Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: Schwarzfreiheit    21/02/2010    3 recensioni
Una storia che continua, un cerchio che deve essere chiuso riflesso in due occhi nocciola che sono lo specchio di altri occhi... Seguito e conclusione di "I Die But Please Don't Cry... Ever".
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"LEtTeRs" completa

... Per colei che ha già intravisto questa storia e che la ha attesa con pazienza ... 
Spero sia all' altezza delle Tue aspettative.
Grazie per essermi stata SEMPRE accanto durante la "nascita" e la "crescita" di "Die", per avermi incoraggiata, spronata, sostenuta.
Per avermi fatta sentire in grado di donare qualcosa a qualcuno, a Te.

Quindici anni.
Lunghi capelli corvini.
Due occhi di un intenso caldo color nocciola affettuosamente puntati su di lei.
Occhi che parlavano di complicità, rispetto, fiducia … Amore.
Amore completamente ricambiato dai suoi occhi blu intenso.
Nic non riusciva a distogliere lo sguardo d lui, completamente rapita, come le era capitato infinite volte.
<<  Bill! Possibile che tu debba sempre voler fare tutto di testa tua? Senza mai ascoltarmi?  >>.
La voce di Tom.
Imperiosa, quasi insofferente.
Il sorriso sulle labbra di Bill si fece più ampio e Nic scosse la testa senza riuscire a trattenere un sorriso.
Sapeva che questo avrebbe irritato il chitarrista, che sembrava già sul punto di perdere le staffe.
Ma Bill fece qualcosa, qualcosa che sebbene non gli fosse mai stato esplicitamente chiaro lui sapeva inconsciamente saper fare e quale potere avesse.
Spostò gli occhi dal volto sul quale, fino a quel momento si era specchiato e rivolse quel sorriso direttamente a Tom.
-  … Dritto in fondo al cuore …  -.
Lui sussultò impercettibilmente davanti a quegli occhi così maledettamente identici ai propri, ancora di più adesso, privi di artifizi, così puliti e trasparenti.

<<  Ci assomigliamo … Non puoi farmene una colpa, papà  >>.
Non era una accusa strillata, ma una semplice, pacata verità.
Nic sbuffò.
Suo figlio aveva ragione e lei ne era fiera.
Orgogliosa che assomigliasse a Tom.
Ma questo implicava una dose di autolesionismo non indifferente, che lei aveva scoperto di avere e di aver affinato nel corso degli anni.
Molti anni … 
Forse non troppi, forse non abbastanza , ma di certo intensi, difficili e gratificanti.

Quando aveva incontrato per la prima volta quei due ragazzini, di certo non aveva nemmeno immaginato quanto sarebbero entrati nella sua vita, quanto le avrebbero donato, in maniera simile e differente e quanto di lei si sarebbero presi, con gesti lievi o con atteggiamenti bruschi.
Ma era stata lei a donarsi a loro e non se ne era mai pentita, nemmeno per un solo attimo.
Non aveva immaginato, quando i suoi anni erano gli stessi che aveva adesso suo figlio, che un giorno si sarebbe trovata in quella situazione.
Con il suo ragazzo davanti e accanto a lei Tom …
Tom padre, Tom compagno di vita, una vita in due, una vita che in quel preciso istante non navigava in acque serene.
Certo, non era stato semplice dividere la vita con lui …
Non lo era stato mai.
Avevano un passato troppo grande ed importante per entrambi, alle spalle, ed un futuro sempre in bilico davanti, avevano due caratteri forti e fragili allo stesso tempo, orgogliosi sempre, chiunque dei due cedeva dopo un litigio, lo faceva forzando quell’ orgoglio che li dilaniava, dopo una difficile lotta con sé stesso …
Questo non significava che non si amassero, solo …
Non era semplice.
Non lo sarebbe stato mai, lei lo sapeva …
Ma ultimamente le cose sembravano essere precipitate ulteriormente, Tom era …
Particolarmente duro, spesso scostante, a volte assente …
In particolar modo con Bill.
Ma anche con lei …
Lei che aveva fatto i conti con la testardaggine che apparteneva, indiscriminatamente a tutti i Kaulitz, suo figlio compreso.

Ma in Bill qual lato oscuro e difficile del suo carattere era mitigato dalla dolcezza spesso palesata che era appartenuta, in maniera ancora più evidente, anche ad un altro ragazzo che lei ricordava fin troppo bene, fin nei minimi particolari, e comunque quella parte oscura non era mai riservata a sua madre.
<<  Papà, che cosa c’è di male nel desiderio di farcela da solo?  >>.
<<  C’è che è stupido e da irresponsabile, da parte mia, se te lo permettessi!  >>. 
Stava urlando. 
Cercò di mitigarsi.
<<  Sono un produttore, Bill, e sono stato membro di una band che ha ottenuto un successo pressoché mondiale ... Chi meglio di me potrebbe aiutarti, guidarti in questo tuo cammino?  >>.
Anche il ragazzo stava cominciando ad irritarsi.
<<  Appunto! Il MIO percorso! Se un giorno dovessi avere successo con la mia band, non voglio che qualcuno possa etichettarmi come il classico figlio di papà!  >>.
<<  E cosa c’è di male ad essere figlio di Tom Kaulitz, spiegami?  >>. Urlò l' uomo.
Si stavano fronteggiando adesso e Nicola seppe che la cosa non sarebbe finita felicemente.
Tom era in bilico sull’ orlo della sua pazienza e Bill …
Bill gli assomigliava dannatamente.
Decise di intervenire, posando una mano lieve sul braccio dell’ uomo.
<<  Tom, andiamo … E’ una domanda stupida … Sai bene che non c’è nulla che non vada nell’ essere tuo figlio, solo … Voi stessi desideravate farcela da soli, camminare con le vostre gambe … E lo avete fatto, ne eravate così orgogliosi … Perché non dovrebbero desiderarlo anche loro, anche tuo figlio?  >>.
Tom si era voltato furente verso la giovane donna, la osservava come si osserva qualcosa da una grande distanza.
-  … Quando si è creato questo divario tra me e lei? Come è successo? …  -.
Ma era successo e lui adesso ne stava pagando le conseguenze.

Lo sguardo di Nic mutava repentino, passando da lui a loro figlio.
<<  Lascia stare mamma … Sappiamo tutti e due che è inutile parlargli … Non capisce, non vuole capire … Sa solo pretendere per sè senza rendere agli altri lo stesso rispetto, la stessa libertà!  >>.
Tom si era voltato ferito e furioso verso il ragazzino, vedendolo sfocato attraverso la sua rabbia, la sua frustrazione, il suo dolore.
Il suo viso si confondeva con un altro viso, un viso che lo tormentava da anni sebbene lui stesso non avrebbe saputo rinunciarvi.
Si avvicinò a lui pericolosamente.
<<  Cosa hai detto? COSA HAI DETTO? Azzardati a ripeterlo!  >>.
Il volto di Nic si frappose tra loro.
-  … Non azzardarti a toccarlo …  -. 
Ecco cosa gli stavano dicendo gli occhi blu, improvvisamente freddi, della donna davanti a lui, la sua donna, la sua Nicola.
Sua.

Bill, gli occhi sgranati alle spalle della madre, si riscosse.
<<  Io vado da Georg per un po’ …  >>. 
E poco dopo scese dalla sua stanza con uno zaino in mano, un cappotto lungo di pelle, nell’ altra.
La porta si chiuse alle spalle del giovane ed un silenzio pesante cadde nella stanza, schiacciandoli inesorabilmente.
<<  Io …  >>.
<<  Tu hai scelto di difendere quel ragazzino semplicemente perché è maledettamente uguale a Bill! Non è così? Quello sguardo da cucciolo perso, indifeso … E’ per questo, vero?  >>.
La donna che si era lasciata scivolare stancamente sul divano, fissò su di lui due enormi occhi totalmente increduli, ferita ed umiliata dalle parole di Tom.
<<  Sei impazzito Tom? DEVI esserlo, perché altrimenti come potrai giustificare una frase del genere? E’ tuo figlio! E tu ti stai comportando come un emerito idiota, ottenendo solo di allontanarlo da te!  >>.
<<  Io non devo giustificare proprio nulla! Dico quello che penso e se credi che sia così idiota, forse avresti dovuto evitare di avere un figlio con me … Perché, ti ricordo, che sei stata tu a venirmi a cercare, quella notte …  >>.
Un colpo basso, un colpo ingiusto e meschino.

Era stato lui a portarla al cimitero dopo anni, a dire addio a Bill, finalmente, a permetterle di ricominciare a vivere e quella notte, sì, era stata lei ad andare a casa del ragazzo, lottando con sé stessa, con i fantasmi che in quella casa erano racchiusi, con gli echi dolorosi delle risate e dei singhiozzi che rimbombavano tra quelle pareti.
Era stata lei a portare il suo cuore a lui, a donarglielo.
A donarlo al suo carnefice.
Per lo meno era questo il ruolo che lui stava interpretando adesso.
<<  Certo! Sono stata io a cercarti! Ma non mi sembra che ti sia dispiaciuto poi molto scoparmi, quella notte! >>. Urlò.
Uno schiaffo.
Uno schiaffo in pieno viso che le fece bruciare la pelle chiara.
Tom la guardava sconvolto dalle sue parole e dal suo stesso gesto, così impulsivo e sconsiderato.

