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Autore: Starfantasy    19/02/2010    1 recensioni
Qualche tempo fa ho deciso di scrivere una Fanfic sui sentimenti di Zhalia quando ha dovuto scegliere se uccidere o risparmiare Dante. Ho fatto un misto libro-cartone e qualcosa l'ho inventato. Spero vi piaccia!
Genere: Romantico, Malinconico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ogni somiglianza con altre ff non è voluta, anzi, ho cercato di evitarla. Purtroppo a volte arrivo tardi a pubblicare e così magari qualcun'altro ha pubblicato qualcosa di simile... ma non è una copia, assicuro che tutti i testi che scrivo sono di mia invenzione e non prendo spunto dalle ff altrui. Chiuso il discorso.

 

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Eccomi qui. Tutto quello che devo fare è usare il mio potere preferito, Venomhand.
Alla fine è solo per questo momento che mi sono preparata per mesi, che ho lottato contro me stessa, per mesi.
Prima mi sono allenata nella recitazione. Ne avrei avuto bisogno più che mai, lo sentivo. Poi ho migliorato la tecnica di combattimento, ho preparato i dispositivi per comunicare con Klaus e mi sono informata sulla persona che avrei dovuto spiare. All’inizio era solo lui, Klaus mi aveva detto che era un cercatore potente e molto… intuitivo. In realtà Klaus non sapeva niente di lui. Poi sono arrivati i due ragazzini, due incapaci, o meglio, un incapace e una smorfiosetta. Entrambi migliori di me, comunque. Quando è arrivato il momento di agire non è stato poi così difficile come credevo, ho seguito le informazioni di Klaus e ho steso due o tre agenti, senza avere molto tempo per chiedere scusa. Ma in fondo non l’avrei fatto comunque. E’ stato fin troppo facile arrivare fin qui senza essere scoperta, ma non posso dire lo stesso del mantenere la copertura. In ogni caso l’ho fatto, direi anche piuttosto bene, altrimenti a quest’ora lui non sarebbe qui.
In realtà sono stata debole, troppo debole. Anche ora, aspetto che Klaus mi dica di farmi vedere, cerco di essere fredda, dura, ma tremo. Non dovrei nemmeno pensare alla cosa giusta da fare, dovrei farlo e basta.
Klaus dice che è troppo rischioso portarlo in laboratorio per degli esperimenti. Io sorrido. Ha ragione, lui non è come gli altri.
Sento lui che dice qualcosa. Chiede se ora verrà ucciso. Se Klaus lo ucciderà.
- No, non io. Zhalia! - è il mio momento, ora posso far vedere chi sono all’Organizzazione. Dopo di che mi aspettano fama e gloria, nient’altro. Nient’altro? Sento un crampo allo stomaco, mi gira la testa, forse non dovrei andare… no, io devo andare. Faccio un passo e divento visibile ai suoi occhi.
- Zhalia… - la sua voce è debole, indifesa. Non pensavo potesse parlare in quel modo, non lui. - Che cosa hai fatto?
Già… che cosa ho fatto? Il mio dovere, avrei risposto. Ma non lo faccio, sto in silenzio e ripenso a quello che Klaus vuole da me. Vuole che lo uccida. Vuole che uccida Dante Vale.
Non ci riesco. Ora il petto mi fa davvero male. Come può succedermi questo? Non io… non ora. E’ la missione più importante che mi hanno assegnato, non posso fallire! Penso a me, a quello che mi hanno fatto… questo è il mio momento. E tu, smettila di guardarmi. Sai benissimo che non posso farti niente finché mi guardi. Stai usando un potere che non posso contrastare. Mi stai facendo capire che hai ancora fiducia in me. Come fai ad avere fiducia in me? Nessuno potrebbe farlo, ma tu… sei diverso. Quel male al cuore deve sfogarsi. E… una lacrima mi scende lungo la guancia. Perfetto. Io, Zhalia Moon, sto piangendo. Non lo facevo da circa dieci anni, quando Klaus mi aveva lanciato contro quell’Augerfrost, aspettandosi che riuscissi a fermarlo. Mi aveva colpito in pieno.
- Rialzati. - mi aveva detto. - E non piangere. Solo i deboli piangono.
Non sono debole. Non più.
- Preparati! - mi decido a fare quello che devo. Ignoro i suoi occhi e tutto quello che ha fatto per me e distendo le braccia, pronta a colpirlo.
- No, Zhalia.- non sembra una supplica. Il suo tono è fermo e deciso. Il suo è un ordine.
