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Autore: Eros and Thanatos    20/02/2010    1 recensioni
Mikami osservò le luci dei lampioni accendersi, mentre il loro debole chiarore si rifletteva sul mare d'inchiostro qual era il mare di notte. Una debole brezza gli accarezzò i capelli, portando lontano le grida dei gabbiani. La luce intermittente di un faro salutava lo scrosciare delle acque e il debole infrangersi delle onde che stancamente si portavano a riva...
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Light/Raito, Teru Mikami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mikami osservò le luci dei lampioni accendersi, mentre il loro debole chiarore si rifletteva sul mare d'inchiostro qual era il mare di notte. Una debole brezza gli accarezzò i capelli, portando lontano le grida dei gabbiani. La luce intermittente di un faro salutava lo scrosciare delle acque e il debole infrangersi delle onde che stancamente si portavano a riva.
Restò per un po' appoggiato al muretto a strapiombo sull'acqua scusa e densa, poi si andò a sedere su una panchina, continuando ad osservare quello spettacolo. Alzò la testa, la luna piena inondava col suo macabro ma dolce chiarore l'oceano, abbracciando quanto di più simile all'infinito esistesse sulla terra.
Si allentò il nodo della cravatta, chiudendo gli occhi e lasciandosi guidare dal tenero mormorio confuso delle acque.
Osservò il cielo, ogni tanto si accendeva una stella. Alle sue spalle, le luci della città si spegnevano una ad una, e man mano, nuovi lampioni apparivano, nell'oscurità del lungomare, e nella desolazione del cielo. Una punta di nostalgia, di ansia di vita, lo assalì, alla vista di quel toccante spettacolo. Pareva quasi che la natura lo invitasse a guardare, quel placido connubio fra la città, solitamente rabbiosa, ora tanto quieta, e il mare, solitamente tranquillo, adesso così potente...
Udì dei passi alle sua spalle, ma non si voltò.
I suoi passi rimbombavano cupi e i lampioni parevano quasi ritrarsi al suo passaggio, mentre il paesaggio scemava di intensità, come indisposto ad accogliere un nuovo, indiscreto, visitatore. Col cuore colmo di una inusuale pesantezza, Mikami rimuginava senza sapere dove lo avrebbe portato il destino... ormai conosceva tanto bene il suo quasi tragico passato, da non stupirsi più delle spiacevoli sorprese che gli riservava l'infausto fato.
Il crepitio di foglie sotto i piedi dell''intruso' accompagnava il debole chiarore dell'astro, alto in cielo, che pareva congelare alla sola vista della tetra figura, in controluce davanti ai raggi intermittenti del faro. Tutto taceva. Tutto tranne il battito del cuore nel silenzio innaturale di quella fredda notte. Un guizzo dorato nei tuoi occhi si accese.
Osservò la strada mentre un vento che pareva raffreddato dalla sua presenza gli scompigliava leggermente i capelli corvini, effimera brezza paragonabile a un alito di vita che si spense non appena chiuse gli occhi.
L'estraneo continuò a camminare senza emettere alcun rumore, se non il fruscio dei suoi jeans quando le gambe si sfioravano, e il giubbotto, gonfiato dal movimento, si sfregava contro le maniche della giacca.
Il suo sguardo si perse in una stella in particolare, non luminosissima ma... vicino alla più luminosa, fra quelle visibili. Era come se si rispecchiasse, in quella stella. La sua luce non veniva mai notata, perchè soffocata da quella della stella più grande. Ma alla stella piccola... stava bene così... dopotutto, era quello il suo posto. Sentì il cuore stringersi in una fatale morsa di angoscia, nostalgia, tristezza... un vortice di rimpianti e rimorsi.
Sentiva quasi il bisogno di rompere... TUTTE le catene...
E continuava a cadere, a cadere, mentre gli venivano mostrati, dal mare, dall'aria, dalle stelle, dal suo stesso io, arcani segreti, ma cos'era? Quello che riceveva era un'impressione, un riflesso...
Cos'era? Effimera percezione...
Cos'era? Quel fondersi di ombre e luci, quella chiara oscurità e quell'opaca luce, quelle luminose ombre e quelle ombrose luminescenze?