 … Come … Come cazzo si permette di dirmi una cosa del genere? Come … Può?!? Io …  -.
Ma non aveva idea di cosa dirle, non trovava le parole per farle capire cosa gli aveva appena fatto.
Quella notte …
Quella notte lui le aveva detto per la prima volta di amarla, quella notte per la prima volta in tutta la sua vita stava ammettendo ad alta voce ad un’ altra persona la sua dipendenza da lei.
L’ amava e glielo aveva detto, offrendole la sua vulnerabilità.
E lei adesso stava parlando di sesso?
<<  … Vaffanculo Nicola …  >>.
E detto questo si diresse al piano superiore verso la loro stanza, afferrò la sua Gibson, accarezzandola piano prima di toglierla dal suo piedistallo e di imbracciarla con dolorosa consolazione.
Quella era l’ unica costante della sua vita che non lo aveva mai deluso ne ferito, lei sapeva far vibrare le sue corde per lui, mutando in melodia quello che lui stesso non sapeva esprimere a parole.

Una melodia struggente invase la casa, così come le lacrime invasero i suoi occhi.
Amava sentirlo suonare, amava osservare la sua espressione beata e concentrata mentre, con gli occhi chiusi, sfiorava la sua chitarra, con devozione, come spesso aveva sfiorato il suo stesso corpo.
Ma adesso sapeva che non le sarebbe stato facile trovarsi davanti quella scena dolce e dolorosa.
Si fece forza salendo le scale ed entrò silenziosa nella loro stanza, prese una piccola borsa, la pose sul letto infilandoci dentro a caso un pigiama e qualche vestito, il suo spazzolino e qualche cosmetico, senza guardare cosa facesse, senza volgere nemmeno per un istante lo sguardo su Tom, che aveva improvvisamente smesso di suonare, lasciando spegnersi dolorosamente nell’ aria una profonda, vibrante nota blu.
<<  Dove stai andando?  >>.
<<  Sai benissimo dove vado … Non ho nessun’ altro a parte voi, da quando è morta la nonna … Non ti scomodare a voler far valere i tuoi diritti di maschio padrone …  >>.
Si volse verso di lui, gli occhi freddi e asciutti.
<<  Mi hai praticamente scacciata tu … Me ne vado, così ti evito di pormi quella domanda alla quale hai alluso poco fa … Se davvero avrai il coraggio di chiedermi chi scelgo tra te e mio figlio, sappi che la mia scelta ricadrebbe su di lui … E’ mio figlio Tom e non mi importa nulla delle stupide paranoie che tu ti crei … Non rinuncerò a lui per niente al mondo, né per nessuno …  >>.
Uscì da quella stanza, posò una mano lieve sulla porta della stanza di suo figlio, quella che era stata di Bill, poi uscì dalla loro casa, prese la sua auto e si allontanò diretta verso quella di Diane e Gustav, da lì avrebbe chiamato Bill per dirgli dove trovarla, lì avrebbe deciso cosa avrebbe dovuto fare della sua vita.

**********

Le braccia che la accolsero erano consolanti e la fecero sentire protetta.

<<  Forse mi sono sopravvalutata … Non sono abbastanza forte per stare accanto ad un uomo come lui …  >>.
Diane sorrise mesta.
Non riusciva ad immaginare nessuna altra donna accanto a Tom, nessuna di quelle che lui aveva sempre frequentato.
Lui aveva bisogno di lei e lei ne aveva di lui, checchè ne dicesse, ma aveva parlato con Georg ed immaginava che  i fatti riferitigli da Bill fossero andati degenerando, data la presenza della giovane donna, la sua amica, tra le sue braccia.
<<  Andiamo Nic … Lo sai come è fatto …  >>.
<<  Sì, lo so … Lo so da anni, lo sapevo anche prima eppure … Eppure ho permesso a tutto questo di accadere, non ho saputo tenere in piedi la mia famiglia … Non è giusto, non è giusto per Bill …  >>.
Diane provò un moto di rabbia, pensava che una famiglia andasse sostenuta da quattro braccia e non da due sole.
Si sfiorò piano il ventre che cominciava a gonfiarsi e volse un pensiero a quella piccola creatura che avrebbe reso bellissima ed impegnativa la sua vita, ed uno a Gustav … 
Era un Angelo e lei lo sapeva perfettamente.
Ma Nicola non aveva bisogno di un angelo al suo fianco, aveva avuto Bill ma nemmeno lui era stato un angelo, aveva i suoi difetti, la aveva fatta soffrire immensamente e la aveva resa infinitamente felice, era il suo angelo rinnegato, lei lo aveva accolto tra le sue braccia e lui l’ aveva lasciata. 
Dio non era il solo a sapere quanto male le avesse fatto perderlo …
Ma alla fine aveva trovato Tom.
Lo aveva scoperto, imparato, amato … 
Lei non ne dubitava affatto, non ne aveva dubitato mai.
Ed ora era di Tom che aveva bisogno, quel Tom che nulla aveva di angelico se non quel sorriso che lei stessa gli aveva visto posare su Nicola, mentre lei non lo vedeva, quel giorno nel suo giardino, sotto la pioggia.
La amava, con tutti i suoi infiniti difetti, la amava … 
Li aveva donati a lei, quei difetti, assieme ai suoi pochi pregi.
Ma a Nic non importava.
Lei lo amava.
Punto.

Adesso lasciò che Gustav la stringesse tra le braccia in silenzio, sapeva quanto suo marito e la sua migliore amica fossero legati da questa amicizia solida e silente.
Si chiese se le cose si sarebbero sistemate questa volta.
Qualcosa le faceva credere che non sarebbe stato semplice.

**********


<<  Bill, dovresti essere un po’ meno duro con tuo padre … So che non ha un carattere semplice ma …  >>.
<<  Se il problema fosse solo il suo caratteraccio! … Ultimamente è davvero insopportabile … Quando è a casa …  >>.
Georg osservava il volto del giovane ragazzo seduto davanti a lui, appuntandosi mentalmente tutti i particolari che aveva in comune con Bill … 
Erano così simili, anche nelle espressioni …
Che erano poi quelle di Tom …
 … Un vero casino … Credo di capire cosa stia prendendo a Tom … Però … Dovrebbe calmarsi … Rischia di giocarsi suo figlio, oltre che Nic …  -.
Lo squillo del cellulare di Bill li fece sobbalzare.
<<  Pronto mamma … Ciao … Sì, tutto bene … Ok … Glielo dico … Tu? Come stai? …  >>.
Georg sorrise dell’ apprensione nella voce di quel quindicenne dagli occhi grandi.
Bill posò il cellulare.
<<  La mamma ti ringrazia per l’ ospitalità … E’ da Diane e Gustav … Mio padre è un cretino …  >>.
Georg fu preso alla sprovvista, che Nicola avesse davvero deciso di troncare quel rapporto così difficoltoso?
Non riusciva a crederlo possibile, così come non gli riusciva possibile di immaginare un’ altra donna con Tom o un altro uomo con lei.
Ma non permise a sé stesso di soprassedere sulle parole di Bill.
<<  Dovresti avere maggiore rispetto per tuo padre, non è facile per lui …  >>.
<<  E crede che lo sia per noi? Per me e la mamma? Io l’ ho vista stare alla finestra ad aspettare che lui rientrasse, senza chiamarlo mai, per non opprimerlo, diceva … Stronzate!  >>.
<<  Anche fossero stronzate, come dici tu, sono le stronzate che tua madre ha scelto, e tu dovresti rispettarle!  >>.
Il castano era stato severo, la voce ferma e incredibilmente bassa rispetto al grido del ragazzo, poco prima.
<<  Io la rispetto ... Vorrei solo che non soffrisse per ...  >>.
<<  Per tuo padre?  >>.
<<  ... Per qualcosa che non capisco, Georg ... Scusa, sono stanco ... Posso andare a dormire?  >>.
Georg era rimasto colpito dalle parole di Bill, ritrovando dolorosamente un altro Bill nel suo piccolo volto a triangolo chino sui propri anfibi.
<<  Vai pure e ... Scusa se sono stato un po' duro, ma ...  >>.
<<  Non fa nulla, Georg ho ... Esagerato ... Buonanotte  >>.
<<  Buonanotte  >>.

Bill era salito nella camera degli ospiti di Georg.
Si osservò intorno, i mobili scuri e lineari, le lenzuola candide, il copriletto scuro.
Conosceva quella stanza, ne aveva approfittato spesso.

