Eccoci qua! Questo è il primo capitolo di un'altra
mia storia su un manga che adoro troppo: Shugo Chara!! Spero che vi
piaccia!
Cla-Cla
“Dentifricio…c’è…Spazzolino…messo…Asciugamani…presi…Shampoo…NOOOO!!!
Mi sono scordata di comprarlo, e adesso come faccio?!” – Casa Hinamori. Secondo
piano. Stanza quattro: camera di Amu.
Un grido aveva inondato quell’immenso pianerottolo color porpora e
dalla sua foga era quasi riuscito a far tremare i quadri che decoravano la
parete del corridoio. E lì, distesa per terra, sull’enorme e addobbante tappeto
bianco, una ragazza dai lunghi capelli rosa si stava disperando e crogiolando
sulle sue ginocchia convinta che ciò che aveva combinato le sarebbe costato
caro prezzo. Con i suoi capelli, distesi lungo il pavimento, agiatamente
ricopriva metà dell’ammattonato.
“Amu calmati! Basta ricomprarlo, c’è tempo fino a domani!” – Un
piccolo esserino addobbato con una gonna verde pisello le si era avvicinata con
fare protettivo e consolatorio. E dopo aver allungato quelle che tutti noi
definiamo “braccia” aveva cercato invano di stringerla, anche semplicemente per
allentare la tensione e far calmare un po’ la ragazza.
“Sii! E’ vero, ho ancora un po’ di tempo! Basta che prenda 120 yen
dal salvadanaio e corra al supermercato dietro casa a comprarlo… non ci metterò
molto!” – Si alzò dal parquet , un po’ intontita dalla velocità del suo salto
in piedi e come in un battito d’ali, alzò un braccio al cielo in segno di buon
esito, di grande riuscita, per la sua immediata fuga all’attacco di panico
improvviso pre-gita.
Gli altri due Shugo Chara sul letto (gli esserini) si librarono in
volo non appena videro Amu avanzare verso di loro per prendere il golfino
grigio appoggiato al letto sul quale si erano precedentemente sdraiati. Il loro
sguardo stupito non abbandonò per un singolo istante qualunque mossa facesse la
ragazza.
Dal letto Amu, si spostò in visuale del comodino, sopra al quale
risiedeva indisturbato da tempo un dolce e roseo maialino che Amu aveva assunto
(come diceva da piccola) per proteggere e controllare le sue finanze. Lo guardò
per qualche secondo, poi, allungò una mano, lo prese e lo capovolse per farne
uscire precisamente 120 yen. E infine, sempre con grande e accurata
delicatezza, lo ripose di nuovo al proprio posto.
Dai cassetti che componevano il comodino d’avorio tirò fuori una
gonnellina bianca che da tempo non indossava e che, dopo essersi
indiscretamente svestita del suo pigiama e delle sue paffute pantofole, indossò
con aria elegante e aggraziata.
Scelse poi un paio di scarpette grigie da abbinare perfettamente
al suo golf e con fare disinvolto, prese le uova degli Shugo Chara (nelle quali
precedentemente si erano chiusi proprio i 3 esserini), le attaccò alla sua
solita e pacata cintura ed uscì con i soldi da utilizzare nella sua unica e
affannosa compera.
Per la strada non c’era nessuno , né una macchina, né una
bicicletta ed il vento aveva iniziato a soffiare come per far sentire
quell’aria gelida che caratterizzava da sempre la stagione autunnale. Gli
alberi si muovevano appena, quasi per inerzia e perché mossi da una forza
esterna subentrata a controllare adeguatamente il loro lieve ondeggiare.
Ormai Amu non era molto lontana dal market e non appena girato
l’angolo che collegava la sua via a quella della strada principale, si trovò di
fronte il vero problema di quella insolita desolazione che qualificava le
strade quel pomeriggio: un incidente, probabilmente causato dalla mancanza di
senso civico di alcune persone. Solitamente era cosi per quasi ogni incidente
perché per fare i furbi tutti erano spronati a passare col giallo al semaforo o
a scattare al verde senza accertarsi di dare precedenze o quant’ altro.