Lui si fida di me abbastanza per sapere che eseguirò i suoi ordini. Tentenno, e quell’attimo basta per far tornare la concentrazione su di lui e sul mio cuore. Questa volta non riesco a trattenermi e le lacrime scorrono, una dopo l’altra, senza che ci sia modo per fermarle.
- Tu non sai cosa ho passato. - dico alla fine, e nella mia voce non c’è odio, ma rancore. - Ci sono stati giorni in cui morivo di freddo, settimane in cui non mangiavo. Sì, riuscivo a rubare qualcosa di commestibile a volte, ma i ragazzi più grandi me lo rubavano a loro volta. Klaus è come un padre per me, l’unico che mi abbia davvero aiutato. L’unico che abbia fiducia in me. - grave errore. Le parole sono uscite dalle mie labbra come un fiume, e prima che mi accorgessi di quello che dicevo l’avevo già detto. Sapevo cosa avrebbe risposto.
- Io avevo fiducia in te. - disse quasi indignato. - E tu l’hai tradita. Io non l’avrei mai fatto.
“Ma io ti conosco solo perché devo ucciderti, Dante.” penso. Ma non lo dico. Dentro di me sorrido, un sorriso cinico, senza preoccuparmi se il sorriso si stia riflettendo sulle mie labbra o meno. Continuo a pensare. Tutto quello che è successo da circa tre mesi a questa parte mi passa davanti agli occhi.
Era un giorno come gli altri, i soliti giorni grigi di Praga. Era appena tornata dal mio giro di ricognizione con altri due Agenti, quando un’auto affusolata color asfalto ci ha raggiunto. Klaus. E’ sceso dall’auto e mi ha portato lievemente in disparte, in modo che sembrasse una cosa privata, ma che in realtà gli altri sentissero.
- Ti occuperai della Fondazione Huntik. - stavo per replicare dicendo che non era la prima volta che lo facevo, ma lui mi precedette. - Ti occuperai della Fondazione… personalmente. - strinsi gli occhi fino a farli diventare due fessure, dietro alle lenti scure, aspettando chiarimenti.
- Ti infiltrerai tra di loro, ci fornirai informazioni dall’interno e farai in modo di avere la completa fiducia dei suoi Cercatori, così che ti rivelino ogni più piccolo dettaglio. E’ la missione più importante che ti sia mai stata affidata.
Sentii il silenzio degli altri due Agenti e i loro sguardi su di me. Annuii e sorrisi.
Il giorno seguente mi recai nella base dell’Organizzazione per ottenere informazioni più dettagliate. La voce si era sparsa, così al passaggio mio e di Klaus i corridoi si riempivano di mormorii, a cui non feci caso. Arrivammo alla porta dell’ufficio del Professore, Klaus entrò e dopo pochi minuti mi chiamò.
- E’ lei? - chiese una voce inquietante dalla penombra.
- Sì, professore. Lei è Zhalia Moon, l’Agente che preferisco. Ha tutte le carte per farcela.
Erano seguiti minuti, mezz’ore, ore di conversazione e di pianificazione. Circa dieci minuti prima di congedarmi il Professore mi aveva consegnato una busta, dicendomi di aprirla e dirgli cosa ne pensavo. Seguii i suoi ordini. Dentro alla busta c’erano dei fogli con informazioni anagrafiche, appunti sul mio obiettivo e diverse foto scattate in momenti diversi della giornata per le strade di… Venezia? Non avrei potuto dirlo con certezza, ma in tutte le foto appariva un canale. Erano state scattate tutte chiaramente all’insaputa del soggetto. Un uomo, non molto più grande di me, dall’aria sicura e seria. Molto bello, non potevo fare a meno di notarlo. Non riuscivo a leggere bene, con la scarsa luce della stanza, ma negli appunti avevo letto qualcosa come “…è il miglior Cercatore della Fondazione…”
- Ma è Vale! - avevo esclamato un po’ allarmata. Avevo sentito parlare di lui, era pericoloso, praticamente tutti ne avevano paura. Io non ero di quel tipo persona, non mi interessavano le paure per sentito dire. Ma ora… era diverso. Mantenni la calma, mentre il Professore parlava ancora una volta.
- Proprio Vale. Voglio che tu cominci da domani a studiare le sue mosse, per capire in che momento entrare in scena.