Sbuffò, non sapeva se essere arrabbiato o triste per quel motivo, significava che le cose con suo padre non andavano bene e non andavano bene da qualche anno, ormai.
La cosa lo faceva stare male, decise.
Gettò sul letto la lunga giacca di pelle che era stata di quello zio che non aveva mai conosciuto e di cui, a tratti, riconosceva la figura che aveva visto sulle foto, allo specchio.
Assomigliava a quel ragazzo che aveva i suoi stessi occhi, gli stessi di suo padre, ed il suo stesso nome.
E che era morto da anni, ormai.
Tanti.
Si sentiva un po' ingiusto ed egoista, ma non riusciva a capire perchè mai, nella sua famiglia, parlare di suo zio fosse un tale tabù o perchè portasse quell' aura di dolore che persisteva così a lungo negli occhi dei suoi genitori.
Sbuffò via una ciocca dei lunghi capelli corvini.
Doveva ammettere però che lo zio sapeva il fatto suo, era riuscito a diventare la sua icona di stile senza averlo nemmeno potuto conoscere.
Gli occhi si posarono istintivamente sull' armadio che Georg teneva chiuso a chiave, come se contenesse un grande tesoro.
Gli aveva spiegato con leggerezza che si trattava delle cose inerenti agli anni in cui i Tokio Hotel erano famosi, che anche Gustav e Tom stesso avevano della roba simile ed era chiuso a chiave per ricordargli che quei tempi erano davvero finiti.
Quella notte lui avrebbe visto cosa fosse effettivamente finito.
Aveva avuto modo di vedere le cose di sua madre e di ascoltare la musica della band, ma non aveva mai messo mano nelle cose appartenenti a suo padre.
Era curioso, adesso, come se quell' armadio intoccabile lo stesse attraendo irrimediabilmente.
 
Georg alla vista del ragazzino moro davanti alla sua porta aveva avuto un attimo di smarrimento:
quegli occhi nocciola e tristi gli avevano spezzato il cuore, li aveva visti per molti anni.
-  ... Per quanti anni ancora dovrò vederli? ...  -.
Ma sapeva che quel dolore era, per lui, anche una consolazione, una vittoria contro qualcosa che si credeva invincibile.
Bill l' aveva battuta, aveva sconfitto la morte, lasciando dietro di sè quel ragazzino, la sua poesia struggente, il suo ricordo indelebile.
Aveva sorriso al giovane Bill e lo aveva fatto accomodare, ascoltando ogni cosa avesse da dirgli.
 
Non era semplice aiutarlo, riusciva a percepire come stesse Tom.
 
L' anta dell' armadio cedette alla sua lima per le unghie in metallo e il suo contenuto si svelò ai suoi occhi attenti.
Premi ben allineati sulle mensole, pile di riviste, cd e vecchie videocassette, registrazioni, scatole piene di fotografie.
Ne svuotò una e, dalle varie, buffe foto di quei quattro ragazzini, a cui si era in seguito aggiunta sua madre, caddero dei fogli accuratamente ripiegati.
Bill non vi badò troppo, stava osservando il volto di una giovanissima Nicola, i corti capelli corvini che risaltavano la sua pelle candida, gli incredibili occhi blu che scintillavano, un sorriso radioso sulle belle labbra.
-  ... La mamma era proprio bella ... Non è poi cambiata molto ... E questa? ...  -.
Una fotografia aveva attirato il suo sguardo e lo aveva fermato, immobile, su i due ragazzi abbracciati che vi erano ritratti.
Lui teneva tra le braccia la ragazza che si era addormentata ancora sorridente, il viso sereno, una mano sul cuore del ragazzo, fissandole il bel viso, accarezzandole i capelli.
La foto era un po' sfocata, come se fosse stata scattata di nascosto, ma Bill non poteva sbagliare :
quella era sua madre ed il ragazzo con lei non era suo padre.
Era ...
Suo zio.
Ancora leggermente scosso raccolse i fogli che erano caduti poco prima e li lesse, lentamente, come se ogni parola che scivolava via, in una delicata calligrafia, fosse per lui una montagna da scalare.
 
 
... Non posso fare a meno di osservarla ... Sembra serena ... Vorrei che lo fosse davvero.
Non riesco a non pormi sempre la stessa domanda :
cosa le sto facendo?
E perchè?
Sono davvero così egoista da tenerla a me anche se so che sarò io a lasciarla?
Dio, come vorrei non doverlo fare ...
Tom mi ha quasi messo le mani addosso ieri sera.
Dice che sono uno stronzo ad allontanarla così, che dovrei smetterla di pensare a me stesso e dovrei pensare un po' di più a lei.
" Come puoi privarla dell' unica cosa che la rende felice? Non credi stia soffrendo abbastanza e che ancora soffrirà? ..."
Aveva uno sguardo strano, fisso nel mio, come a volermi dire qualcosa, qualcosa che fa male ...
Io non voglio farla soffrire.
Quando quella canzone ha vibrato nell' aria immota, in quell' immensità ormai vuota, mi sono sentito piegare le ginocchia, come se non potessero più reggermi e poco dopo lei era tra le mie braccia, danzando lenta con me.
Non avrei dovuto, non avrei dovuto baciarla ma non c' era altro al mondo che io desiderassi più di lei.
Lei che mi ha dato uno scopo per lottare, lei che mi è sempre stata affianco ...
Da quanto tempo non la sentivo, fragile e forte al mio fianco, respirare tranquilla, riposare sul mio petto?
Vorrei poterle dare tutto quello che desidera, perchè sono le stesse cose che desidero anche io ...
Una vita assieme ...
Una vita felice ...
Come farò?
Come farò, Dio, senza di lei?
Se ci sei, dammi una risposta, Ti prego ...
Dimmi che con la Morte arriverà anche l' Oblio ed io Ti odierò, perchè mai vorrei dimenticare la Vita con lei e allo stesso tempo non so come potrei affrontare un' Eternità senza di lei ...
Vorrei che fosse felice ma non riesco ancora ad accettare che lo sia accanto a qualcun' altro ...
Persino adesso riesco ad essere egoista ...
La stringo a me.
Non posso fare altro ...
Nic ...
La mia Nicola ...
Cosa ti ho fatto ...
 
 
Ed era esattamente così che si sentito.
Da solo davanti a quella montagna che era la verità.
Una verità che, per quanto palese, non riusciva ancora a comprendere fino in fondo.
 
Era tardi, forse l' una di notte e quel bussare alla porta della sua stanza lo aveva svegliato di soprassalto.
Avere adesso davanti quel ragazzino dall' aria sperduta lo stava torturando.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Sgridarlo per l' aver toccato ciò che sapeva non doveva toccare o cercare di spiegargli qualcosa?
<<  So che non avrei dovuto impicciarmi di cose che non mi riguardano ... E forse nemmeno questo mi riguarda ...  >>.
Disse il ragazzo porgendo a Georg la foto che ritraeva Bill e Nicola assieme.
<<  Ma ... Mi somiglia tanto e ... Non so ... Vorrei capire ... Ho quindici anni, non sono più un bambino ... Ammetterai che è un po' strano per me pensare che la mamma stava con il fratello gemello di mio padre ...  >>.
Il castano si massaggiò le tempie sospirando piano.
-  ... Certo, detta così la cosa sembra davvero strana, ma ... Come posso spiegargli una ... Una vita? Giorni e giorni di dolore e amore e lacrime e morte e rinascita? ... Per un quindicenne non avrebbe molto senso ...  -.
Georg si sentiva in trappola.
<<  Credo che sia giusto che tu sappia, ma ... Credo che sia ancora più giusto che ci siano i tuoi genitori ... E' una storia lunga e potrebbe sembrarti troppo difficile o assurda, ma ... E' stata ... Non voglio esimermi dalla mia parte di dovere, devo esserci anche io e devono esserci anche Gustav e Diane ... Siamo la tua famiglia e tutti noi abbiamo vissuto questa storia e, in qualche modo, ne siamo stati protagonisti ... E' la nostra vita, Bill ... Devi solo promettermi che non attaccherai tua madre giudicandola prima ancora di capire, nè tuo padre per essere semplicemente quello che è ... Un padre che ama suo figlio così tanto da sentirne dolore ed un uomo che ama la sua donna ... Non è stato facile per lui affrontare quello che è successo, nè lo è stato dopo ... Si potrebbe pensare che la Morte possa porre la parola fine a qualsiasi cosa, bella o brutta che sia, ma non è così ... Noi lo abbiamo imparato sulla nostra pelle ... I tuoi genitori più di chiunque altro ... Non è stato semplice per nessuno di loro due, mai, nemmeno per un solo istante, fino dal principio, e temo sia da lì che dovremo partire ... Ci aspetta una lunga notte ... Vado a fare un paio di telefonate, tu inizia a preparare la macchinetta per il caffè e a scaldare l' acqua per il thè ... Ne avremo bisogno ...  >>.
E detto questo l' ex bassista afferrò il cellulare dal comodino e iniziò a vestirsi, incastrandolo tra la spalla e l' orecchio, nella mente una muta preghiera che assomigliava fin troppo ad una imprecazione.

