Crescere, piangere, detestarsi... si lo so, sono messa parecchio male, non serve che me lo ricordiate è_è
Questa fanfiction è nata nel giro di pochi minuti nella mia testolina infruttuosamente perversa,
nulla di sconcio comunque, non preoccupatevi xD Ora la smetto di blaterare e vi lascio alla lettura.
Ovviamente le recensioni sono sempre ben accette, visto che agli autori fa sempre piacere ù__ù
Ora ho finito sul serio.
Buona Lettura.
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Than This
Capitolo Unico.
Capitolo Unico.
Mio fratello mi assomiglia molto.
Non avrei mai immaginato di arrivare a dirlo, eppure
eccolo li, che ripercorre tutto quello che ho percorso io. I capelli
sono solamente poco più scuri dei miei, è
più alto e slanciato.. eppure mi rispecchio nei suoi occhi,
nel suo sorriso, nel suo essere se stesso. Aiuta le persone e gli
animali. accoglie ogni mio piccolo gesto, anche il più
insignificante come se fosse l'ultimo che potrei dedicargli. Mi guarda
spaesato quando mi trova ad osservarlo silenziosamente, ed è
allora che mi sorride, non sapendo cosa dire. E' generoso e per nulla
egoista, non riesce a far del male a nessuno. Soffre nel vedermi
soffrire, come io soffro nel vedere soffrire lui. E' dolce, per nulla
ironico e dannatamente sincero. In effetti, mio fratello non mi
assomiglia più di tanto. Lo guardo mentre sta in giardino
con i due gatti che gironzolano qui intorno da un pò, ride.
Ricordo ancora il suo primo sorriso dopo averlo rivisto col suo vero
corpo. Per quanto emaciato e rachitico, era sempre bellissimo. Mi ero
preoccupato un sacco, non riusciva nemmeno a tenere in mano una penna.
Denutrito com'era ero terrorizzato all'idea che potesse andarsene,
lasciandomi solo. Egoista.
Ero solo talmente preoccupato per me stesso che, tempo prima, avevo
messo a repentaglio la vita di Al per poter rivedere nostra madre.
Scossi la testa, passandomi una mano sulla fronte. Riguardai verso il
giardino, Al era sparito. Ora dove diamine si era cacciato?
-Nii-san- mi sentii chiamare, voltai lo sguardo un pò ovunque, ma non vidi nessuno. La mia testa stava cominciando a dare di matto. Nii-san, Mi sentii chiamare di nuovo. Questa volta uscii fuori, nella frescura primaverile. Ed eccolo li, che mi sorrideva, facendomi vedere uno dei due batuffoli pelosi. Lo trovava bellissimo. Io lo trovavo spaventoso. I gatti erano imprevedibili. Eppure a lui piacevano così tanto. Ride quando non riderei. In qualsiasi situazione ci troviamo, in qualunque antro seminascosto alla vista, lui mi passa una mano sulla spalla, risalendo fino alla guancia.. e poi ride. Ride di quel momento così strano, così silenzioso, così nostro, lasciandomi da solo con i miei problemi. Scuote la testa, tenendosi la pancia con le mani. Mentre mi chiede scusa per l' interruzione, che non sarebbe più accaduto. E invece, ogni volta, si ripete. Ormai mi sono abituato, Alphonse è fatto così. Mi tiene per mano quando siamo in camera, al buio. Ha paura ma ormai non vuole più ammetterlo. E' grande, dice. Diciassette anni e avere ancora paura del buio è inammissibile secondo lui. Eppure io, ha diciotto anni, la fobia che il latte prima o dopo attaccherà il mio povero sonno non mi è ancora passata. Mi abbraccia nei momenti meno opportuni, mettendomi in imbrazzo davanti a Winry, l'unica che sa. Però rimane sempre dannatamente mio. Mio fratello ha dubbi sulla sua felicità. Si sente in colpa, non raramente esce con discorsi accusatori contro se stesso, se ero sparito tutto quel tempo in un mondo parallelo al nostro era solo colpa sua. Non era vero, pur di riportarlo com'era avrei fatto qualunque cosa, anche morire se era necessario. E ha avuto paura. Paura che io potessi odiarlo, lasciandolo solo per sempre. Nii-san come hai anche solo potuto pensarlo? Vivo di lui, respiro di lui. E' diventato una dipendenza. Stare lontano da lui mi causa un forte dolore al petto, che si allarga man mano che passano i giorni. Voglio poterlo stringere, sentire la sua pelle contro la mia. Ancora. Ogni volta che se ne ha l'occasione. L'ho visto li, sulla scrivania, piegato su un tomo particolarmente grosso. Leggeva, avido. Estraniato dal resto del mondo. Percorreva la stessa pagina da dieci minuti. Ricordi che fanno paura. Ricordi che fanno coraggio. Ricordi che non se ne sarebbero più andati, lasciandoci solo noi stessi. Lo abbraccio ogni volta che scoppia a piangere, che dice di non meritare di essere com'è. Gli scosto i capelli dal viso, posando le mie labbra sulla sua guancia calda. Non avrei mai permesso a nessuno di fargli del male. Volevo sentire il suo battito accellerare, sentirlo muoversi accanto a me nel letto. Stringersi a me durante un temporale, per paura che sarebbe potuto accadere qualcosa. Sentirlo parlare anche della più piccola cosa. Mio fratello è tutto un paradosso. Mi abbraccia, mi bacia, si scosta e se ne va. Colpevole. Poi torna, ripete quei gesti. Mi accarezza la schiena, mi scoglie i capelli e mischia il suo odore al mio. Non si pente. E' felice. Crede sempre di fare la cosa sbagliata, poco dopo invece cambia idea, e decide che è quello che vuole. Mi passa la mano tra i capelli. Intreccia le sue dita alle mie e crede di essere in paradiso. Forse lo siamo. E' questo quello che ho sempre voluto. Che ho sempre cercato. Sussulta ogni volta che sente il freddo del mio braccio destro sulla sua pelle calda. Mio fratello. Sarebbe sempre stato al centro della mia vita, senza lasciare posto a nessun'altro.