Cos'era? C'era qualcosa di base che gli sfuggiva, aveva davanti a sè chissà quali segreti ma non riusciva a capire, la sua mente assorbiva, assorbiva? Quando sarebbe finito? In un istante gli parve fossero passati mille anni. A cosa appartenevano quei segreti? Al presente, al futuro al passato? Quei segreti oltre la percezione dell'essere...
Cos'era? C'era qualcosa... lo sentiva... quello che udiva non erano parole, era qualcosa... al di là... l'essenza stessa delle parole, delle immagini, quel connubio di emozioni...
Cos'era?
Sentii il tocco sulla propria spalla di una mano familiare, come se proveniente da un altro mondo. Improvvisamente si riscosse. Si voltò. Alle sue spalle non c'era nessuno... aveva immaginato tutto. Sospirò, chiudendo gli occhi. Era solo la sua immaginazione, stimolata dalle emozioni represse che si scatenavano in quei chilometri di nulla, del lungomare e del suo cuore.
Era lì... nell'infinito, davanti all'infinito, con l'infinito, oltre... l'infinito. Eppure si sentiva incompleto. Una parte di sè era scomparsa, andata via, svanita per sempre. Come mai? O meglio...
perchè? Quando? Troppi interrogativi senza risposta. Si strinse nella giacca, accavallando le gambe. Chiuse nuovamente gli occhi. Se doveva sognare, era meglio farlo allora. Si sognò felice, in un mondo giusto... giusto. Abbassò il volto, solcato da un'unica calda e salata lacrima, che indugiò sulle labbra per poi ricadere, lieve e indiscreta, sul mento, infine bagnandogli il ginocchio. Si sentiva solo, trascurato. Era un egoista, un pazzo, un sognatore.
Poteva essere, l'avrebbe accettato. Ma, almeno... voleva che gli fosse lasciata la capacità si sognare. Era libero? Lo era mai stato?
Era perso in questi pensieri... quando sentì degli inconfondibili passi alle sue spalle. Volle convincersi che quella volta fossero reali... come a un cane quando sente i passi del padrone, drizzò le orecchie e gli occhi, al di sotto delle palpebre abbassate, rilucettero debolmente, allontanando la patina umida che vi si era formata. Non ebbe bisogno di voltarsi. Non si sarebbe mai più voltato indietro... ahce pro, in fondo? Vedere morte, dolore, ingiustizia? Si era abituato a vivere il presente. La sua convinzione, che il suo Dio l'avesse scelto per la profonda devozione, era scemata col passare del tempo. Ma voleva ancora illudersi che Kira lo amasse, che... ricambiasse, anche solo in parte... quello che gli tormentava l'animo, dalla prima volta in cui aveva sentito la sua voce al telefono.
Sapeva che probabilmente sarebbe stato ucciso, una volta tornato inutile. Ma gli andava bene. Viveva in funzione di Kira, e sarebbe morto in funzione di Kira. Era un pensiero che gli tornava davanti agli occhi ogni volta che sentiva anche solo il penetrante odore del giovane. Pensieri che, in quella notte magica... non aveva neanche il coraggio di scacciare. I passi si erano fermati, proprio dietro di lui, e dietro la sua panchina. Sentì il vento urtare contro qualcuno o qualcosa, probabilmente scuotere i capelli e gli indumenti, umidi per il freddo serale. Mikami era seduto istintivamente non al centro, ma sul lato sinistro della panchina. Sentì che la persona si era seduta e, come lui, fissava il cielo scuro che si fondeva col mare d'inchiostro, punteggiato dei pallidi riflessi, anemie, delle stelle... ma, con in mente, chissà quali pensieri, e chissà quanto diversi dai suoi...
Light restò a guardare l'orizzonte, poi decise di parlare.
"Cosa fai qui?" domandò, con al sua solita aria fredda, calcolata...
"Niente" si limitò a dire. Una brezza profumata di libertà portò lontano le sue effimere parole. "Penso" disse, semplicemente. Davanti all'infinito... erano tutti uguali. Perfino Kira, doveva, a modo suo, rendersene conto...
Continuò a guardare l'orizzonte ma l'unica cosa che gli venne in mente di dire fu un "fa freddo.".