**********
 
<<  Tom ... Credo che tu debba venire qui ... Nicola sta per arrivare con Gustav e Diane ... E smettila di comportarti da idiota! Avrà bisogno di te, questa notte, di tutto te stesso ... E tu avrai bisogno di lei ... Per cui alza quel culo ossuto che ti ritrovi e portalo immediatamente qui!  >>.
Georg aveva terminato quella strana telefonata quasi urlando, ma lui non lo stava già più ascoltando.
Nicola stava andando a casa sua, a casa sua c' era anche suo figlio ...
Aveva indossato la giacca al volo, imprecando contro le chiavi dell' auto che non riusciva a trovare e si era immesso, sgommando, sulla strada.
L' ansia gli aveva attanagliato la gola, mentre si chiedeva cosa fosse potuto succedere.

**********
 
<<  Nicola ... Smettila di agitarti ... Georg ha detto che non è nulla di grave  ... Sta arrivando anche Tom ... E non fare quella faccia sai? Mi sono stufata delle tue storie!  >>.
<<  ... Diane ... Smettila dai ...  >>. Un sussurro.
<<  Tu taci e guida, Wolfgang! E' l' una del mattino, sono incinta, ed è colpa tua, ho fame e ... Sono maledettamente preoccupata! Ho tutto il diritto di urlarle contro! Deve smetterla di nascondersi! Tom avrà bisogno di lei e lei ne ha di lui, che lo ammetta oppure no ... Soprattutto stanotte ...  >>.
Gustav era tornato a fissare meditabondo la strada, perso nei suoi pensieri che non erano certo più sereni di quelli della moglie seduta al suo fianco e che adesso era completamente rivolta al sedile posteriore, al viso di Nicola che stava chino, rassegnato.
Gli faceva male vederla così, e sapeva che quello era solo l' inizio.
 
Tom stava andando a casa di Georg e lì c' era anche suo figlio ...
Le parole rassicuranti dell' ex bassista non avevano molto effetto sull' ansia che le attanagliava lo stomaco.

**********
 
Adesso si trovavano tutti attorno al tavolo della sala di Georg, Bill era seduto accanto al ragazzo castano, a capotavola, Gustav aveva preso posto accanto a Tom seduto di fronte a Nicola, che stringeva la mano di Diane, seduta al suo fianco.
Era terribilmente pallida e magra.
Questo non piacque a Tom, che la osservava di sottecchi.
Erano giunti ad un punto di non ritorno.
Chiunque lo avrebbe definito tale.
Ma lui voleva, con tutto sè stesso, credere che non fosse così.
I giorni senza di lei erano stati un tormento che lo aveva logorato.
E suo figlio gli mancava immensamente, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti così simili, entrambi, a quelli di suo fratello e ad i propri.
Era difficile convivere con tutto questo, ma era la sua vita, l' aveva desiderata e ancora la desiderava.
Sapeva di avere una considerevole parte di colpa nella situazione che si era creata.
Deglutì insofferente a quel silenzio.
 
Nicola osservava solo di sfuggita l' uomo che le stava seduto di fronte.
Aveva il viso tirato, i pochi segni sul suo volto erano accentuati dalla stanchezza che vi era dipinta, aveva il pizzetto appena accentuato, non aveva curato molto il suo aspetto in quei giorni, e doveva aver mangiato poco e male.
Lo faceva sempre, quando era teso, nervoso o preoccupato.
O quando soffriva.
Dio, era così simile a suo fratello e a suo figlio.
Non era semplice convivere con quegli uomini, non lo era mai stato.
Ma era la sua vita, lo era sempre stata e lei l' aveva goduta tutta, nel bene e nel male era la sua, lei l' aveva voluta e adesso le mancava terribilmente.
Era anche colpa sua, della sua fragilità, se adesso la situazione aveva raggiunto quei livelli assurdi e, apparentemente, irrecuperabili.
Sospirò, resa inquieta da quel prolungato silenzio.

**********
 
<<  Ho trovato queste ... Credo che dobbiate leggerle ... Entrambi ... Credo che non sia una novità per nessuno di voi due ... Io vorrei solo ... Vorrei capire ...  >>.
 
C' era una luce nei suoi occhi ...
Mi ha invaso e travolto, ferito e guarito in un solo istante ...
Voleva essere mia, forse più di quanto io stesso la desiderassi ...
Non volevo assecondarla ...
Mi fa impazzire il pensiero di farle del male, il suo corpo, la sua anima, il suo cuore, il suo sorriso e quei suoi incredibili occhi blu mi sono troppo preziosi ed il pensiero di poterla sporcare, di averlo già fatto, semplicemente amandola, rispondendo alla sua muta preghiera di essere mia, mi sta facendo impazzire ...
Ha solo diciannove anni, dovrebbe ...
Essere felice ed invece è innamorata di me ...
Non mi serve la falsa modestia, non ne ho bisogno ...
So che lo è e lei non lo ha mai negato ...
Mi ha solo permesso di allontanarla, di mandarla via, lo ha fatto per me, e so quanto male le ho fatto perchè è lo stesso dolore che sento io, lo stesso che ho provato per molti giorni e molte notti, quelle stesse notti in cui avevo paura di chiudere gli occhi nel timore di non riaprirli ...
Non ero pronto ...
Non lo sono ancora ...
Non sarò mai pronto a lasciarla per sempre ...
 
Sta dormendo.
I miei occhi non riescono a staccarsi da lei, li alzo ogni istante dal foglio, come se temessi di vederla svanire da davanti a me ...
Abbraccia il mio cuscino, raggomitolata come un gattino tra le lenzuola, ogni tanto si muove piano, forse sta sognando ...
Vorrei sapere se sta sognando me.
Vorrei sapere che lo sta facendo.
I suoi capelli corvini sul cuscino candido sono lucidi come la sua pelle calda ...
Ne sento ancora la seta sotto le dita, il suo profumo che mi inebria ...
E' così dolce e sulle labbra morbide, che poco fa erano premute, calde e frementi sulle mie, sulla mia pelle, è dipinto un sorriso appena tremulo.
Forse anche nel sonno cerca di essere forte, di trattenere le lacrime che io le sto donando ...
Vorrei non farlo ma non riesco a fare altro, eppure ...
Eppure lei sembrava felice mentre si abbandonava tra le mie braccia, mentre accoglieva il mio dolore annientandolo con il suo amore ...
Forse avrei mille altre cose da scrivere, ma voglio tornare da lei.
Per quel poco che serve, voglio tenerla tra le mie braccia finchè posso, proteggendola dal male e infierendo su di lei con il male più grande ...
Il mio amore ...
 
Quelle pagine erano malferme nelle mani tremanti della donna ancora giovane e che adesso si sentiva infinitamente fragile ed impreparata.
Aveva guardato con sospetto a quei fogli che suo figlio, una indecifrabile espressione negli occhi, le aveva teso, ed aveva visto Tom alzarsi e posizionarsi alle sue spalle, così come lo aveva sentito irrigidirsi davanti alle parole vergate da quella calligrafia che entrambi conoscevano fin troppo bene.
Alzò gli occhi su di lui solo per trovarli, disperatamente, chiusi.
Un ' ennesima stilettata al suo cuore.
-  ... Non posso ... Non posso sopportarlo ancora ...  -.
 
Tom aveva letto lentamente le parole che aveva davanti agli occhi e vedeva perfettamente suo fratello, seduto alla scrivania della sua stanza, alla bassa luce della lampada che ancora adesso vi era posata, come allora, mentre scriveva quelle parole, alzando gli occhi sulla ragazza stesa nel suo letto.
Sapeva come si sentiva.
Anche a lui era impossibile evitarsi di guardarla dormire, dopo averla amata.
Era quasi una magia che lei riusciva a fare.
Li aveva legati a lei, entrambi, indissolubilmente ed allo stesso modo si era votata a loro, entrambi, anima, corpo, cuore ...
Lui doveva prenderne atto.
O meglio, imparare ad accettarlo.
-  ... Tom ... Volevi prendere tutto quello che lei aveva da darti evitandoti la parte difficile? ... Sei stato uno stupido ... E adesso? ... Adesso devi affrontare tutto questo ... Le sue lacrime ... Ancora ...  -.
Avrebbe voluto poterla abbracciare, avrebbe desiderato essere abbastanza forte da riuscire a farlo.
Ne aveva un disperato, egoistico bisogno.
Un disperato bisogno di sentirla sua, di saperla sua, di farle sapere che era suo.
Ma non ci riusciva.
Non riusciva a levarsi da davanti agli occhi l' immagine di suo fratello, le parole su quel fragile foglio di carta.
Non riusciva a non pensare alle immagini che quelle parole avevano fatto nascere negli occhi della donna.
La sua donna.
Vedeva le spalle di lei fremere appena.
-  ... Non posso ... Non posso sopportarlo ancora ...  -
 
