteristica che mi affascinava molto. Gli inglese avevano un accento molto gentile e sensuale e Rob ne era la prova. Guardai di nuovo intorno a me e mi accorsi che quella città mi aveva fatto sorridere di nuovo,la sua città.

 
In auto Londra era splendida. Le luci le davano un tocco di eleganza,i passanti sembravano venire da un altro pianeta. Era diverso dall’Italia,da Roma. Era monotona,ma non stressante. Piena di pace,tranquillità,niente in confronto al caos cittadino italiano. Tom mi fece parlare molto e pensare pochissimo. Parlammo del più e del meno. Mi chiese come avessi conosciuto Rob e cercai di rispondergli cercando di non ricordare. Stavo ricominciando a sorridere,volevo farlo ancora un po’.
Ci fermammo davanti ad uno stabile di circa setto o otto piani. Casa di Tom,lo aveva specificato lui durante il viaggio. Scendemmo e scaricammo le mie valigie.
“Scusa se te lo dico,ma hai portato con te tutta la casa?”
“No,solo l’essenziale..” dissi. Non c’era noia o fastidio nelle sue parole,né nel tono usato.
“Oh bè,l’essenziale per te è l’intero mondo per il sottoscritto” disse con un cenno affermativo del capo mentre cercava di non ridermi in faccia. Fui io quella che rise di quell’affermazione. Tom era come Rob,ora ne avevo la conferma.

 
Mentre salivamo le scale mi resi conto che le mie gambe non reggevano più. Il palazzo non era munito di ascensore,così ci ritrovammo a salire le valigie a piedi. Eravamo alla settima rampa di scale,quando mi girai verso Tom
“Quanto manca ancora?” Ero molto stanca per il viaggio e non ero abituata a salire le scale a piedi. Vidi Tom guardare dietro di me,sorridente.
“Direi che sei arrivata” disse una voce. Non era stato Tom a parlare,lui era davanti a me e continuava a guardare le mie spalle sorridente. Mi voltai immediatamente e trovai il suo volto vicino al mio. Si avvicinò vedendomi immobile.
Una ciocca di capelli era davanti al mio viso. La prese tra le dita e me la sposto.
“Hai tagliato i capelli” disse serio scrutandomi. Non riuscivo a muovermi,ero sconvolta dai suoi occhi,da ciò che lasciavano leggere.
“Si..” sussurrai.
“Stai bene..” continuò. Lo guardavo. Senza dire nulla. Sentì le sue braccia stringermi in un abbraccio forte. Stavo respirando. Di nuovo,tra le sue braccia. Anche se quel suo abbraccio avrebbe dovuto farmi mancare il respiro tanto era intenso e forte. Dopo un eternità,dopo averlo stretto anche io a me,come se la paura di perderlo ora fosse più forte,mi allontanai da lui e lo guardai. Era più bello di quanto ricordassi. Le labbra rosse,i capelli più corti,la barba di un paio di giorni. Un paio di jeans scuri gli fasciavano le bellissime gambe mentre un maglione nero gli copriva l’intero torace. Era bellissimo. E quella bellezza mi faceva male perché non sapevo se potevo dire che era mia.
“Ehm ragazzi..” Tom sembrava imbarazzato
“Rob,che dici.. mi aiuti con le valigie o le porto solo io?”
“E secondo te perché ti ho chiesto di andare a prenderla in aeroporto?”
“Ma vedi questo idiota” sussurrò Tom offeso.
Rob scoppiò a ridere. io continuavo a guardarlo. Quella sua risata quanto mi era mancava. Troppo. E la volevo sentire ancora,per sempre.
“Dai Ada vieni,ti faccio vedere la mia casa..” disse Tom scocciato dalla risata di Rob.

 
L’appartamento era abbastanza grande,accogliente,se non fosse stato per il disordine che la caratterizzava. Decine di cartoni sistemati qua e là nel salone,mentre coperte e maglie erano lasciati sparsi per le stanze,sui divani,sulle sedie della cucina. Sorrisi di quel luogo così comune. Mi piaceva anche se la mattina successiva ci saremmo dovuti organizzare con le pulizie.
Sentì due braccia stringermi e una testa poggiarsi sulla mia spalla. Mi irrigidii.
“Sono contento che tu sia qui” Sorrideva. Un brivido intanto mi attraversò la schiena. Il cuore batteva,forte.
“Mi sei mancata” continuò vicino al mio orecchio. “Tanto..” sussurrò toccando con il labbro il lobo dell’orecchio. Mi baciò il collo per poi accarezzarmi la pancia. Un nuovo brivido percorse i  nostri corpi. La mia sicurezza stava lasciando posto all’insicurezza di quel momento. Sentii le sue mani allacciarsi alle mie e ricordai le foto.  mi spostai da lui, sciogliendo ogni contatto tra i nostri corpi. Continuavamo però a guardarci senza riuscire a staccare gli occhi l’uno dall’altro. Ci scrutavamo. Lui mi guardava cercando di capire cosa avessi. Lo aveva capito,aspettava di vedermi per scoprire cosa mi stesse accadendo.

