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Autore: ChelseaH    25/02/2010    8 recensioni
[SPOILER SECONDA STAGIONE] Quelle parole volevano ferirlo, lui voleva ferirlo per avergli taciuto la verità per così tanto tempo, ma non le pensava, non avrebbe mai potuto pensare che Merlin fosse un mostro perché Merlin per lui era tutto.
Ma Merlin era scappato, si era volatilizzato.
L’aveva lasciato solo.
Genere: Commedia, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Godforsaken Land'
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6. Blasphemy

Erano seduti fianco a fianco, appoggiati al tronco di un albero.

Merlin parlava, parlava, parlava e Arthur non lo interrompeva mai.

Le uniche pause erano quelle che lui stesso si concedeva per riprendere fiato oppure per combattere contro l'indecisione riguardo a quanto essere sincero.

Gli stava raccontando tutto, tutta la sua vita, da quando da piccolo i poteri avevano iniziato a manifestarsi in lui, a quando sua madre l'aveva mandato a Camelot per beneficiare della protezione di Gaius a tutte le volte che era ricorso alla magia per aiutare Arthur stesso.

Gli aveva raccontato tutta la faccenda di Morgana, di Mordred, perfino del drago.

Gli aveva raccontato di Freya.

Il Principe ascoltava, sincermente interessato anche ai fatti più irrilevanti della sua vita anzi, quasi più interessato a quelli che non alle storie riguardanti Morgana o altro.

Anche se non riusciva ad ammetterlo a se stesso, Merlin si trovava a suo agio in quel monologo e stava provando una sensazione di liberazione quale non pensava di poter mai provare.

Smise di parlare solo quando erano rimaste due sole cose da raccontare: la faccenda di Ygraine e quella di Balinor.

Rimasero in silenzio per un po', poi Arthur piegò la testa di lato dando un colpetto a quella di Merlin.

"So tutto di mia madre, Nimueh e tutto il resto... me l'ha raccontato Gaius. - gli disse, quasi potesse leggergli nel pensiero - Anche se avrei preferito fossi stato tu a farlo." aggiunse, scostandosi leggermente da lui.

"Io... non potevo lasciarti uccidere Uther." mormorò Merlin.

"No, suppongo di no. - convenne Arthur che però strinse i pugni, perdendo per un istante la calma - andiamo a cercare i cavalli." disse poi alzandosi.

"Dovresti riposare." obbiettò Merlin.

"Prima dobbiamo ritrovare i cavalli, non so nemmeno dove siamo finiti." borbottò l'altro.

"Io nemmeno."

"Su questo non avevo dubbi." replicò Arthur allungandogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

Merlin la afferrò, pensando che essere dispersi chissà dove senza cavalli non era poi male, se il risultato era quel ritrovato cameratismo.


***


Non impiegarono molto a localizzare le bestie che si erano nascoste poco lontano, in una piccola radura circondata da così tanti alberi da risultare invisibile fino a quando uno non ci metteva piede; al centro di essa c'era un laghetto che sembrava attingere la sua acqua da un ruscelletto.

"Non male, potremmo passare la notte qui." propose Arthur iniziando a prendere le coperte che avevano assicurato alle selle dei cavalli, senza aspettare l'ok dell'altro.

"Mi dispiace." rispose questo.

"Ti spiace di passare l'ennesima notte all'aperto?" gli chiese il Principe senza guardarlo.

"Per... per Lady Ygraine." sospirò Merlin.

"Ah... si beh, anche a me dispiace averla uccisa." replicò laconico Arthur.

"Non è stata colpa tua, lei voleva che tu nascessi, ti amava."

"La parola etichetta ti dice niente, Merlin?" gli disse bruscamente, voltandogli poi le spalle e iniziando a crearsi un giaciglio più vicino al limitare della foresta che non al lago.

"S-scusate, Sire." mormorò Merlin e Arthur si maledì mentalmente nel sentire il tono stanco e atono del ragazzo.

"Merlin!" lo chiamò lasciando perdere le coperte e tornando sui suoi passi.

"Si, Sire?" gli chiese il ragazzo fissando intensamente l'erba intorno a se.

Arthur sbuffò indispettito nei confronti di se stesso, perchè riusciva ad essere sempre così stupido?

"Razza di idiota!" borbottò rivolto a se stesso con tono frustrato.

"Come?" chiese Merlin confuso, decidendosi finalmente ad alzare lo sguardo.