<<  Allora? ... Qualcuno vuole spiegarmi qualche cosa? ... Mamma ... Non volevo farti piangere, ma non capisco ... Non capisco perchè lo stai facendo ... Tu ... Tu non ami papà?  >>.
A quella domanda molti occhi si posarono su di lui, facendolo sentire a disagio.
Occhi verdi come smeraldo, occhi fondenti come cioccolato, occhi castano scuro e poi ...
Due paia di occhi che lo trafissero con quella verità che gli era stata taciuta e che adesso gli si palesava dolorosa sebbene ancora silente.
Due occhi blu, profondi come il mare, gli stessi che, a volte, avrebbe desiderato avere anche lui e due occhi nocciola, profondi, intensi, esattamente identici a quelli del ragazzo che aveva visto nelle foto, ai suoi stessi occhi, che adesso capiva dover essere fiero di avere.
Quattro occhi sgomenti e sofferenti.
Suo padre li teneva fissi su di lui come se non riuscisse a metterlo a fuoco, le labbra strette.
Sua madre li aveva immediatamente abbassati, quasi a chiedergli scusa, quasi si sentisse colpevole.
-  ... Non voglio ... Non volevo fare male alla mamma ...Temo che presto scoprirò che ne ha sopportato abbastanza, di dolore ...  -.
Amava sua madre, la amava più di chiunque altro avesse amato al mondo.
Forse anche più di quel padre severo e fin troppo spesso assente, che lo guardava in una maniera che lui non riusciva a decifrare, ma sua madre ...
Di lei conosceva la forza, la tenacia, l' allegria, la rabbia che a volte la invadeva, chiassosa.
Ma sapeva anche della sua dolcezza, di quella malinconia che a volte le si dipingeva negli occhi, sul viso ancora bello come quando aveva poco più della sua età e il dolore che tentava di nascondere quando suo padre rientrava troppo tardi la sera, mentre lo aspettava ticchettando frenetica sulla tastiera del suo portatile ed andava spesso alla finestra in attesa di vederlo rientrare.
Anche quello lo separava da suo padre.
Quel padre che si permetteva di farla soffrire.
 
Nicola si torturava le mani, senza sapere che la tortura più grande la stava infliggendo a Tom.
Tom che aveva spostato lo sguardo sulla sua nuca esile, in attesa di una risposta che tardava fin troppo ad arrivare.
-  ... Perchè non risponde? ...  -.
Improvvisamente la donna si alzò, si avvicinò a suo figlio e lo strinse tra le braccia, forte, come a volerlo attrarre dentro di sè, dove lo aveva sentito crescere, da dove aveva iniziato ad amarlo nell' istante stesso che aveva saputo di averlo in sè.
<<  Dobbiamo parlare di molte cose ... E credo che dobbiamo cominciare dall' inizio ... Sei pronto, Bill? ...  >>.
Lo fissò negli occhi, attenta e sincera.
<<  Lo sono mamma ... E spero davvero che serva a qualcosa ...  >>.

**********

Fù una notte molto lunga sebbene fossero passate solo tre ore da quando si erano ritrovati seduti attorno a quella tavola, da quando la domanda del ragazzo " ... Tu non ami papà? ... " aveva creato quel momento di aspettativa, di silenzio.
Quel silenzio che precede una grande verità.
In quel caso, la loro storia, la loro vita, narrata a cinque voci, fin da quel primo concerto, da quel primo incontro tra la fan ed il frontman di una famosissima band, da quella prima telefonata, da quel primo bacio.

Parole si erano sussuguite, rivestite della voce dei protagonisti di quella storia, i fatti prendevano forma narrati da diversi punti di vista, da diverse angolazioni, da diversi sguardi.
Rivestiti dai differenti eppure simili sentimenti di chi li aveva vissuti.
La felicità di sua madre e poi quel tradimento.
Il dolore della perdita e quello ancora più grande della verità, nuda e cruda, quella che proprio suo padre le aveva dato, in un parco, sotto un cielo grigio.
Ed era sempre dolore quello di una ragazza che ama e che viene allontanata per essere protetta.
Ed era ancora dolore quello di un ragazzo che aveva imparato ad amare, per la prima volta, l' unica donna che non avrebbe dovuto amare mai.
E ancora, ancora dolore in quel giovane combattuto dall' amore per due persone che erano praticamente tutta la sua vita.
E vi era dolore persino in quel bacio rubato, in quell' attimo di abbandono che lo aveva allontanato da lei.
E la stessa sofferenza stava nella voce e negli occhi lucidi di Georg e Gustav, nel tono sommesso di Diane.
Loro che, ognuno nel miglior modo possibile, erano rimasti accanto a quelle persone che si erano riscoperte delle stupide pedine in mano ad un destino che giocava un gioco crudele con le loro vite.

Bill era rimasto silenzioso sul divano, affondato nei cuscini, lo sguardo fisso al camino acceso, gli occhi grandi e lucidi, immobile e più di una volta Nicola aveva desiderato che quel momento che aveva tanto temuto, quello della verità, non fosse mai arrivato.
C' erano in gioco troppe cose, soprattutto la serenità di suo figlio.
Soffriva della sua sofferenza.
E non sapeva cosa fare per evitargliela.

Il dolore continuava a riversarsi su tutti loro, una lama rovente che imperterrita continua a scavare la carne fin troppo fragile e debole, incurante dei muti urli disperati che chiedevano pietà.
Ma non c' era pietà; solo ricordi da portare a galla, ancora una volta.

Bill credette di non poter sopportare un minuto di più tutto questo, non mentre sua madre ormai in lacrime, come tutta la sua famiglia che adesso lo circondava cercando di sostenerlo, raccontava di quell' addio ...
La voce dolce, incrinata da quell' insopportabile sofferenza che le spezzava il cuore ed il respiro, e ancora le parole di suo padre e quelle di Gustav e Georg.
Avrebbe desiderato alzarsi e scappare, scappare lontano, non sentire più nulla.
Non aveva potuto conoscere quel ragazzo ed in poche ore aveva compreso di lui molto più di quello che aveva potuto capire in quindici anni di vita ...
E avrebbe voluto piangere.
Per lui, per i suoi genitori, per tutti loro.
Per sè stesso.
Ma non poteva scappare.
Voleva sapere?
Era stato accontentato.

Arrivarono, in quel racconto, i giorni vuoti di sua madre, quelli in cui vivere non si poteva definire tale, quelli in cui nè un sorriso, nè una lacrima si erano affacciati sul suo viso.
<<  Non c' era più nulla, Bill ... Nulla ... Niente aveva senso ... Ho fatto molto soffrire la tua bisnonna, sai? Sono stata il suo dolore più grande ... Mi è stata accanto, ma io la allontanavo da me ... Forse non lo desideravo, ma lo facevo ... O forse non desideravo nulla, non mi interessava più nulla ... Sapevo, ne ero convinta capisci? Che la mia vita fosse finita assieme a quella di Bill, che ... Il resto dei miei giorni sarebbe passato così, avvolto in quel nulla che mi divorava lento ed inesorabile ... Ma non mi importava ... Non mi importava di niente e di nessuno ... Nemmeno delle persone che vedi qui attorno a te ... Nessuno di loro riusciva a ricordarmi che io ero ancora viva ...  Sono stati anni difficili, ma poi ...  >>.
Poi qualcuno che non era mai riuscito a rinunciare davvero a lei l' aveva salvata, l' aveva riportata in vita, le aveva fatto fare i conti con la morte, le aveva permesso di ridere, piangere, respirare di nuovo, in un cimitero, e poi in una casa piena di fantasmi ma anche d' amore.
<< ... E poco dopo sei arrivato tu ... Il mio regalo più bello ...  >>.

Il ragazzino riuscì finalmente a distogliere lo sguardo dalle fiamme che ardevano nel camino e ad alzarli in quelli della madre.
<<  ... Bill, ti prego ... Non giudicarci adesso per le scelte che abbiamo fatto e per quelle che stiamo apprestandoci a fare ... Non è mai stato facile, credo che tu possa capirlo adesso che conosci tutta la storia ... Non chiedermi come proseguirà la vita, cucciolo, perchè io non lo so ... Questa risposta, per quanto immensamente lo desideri, non te la posso dare ...  >>.
Si alzò dalla poltrona su cui era rimasta seduta e si avvicinò al figlio che si era alzato, sovrastandola adesso di alcuni centimetri.
Lo strinse forte, affondò il viso in quei capelli di seta, avvolse le braccia attorno al corpo esile, e sussurrò solo per lui.
<<  Mi hai chiesto se amo tu padre ... Credi che sarei qui, se fosse diverso? ... Lo amo, Bill, spero che tu possa crederci, nonostante tutto quello che ti abbiamo svelato ... Anzi, forse proprio grazie a tutto questo ... Lo amo ... Ma a volte l' amore non basta ... Non basta a far star bene nessuno ... Ed io non voglio farvi soffrire per amore ... Ma lo amo e ti amo, non lo devi dimenticare mai nè dubitarne ... Vi amo entrambi così tanto ...  >>.
Poi un singhiozzo soffocato spense le sue parole, lei si allontanò dal ragazzo osservando per una volta ancora quegli occhi.
-  ... Dio ... E' così uguale a ... Loro ...  -.
Poi si volse.
<<  Diane andiamo a casa ... Gustav ... Ti prego ...  >>.
Il biondo annuì fermando con un gesto delicato ma deciso la moglie che si arrese all' evidenza.
Avevano fatto tutto quello che dovevano.
Nicola abbracciò Georg, ringraziandolo e chiedendogli di avere cura di suo figlio ancora per un po' certa che l' uomo non gli avrebbe negato il suo aiuto.
Poi posò lo sguardo leggero su Tom.

