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Autore: Sewa    22/02/2010    2 recensioni
Diversi anni sono trascorsi dall'arrivo di Orihime a Las Noches: la piaga della guerra dilaga senza sosta da tempo immemore,
e i sopravvissuti sono totalmente demotivati e prostrati dalle innumerevoli battaglie, che si concludono sempre in un nulla di fatto.
Quando non si è più padroni neppure dei propri ricordi,
quando la fede e la speranza non sono che una vana utopia,
cosa rimane?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Bitte bitte, gib mir Gift


 «Ah, eri qui. Sbrigati, hanno portato dei feriti».
 Inspirazione, espirazione, nuvola di fumo.
 Una mano abbandonata lungo la balaustra annerita e lurida, e nell’altra, tra l’indice il medio, stringeva una sigaretta consunta che portava ripetutamente alla bocca. Chiuse gli occhi Orihime, e si passò la mano libera tra i capelli corti ormai quasi quanto quelli di Tatsuki.
 «Dì loro che sto arrivando».
 Dischiuse le palpebre, e i suoi occhi indugiarono su una nuova, spettrale nuvola di fumo che si allontanava dalle sue labbra, diradandosi lentamente nella notte eterna dell’Hueco Mundo.
 Tatsuki… Aveva davvero conosciuto una ragazza che si chiamava Arisawa Tatsuki? Aveva davvero condiviso gioie e dolori con lei, fino a qualche anno prima, in un posto chiamato Karakura? Ed esisteva questa città, o era semplicemente frutto di un sogno particolarmente fervido?
 Certamente, se esisteva, non poteva esistere in Hueco Mundo, perché lì non avevano ragion d’essere le città, così come non avevano ragion d’essere il tempo, l’alternarsi del giorno e della notte, le stagioni, i cambiamenti climatici, i fenomeni naturali.
 Tutto in quel posto dimenticato da Dio scompariva in un'unica, grande macchia nera, la cui aria malsana corrodeva le anime e ne intossicava la mente e i ricordi.
 Orihime notò con la coda dell’occhio che il suo interlocutore era ancora in attesa in cima alla scalinata.
 «Cos’altro vuoi, Ulquiorra?»

***

 Lei, la donna.
 La sigaretta, i capelli corti e le guance smunte la facevano sembrare più adulta, o comunque diversa dalla ragazzina impaurita che, anni e anni fa - non ricordava esattamente quanti - aveva varcato con lui la soglia del Garganta per la prima volta.
 Una guerra li aveva fatti incontrare. Una guerra divenuta ormai guerra di logoramento, in cui non si capiva più chi combattesse contro chi, e perché.
 Il re indiscusso di quel luogo ostile e desolato lo aveva concepito come una macchina da guerra, e fatto nascere con il solo scopo di obbedire ciecamente e combattere, se necessario, fino a versare l’ultima goccia di sangue. E lui di tutto ciò non avrebbe mai dovuto chiedersi il perché, semplicemente per il fatto che non ne aveva bisogno.
 Eppure Ulquiorra si era posto dei perché. Ulquiorra sentiva. E più di tutto aveva sempre sentito, incessantemente, la mancanza di qualcosa, segno evidente del fatto che il meccanismo con cui era stato creato era imperfetto e lacunoso, probabilmente uno dei motivi per cui il suo signore non era riuscito mai, neppure col trascorrere del tempo, a prevalere completamente sugli avversari.
 Su entrambi i fronti, le perdite erano state gravissime, e chi era rimasto era ormai stanco, lacerato per una guerra che sembrava protrarsi all’infinito. Numerosi erano stati i tradimenti, i voltafaccia, le diserzioni, i complotti, le alleanze improvvisate, e di rado mantenute; si andava perdendo il senso reale del conflitto, un conflitto tra titani dal quale dipendeva la vita o la morte di tutti.
 E poi c’era lei. Lei che aveva anche il potere distruggere, ma aveva sempre e solo difeso o curato tanto i suoi amici quanto i nemici. Chiamata in continuazione a salvare la vita di chi le stava accanto, i capelli le erano ormai diventati di intralcio e vi aveva dato un taglio netto, come se insieme ad essi avesse voluto liberarsi anche delle ansie e delle emozioni che le facevano perdere il sonno e che lei cercava di affogare nell’alcool e nel tabacco a buon mercato che Aizen aveva procurato ai suoi commilitoni, con la speranza che quei piccoli lussi risollevassero l’umore delle sue truppe.
 Ulquiorra non si era sentito attratto solo sessualmente dalla donna. Avevano avuto rapporti molte volte, e nonostante la guerra e il tempo lasciassero anche su di lei i loro indelebili segni, era ancora un esemplare di femmina umana sorprendentemente avvenente e sensuale, più di tutti gli altri che aveva visto in vita sua.     
   Ma, con gli anni, era diventata molto di più che il semplice appagamento del suo desiderio sessuale. Grazie a lei Ulquiorra era finalmente riuscito ad alleviare il bisogno bruciante di quel qualcosa a cui non riusciva a dare un nome, e che probabilmente era ciò che gli esseri umani chiamano amore.
 Proporzionalmente ai giorni che trascorrevano insieme, si erano andati rafforzando l’ammirazione e il rispetto nei confronti della donna, e aveva continuato ad amarla, con sempre più foga e passione, incurante dei pericoli a cui avrebbe esposto entrambi.
 E ancora adesso, due anime legate insieme da un destino spietato, continuavano a consumare il loro amore tra le squallide mura di un castello nel mezzo del nulla.

***


 Orihime lanciò a Ulquiorra un’occhiataccia. Le si era avvicinato di soppiatto, a passo di sonido, e le aveva tolto di bocca il mozzicone.
 «Hai lo stesso tanfo di Nnoitra».
 «Ti avevo già detto che avrei smesso da domani».
 Erano amanti, ma non si scambiavano baci o gesti affettuosi se non di notte, nella sua stanza. E a Orihime tutto questo stava bene anche perché, guerra o no, da Ulquiorra non avrebbe potuto in ogni caso pretendere più di così.
 Sorrise pensando a queste cose, mentre si allontanava verso le scale sotto lo sguardo di lui. E, sempre sorridendo, si fermò a metà del suo percorso e si voltò indietro.
 «Sono incinta, Ulquiorra».
 




Angolino dell’autrice
Dopo mesi di silenzio, sono tornata con una nuova one-shot, piccola e senza pretese, stavolta col tag what if.
Spero di non aver di nuovo esagerato con Orihime rendendola OOC, ma adoro letteralmente questa sua versione più “matura”.
Il titolo è preso dal testo di Amour dei Rammstein: tremendamente angst, se non la conoscete ascoltatela.
Ringrazio di cuore per i 5 preferiti di Just One Lifetime: Chemical Princess, Ci chan, DrinkingDarkness, Francis93 e Patricia Dalrymple, e le 5 recensioni!


Sewa
  
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