Arthur si avvicinò a grandi passi a lui e poi, esattamente come aveva fatto giorni prima nella grotta, lo prese per le spalle e senza curarsi di fargli male lo spinse con la schiena contro al tronco di un albero.

"Sono un idiota Merlin. - gli disse, in un misto di rabbia e frustrazione - un fottutissimo idiota, non ne azzecco mai una, te ne rendi conto?" si sfogò.

"Beh, almeno ne siete consapevole." il moro non riuscì a trattenere un sorriso, nonostante la situazione.

"Nasco e mia madre muore. - proseguì Arthur senza badargli - Per colpa di questo, della mia nascita, mia, la magia viene bandita da Camelot pena la morte. Poi, quando penso che non me ne frega niente del perché mio padre perseguiti chiunque usi le arti magiche, tu piombi nella mia vita dandomi dell'asino e sfidandomi nonostante non ci sia mezzo muscolo in quel tuo corpicino da maghetto dalla testa bacata. E io cosa faccio? Riesco a farti scappare, a ferirti, e..."

"Stai vaneggiando Arthur." rise Merlin, sollevato da quello sfogo anche se l'altro non aveva ancora mollato la presa sulle sue spalle.

"Si... e allora?" Arthur si unì alla risata, ridevano insieme come non facevano da tempo e ridevano perchè finalmente si erano liberati dei pesi che gravavano dentro di loro.

Improvvisamente Arthur smise di ridere e rinsaldò la presa sulle spalle mingherline del suo servo, fissando i propri occhi nei suoi e appoggiando la propria fronte sulla sua.

"Merlin..." mormorò, lasciando che il proprio fiato accarezzasse la pelle dell'altro che non disse niente, ma lo afferrò per i fianchi. Un istante più tardi le loro labbra si stavano sfiorando.

"A-Arthur."

"Zitto, Merlin." gli ingiunse Arthur premendo con tutto il peso del proprio corpo su di lui e schiacciandolo sempre più contro l'albero.

Le loro labbra si incontrarono di nuovo, ma stavolta il Principe non si limitò a sfiorare quelle di Merlin, premette con forza e, quando quelle si dischiusero cercò la lingua del ragazzo con la propria, assaporando la sua fragranza, facendolo suo.

Merlin lo strinse ancora di più per i fianchi, lasciandosi cadere al suolo e trascinandosi dietro Arthur che lo stava ancora baciando, con un'urgenza tale da far quasi pensare che il mondo stesse per finire. Merlin gli passò una mano sotto alla maglia, e lo sentì fremere di desiderio sopra di lui mentre gli passava le dita lungo la schiena, sulla pelle nuda. Arthur scivolò lentamente sulla sua pelle, accarezzandola con le labbra e soffermandosi sul collo, baciandolo e scorrendo con la lingua lungo l'arteria giugulare, dove pulsavano la vita e il desiderio di Merlin.

Qualcosa dentro di loro stava sussurrando che ciò che stavano facendo era sbagliato, che non dovevano, che le linee che demarcavano il confine fra nobiltà e servitù dovevano essere rimarcate, ma a nessuno dei due importava. Forse era blasfemia, ma non riuscivano a fermarsi mentre sempre meno vestiti separavano le loro pelli e le loro labbra continuavano ad esplorare incessantemente le une il corpo dell'altro.

"Arthur." mugugnò Merlin con il respiro pesante, passando le dita fra i capelli biondi del Principe.

"Taci idiota." borbottò l'altro abbassandogli i pantaloni e lasciandogli poi fare lo stesso.

"S-sei sicuro di stare bene?" gli chiese Merlin, facendo uno sforzo non indifferente per imporsi di pensare prima alla ferita di Arthur e poi al suo piacere personale.

"Merlin!" gli intimò il biondo tornando a baciarlo sulle labbra con foga e in quel momento le loro erezioni ormai nude si sfiorano, facendo perdere a entrambi la cognizione del tempo e dello spazio che li circondava.

Alla fine Merlin venne tra le mani di Arthur e Arthur dentro Merlin, e rimasero fermi così, sdraiati sotto a quell'albero sudati e incuranti della notte che ormai li aveva avvolti.

Stanchi ma appagati, stretti l'uno all'altro come se insieme al piacere fisico avessero donato l'un l'altro la propria fiducia assoluta.