Una settimana dopo ero a Venezia. I ricordi di quei giorni sono confusi, so solo che ad un certo punto avevo sentito parlare di Eathon Lambert, la leggenda, e di suo figlio, del suo diario, di Sophie Casterwill… e chi poteva andarsi a cacciare in ulteriori guai se non Dante? Salvò la vita a Lok, si fece assumere da Sophie, combatté con Santiago nella biblioteca della Fondazione… e poi si decisero a partire per Praga. Informai Klaus di tutto.
- Quello sarà il tuo momento. - disse. - La tua missione diventa sempre più importante, non mi far fare brutte figure. - aveva gracchiato il telefonino.
Ero stata accolta subito male da Sophie. In fondo era meglio, almeno avevo qualcuno su cui sfogare la mia tensione con un qualsiasi pretesto. Quanto a Lok e Dante, loro erano persone… normali. Insomma, per i loro parametri. Sono altruisti, fin troppo per i miei gusti, e fin troppo spesso si comportavano bene con me, pensavano a come mi sentivo, si preoccupavano che fosse tutto a posto. Quindi, andava tutto bene, non fosse stato per Sophie.
Ma in fondo anche con Sophie ne avevo passate tante, e posso capirla se non si fida di me, ora meno che mai. La capisco, altrimenti non avrei fatto quello che ho fatto, o meglio, che non ho fatto…
La verità è che se ho davvero ancora qualche specie di sentimento positivo, o anche solo qualche sentimento di qualsiasi tipo, lo devo a loro. A Lok, a Sophie… a Dante.
Maledizione, Dante! E’ solo colpa tua. Cosa credi? So benissimo che avevi già sospettato il mio tradimento, e che questi sospetti ormai erano quasi certezze… e allora cosa c’è? Perché mi merito questo? Solo per quell’interminabile minuto sul treno, oggi?
- Doublespell! Raypulse! - le sfere di energia colpiscono i due agenti che bloccavano Dante, lasciando tutti storditi e sorpresi, me compresa. Riesco a trovare il tempo e il coraggio di dire poche parole asciugandomi le lacrime e tornando ad assumere la mia aria fredda: - Io non posso fare niente a Klaus.
- Lo farò io. - conclude lui guardandomi in modo strano. Odio quando mi guarda così, perché vuol dire che ho fatto la cosa giusta.
Mi lancio contro gli Agenti che prima lo tenevano bloccato. Li conosco. E allora? Decido di smettere di pensare, di mettere da parte i sensi di colpa di qualsiasi genere e di lasciare che la mia rabbia produca qualcosa di positivo. Li metto a terra in pochissimo tempo, senza dover invocare neanche Kilthane, e con un’occhiata gli faccio capire che devono sparire.
Mi volto appena in tempo per vedere che Klaus tiene Dante sottotiro, indifeso. Lo ucciderà.
- Lascialo andare! - gli urlo, tenendo pronta una sfera di energia su una mano e l’amuleto di King Basilisk nell’altra.
- Non mi farai del male… - comincia lui, sicuro di quello che dice. Io non sono più sicura di niente, se non del fatto che in ogni caso la mia scelta sarà sbagliata. La mia rabbia e la mia delusione sono troppo grandi per lasciare spazio i pensieri. Klaus si sta alzando, ma Dante è ancora in ginocchio.
- Vedi che riesci a ragionare, quando vuoi? - continua lui, avvicinandosi a Dante. - I momenti di debolezza possono capitare a tutti, in fondo.
Non Sono Debole.
La sfera Raypulse parte dalla mia mano, mentre io grido il nome di King Basilisk.
Basta un attimo, e di Klaus non resta che polvere di pietra.
Mi inginocchio sulle tegole e riprendo il pianto da dove lo avevo lasciato. Chiudo gli occhi, i capelli mi si attaccano al viso, i singhiozzi mi scuotono il corpo. Piango, perché non posso fare altro. Perché ho sbagliato tutto. Perché sono sola, di nuovo.
Mi aspetto che dica qualcosa, qualunque cosa, di qualunque tipo, ma niente, lui sta zitto e fermo, non lo sento muoversi. Probabilmente aspetta che mi alzi per chiedergli scusa. Mi alzo in piedi e, senza guardarlo negli occhi, gli lancio una chiave.
- E’ per i lucchetti di Sophie e Lok.
- Sono vivi? - forse aspettava solo questo. Non voleva dirmi che non fa niente, non aspettava le mie scuse, voleva solo sapere di Lok e Sophie. Decido di non rispondere a una domanda tanto ovvia. Mi incammino sul tetto per andare non so bene dove. Lontano da qui, il più possibile.

   
 
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