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Autore: Keyra    22/02/2010    2 recensioni
"Rimani con me stanotte"
"Va bene"
"Non te ne andare"
"Non me ne vado"
"Rimani con me"
"Rimango con te"
Mi prese la mano e la strinse forte, e la sua pelle e la mia erano una cosa sola.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avevo mai pensato a lei in quel modo.
Non avevo mai pensato a lei e alle sue labbra.
Non avevo mai pensato a lei e al suo corpo.

E il suo corpo non mi era mai sembrato così bello.
E i suoi occhi non mi erano mai apparsi così grandi.
E le sue labbra... le sue labbra, forse, non le avevo neanche mai guardate.
Ma quella sera.. quella sera lei era bellissima.
E quelle labbra, quelle labbra avrei voluto inchiodarle alle mie.
Avrei voluto mangiarle di baci.
Avrei voluto scoprire ogni centimetro di lei, ogni centimetro del suo corpo, della sua pelle. E le sue labbra erano solamente la chiave, la chiave di un mondo sommerso che non avevo mai considerato.
Lei quella sera era così bella.

 

 

 

 

 

"Vieni qui, scemo!"
Mi prese il braccio e mi tirò dentro il bagno.
Avevo cercato di evitarla tutta la sera. Perché era troppo bella.
E non avrei potuto dirglielo. Non a lei. Non avrei potuto dire alla mia migliore amica che la sera del mio diciottesimo compleanno la vedevo magnifica.
E che non l'avevo mai vista così. Che mi ero accorto di essere pazzo di lei appena era entrata.
Appena si era avvicinata e mi aveva abbracciato forte.
E il suo profumo mi era entrato dentro il naso e dentro i vestiti e non ero più riuscito a togliermelo di dosso, neanche con l'odore del fumo che riempiva le stanze e neanche con quello del vomito che le avrebbe riempite più tardi, quando la notte ci avrebbe rapiti e trascinati nella follia.
Mi aveva stretto forte e mi aveva baciato. Auguri! aveva detto sorridendo. E quel sorriso non era mai stato così bello. Quei denti no, non erano mai stati così bianchi, bianchi come solo la neve può essere. Lei non fumava. Lei sì che aveva capito tutto dalla vita.
E quando si era staccata dal mio corpo avrei voluto urlarle: aspetta, non andare. Aspetta, stai ancora qui, attaccata a me. Non me ne importa niente degli altri, non me ne importa niente della gente, non me ne importa niente dei regali e della mia festa e del fumo e dell'alcool, di ubriacarmi e di sciogliere questa serata nel vomito. Non me ne importa niente, voglio solamente avere te attaccata a me. Sul mio corpo, così, come lo eravamo prima. E non importa se fa caldo, se oggi è una serata di giugno e fuori è ancora chiaro, e se per strada non si sente il ronzio dei motori delle macchine, ma solo quello dei grilli che piace tanto a te. Non importa, sopporterò questo caldo. Basta che tu stia attaccata a me.

Invece si era staccata e con le guance abbronzate mi aveva chiesto Devo fare qualcosa? E' già tutto pronto?
Era filata in cucina senza che io potessi fermarla e non c'era ancora niente di pronto, laggiù.
Ho capito, qui ci voglio io, aveva detto e mi aveva guardato con i suoi soliti occhi, che però quella sera erano così grandi e così belli e così diversi. Ma erano i suoi soliti occhi.
Poi l'avevo persa tra la gente e tra gli abbracci, tra i profumi inconsistenti e le braccia sottili abbronzate e perlate delle ragazze che mi facevano gli auguri guardandomi negli occhi come se io fossi il premio della serata e tra la musica e l'odore di tanti corpi stretti l'uno all'altro e delle stanze che pulsavano e straboccavano birra.
E le poche volte che l'avevo vista era lì in un angolo con alcuni ragazzi e poche sue amiche a ridere con le guance ancor più rosse di quando aveva guardato me.
Allora mi ero detto ragazzo, che stai facendo. Non puoi essere geloso della tua migliore amica. Lei è lei. Non puoi essere geloso di lei. Le hai detto che le vuoi bene un migliaio di volte, e solo a lei con una facilità impressionante.
Quel ti voglio bene con lei ti scivola dalla lingua senza che tu possa fermarlo.

Le vuoi bene e basta, ragazzo, non puoi essere geloso di lei.

"Vieni qui, scemo!"

"Ehi, che c'è?"
Ero contento. Cercavo di non farlo vedere, ma ero contento.
Però no, non qui. Non nel mio bagno. Siamo troppo vicini, e i suoi occhi sono troppo grandi.
E le tue labbra troppo belle. Troppo belle per essere baciate.

"Devo darti una cosa... il mio regalo"

"Non dovevi disturbarti..."
"Shh.." lei mi posò le dita sulle labbra. E io quel dito l'avrei voluto accarezzare all'infinito, non mi sarei stancato mai.
"Tieni" , tirò fuori una busta della spesa di cartone piena di roba. "Sono tanti regalini... ognuno ha un suo significato. Però non voglio che li apri qui, con me. Quando poi sarai da solo"

"Ma tu... tu sei pazza"

"No, non sono pazza.. Ti voglio bene"

"Anche io ti voglio bene, tantissimo"
Mi abbracciò. E di nuovo attaccò il suo corpo al mio. E io avevo pregato che non lo facesse, l'avevo pregato.
Perché così il suo profumo entrò di nuovo nel mio naso e nei miei vestiti. E non potevo più resistere, non potevo più resistere alla bellezza della sua pelle.
E quando si staccò dall'abbraccio e mi guardò dritto negli occhi io la baciai. Come si fa con una qualsiasi, senza dire niente, io la baciai. Perché le parole non servivano, perché ci eravamo già detti che ci volevamo bene, e non c'era bisogno di dirci che eravamo pazzi l'uno dell'altro da sempre.
Non c'era più bisogno di dirci che avevamo aspettato quel momento per anni, ma che avevamo schiacciato con le scarpe il pensiero per paura di buttare nel cesso un'amicizia fantastica. Un'amicizia di quelle fantasma.
Un'amicizia di quelle la cui forza sta nel non cercarsi mai, ma nell'esserci sempre.
E quando lei alzava la cornetta per chiamarmi, in preda alle lacrime e alla disperazione, io sentivo che lo stava per fare. E lei sentiva quando io stavo male, e allora mi chiamava lei, senza che ci fosse bisogno che mi facessi vivo io.

Io la baciai e poi ci guardammo. E lei sorrise come solo lei sapeva fare.
E poi mi baciò di nuovo e rimanemmo così, addormentati nel nostro bacio come potesse durare per sempre.

Appoggiai la mia fronte alla sua e le dissi
"Rimani con me stanotte"
Lei sorrise maliziosa.
"Va bene"
"Non te ne andare"
"Non me ne vado"
"Rimani con me"
"Rimango con te"
Mi prese la mano e la strinse forte, e la sua pelle e la mia erano una cosa sola.

  
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