 
“Rob la valigia aspetta che noi la portiamo in camera,pesa e sinceramente voglio posarla subito al suo posto” disse guardandomi per provocazione. Decisi di stare al gioco.
“Mamma Tom,sei insopportabile,lo sai? Se parli ancora te la faccio trovare di nuovo lì” risposi guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure. Lo vidi far finta di rabbrividire e poi scoppiare a ridere.
“Mi piace,Rob,devo proprio dirtelo. Ci darà filo da torcere la bimba” disse avviandosi verso una delle stanze della casa,forse la sua camera da letto.
Sentii Rob ridere. Intanto presi la borsa poggiata all’ingresso e chiamai i miei genitori. Tranquillizzai mia madre dicendole che il viaggio era stato tranquillo e che mi ero perfino addormentata. Erano a casa della nonna così salutai tutti velocemente. Chiudemmo la chiamata solo quando mi ricordò di salutarle Rob.

 
“Cosa hai fatto in questi mese?” Rob mi aveva attirata di nuovo a se facendomi poggiare il capo sul suo petto.
“Niente di che..” risposi ovvia. Da un mese non gli raccontavo più cosa facevo nelle mie giornate. Prima evitavo anche i contatti fisici con i miei amici,sapevo che avrebbe potuto irritarlo. In quel mese invece avevo ricominciato a comportarmi come prima. Ogni mio atteggiamento era come prima che lo conoscessi. Facevo finta di nulla. Solo due cose erano cambiate. La sera la trascorrevo a telefono con lui e la notte piangevo perché stavo male.
“Non hai niente da aggiungere?” disse serio.
Alzai il viso per guardarlo negli occhi.
“No,direi di no.”
“Ok..” spostò lo sguardo.
“Dobbiamo parlare,lo sai?”
“Si.” Risposi.

 
La stanza in cui eravamo appena entrati era molto spaziosa. Il letto da una piazza e mezza era al centro,mentre una libreria piena di libri lo affiancava. L’armadio,invece molto ampio era stato posizionato di fronte al letto. Notai le mie valigie a terra davanti all’armadio.
“Questa è la tua stanza” sussurrò tranquillo Rob.
Rimasi meravigliata da quella affermazione. Quando eravamo in Italia era difficile per noi separarci per la notte. Entrambi avremmo volto dormire insieme,ma non era mai stato possibile.
“Ah” risposi a quell’affermazione.
“Allora ti lascio disfare le valigie,intanto vado a fare una doccia” continuò dandomi un bacio sulla guancia.
“Ok..” aggiunsi prima che uscisse.
Mi sedetti sul letto e osservai per bene la stanza. Mi piaceva e molto,ma mancava qualcosa. Mancava la sua presenza. Era inutile mentire. Anche se era arrabbiata con lui,anche se mi doveva delle risposte,quella sua richiesta di dormire separati mi aveva fatta sentire poco desiderabile.

 
Disfai pian piano le valigie,sistemai le mie cose e indossai una tuta.
Avviandomi in cucina notai Tom davanti alla porta mentre pagava delle pizze.
“Ei,la cena?” dissi sorridendo.
“Si si.. mi aiuti?” disse porgendomi le pizze.
“Certo” risposi.
In cucina provai ad ordinare un po’ la tavola prima di poggiarci le pizze e intanto che aspettavamo Rob lasciai che i pensieri mi riempissero la mente.
Le pizze era abbastanza buone,ma il mio stomaco non ne voleva sapere di mangiare. Ero nervosa,agitata. Pensavo continuamente a quella situazione.  

 
La voce di Rob mi fece tornare al presente.
“Ada?Tesoro?” era la prima volta da quando ero lì che mi chiamava così.
“Si,dimmi..”
“Non mangi più?”
“Oh,no. non ho fame.” Risposi.
“Non ti senti bene? C’è qualcosa che non va?” lo sentii preoccupato.
“No,no niente.” Risposi cercando di tranquillizzarlo.
“Sarà lo stress del viaggio Rob,ricordi come tornavi te a casa?” disse Tom afferrando anche la mia pizza e portandosela alla bocca.
“Si,infatti. Sarà quello.” Risposi tranquilla,mentre dentro di me si facevano spazio paure e dubbi.