Tom era convinto di non aver respirato nemmeno una volta in quelle tre ore.
Il dolore era stato lancinante, i momenti vissuti avevano ripreso vita, erano tornati assieme al dolore che lo aveva soffocato allora, rendendogli lo stesso servizio di quei giorni passati e che aveva tante e tante volte maledetto e desiderato dimenticare.
Ma non lo aveva mai fatto.
E adesso ascoltava la voce di Georg, di Gustav, di Diane.
La sua stessa voce che quasi gli sembrava non appartenergli, e quella di Nicola.
Una tortura che si aggiungeva alla mancata risposta a quella che era solo apparentemente una semplice domanda :
" Tu ... Tu non ami papa? " ...
-  ... No ... Evidentemente non più, se mai mi ha davvero amato ...  -.
Un conato di vomito trattenuto a stento.
Era un pensiero meschino.
L' aveva sentito l' amore nella voce di Nic, quella notte, e sapeva di averlo sentito nei molti giorni passati al suo fianco.
Ma faceva così maledettamente male l' assenza di quella risposta.

Adesso lei lo stava guardando, lo sguardo intenso e leggero assieme, sembrava ...
Svuotata.
E lui si chiese se fosse una cosa buona o no.
Il desiderio di abracciarla era così forte da fargli fisicamente male.
Ma non poteva.
L' avrebbe spezzata.
-  ... Sembra così maledettamente fragile ...  -.

<<  Bill ... Vuoi ... Vuoi che rimanga un po' con te?  >>.
<<  No ... Grazie Georg, ora voglio ... Solo dormire ... Grazie, comunque ...  E non solo per quello che hai fatto e fai per me ...  >>.
Il cuore dell' uomo si contrasse dolorosamente.
<<  Grazie a te ... A tutti voi ... Buonanotte, Bill  >>.
<<  Buonanotte  >>.
La porta che si chiudeva leggera, i passi di Georg che si allontanavano sul parquet del corridoio e un singhiozzo soffocato nel cuscino che diede il via libera a quelle lacrime che si persero tra i suoi capelli, mentre si addormentava.

La casa era silenziosa, adesso.
Georg sospirò osservandola, poi si volse diretto alla sua camera da letto, spegnendo le luci sui fantasmi di quello che erano stati.

*********

Era seduto lì, immobile, ormai da un' ora ...
L' alba si stava affacciando su una Berlino fredda e spazzata da un insolito vento che scuoteva le fronde degli alberi nel giardino della villetta di Gustav.
Il riscaldamento dell auto era quasi inutile, il freddo arpionava il suo corpo e lo sguardo quasi non vedeva quei tenui colori che andavano dipingendosi lievi nel cielo che schiariva.
Le stelle stavano svanendo e lui riusciva a vedere solo la finestra della stanza degli ospiti di Gustav, quella dove doveva trovarsi Nicola.
La sua Nicola.

<<  Non credi di aver fatto fin troppi danni, Tom?  >>.
<<  Diane, per favore ... Lasciami andare da lei solo per un minuto ... Ti prometto che se mi dirà di andarmene me ne andrò e non farò nessuna obiezione a nessuna delle scelte che prenderà, ma adesso ... Ho bisogno di vederla ... Sono uno stronzo egoista ma ... Non credi che io la meriti quella risposta?  >>.
La donna bionda osservava l' uomo che le stava di fronte, ma non fece in tempo a dire nulla.
<<  Io credo che quella risposta tu la abbia sempre avuta al tuo fianco, fino a quando non hai deciso di assecondare il tuo dolre ... Ma sì, và da lei e ... Tom?  >>.
<<  Sì, Gustav?  >>.
<<  Non farla soffrire  >>.
<<  Non posso promettertelo ... A quanto pare non sono in grado di fare molto altro ...  >>.
Concluse Tom in un sussurro salendo le scale che lo dividevano da lei.

Di nuovo immobile davanti alla porta appena dischiusa della stanza.
Odiava quella immobilità.
Spinse piano e la aprì, fermandosi ad osservare le spalle della donna che si stava specchiando malinconica nello specchio, forse cercando delle risposte.

-  ... Cosa devo fare? Cosa posso fare per non farlo più soffrire? Per non fare soffrire le persone che amo? ... Bill, tu lo sai? Puoi dirmelo?  ...  -.
E mentre quella muta preghiera prendeva forma nella sua mente stanca e confusa, ancora intrisa di quei ricordi così dolorosamente vividi, lo sentì ...

 <<  Nicola ...  >>.
Ed era il suo nome.
Ed era una preghiera di chi non sa pregare.
<<  Avremo sempre dei problemi … Tu avrai sempre paura di perdermi ed io di non averti mai per davvero … Ma non sono ancora pronto a risolvere questi problemi, perché l’ unico modo per risolverli sarebbe non avere più te … Ed io non sono pronto a questo … Posso passare il resto dei miei giorni torturandomi nell’ insicurezza, posso sopportarlo ... Ma un solo giorno senza di te … Non posso … Ti ho aspettata a lungo, ti ho amata quando non avrei dovuto, ti ho rinnegata quando non avrei voluto, ti ho avuta quando avevo smesso di sperare … Adesso non riesco ad immaginare un solo istante della mia vita senza di te … Nicola, ti prego …  >>.

Aveva posato le mani su quelle di lei, cingendole alle spalle i fianchi con le braccia, posando il viso sui suoi capelli neri, assaporandone il profumo … 
Non poteva lasciarlo …

Nicola non sapeva cosa dire, il cuore le scoppiava in petto e per un’ ennesima di quelle infinite volte, si pose la stessa puerile domanda.
 … Riuscirà il mio cuore a contenere tutto questo?  … -.
Questa domanda era la costante della sua vita da quando aveva sedici anni, da quando aveva conosciuto quei ragazzi, da quando aveva imparato cosa significava amare e che l’ amore al pari di ogni altra cosa, cresce, matura, cambia, si evolve … 
Mantenendo certe caratteristiche fisse che erano peculiari di persona in persona …
E anche per lei era stato così.
L’ amore che aveva provato per Bill, quando poteva stringerlo tra le sue braccia, era ancora vivo dentro di lei, ma era mutato inevitabilmente, pur rimanendo dolorosamente intenso ed importante

Differente dall’ amore che provava per Tom …
Lo amava, e forse era una sorta di secondo primo-amore perché era differente da quello provato in passato per Bill, ma manteneva ancora alcune di quelle deliziose, sciocche caratteristiche …
Al pari di quello che aveva vissuto a sedici anni e che aveva ritrovato a diciannove, la prima volta che Tom l’ aveva baciata ...
Ancora adesso, ormai adulta, riusciva a sentire quei piccoli brividi scorrerle lungo la schiena ogni volta che lui la sfiorava, sentiva accendersi di desiderio sotto certi suoi sguardi che le parlavano di passione e le svelavano ciò che avrebbero presto condiviso, riusciva ancora a perdersi nei suoi occhi intensi, caldi e luminosi, ed a pensare che lo amava, che lo amava come una quindicenne :
persa in quello sguardo, inerme tra le sue braccia, impreparata alla sua passione, incerta del suo amore … 
Eppure desiderosa di credervi con tutta se stessa …

Ma lo amava anche come donna.
Come donna che ha diviso con il suo uomo infiniti momenti difficili, come donna che ama preparare la cena per lui ed essere la madre di suo figlio, e stirargli le camice e preparargli il caffè durante la settimana aspettando con ansia, tra un borbottio e l’ altro, il weekend che l’ avrebbe vista protagonista delle loro colazioni a letto, come una donna che spesso si sentiva stufa di raccogliere i suoi calzini sparsi per la camera ...
Lo amava in mille modi diversi, con mille sfaccettature amava le mille sfaccettature di Lui, ma alla fine racchiudeva tutto questo, riducendolo ad una sola parola : Tom.
Lo amava.
Punto.

