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Autore: Meli_mao    21/02/2010    4 recensioni
(Terza classificata al concorso: "Brothers & Sisters", indetto da hotaru.)
"Un profumo di peperoncino misto a cioccolato.. Sorge sul mio viso infantile un sorriso spontaneo e allora, di nuovo il più silenziosamente possibile, ritorno indietro, risalendo le scale in legno velocemente".
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Kasumi Tendo, Nabiki Tendo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vissi come si confaceva ad una adolescente posata ed educata.
Crebbi come una donna aperta e libera.
Amai come una moglie fedele e riconoscente…”

Quella era l’Akane che avrei dovuto descrivere oggi, per raccontare la mia storia di vita alle piccole pesti che corrono per casa strillando e ridendo.
Esattamente quella era l’Akane che tutti avrebbero voluto io diventassi….
Tranne lui certo, che mi ama per ciò che invece non sono…
Tranne le mie sorelle, che più di tutti mi conoscono…
Ma c’è un particolare nella mia vita, un ricordo lontano e censurato da tempo, vago e impreciso, che per una volta mi rende esattamente quella persona..

Ricordo un giorno di pioggia, di ticchettii contro i vetri e di quella strana voglia di cioccolata che assale spesso i bambini.
Feci due passi in punta di piedi, sbirciando in cucina e cercando di essere il più discreta possibile.
Una schiena.. uno sbuffo.. e due mani che prendono con delicatezza una piccolo ciotola bianca e trafficano con degli arnesi.
Un profumo di peperoncino misto a cioccolato..
Sorge sul mio viso infantile un sorriso spontaneo e allora, di nuovo il più silenziosamente possibile, ritorno indietro, risalendo le scale in legno velocemente.
Rimango un poco in attesa, nascosta dietro la curva della scala, in ascolto di ogni più piccolo cambiamento d’aria.
Sento mia sorella che rientra da scuola, con la solita aria altezzosa e, nel momento in cui mi scorge, sorride sadica.
Un brivido mi scuote…un altro suo terribile scherzo a scopo di lucro?
Tuttavia viene fermata in tempo dalla mia sorellona.
Kasumi appoggia delicatamente la sua cartella a terra, vicino all’entrata, e lancia un’occhiata stupita a Nabiki, ancora ferma a fissare me in cima alla rampa.
All’improvviso un richiamo, lontano e soffuso, che però rimbomba per un frangente nella stanza e arriva ovattato alle mie orecchie.
Annuisco vigorosamente tornando a sorridere innocentemente e mi sembra che quel mio sorriso si rispecchi anche sui volti delle mie sorelle.
“Ragazze? Venite qui…” ci richiama ancora quella voce, che ora appare più vicina e più chiara.
Nabiki si precipita in cucina, Kasumi attende che io abbia raggiunto il piano terra con un saltello atletico e con me raggiunge l’altra stanza.
La mamma ci fissa solare. Si pulisce le mani nella piccola grambiulina che indossa sempre, e torna a fissarci soddisfatta.
Poi, scostandosi appena, ci mostra la sua ultima creazione…
Sopra il forno, accanto ai fornelli, su un piatto color oro…
Due occhi bianchi, un fiore delicato rosa fra i capelli, dei morbidi boccoli marroni e dei ricami su una vestina bianca…
Eccola, una bambola, completamente creata e finemente decorata in cioccolato bianco e con particolari  di crema pasticcera.
La pelle scura, dal color marrone fuso, il sapore denso che la circonda, il sorriso dipinto con una glassa rossa…
Sbatto più volte le palpebre, portando una piccola mano sugli occhi per essere sicura non sia una visione. Nabiki, con le mani sui fianchi, si limita a commentare qualcosa che il tempo ha cancellato dalla mia memoria.
Kasumi annuisce pacatamente, avvicinandosi alla mamma e rimproverandola bonariamente per non essere stata a riposto come doveva.
Io rimango solo immobile, con la bocca spalancata e l’acquolina in bocca.
Percepisco la presenza della mamma accanto a me, inginocchiata per essere alla mia altezza, e la sua voce bisbigliare affaticata alla mia orecchia.
“L’ho fatta per voi… mangiatela tutta!” e poi, tanto per stare tranquilla e essere sentita da tutte, mormora un poco più forte: “La testa lasciatela ad Akane..”
e come fumo tutto svanisce, scurendosi densamente e poi dissolvendosi nell’aria.