Ma Light era sempre vissuto nella concretezza, mai si era lasciato catturare dalla poesia, non ne era in grado. Il suo cuore era freddo, più della notte, da quando il quaderno lo aveva rovinato. Non capiva l'aria nostalgica, malinconica di Mikami, non capiva come mai si stesse comportando in quel modo... forse... a causa di un problema.
Doveva iniziare una conversazione, e decise di farlo con la prima cosa che gli veniva in mente... "Fa freddo" disse.
Mikami fece un amaro sorriso. Scrollò le spalle, sfilandosi il cappotto, e appoggiandolo sulle spalle di Light. Sospirò, osservando il lampione arrugginito, accanto a sè, mentre il gemello faceva compagnia alla destra di Light. Chiuse un po' gli occhi, per poi riaprirli.
In lontananza le campane iniziarono a suonare... Light appoggiò istintivamente una mano sulla spalla di Mikami...
"Se vuoi parlarmi puoi farlo..."
Mikami rabbrividì. Un po' per il freddo, un po' perchè non si aspettava quel gesto. Il grido di un gabbiano lontani si confuse con il suono delle campane... campane che apparivano così... distanti... quasi come la luce spettrale del faro che a intermittenza faceva vibrare la cascata di luce che costantemente si riversava sulle acque placide del mare autunnale.
Restò in silenzio...
"Non credo ci sia qualcosa da dire" disse scrollando le spalle. Una delle due mani, appoggiate sulle ginocchia, si strinse in un pugno, mentre, involontariamente, conficcandosi le unghie nel palmo lo faceva sanguinare.
L'altro sospirò... era evidente che Mikami aveva un problema, ma era libero di non parlarne...
"Mi manchi" disse all'improvviso. Due parole, semplicissime, ma che contenevano un vero abisso. Non erano dette con cattiveria, o con orgoglio, arroganza o egoismo. Erano parole semplici, spontanee, che venivano dal cuore...
Light aggrottò la fronte, continuando a scrutare l'orizzonte. Mikami si stava comportando in modo davvero strano...
"Stiamo sempre insieme..." gli fece notare.
Piegò la testa di lato, come a dire 'ne sei certo?'
Sorrise divertito. "Sai una cosa, credo di stare impazzendo" buttò lì.
"Se fai certi discorsi, non posso che darti ragione Teru." scherzò. Non riusciva a capire dove volesse arrivare. Cosa doveva ascoltare? Perchè gli mancava? Perchè diceva di essere impazzito? Non capiva, la sua razionalità gli annebbiava la vista...
"Non riesci proprio a capirmi, eh?" disse l'uomo sorridendo. Accennò al mare. "Guarda. Il suono del mare, ti mette forse ansia, Light?"
"Ansia?" Osservò il mare. "Le onde non sono alte, e anche se probabilmente sta per piovere..."
"Non pensare. Parla e basta. Ti mette ansia?" insistette.
Light inarcò un sopracciglio... forse stava davvero impazzendo. "Ansia... io non... non capisco Teru" gli irritava questo gioco di cui non conosceva le regole... "Dove vuoi andare a parare? Parla chiaro" sbottò.
"Ti mette ansia?"
"No, non mi mette ansia!" iniziava ad inquietarsi. "Ecco spiegata la differenza fra te e me..." mormorò l'altro. Il volto di Light apparve disteso, rilassato. Con una nota di preoccupazione. "La... differenza?" mormorò incerto.
Teru annuì. "Dimmi Light... quand'è stata l'ultima volta che hai fatto qualcosa senza pensarci?" domandò.
Light esitò. "Mai... anzi, no. Una volta"
"Davvero?" mormorò incredulo "Quando?"
"Quando sono venuto a letto con te la prima volta... ora che ci penso... ogni volta che sto con te... che voglio accarezzarti o baciarti. Non esiste un vero motivo per farlo... lo faccio solo perchè mi va..." spiegò con un mezzo sorriso.
"Ho le allucinazioni" disse all'improvviso Mikami. "Che?" fece Light incredulo. "E' da un po' di tempo... pensavo fossero passate ma..."
"Da quanto tempo le hai?" domandò lievemente preoccupato. "Non molto... vedo... inizialmente solo ombre... poi... oggetti... persone... addirittura conversazioni..." Light iniziò a preoccuparsi seriamente per la salute di Mikami. Per lui Teru era sempre stato un amico, un collega... non si era mai interessato davvero di quello che lui provava, sentiva, o pensava. L'aveva trascurato, e queste erano le conseguenze, ora se ne rendeva conto...