Ma quella volta si sbagliava: passando accanto alla strada, vide
dal marciapiede due macchine, l’una di fronte all’altra, divise solo da una
buca ellittica di circa quattro metri di diametro, probabilmente molto prima
che i due mezzi arrivassero.
Ma la cosa più assurda è che la buca, ad occhio, sarà stata
profonda circa otto metri ed attorno ad essa si potevano notare benissimo
residui di un qualcosa color verdastro, appiccicoso e molliccio quasi come
fosse stato muco o addirittura: albume d’uovo.
Amu non si preoccupò più di tanto, in quel momento aveva cose più
importanti a cui pensare, come preparare la sua valigia per la gita o persino
comprare il suo shampoo preferito: Sakura Shower Shampoo, adatto alla sua
morbida capigliatura e perfetto per la tenuta del suo roseo colore naturale.
Arrivò in un lampo al supermercato, forse per la voglia che le era
presa di ritornarsene a casa sua o forse per la poca voglia che aveva di uscire
quel pomeriggio. D’altronde aveva una valigia a casa da finir di fare e non
aveva tempo da perdere: si maledì per tutto il tratto di non aver imposto al
suo cervello il ricordo dell’acquisto ma ormai era andata come doveva andare.
Non appena dentro si precipitò al reparto al piano terra
“cosmetici e cose di casa”.
Sugli scaffali, sia a destra che a sinistra, c’erano file e file di
diversi shampoo, ognuno adatto ad una diversa capigliatura: dai ricci, ai
lisci, dai biondi ai blu e poi lo vide… il suo tanto e sperato “Sakura Shower
Shampoo” (SSS). Allungò una mano per accaparrarselo quando…
“L’ultimo SSS tutto mio!!” – Una bambina dai lunghi capelli rosa
aveva messo le mani su quel prodotto molto più in fretta di lei e lo guardava
con quei grandi occhioni verdi, caratterizzanti il suo rotondeggiante volto.
Amu aprì la bocca come per dire qualcosa che sarebbe parso come un
“rendimelo, l’ho visto prima io, bambina viziata”, ma non disse nulla.
Niente… guardò solo la bambina correre dalla sua mamma con fare
gioioso e con aria sognante, come se quello shampoo fosse stata l’utopia di
tutta una vita spesa a cercarlo. Sul volto di Amu apparve un sorriso: non
avrebbe potuto mai toglierle quello shampoo di mano e non lo avrebbe mai fatto.
Era cosi bello vedere felici le persone e soprattutto bambini. Quel suo sorriso
quasi le ricordava quando anche lei era cosi felice e noncurante come quella
bimba e le ricordò che se qualcuno a quel tempo fosse arrivato per toglierle il
suo shampoo preferito avrebbe sofferto molto, per quanto bambina potesse
essere.
Così prese un’altra marca di shampoo per i suoi capelli, per
giunta anche più economica (w il risparmio! m(>.<)m), e si avvicinò alla
cassa ripensando ancora a quella dolcissima bambina.
Ma non appena tornata sul punto cruciale dell’incidente…
“COSA?!” – La buca enorme e profonda era completamente sparita,
come se non fosse mai esistita e come se tutto quello che avesse visto prima
fosse stato solo un brutto sogno mai svelato – “Non può essere!” – Pensò Amu.
La strada era piatta e piana, forse più bella di prima, e per di
più non c’era rimasto alcun residuo dell’ “albume”.
Se lo era sognato? Aveva preso una botta? Eppure le era sembrato
così reale… l’incidente, le macchine, la buca: tutto così maledettamente reale!
Scosse leggermente la testa rosa e senza proferire altro si diresse nuovamente
a casa sua, con un nuovo acquisto in mano ed altrettanti dubbi in mente a cui
avrebbe dovuto dare presto una logica e sensata spiegazione.