“Mamma, che fai?” una vocina acuta mi riporta al mio presente.
“Una sorpresa per la festa della mamma…merito un regalo, no?” chiedo ironica rivolgendo un’occhiata alla faccina vivace della mia terzogenita.
Lei mi fissa mordendosi il labbro e sogghignando. I suoi occhi blu si aprono raggianti.
“Ma lo fai assaggiare anche a noi?” chiede speranzosa.
“Vedremo…” rispondo vaga, notando appena dietro la porta il viso curioso dell’altra peste in versione maschile, che si ritrae appena capisce di essere stato scoperto.
“Vedremo…” ripeto sicura, ripulendomi le mani e leccando appena la cioccolata rimasta sulle mie dita.
“Per assicurartene un pezzo potresti essere paziente e attendere il ritorno di tua sorella da scuola, che ne dici?” osservo mia figlia fingendomi seria, ma un mezzo sorriso non riesco a trattenerlo.
“Direi che è un buon compromesso.” E con tranquillità si accosta allo sgabello e sale.
Nemmeno il tempo di pensare che forse ho trovato il modo di farla star ferma che la porta si apre e la maggiore entra trotterellando.
“Come è andato l’asilo?” rivolgo la domanda più all’uomo che l’accompagna che a lei, ma il suo sorriso di rammarico già mi lascia intuire la catastrofe.
E oggi non me la sento di iniziare i rimproveri e i castighi.
Richiamo l’attenzione di tutta la mia famiglia, li osservo soddisfatta e poi sollevo il piccolo fazzoletto che ricopre la mia creazione.
Rivedo nella mia più piccola peste il mio stesso sguardo meravigliato e piacevolmente stuzzicato di tempo fa.
La maggiore mi fissa dubbiosa, non convinta del tutto che quello sia commestibile. È la fotocopia del padre.
Il maschietto timido appare in cucina dietro le gambe del papà e sorride sornione.
“L’ho fatta per voi! Mangiatela tutta!” ripeto come fosse una vecchia cantilena.
E osservo la piccola bambola di cioccolato bianco, con la vestina marrone e gli occhi scuri, i capelli lisci e un piccolo fiore sopra un orecchia finemente disegnata. Con un dito prendo la marmellata di ciliegie e concludo il capolavoro sfiorando delicatamente il volto e disegnando due labbra fini.
È conclusa…
E mentre osservo il mio trio farle la corte affamato e stringo la mano in quella di mio marito, riesco a percepire quel calore materno che probabilmente quella volta anche mia madre provò.
Mi scappa l’occhio verso una foto sopra il fregor,  dove i volti sorridenti delle mie sorelle mi guardano allegri.
“Il mio primo ricordo con loro…” penso, rimarcando mentalmente su quel loro, e spero che un giorno anche le mie bellissime creature possano ricordasi di questa giornata.
“Kasumi ci ha invitato a cena” mormora mio marito “Dice che ha un regalo..” conclude grattandosi una guancia.
Mi esce una risata soffocata, e scuoto la testa rassegnata…
“Un regalo, è?!” sussurro, tornando a fissare la piccola bambola sopra al forno, accanto ai fornelli, su un piatto dorato, che mi fissa silenziosa.

 

“To you... a Doll”
Grammatica e lessico: 9
Stile: 9
Trattazione del tema: 8.5
Trattazione dell’elemento scelto: 9
Originalità: 8.5
Opinione personale del giudice: 4
Totale: 48

La grammatica è buona, tranne per qualche errore di battitura, anche se più che “alla mia orecchia” è meglio dire “al mio orecchio”, e il “fregor” è di certo il frigo.
Devo dire che durante la lettura ero un po' perplessa, perché non mi sembrava che il tema del contest fosse poi così presente nel racconto. Poi è arrivata la frase che mi ha chiarito tutto, e l'ho trovata dolcissima. Forse fin troppo, ma in linea con l'interpretazione che hai dato dell'oggetto scelto.
L'originalità non è altissima, ma hai comunque scritto quello che si può considerare un bel frammento di vita nell'infanzia delle tre sorelle Tendo
   
 
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