 

Sapevo molto bene che Londra fosse una città molto piovosa,ma non immaginavo che proprio quella pioggia potesse essere la causa dell’insonnia. Non avevo mai avuto paura della pioggia violenta che si infrange prepotente sui vetri delle finestre,né tanto meno dei tuoni che spaventano tanto i bambini con il loro boato,ma quella notte sembrava che non riuscissi ad addormentarmi. Ero seduta in mezzo al letto,con le spalle poggiate alla testiera e con gli occhi che non accennavano a chiudersi. Però ci avrei giurato,sotto i miei occhi erano presenti delle occhiaie. Sapevo benissimo che la mattina successiva sarebbero state la prova della notte insonne. Un forte tuono mi fece sussultare nel letto. Decisi che era il caso di fare qualcosa. Avevo contato le pecore,avevo provato a leggere,come tante volte facevo per stancare gli occhi e facilitare l’avvento del sonno,ma nulla,era impossibile.
Mi alzai dal letto e piano uscì dalla mia camera. Nella stanza accanto c’era Rob. La osservai attentamente,senza entrare. Mai come quella notte avevo timore di entrare e di guardarlo. Durante la piccola vacanza in Italia,a casa mia,ogni mattina lo guardavo dormire per imprimere nella mia memoria il ricordo del suo volto,il ricordo di ogni piccolo particolare di lui. Ma proprio quella notte,in cui avevo più bisogno di sentirlo vicino,di osservarlo,non avevo il coraggio di farlo. Di corsa mi diressi verso la cucina. Aprì il cassetto e vi trovai solo del tè,niente camomilla. Intanto l’orologio della cucina segnava le 3e45.
Un altro tuono,altra pioggia che sbatteva sulle finestre. La luce dei lampi illuminava delle mani che sembravano forzare la finestra,erano lunghe,come quelle di Rob,sembravano violente a differenza delle sue. Il buio tornò a farla da padrone,le mani sparirono,la paura però era ancora lì,come la consapevolezza era ancora lontana.
Presi a correre verso le stanze,senza fermarmi fino alla camera di Rob. Senza accorgermene entrai e lo trovai dormire serenamente. Solo io sentivo quei rumori,vedevo quelle mani,che niente altro erano che rami. La consapevolezza ora mi apparteneva,in quel momento mi avvolse. Una stupida.
La porta era quasi aperta quando la sua voce mi chiamò.
“Ada”
Sobbalzai,di nuovo.
“Scusa,ero andata a bere e.. bè.. io..bè ecco, ho sbagliato stanza.. Dormi,tranquillo”
Aprii velocemente la porta,ma prima che uscissi mi richiamò. Mi voltai e lo vidi sorridermi sereno mentre con la mano mi invitava ad avvicinarmi.
“Vieni qua..” sussurrò piano.
Quel sussurrò,quelle parole mi attirarono a lui come calamite.
“Scusa” sussurrai.
“Di cosa?” continuò spostando le coperte e invitandomi a stendermi con lui.
“Di essere entrata nella camera.”
“non preoccuparti. Da te lo facevi sempre..” disse stringendomi a se e portando le mie gambe tra le sue. Sorrideva.
“ma tu non volevi che io venissi..mi hai chiesto di dormire di là” dissi piano,non sicura che mi avesse sentita.
“No,Ada. Non è così”
“E allora com’è?” mi ero voltata verso di lui e lo guardavo. Volevo sapere e nulla poteva fare per farmi cambiare idea.
“Io,vedi.. diciamo che non so se riesco a resisterti. Mi piaci troppo,e non solo intellettualmente.. non so se mi sono spiegato” era imbarazzato. Il viso basso per non guardarmi. Gli alzai il volto.
“Rob,tu sei attratto da me?”
“Bè,diciamo che il tuo corpo.. mi mette,come dire.. ehm,diciamo a dura prova.” Il suo viso di nuovo basso.
“Oh”
“Da quando non hai rapporti?” chiesi a bruciapelo.
“Da un po’ di mesi,ormai..”
“Oh..Rob?”
“Si?”
“Io non l’ho mai fatto”
“Lo so” rispose per poi stringermi forte.
Le sue labbra incontrarono le mie in un bacio dolce e sensuale.
Mi allontanai.
“Dobbiamo parlare” disse serio.
“Si”
“Cosa sta succedendo?” sillabò.

  
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