Faith is crime

When all you love is one the line

Your spirit's bleeding

Incomplete and blamed for immorality

Love is nature

So you're breaking with tradition

In this godforsaken land



***


La luna era ormai alta nel cielo quando i due si staccarono, più per via del freddo che richiedeva coperte e vestiti che per una reale voglia di interrompere il contatto fisico fra i loro corpi.

Si costruirono un giaciglio sotto all'albero che era stato testimone del loro peccato e si infilarono sotto la stessa coperta, osservando il bagliore delle stelle che filtrava dai rami.

"Mi dispiace per tuo padre." disse Arthur rompendo il silenzio.

"Come-" tentò di dire Merlin ma l'altro lo interruppe.

"Anche questo me l'ha detto Gaius, è così che ti ho trovato." gli spiegò.

Merlin si accucciò più vicino a lui, appoggiandogli la testa alla spalla e il Principe prese ad accarezzargli i capelli distrattamente.

"In realtà... - proseguì - Ecco... mi dispiace per tutto." sospirò, stringendolo a se.

"Tutto cosa?" gli chiese Merlin lasciandolo fare.

"Per quello che ti ho detto... per non essere stato capace di farti capire che... beh..." sembrava imbarazzato e Merlin si alzò su un gomito per osservarlo in volto.

"Farmi capire cosa, Sire?" sorrise il mago, provando tenerezza mista a divertimento di fronte all'imbarazzo di Arthur.

"Quanto sia pesante averti intorno." borbottò l'altro girandosi e voltandogli così le spalle.

"Sapessi quanto sei pesante tu." lo rimbeccò Merlin, riempiendo la frase di doppi sensi facilmente fraintendibili.

"Idiota."

"Asino."

Quando Arthur si decise a girarsi nuovamente, Merlin era nella stessa posizione di poco prima e lo stava ancora guardando.

"Non mi importa cosa sei e quali poteri porti dentro di te." gli disse con serietà.

"Davvero?"

"Davvero."


***


La mattina dopo si svegliarono ai primi raggi del sole e, quando si alzarono, Arthur lamentò subito dei dolori all'addome.

"Ve l'avevo detto di stare attento." gli disse Merlin con un tono di finto rimprovero mentre si assicurava che la ferita non si fosse riaperta.

"Perché dovrei stare attento quando ci sei tu che ti preoccupi anche quando non devi?" replicò l'altro con convinzione.

"Lo prenderò come un complimento." rispose Merlin alzando gli occhi al cielo.

"Bene, vediamo di uscire da questa terra di nessuno e tornare a Camelot."

"Ealdor." lo corresse Merlin spiazzandolo.

"Non dicevi sul serio quando hai detto di non voler tornare a Camelot." era un'affermazione, non una domanda, anche se il suo tono era vacillante.

"Voglio rivedere mia madre, è preoccupata, ricordate?" Merlin gli sorrise, facendogli capire che Ealdor sarebbe stata solo una meta di passaggio.

"Tua madre mi ha dato uno schiaffo quando sono andato a cercarti lì." mugugnò Arthur.

"Ha fatto bene," annuì il moro con convinzione.

"Non sai nemmeno perchè l'ha fatto!" si difese il biondo.

"Uno schiaffo non è mai sprecato con voi, Sire."

"Nemmeno la gogna o le prigioni sono mai sprecate con te, Merlin."

Montarono a cavallo e ripresero il loro viaggio, entrambi consapevoli che qualcosa dentro di loro era cambiato per sempre e che le loro anime ormai erano fuse una nell'altra.


They say this love is blasphemy

But my new religion is you



NOTE.

E siamo agli sgoccioli, ormai manca solo l'epilogo!

I versi citati sono di Blasphemy dei Cinema Bizarre e la traduzione di quelli citati a metà capitolo è:

La fede è un crimine / quando tutto ciò che ami è sulla linea / il tuo spirito sanguina / Incompleto e tacciato di immoralità / L'amore è natura / quindi rompi con la tradizione / in questa terra dimenticata da dio.

mentre quelli in fondo al capitolo:

Dicono che questo amore sia blasfemia / ma la mia nuova religione sei tu.


Volevo ringraziare tantissimo Giuly, ron1111 e Arwen Woodbane per i commenti al capitolo precedente, nonché tutte le persone che continuano a leggere, seguire e apprezzare. Grazie di cuore, non sapete quanta carica mi date <3


Alla prossima, con l'epilogo ^____^

   
 
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