"In fondo" continuò Teru "Non è così male avere le allucinazioni... diversa gente ce l'ha... sono solo un po' sognatore, anche se..."
"Completa la frase"
Mikami si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. "Credo di stare per morire" disse infine. Light scattò in piedi, sgomento. "No... no!" esclamò sconvolto indietreggiò fino al muretto che dava sullo strapiombo, muretto che stava per cedere. Mikami prontamente lo afferrò per il colletto della camicia, tirandolo fuori pericolo."Stai attento..." mormorò. Il muretto era basso e pericolante. Mikami si alzò e vi appoggiò i gomiti, lo sguardo perso nei meandri delle onde e delle increspature più o meno profonde dell'acqua.
"Come?" disse Mikami, a voce abbastanza alta "Scusa che... non ti sento, con queste campane..." disse, portandosi le mani all'orecchio, stordito da un suono riusciva a sentire...
"NO! NON PUOI STARE PER MORIRE, NON PUOI!" gridò Light, quasi isterico...
Mikami all'improvviso sgranò gli occhi, che subito si spensero."Fammi indovinare... tu non le senti... le campane... vero?" domandò incerto. Light scosse la testa, due volte, con un'espressione indecifrabile sul volto. Abbassò il capo
"Eppure... sembrano così reali... così vicine... Sarà un matrimonio o...?"
"Basta! Basta parlare così! Torna in te Mikami!" gridò alzandosi di scatto e afferrandolo per le spalle "Non puoi morire, non devi morire, torna in te, fallo per me, per il tuo kami!" gridò. Mikami non poteva andarsene. Era l'unica cosa che gli era rimasta.
Mikami lo guardò negli occhi, senza sapere cosa fare.
Indietreggiò lievemente impaurito, dal suono delle campane, da Kira, da sè stesso. Da quello che era diventato, da quanto era diventato schiavo del quaderno...Socchiuse gli occhi, distogliendo lo sguardo dal volto di Light. Presto iniziò a piovere... i capelli gli si fecero bagnati e si attaccarono alla fronte, mentre le gocce di pioggia gli scivolavano sul volto e sugli occhiali, riflettendo brevemente e a tratti la luce incerta dei lampioni, infastiditi dalla lieve precipitazione, che andava aumentando di intensità. Il mare principiò a ingrossarsi...
Tutto quel che stava accadendo gli ricordò Elle. Aveva ucciso colui che amava per il suo sogno di giustizia. Ma non avrebbe ucciso Mikami. Lui era essenziale, fondamentale. Senza di lui Kira non poteva essere.
"Andiamo a casa..." gli propose quasi implorante, si sforzò di accennare un sorriso.
"Dai..." allungò una mano verso di lui.
"Vieni con me..."

Sollevò piano una mano, facendo per appoggiarla sulla sua, quando si bloccò, lasciandola ricadere sul fianco. "Light..." mormorò, con la voce impastata dalla pioggia che si fermava sulle sue labbra "Chi sono per te? Cosa sono... per te?"
"Mikami..." iniziò con entusiasmo. Lo avrebbe convinto, lo sapeva. Bastava semplicemente... dire la verità. A Mikami avrebbe risposto sinceramente...
"Io ti amo Teru! Ti amo! Senza di te non potrei continuare... Se tu dovessi morire... Io mi arrenderei... Perchè capirei che il mio ideale di giustizia sarebbe impossibile da realizzare... Perchè il mondo sarebbe troppo ingiusto per essere cambiato... Teru... Non lasciarmi solo... Ti amo... Ti amo tanto..." gli scesero due lacrime che si mescolarono con la pioggia.
Si ricordò improvvisamente le parole di una canzone: C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo. Non riuscì a trattenere un sorriso, sincero. Si sfilò gli occhiali, asciugandoli per poi rinfilarseli, nuovamente bagnati.
"Vai a casa Light..." mormorò. "Ti raggiungo dopo..."
Light non voleva lasciarlo solo, ma annuì... lo salutò con un gesto della mano e si allontanò, voltandosi di tanto in tanto per osservarlo.
