Robin, 24 anni, capelli castani, occhiali da miope poco spessi e leggeri, era la figlia di John Cheese, giudice locale. Fin da bambina si era mostrata attenta e studiosa, era stata membro del club degli scacchi. Diede un solo dispiacere al giudice: decise di studiare medicina, invece di giurisprudenza. Il giudice Cheese riteneva che i medici fossero tutti degli incapaci e si era meravigliato e irritato della decisione di sua figlia.
Tutt’altro tipo era Gin Blake. A dieci anni aveva scoperto in televisione, per caso, il calcio femminile. Più alta di Robin, castana, occhi nocciola, era la sportiva del gruppo. Incoraggiata dai genitori, il signor Blake aveva un negozio di articoli sportivi, si era lanciata nello sport. Aveva ottenuto ottimi risultati, ma i suoi voti ne avevano risentito; aveva finito l’università in anticipo, con un contratto per una squadra nazionale professionista.
Laureen invece adorava viaggiare, così fin da adolescente passava i pomeriggi nell’agenzia di viaggi della zia Sandy. Così finita la scuola aveva subito trovato lavoro. Bionda, occhi azzurri, era la più divertente del gruppo; sempre pronta alla risata.
Totalmente diversa Isabel. Isabel Casas era l’unica figlia del colonnello Joaquin Casas, militare di carriera. I suoi tentativi di ribellione al potere paterno andavano dal portare i capelli lunghi; ” non ti accetteranno mai nell’esercito, querida” diceva il colonnello Casas, alla sua ultima trovata: una laurea in Scienze delle comunicazioni. Alta, slanciata, con tipici tratti latini, era la più calma ma al contempo la più festaiola. Parsimoniosa fino alla taccagneria aveva avuto diverse litigate con le amiche a proposito di soldi prestati.
In ogni caso le quattro amiche si trovavano per i monti dell’Ohio in campeggio per festeggiare: Robin aveva preso la laurea con il massimo dei voti, e dì lì ad una settimana avrebbe iniziato il suo periodo di specializzazione. Quella di campeggiare il fine settimana era una tradizione del gruppo, avveniva ogni volta che una di loro riusciva in un obiettivo che si era prefissa: come il 100 gol di Gin, il ventesimo scaccomatto di Robin, il primo cliente soddisfatto di Laureen, o la A+ presa da Isabel in storia americana, il colonnello considerava la storia del suo Paese d’adozione una grande stupidata. O il diploma, o il tatuaggio di Isabel, la sua nonna aveva gridato “tu es loca, Isabel, tu es loca!!!”. <
-Va bene, va bene, chi va a prendere la legna questa volta?- chiese Isabel, sempre meticolosa. -Tiriamo a sorte- propose Robin. Detto questo prese una moneta da un dollaro e lanciò in aria. Uscì testa, quindi si avviò. -Il dollaro, Robin, mi devi un dollaro- quasi le grido Isabel, -Te lo do dopo, quando torno- le rispose Robin.
Le piaceva camminare nel bosco di sera, c’era quella pace che si trovava sempre più raramente in città, troppi rumori. Da bambina ogni tanto ci veniva da sola o accompagnata da suo fratello Robert, si sedevano e ascoltavano. Ascoltavano il bosco.
La vide da subito e la segui. Non c’erano dubbi, era “adatta”. Poteva percepire il suo sangue, era quello giusto, s’immaginò il momento in cui le avrebbe strappato il cuore. Per l’eccitazione saltellò e quando torno con le zampe per terra udi distintamente il rumore di un rametto spezzato. Maledizione! Si era girata verso di lei, ma non poteva vederla, non ancora, sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe visto in vita sua.