Quello che stava per decidere adesso, con le braccia di lui che la cingevano dolci e possessive assieme, col battito del cuore di lui che le rimbombava dentro il proprio petto e le sue parole nella testa, avrebbe avuto delle conseguenze.
Delle conseguenze che forse nemmeno lei era pronta ad affrontare ma …
Era stanca …
E più di una volta aveva creduto che per loro stare insieme fosse stato un male.
Finivano spesso col litigare e rinfacciarsi delle sciocchezze e …
Riportare alla memoria dell’altro ricordi dolorosi …
Voleva smettere di soffrire e voleva che lui smettesse di soffrire e, allo stesso tempo, si sentiva egoista e lo avrebbe voluto per sé, il suo adorabile, odiosamente amorevole uomo …
 … Che cosa devo fare? … Bill … Cosa? …  -.
Ma Bill non poteva risponderle, poteva solo restare dentro di lei e scaldarla con il ricordo delle sue parole, del suo amore …
Si volse ancora tra le braccia dell’ uomo e fissò i suoi occhi in quelli profondi e incerti di lui.
<<  … Tom …  >>.
Il giovane uomo li chiuse, quegli occhi, per non annegare in quelli di lei.
Avrebbe voluto tapparsi le orecchie, ma non riusciva a staccarsi dalla donna che lo teneva prigioniero della sua dolcezza..
Non voleva sentirla.
<<  Tom …Apri gli occhi …  >>.
E vide le sue lacrime, che gli invasero il cuore prima ancora delle sue parole.


**********


<<  Stai calmo Tom, calmo! Maledizione stai mettendo tutti in agitazione!  >>.
<<  Non mi sembra l’ occasione adatta per imprecare, Georg!  >>
<<  Forse non lo è, Gustav, ma questa pertica mi sta facendo impazzire! Speriamo che si sbrighi …  >>.
<<  La volete smettere di parlare come se io non ci fossi? Se c’è qualcuno che ha il diritto di lamentarsi, questo sono io! Vi rendete conto di cosa sto per fare? …  >>. Berciò Tom a quel punto.
<<  Sì, quello che avresti dovuto fare qualche annetto fa! Finalmente ti sei deciso a prendere una posizione!  >>. 
Sorrise angelico Gustav coadiuvato dallo sguardo sornione di Georg.
<<  Si, quella sdraiata … Dell’ uomo morto …  >>. Rispose lugubre Tom.
<<  Secondo me sei un gran bugiardo … Lo stesso spaccone borioso di quando avevi sedici anni; fa piacere vedere che certe cose non cambiano mai … >>:
<<  Evitati l’ ironia Hagen … Non mi serve a nulla  >>. 
L’ uomo si stava irritando dell’ atteggiamento di quelli che si ostinavano, infingardi traditori, a dichiararsi i suoi due migliori amici.
<<  Smettetela voi due … Tom, voltati, così potremmo finalmente giudicare quello che sei realmente … Davanti a questa visione non potrai mentire …  >>.
Georg e Tom si voltarono prima verso Gustav, incuriositi dalla frase sibillina e dal tono sommesso di lui, per poi spostare lo sguardo nella medesima direzione di quello rapito dell’ amico.

-  … E’ … Bellissima …  -.

Una visione vestita di un abito dal taglio classico ma dal colore insolito, era bianco ricamato di rose nere di seta, era luminosa e sorridente come una ragazzina ma quando fu ad un solo passo da lui nei suoi occhi di quel blu intenso Tom vide tutta la convinzione e la saggezza di una donna.
Sapeva esattamente cosa stava facendo ed era convinta che fosse ciò che desiderava.
<<  E tu lo sei Tom? …  >>. 
Un sussurro che giunse gentile alle sue orecchie, appena velato di una sottile, quasi impercettibile ansia.
Quegli occhi saggi, che erano riusciti per l' ennesima e sapeva non ultima volta, a guardare dentro di lui, erano grandi, fissi nei propri, in attesa di una risposta e allora …

Allora la baciò.
Iniziò dolcemente, solo sfiorando le sue belle labbra, per poi prendere possesso dei suoi fianchi, della sua bocca, attirarla a sé, desiderando che lei gli cingesse il collo con le braccia, che gli accarezzasse il viso, che si abbandonasse a lui ed al suo bisogno di saperla sua.
E fu quello che lei fece.
Lo strinse a sé, dentro di sé.
Ed aveva di nuovo diciannove anni, e Tom le stava dicendo per la prima volta che la amava e lei era …
Felice.

<<  Non si preoccupi, lo sanno che non è la normale procedura ma … Fra loro non ci sarà mai nulla di canonico … Non c’è mai stato … Ed è giusto così …  >>.
Gustav si rivolse all’ anziano che stava accanto a lui, senza distogliere lo sguardo, incantato dall’ amore che vedeva in quei due testoni dei suoi amici.
L’ uomo brizzolato sorrise ai due giovani quando, finalmente liberi dalle catene dei loro sguardi, volsero a lui la loro attenzione, i volti appena arrossati dall’ imbarazzo e gli occhi scintillanti come i loro sorrisi.
Alzò infine gli occhi sui pochi presenti a quella intima cerimonia ed esordì.
<<  Siamo qui riuniti per unire questa coppia in matrimonio …  >>.

Molti cuori battevano, Bill, all' interno della giacca elegante che si era arreso ad indossare, quel giorno, teneva la lettera che aveva trovato sotto il suo letto in casa di Georg.
Doveva essere scivolata la sera prima, quando aveva trovato le altre lettere di suo zio, quando era rimasto troppo colpito da quelle foto per notare quel foglio sottile cadere.

 
Li osservo dormire sui divani, le poltrone, il pavimento ...
Georg, Gustav, Tom e Nicola ...
Dovrei dormire anche io ma non ci riesco ...
Non voglio più perdere nemmeno un istante, sento che potrebbe essere l' ultimo ...
Sta arrivando.
Ha camminato silenziosa e magnanima alle mie spalle, seguendomi senza interferire troppo, ma adesso ...
Adesso sta reclamando a gran voce ciò che le spetta.
La sento solo io, quella voce vibrante, nella mia testa ...
Vuole me.
Ho cercato di allontanarla, ho creduto davvero di poterlo fare, mentre mi perdevo nell' amore che mi ha sempre circondato.
Ma non potrò scappare per sempre.
No.
Non posso più scappare.
 
Li guardo immobile, lo sguardo fisso, quasi non batto le ciglia e gli occhi bruciano per questo ma temo che anche solo un rapido battito dei miei occhi potrebbe essere l' ultimo.
Sorrido.
Forse sto impazzendo.
Forse dovrei piangere, disperarmi, urlare e maledire il Cielo.
Ma non lo farò.
Non ne sento il bisogno e questo mi fa sentire meno umano.
Forse non lo sono affatto, forse non lo sono mai stato.
Non mi importa.
So di avere amato e di essere stato amato.
Cos' altro ha importanza nella Vita?
Nulla.
I soldi, il successo ...
Sono fiero di noi, di quello che abbiamo raggiunto, e mi fa male portarglielo via, ma SO che non sono quelle le cose importanti, nemmeno per Loro ...
 
Continuo a guardarli.
Georg si è addormentato seduto sul tappeto, la testa buttata indietro sul divano ...
Domani avrai un bel torcicollo amico mio ...
 
Amicizia ...
Tu e Gustav vi siete mai chiesti cosa questa parola abbia significato nella mia vita?
Tanto.
Perchè non la ho mai davvero avuta, prima di Voi due, a parte Tom, ovvio ...
Ma Voi.
Le prime persone che non erano costrette ad amarmi, vincolate dal sangue, ma che lo stesso hanno deciso di farlo.
Il silenzioso Gustav, il forte Georg, Voi che con poche parole o con gesti un po' goffi e un po' rudi a volte, mi avete fatto sentire il vostro amore, forte, saldo, stabile, indistruttibile.
Qualsiasi cosa succedesse, per quanto potevate prendermi un po' in giro, sapevo di averVi al mio fianco.
Siete stati i miei  Amici, la mia Famiglia, la mia Forza.
Sempre.
Vorrei, adesso che Vi osservo dormire, poter trovare le parole per dire, per spiegare, ciò che avete fatto per me ...
Vorrei potervi veder ridere della mia incapacità di scrivere queste poche righe, proprio io ...
Mi fa sorridere questa cosa.
Grazie, ragazzi, Grazie per essere stati al mio fianco Sempre, anche e soprattutto quando le cose andavano male ...
Anche adesso.
E Grazie per la Vostra presenza accanto a Tom  e a Nic ...
Avranno Sempre bisogno di Voi, so che non li lascerete soli  ...
Mi mancherete ragazzi, Tanto ...
Vi Voglio Bene.
 
Lo sguardo scivola su Tom ...
Tom che si è addormentato sdraiato a terra ai piedi del divano, i dread spettinati che gli incorniciano il viso, sparsi sul tappeto, un braccio ripiegato sotto la nuca, un ginocchio piegato, l' altra gamba abbandonata inerme ...
 
