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Autore: Annina88    23/02/2010    5 recensioni
Credo che il titolo dica già tutto. Spero che gradiate questa mia ennesima one shot su e per Rob.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CLICK. Elogio alla tua bellezza.

“Ok…ora dovresti appoggiarti al tavolino con le mani”

“Così?”

“Si…ora distendi le gambe e divaricale un po’…ecco così, perfetto. Tieni gli occhi chiusi e la testa indietro…e smettila di ridere!”

“Ehm…ok…scusa…”

“E’ tutto il giorno che continui a ridere. Scatto e ridi, scatto e ridi. Si può sapere cosa c’è di tanto divertente?!”

“Più che divertente…ridicolo…Io mi sento ridicolo”

“Ridicolo?”

“Si…cioè mi sento ridicolo a mettermi in certe posizioni, a fare gli sguardi ammiccanti e provocanti come se ci credessi davvero”

“Credessi a cosa?”

“Al mio sex appeal…”

“Certo che sei incredibile! Hai mai visto un uomo brutto fare un servizio fotografico con modelle nude?”

“No…ed è appunto per questo che non capisco che cosa ci faccio qui…”

“Va bene, mi arrendo…non c’è proprio modo di fartelo capire vero? Certo che sei testardo! Va bene, torniamo al lavoro. Rimettiti in posizione”

“Ok”

“Dischiudi un po’ quelle labbra! Devi sembrare sexy non alle prese con una tintarella!”

E ride ancora, mentre riprendo posizione dietro il treppiede, su cui è appoggiata la mia amata e fedele macchina fotografica. La mia migliore amica. Colei che non mi abbandona mai, da anni. Colei che inquadra perfettamente gli spezzoni più importanti della mia vita. E colei che, perché no, porta il pane sulla tavola del mio appartamento di San Francisco.

Mi chino leggermente, per poter guardare nell’obiettivo. Un gesto ormai automatico, il mio. Un gesto che compio ogni giorno da circa dieci anni. Un gesto abitudinario, la cui emozione non è mai andata oltre al piacere della mia più grande passione. Anche oggi…anche oggi è stato così. Ma ora è successo qualcosa. Qualcosa di diverso. Qualcosa che non avevo previsto. Ho scattato fotografie a Robert Pattinson per tutto il giorno. Eppure solo ora, solo ora che attraverso il focus inquadro il suo corpo in quella posizione, per la prima volta io…lo vedo. Lo vedo davvero.

Ho lavorato tutto il giorno, per immortalare le pose provocanti di Robert e la sua interazione, seppur scarsa, con i corpi nudi di due modelle dalla bellezza eterea e dalla fisicità più simile a quella dei manichini, cosa che le fa sembrare quasi finte e che dovrebbe proteggere questo lavoro dall’essere considerato di cattivo gusto.

Lo scopo era questo: strappare il nuovo idolo delle teenagers dall’immagine dell’immortale diciassettenne dalla pelle immacolata come la sua verginità, per poi fargli indossare la maschera del fascino adulto, del fascino erotico, del fascino virile, senza cadere nella facile volgarità. Il confine che separa erotismo e volgarità è molto labile, soprattutto al giorno d’oggi. Spero solo che la gente capisca che cosa stiamo facendo qui.

Ma ora, mentre immobile continuo a fissarlo attraverso l’obiettivo, mi dimentico di ogni cosa che ho fatto e che farò. Mi dimentico perché sono qui. Mi dimentico come ho fatto ad arrivare fin qui. Mi dimentico di essere una delle fotografe che lavorano per la prestigiosa rivista “Details”. A dir la verità, mi dimentico persino il mio nome. Dimentico ogni singola cosa della mia vita. Tranne lui.

Trattengo il respiro, mentre mi ritrovo senza nemmeno rendermene conto a compiere una radiografia panoramica a tutto il suo corpo. Perdo completamente anche il controllo di me stessa, e me ne accorgo nel momento in cui il mio dito indice si sposta sul pulsante per lo zoom.