-Nii-san- mi sentii chiamare, voltai lo sguardo un pò ovunque, ma non vidi nessuno. La mia testa stava cominciando a dare di matto. Nii-san, Mi sentii chiamare di nuovo. Questa volta uscii fuori, nella frescura primaverile. Ed eccolo li, che mi sorrideva, facendomi vedere uno dei due batuffoli pelosi. Lo trovava bellissimo. Io lo trovavo spaventoso. I gatti erano imprevedibili. Eppure a lui piacevano così tanto. Ride quando non riderei. In qualsiasi situazione ci troviamo, in qualunque antro seminascosto alla vista, lui mi passa una mano sulla spalla, risalendo fino alla guancia.. e poi ride. Ride di quel momento così strano, così silenzioso, così nostro, lasciandomi da solo con i miei problemi. Scuote la testa, tenendosi la pancia con le mani. Mentre mi chiede scusa per l' interruzione, che non sarebbe più accaduto. E invece, ogni volta, si ripete. Ormai mi sono abituato, Alphonse è fatto così. Mi tiene per mano quando siamo in camera, al buio. Ha paura ma ormai non vuole più ammetterlo. E' grande, dice. Diciassette anni e avere ancora paura del buio è inammissibile secondo lui. Eppure io, ha diciotto anni, la fobia che il latte prima o dopo attaccherà il mio povero sonno non mi è ancora passata. Mi abbraccia nei momenti meno opportuni, mettendomi in imbrazzo davanti a Winry, l'unica che sa. Però rimane sempre dannatamente mio. Mio fratello ha dubbi sulla sua felicità. Si sente in colpa, non raramente esce con discorsi accusatori contro se stesso, se ero sparito tutto quel tempo in un mondo parallelo al nostro era solo colpa sua. Non era vero, pur di riportarlo com'era avrei fatto qualunque cosa, anche morire se era necessario. E ha avuto paura. Paura che io potessi odiarlo, lasciandolo solo per sempre. Nii-san come hai anche solo potuto pensarlo? Vivo di lui, respiro di lui. E' diventato una dipendenza. Stare lontano da lui mi causa un forte dolore al petto, che si allarga man mano che passano i giorni. Voglio poterlo stringere, sentire la sua pelle contro la mia. Ancora. Ogni volta che se ne ha l'occasione. L'ho visto li, sulla scrivania, piegato su un tomo particolarmente grosso. Leggeva, avido. Estraniato dal resto del mondo. Percorreva la stessa pagina da dieci minuti. Ricordi che fanno paura. Ricordi che fanno coraggio. Ricordi che non se ne sarebbero più andati, lasciandoci solo noi stessi. Lo abbraccio ogni volta che scoppia a piangere, che dice di non meritare di essere com'è. Gli scosto i capelli dal viso, posando le mie labbra sulla sua guancia calda. Non avrei mai permesso a nessuno di fargli del male. Volevo sentire il suo battito accellerare, sentirlo muoversi accanto a me nel letto. Stringersi a me durante un temporale, per paura che sarebbe potuto accadere qualcosa. Sentirlo parlare anche della più piccola cosa. Mio fratello è tutto un paradosso. Mi abbraccia, mi bacia, si scosta e se ne va. Colpevole. Poi torna, ripete quei gesti. Mi accarezza la schiena, mi scoglie i capelli e mischia il suo odore al mio. Non si pente. E' felice. Crede sempre di fare la cosa sbagliata, poco dopo invece cambia idea, e decide che è quello che vuole. Mi passa la mano tra i capelli. Intreccia le sue dita alle mie e crede di essere in paradiso. Forse lo siamo. E' questo quello che ho sempre voluto. Che ho sempre cercato. Sussulta ogni volta che sente il freddo del mio braccio destro sulla sua pelle calda. Mio fratello. Sarebbe sempre stato al centro della mia vita, senza lasciare posto a nessun'altro.