Hai sempre avuto degli strani modi di dormire, ti addormenti in posizioni assurde, e la mattina scricchioli, lo sai?
Non posso fare a meno di sorridere, osservandoti, e un magone infido si fa strada nella mia gola chiusa; ma non voglio piangere, questo mi impedirebbe di vederti ed io non voglio perdere nemmeno un minuto.
Sono quasi tentato di svegliarti, solo per vedere i tuoi occhi uguali ai miei, ma poi penso al dolore che vi troverei e lascio stare.
Detesto farti soffrire, Tom, esattamente come da piccolo detestavo farti preoccupare per me, per quel fratello che non sapeva difendersi, che veniva maltrattato, preso di mira e al quale erano risparmiati molti lividi, che tu prendevi al posto mio ...
Ti adoravo allora e ti adoro ancora adesso, con la stessa intensità, con lo stesso sottile dolore dentro.
Tu ...
I miei occhi sono riflessi nei tuoi, il mio sorriso si rivela sulle tue labbra ...
La mia stessa Anima è racchiusa in Te.
E non c' è posto migliore in cui vorrei che fosse custodita, ma ...
Tom.
C' è qualcos' altro che devo chiederti, ancora un  ultimo favore.
C' è ancora qualcosa che Tu puoi fare per me.
Qualcosa mi dice che, forse, per Te non sarà un sacrificio troppo grande, ma allo stesso tempo sento, SO, che per Te non sarà semplice.
Vorrei potertelo dire, ma ciò che il tuo cuore desidera sarà anche la tua fatica più grande ed il più grande gesto d' amore che puoi fare per me ...
Nicola ...
Si tratta di lei, Tom, non lasciarla sola ...
Io non posso sapere come andranno le cose tra Voi, non posso sapere se il Vostro amore sarà uguale a quello che mi ha legato a Lei ma ...
Tu la Ami, io lo so.
Non so da quando, non so se ho voluto consciamente allontanare da me quel presentimento o se davvero non lo avevo percepito, ma lo so ...
Lo vedo nel tuo dolore, nei tuoi occhi, nei tuoi gesti ...
Lo vedo da come la allontani, da come le sfuggi, da come non la guardi ...
Sei il mio gemello, Tom, sei me, non si sfugge a questo.
Nessuno di noi due può sfuggirvi.
Non puoi sottrarti ai miei occhi perchè ti seguiranno ovunque andrai.
Li vedrai riflessi in ogni specchio, in ogni sguardo in cui ti perderai, io sarò lì, sarò dentro di Te.
Così come Tu sei sempre stato dentro di me.
Ed il tuo amore per Lei sarà anche un po' il mio ...
Mentre osservo la tua mano muoversi e cercare inconsapevole quella di lei, abbandonata dal divano, che sfiora in punta di dita la tua mano, sul pavimento, credo di non aver sbagliato ...
 
Nicola ...
Se leggerai mai queste righe, non prendertela ...
Mi sfugge un sorriso all' idea del tuo faccino contrito e dispiaciuto.
Non credere che io non mi fidi di Te, non credere che io possa dubitare del tuo Amore, non lo ho mai fatto, non lo sto facendo nemmeno adesso, mentre scrivo queste parole, mentre ti osservo muoverti piano, mentre non sfugge al mio sguardo nemmeno un fremito delle tue ciglia, che so essere mio.
Conosco ogni piccola sfumatura dei tuoi occhi blu, così profondi, così caldi, così intensi, così come conosco ogni piega del tuo grande cuore.
So che mi Ami e mai mi permetterei di osare pensare male di Te.
Ma ti Amo, Nicola e vorrei ...
Vorrei che Tu fossi felice.
Vorrei essere certo che non sarai mai sola.
Vorrei la certezza di saperti al sicuro, protetta e Amata.
E per quanto mi torturi il pensiero della Tua assenza, credo che vorrei al tuo fianco qualcuno di cui mi fido, nelle cui mani avrei affidato la mia stessa Vita.
Tom è quella persona.
E Tu sei la mia Vita.
Vorrei venire accanto a Te, stringerti piano, sentirti mormorare infastidita e poi sussurrare il mio nome, mentre mi sfiori con lo sguardo nascosto dalle tue ciglia lunghe che accarezzano, solleticandolo appena, il mio viso.
Vorrei poterti dire queste parole guardando i tuoi dolci occhi, cercando di scorgervi la tua comprensione; ma so che ti farei del male, so che ne soffriresti, ed è l' ultima cosa che desidero, anzi, non lo desidero affatto ...
Ma spero davvero che un giorno Tu possa capire.
Nicola, mi vedi?
Rimango quel bambino egoista fino all' ultimo,tutto il tempo che mi resta, per poco che sia, voglio passarlo con Te al mio fianco, con Te dentro di me, senza alcuna ombra che possa rendere ancora più cupo questo nero dolore che io ti ho donato.
Voglio solo la luce del tuo sorriso.
Però ...
Spero davvero che un giorno Tu possa capire ciò che io sto provando in questo momento.
Non ti sto mandando via, non ti sto allontanando da me, già una volta ho commesso questo errore, sto solo cercando di dirti che voglio che Tu viva la tua vita nel miglior modo possibile, così come lo desidero per Tom ...
Il Mio Tom che non ha mai davvero amato e che adesso si ritrova a combattere una battaglia con sè stesso, con il suo cuore che è grande Nicola, non lo dimenticare.
Potrebbe non essere semplice vivere, ma potrai sempre contare su di Lui, io lo so.
 
Vorrei sveglairvi entrambi, parlare con Voi, chiedervi di farmi questa promessa, ma non posso.
 
Vi Amo, Vi Amo tutti, e non volevo farVi soffrire.
 
Mantenete unita la Famiglia che siamo diventati, non perdeteVi nel dolore che già da mesi vedo nei vostri occhi, non lasciatevi divorare dal Nulla che potrebbe chiamare le vostre Anime, irresistibile come il canto delle Sirene.
Rimanete insieme e vivete, piangete, sorridete ... Per Voi, per Noi  ...  Sempre.
Ed io sarò con Voi, in ogni Vostro Sorriso, così come in ogni Lacrima.
 
Vi Amo.
Bill
 
Adesso decise che era stato giusto così.
La avrebbe fatta leggere alla sua Famiglia, che era la stessa di quel ragazzo che la aveva scritta, ma era contento che non l' avessero letta prima.
Sua madre e suo padre avevano combattuto più duramente di quanto, forse, avrebbero fatto, dopo aver saputo cosa pensava Bill, ma era felice che lo avessero fatto.
Non era stato semplice, ma avevano trovato da soli la loro strada.
Alzò gli occhi al cielo per un istante solo.
-  ... So che sei sempre stato al loro fianco, che loro sappiano di questa lettera o meno ... Grazie, Zio ...  -.
Tornò a stringere quel foglio ed a posare gli occhi sui suoi genitori.
Erano felici.

Adesso il ragazzino teneva stretta la mano di Simone che già erano lucidi, Gordon sorrideva inaspettatamente commosso, Diane accanto a Nicola, non riusciva a distogliere lo sguardo dall’ amica e da Tom.
Georg e Gustav erano altrettanto felici sebbene sapessero che questo non era certo un contratto definitivo, non un qualcosa di inviolabile, ma ci credevano, avevano sempre creduto in loro.
E anche Tom, la mano di Nicola tra le sue, mentre, senza fiato o parola, lasciava scivolare quella fede d’ oro bianco al dito di lei, sapeva che non sarebbe stata la fine dei loro problemi, sapeva che lei avrebbe ancora dovuto lottare contro i loro fantasmi e contro di lui e contro sé stessa …
 … Perdonami ... Non sarà semplice, ma io ci sarò, sarò con te, con Voi …  -.
Volse lo sguardo su suo figlio, poi chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì erano volti al cielo limpido.


 … Questo è anche per Te … La vedi? Vedi quanto è bella? … Lei ti amerà sempre ma … Grazie, grazie di avermi permesso di provare tutto questo … Ti voglio bene Bill … Per sempre … -.

 

FINE

Eccoci qui.
Giunti all' epilogo di questa storia.
Non so se sia stato "giusto" scriverla o meno, ma davvero questa storia, i suoi personaggi, mi mancavano tantissimo, per cui è venuta fuori questa shot.
Spero vi piaccia, tutto qua.
Non ho altro da dire.
Ho amato scriverla, Tom e Nic mi avevano lasciato, alla fine di "Die", un piccolo "vuoto" una sottile incertezza che, almeno per me, adesso è stata chiarita (sebbene temo che la vera "pace dei sensi" quei due non la troveranno mai ... n____n) spero vi piaccia leggerla.
Credo che adesso sia davvero arrivata la fine, lo spero, almeno X°D!
Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno seguito "DIE" e la hanno inserita tra le preferite, quindi, GRAZIE a Voi ...


   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Schwarzfreiheit