Mikami lo guardò scomparire nella nebbia...
We met that night, when the sea ran high And I craved for more of that nearlove experience
Sussurrava una voce, sovrastata dal suono incessante delle campane.
Those who the music hath then joined together, are now put asunder...
Ricordò gli occhi di Light... penetranti... freddi... il loro legame indissolubile, di alti e di bassi... che ora pareva essere lavato via con la pioggia.
Remember me, when I lit the fire To keep us warm On a cold winter morning. Now I pass through the moment Can I still recognize a beautiful melody...
Iniziò a chiedersi dove fosse finito... quel calore che soleva scaldargli il cuore, quando abbracciava ancora timido e inesperto il corpo di Light, lasciandosi guidare dalla propria passione ardente, bruciante... ora spenta dalla pioggia.
I play a note, but hear no sound. Have I lost my love or the wings I found When I was young...
Quando tutto era ancora lì, quando si sapeva davvero cos'era importante... quando tremava a vedere Light, arrossiva ai suoi complimenti. Quando un sorriso era tutto il suo mondo... prima che la pioggia lo inondasse.
...and eager to please anyone who had time...
Avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di contentarlo, pur di sentirgli dire 'Ottimo alvoro Mikami'... parole mai udite... se non quella volta... quando vennero portate via, disperse nella pioggia.
Needed to sing, the very notes I heard Had to stay in the shadows and seek for the loneliness Nevertheless, the price was higher than I realized I was to live alone, ready to make the sacrifice Was I in love with you...
Aveva sacrificato tutto se stesso, il proprio io, la propria anima, in nome di quell'amore, sciolto dai vincoli dello spazio, del tempo, prima che... arrivasse la pioggia.
My old heart, little harder again. One the Light goes out, everything ends It is time...ready to cause a scene, ready to make the sacrifice Ready to play the note, ready to end the final show The only thing I know
Senza di lui, cosa poteva avere senso? Non l'aveva mai visto spaventato, era sempre sicuro di sè, sempre indifferente dei problemi di Mikami... e ora tremava... davanti a poche gocce di pioggia...
The pain is here. To stay I fear. In my eyes. I can change one note and make you cry. In this state of mind. Silence is a crime.
Tremò incerto sulle sue stesse gambe, zuppo dalla pioggia, appoggiatosi per disperazione al lampione che non riusciva a fare luce... sotto la pioggia...
How can life be so feigned and cold. I've answered the call of every melody, lovingly. Did I find the answers to all my questions.
Un fulmine inondò il cielo, squarciandolo e inondando il paesaggio deserto con la sua macabra luce biancastra... appena visibile, sotto la pioggia...
Or a gravenimage of me...
Osservò qualcosa di scuro... quasi cupo, a terra, accanto alla panchina, sotto il lampione dove fino a poco tempo prima si trovava... qualcosa di nero, indefinito, quasi completamente celato dalla pioggia...
If I found the hidden fountain. Drank the wisdom from it's deep.
Oramai... non c'era più tempo per tornare indietro. Per dire a Light che lo amava, dirglielo come non aveva mai fatto, prima di allora... dire che gli credeva, quando diceva che ricambiava. che fosse stato un pazzo, un illuso, un sognatore, era Light la sua unica Luce, la sua unica guida... sotto la pioggia.
Would I have the time to save me.
Ma ormai era troppo tardi. Il suo corpo giaceva, ancora elettrizzato per la scossa elettrica del fulmine, attirato dal lampione e dal corpo bagnato... Avrebbe voluto avere il tempo di salvarsi, di dire 'Addio' alla sua unica ragione di vita, scomparsa da qualche parte... in mezzo alla fitta e trista pioggia...
Would I have time to save both...
"28 Gennaio 2010... A presto... Light..."
Mikami si allontanò, lasciando alle spalle il proprio cadavere...
osservando il mare, immenso e ora non più tanto temibile. Si confuse con la nebbia, seguendo chissà quale luce. Dietro di lui uno ad uno i lampioni si spegnevano...
Addio Light...
Un ultimo saluto. Ci rivedremo. Sotto la pioggia.
[La canzone è 'Gravenimage' dei Sonata Arctica] Light si irrigidì.
   
 
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