Le sue gambe, racchiuse in stupendi pantaloni neri. Le sue gambe tese, leggermente divaricate, come gli ho chiesto io. Non avrei mai dovuto farlo…Le sue gambe sono lunghe, lunghissime, infinite. Due pilastri marmorei, eleganti nella forma longilinea. Per quelle gambe, mi trasformerei in una gattina solo per poter miagolare e fare le fusa mentre mi struscio su di esse. Ho sempre odiato i nomignoli, ma lui potrebbe usarli con me…”Vieni qui, gattina”…Poco importa che quelle gambe siano poco aggraziate e coordinate nella deambulazione. E’ uno degli aspetti che mi assicurano del fatto che lui sia un uomo reale e non l’allucinazione di un dio. Sono la perfezione nell’imperfezione. Quante volte sei inciampato mentre da piccolo scorrazzavi su un campo da calcio, Rob? Quante volte ti sei sbucciato le ginocchia e sei corso piangendo dalla tua mamma per farti passare la bua? E quante donne si sono sedute su di esse, Rob?

Zoom. Sulla sua mano destra, gemella di quella sinistra, appoggiata sulla superficie liscia e fredda dal tavolino in marmo. Le sue dita sembrano una versione in miniatura delle gambe. Anch’esse sono affusolate e infinite. Ma di sicuro, più coordinate e più capaci…Si, capaci. Non è vero Rob? Ho letto che suoni la chitarra ed il pianoforte. Sei un virtuoso, un artista. E le tue mani sono quanto di più bello ed erotico possa esserci al mondo. Tu crei, tu suoni con quelle dita. Esse pizzicano corde e volteggiando su tasti bianchi. Portano alla vita attraverso la creazione della musica. Ma aldilà del piacere estetico, so che possono far impazzire una donna. Le tue mani e le tue dita arriverebbero ovunque, in ogni parte dell’anima e del corpo di una donna, perché qualunque donna te lo lascerebbe fare. Ti lascerebbe varcare ogni confine, perché le tue dita sono chiavi per porte mai aperte. Quante soglie hai varcato con quelle dita Rob? Quanti luoghi hai scoperto con il solo tocco delle tue mani? E quante donne hanno invocato e gridato il tuo nome mentre lo facevi?

Allargo il campo e risalgo, percorrendo uno ad uno i bottoni della sua camicia bianca, la cui trasparenza è sufficiente perché possa scorgere il rosa pallido della pelle. Il suo petto emana calore. Il suo petto emana forza. Il suo petto emana sicurezza. Potrei trascorrere il resto della mia vita, avvinghiata al suo petto…A percorrere con la punta delle dita ogni sua singola curva. A posare l’orecchio sul pettorale sinistro per ascoltare i battiti di quel cuore che dà la vita a questa incantevole creatura. Cosa si racchiude in quel cuore, Rob? Per cosa, per chi batte? Quanto aumentano le pulsazione quando ti ritrovi circondato da tutta quella marmaglia di ragazzine isteriche? Scommetto che nessuna di loro ti ha mai guardato come ti sto guardando io ora. Scommetto che tutte loro vorrebbero poterti guardare come ti sto guardando io ora. Perché quello che sto vedendo, è sufficiente a dare un senso ad ogni cosa.

Di nuovo zoom, sulla sua gola, sul suo pomo d’Adamo, sul suo bel collo teso. La barba punteggia qua e là la pelle candida. La mio Nikon sembra catturare l’essenza maschile che in quel punto esplode in tutta la sua dannata sensualità. Magnifico. Come lo deve essere percorrere con la punta del naso ogni centimetro di quel collo e respirare il profumo di menta e di acqua di colonia. Chissà che estasi poter carezzare con le labbra la tua mascella scolpita, dal mento fino al culmine dell’angolo sotto l’orecchio. Perfino quella curva è adorabile ed eccitante. Quante donne accese di desiderio hanno mordicchiato il tuo collo, Rob? Quante hanno riservato lo stesso destino al lobo del tuo orecchio? E quante ti hanno sussurrato parole dolci o frasi spinte?

Le tracce di barba sulla parte inferiore delle sue guance. Che sensazione dev’essere sentirne il pizzichìo contro la pelle. Quei puntini biondi contrastano con il lieve e timido rossore delle tue gote. L’uomo ed il bambino si mischiano in pochi centimetri di pelle. L’uomo ed il bambino si combinano in te in un mix letale per qualunque donna. Quante hanno giocato con te, Rob? Quante ti hanno coccolato e hanno riso insieme a te? Quante si sono perse nel loro desiderio di essere possedute da te su una lavatrice, in un ascensore, sul ripiano della cucina?

