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Autore: _alex_    20/02/2010    1 recensioni
son due mini capitoli, i nomi devo ancora metterli... li sto decidendo
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Praga, 18 Febbraio 2010 Da ormai due mesi sono qui, rinchiuso in queste quattro mura. Sapessi almeno il motivo me ne farei una ragione, e invece continuo a essere legato a un termosifone, freddo per giunta, con quattro gradi di temperatura massima. Un uomo con un passamontagna mi porta ogni giorno alla stessa ora un piatto con delle porzioni di cibo scadente ridicole, è un miracolo che non sia ancora morto. Ma la paura che ritorni ancora una volta ubriaco è peggiore di tutto ciò, non voglio che mi tocchi un'altra volta, che mi sussurri in un dialetto a me sconosciuto parole di minacce, con un alito che mi fa capire che è appena tornato da un pub. Ho ancora i segni delle botte che mi ha dato la volta scorsa, mi fa male a pensarci, ma allora perché non lo odio come dovrei? Perché non sento dentro di me la forza per liberarmi e ucciderlo per tutto quello che mi ha fatto? Sindrome di Stoccolma? Ne avevo sentito parlare, ma non ci avevo mai creduto davvero. È una di quelle cose che non puoi capire se prima non le vivi in prima persona. Finirò per essere amico del mio rapitore, per aspettare con ansia una chiamata da colui che mi ha picchiato, finirò per diventare matto se non riesco a uscire di qui. Ma come? L’unico modo per sapere che ora è e il giorno mi è possibile grazie a una finestrella che mostra Piazza San Venceslao, e si sentono le campane che battono ogni ora. Quella finestrella è il mio unico contatto con il mondo, e anche una possibilità di sopravvivere; nella stanza buia l’aria è satura di polvere e umidità, quando soffia il vento un po’ d’aria rinfresca la mia camera, non di molto purtroppo, ma mi basta per godermi alcuni attimi di paradiso. Roma, 21 Febbraio 2010 Questura di Roma, sezione operativa. Il commissario Maicol Boniardi non sapeva ancora cosa si provava alla fine di un’operazione durata cinque mesi. Cinque mesi di intercettazioni, interrogatori, arresti. Cinque mesi per trovare i trafficanti di droga ch nel giro di un anno avevano smerciato dieci milioni di euro in droga, leggera e pesante, un giro d’affari che coinvolgeva non solo spacciatori, ma anche imprenditori, ministri in carica e molti personaggi che godevano di un’ottima reputazione. “Se non ti mandano in un paesino di campagna a far multe alle galline sei fortunato!” “Fortunato? Sarebbe il minimo! Il procuratore vuole affiancarmi degli agenti per un po’, nel caso…” il commissario non finì la frase, ma entrambi sapevano cosa voleva dire. Quando ci si mette contro uomini potenti e in vista, si deve star attenti anche dopo la cattura. Ricordavano entrambi i corsi d’addestramento militare, e una frase li aveva colpiti, e ed era sempre stata presente nelle loro teste, ogni giorno a lavoro, prima di controllare qualsiasi sospetto: “se il vostro uomo ha qualche legame con persone potenti, attenti a quello che fate. La giustizia per i raccomandati e uomini politici e d’affari non è uguale per i poveri idioti come noi. Prima che a far trionfare la giustizia, pensate alla vostra carriera.”
  
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