Zoom, e ancora zoom. Sulle sue labbra. Le sue labbra, la sua bocca. Rosse, di un rosso incredibile che non esiste in natura. Tranne nella sua natura, che dev’essere per forza ultra terrena. Lunghe, lievemente sottili, quelle labbra da cui ti faresti volentieri succhiare la vita, l’anima. Chissà che tocco, chissà che sapore…Ora sono dischiuse in modo provocante, su mia richiesta…Mannaggia a me, mannaggia…Sono una tentazione mortale. Sono come la mela per Adamo ed Eva. E infatti, andrei all’inferno per quella bocca. Darei la vita per quelle labbra. Conoscerne ogni singola minuscola increspatura. Conoscerne i movimenti quando parli, quando rifletti, quando le arricci. E quando sorridi. Quando sorridi sei più un dio che un uomo. Forse sei Apollo, il dio della bellezza, il dio del sole. E quando baci, di sicuro sei Eros, il dio dell’amore. Quante donne hanno conosciuto Eros, il tuo eros? Chi è stata la prima? E chi sarà l’ultima? Sei Apollo, sei Eros…ma sei anche Ade, il dio degli Inferi. Perché ripeto, per te e per la tua bocca firmerei volentieri la mia condanna a morte e pagherei le due monete per il traghettatore dell’oltretomba. “Caron’, non ti crucciare…”, sono qui per scelta mia, perché dopo aver baciato Robert Pattinson, dalla vita ho già avuto tutto.

I suoi occhi sono chiusi. Peccato. Sarebbe stato bello poter affondare ancora e per sempre in quell’oceano blu. Il mare che si perde alle sue spalle non è nulla in confronto. Non posso descrivere i suoi occhi, perché non ci sono parole. Come si può descrivere l’infinito? Come si può descrivere il paradiso? Come si può descrivere il…tutto? Rob, i tuoi occhi sono tutto. Lo sapevi? Vorrei potertelo dire senza arrossire. Vorrei potertelo dire senza farti imbarazzare. Vorrei potertelo dire senza sapere che nei tuoi occhi, come nel tuo cuore, non c’è posto per nessuna tranne che per lei. Perché è a lei che stai pensando, vero? Alla tua Kristen dall’altra parte del pianeta. Come posso nascondere il fatto che la invidio? Che la gelosia per quella ragazza che può avere tutto di te mi sta corrodendo come la ruggine? Lei ti rende felice? Lei si rende conto di ciò che ha? È conscia della fortuna che le sta appolipata addosso da quando ti ha conosciuto?

Ma anche io sono fortunata, in fondo. Perché ti ho visto. Perché ti sto guardando. Perché ho avuto dimostrazione della tua esistenza. Perché vivo sullo stesso pianeta sul quale vivi tu. Perché ti ho visto seduto, in piedi, sdraiato. Perché ti ho visto sorridere, ridere, scherzare. Perché ti ho sentito parlare con quella voce roca e sensuale, per la quale non ti si potrebbe negare nulla. Nulla. E sono fortunata, perché ti ho visto respirare.

Dio o chi per Lui ti ha creato perché tu possa stravolgere i pensieri e la vita di una donna come me, una donna che ancora si ostina ad avventurarsi nelle ricerca disperata della bellezza in ogni forma di vita e non vita. Con la mia macchina fotografica, posso estrarre la bellezza anche da una biro col tappo mangiucchiato. Ma tu non hai bisogno di me, non hai bisogno della mia Nikon. Tu sei bello, lo sei di tuo. Lo sei in modo irrazionale, totale, straordinario. Non serve alcuno sforzo, nessuna analisi per capirlo. Brilli di una luce forte e tutta tua. La tua bellezza è già leggenda, immortale e senza tempo.

“Susan? Scusa, ma mi si sta bloccando il collo a stare così!”

“Si, scusami. Scatto subito”

Click. Ecco fatto.

E’ bastato un click, per immortalare la bellezza, lo scopo del mio lavoro, della mia esistenza.

E’ bastato un click, per renderti mio, anche solo per un secondo. Anche solo per una foto.

Un click. Un secondo. Una foto. Un nulla, in confronto al tuo tutto.

Ma mi basta. Mi basta per sempre.

  
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