2. Hello Again
«...dici, ci andiamo? Jules? Ehy, Jul!
Ma mi senti?»
Ok, lo ammetto, ultimamente sono piuttosto distratta, e
il fatto che Greg, il mio migliore amico, stia cercando di attirare la mia
attenzione da un minuto buono ne è la prova lampante. Che poi la mia improvvisa
distrazione sia incominciata proprio una settimana fa, dopo il fatidico
incontro con Frank, questa è un’altra storia.
«Sì, ci sono, sì, dimmi... Stavi parlando a proposito di
un concerto?»
Lui alza gli occhi al cielo, sbuffando.
«Sì, parlavo proprio di un concerto. Stasera. Al Murphy’s. Dicono che la band che suonerà
stasera è piuttosto brava. Allora?»
Prima regola: non rinunciare mai a una bella serata con
della buona musica.
«Ma me lo chiedi? Certo che sì. A che ora ci vediamo?»
«Forse è meglio che ti passo a prendere io, eh? Non mi
fido a lasciarti venire da sola con la testa fra le nuvole che ti ritrovi in
quest’ultimo periodo...»
«Senti chi parla! Chi ha perso il cellulare mille volte
senza rendersene conto?» scherzo.
«Ah, ma che c’entra? Questo ragazzo misterioso ti ha
proprio fatto rincretinire!»
Gli faccio una linguaccia, prendendo la direzione opposta
alla sua per tornare a casa.
«A dopo! E cerca di essere puntuale!»
«Ci mancherebbe!»
«Ci mancherebbe!
, dice lui!» tre ore dopo sono già pronta da un pezzo, ma di Greg neanche
l’ombra. «Aveva detto alle 8.30, ecchecavolo!»
Batto impazientemente un piede per terra, sbuffando. Questo
ragazzo non imparerà mai ad essere puntuale! Dieci anni che lo conosco, e dieci
anni che conferma giorno dopo giorno la sua inaffidabilità. Il punto è che ho
sempre avuto il pallino della puntualità. E dire che non sono un tipo così
tanto “precisino”. L’affascinante contraddizione della psiche umana.
Ma finalmente sento un clacson familiare echeggiare giù
in strada.
«Alla buon’ora!... Stavolta lo uccido però... Io vado,
ciaaaoo!» saluto le mie amiche mentre mi
infilo il cappotto e un “Ciao, divertiti!” mi arriva di rimando.
Com’era prevedibile, essendo in ritardo, fuori dal locale
c’è una fila enorme.
«Ecco, lo sapevo io. Quando entreremo la band sarà già a
farsi le groupies.» Sbotto scocciata.
«Sempre la solita ottimista, eh? Beh, comunque non credo
ci siano molte groupies per loro. Hanno più o meno la nostra età e sono
relativamente nuovi sulla scena...» replica Greg avanzando lentamente.
«Non te l’ho ancora chiesto, come si chiamano?»
«Pencey Prep»
«Nome interessante...»
«Mmm. A quanto pare l’hanno preso da un libro... » si
spinge sulle punte per vedere la situazione-fila. «Cavolo. La fila non si muove
di un millimetro. Non entreremo mai.»
«Ah! E di chi è la colpa?!»
«Andiamo, Jules, di quanto ero in ritardo?! Tipo...10
minuti?!»
Sto per rispondere a tono che no, decisamente non erano “tipo 10 minuti”, ma
qualcuno passando mi urta facendomi traballare.
«Ehy, ma che c...»
mi giro pronta a dirne quattro a chi non riesce neanche a stare in piedi,
ma mi blocco improvvisamente alla vista di due occhi. Due occhi color nocciola
limpidissimi.
Quegli occhi.
«Scusa, mi dispiace! Sono inciamp... Julia? Jules! Ti
ricordi di me? Sono Frank!» dice con quel suo tono vivace.
Io, da parte mia, sono piuttosto shockata. Tra tutta
quella gente, in mezzo a tutte quelle persone, chi l’avrebbe mai detto che
l’avrei rivisto di nuovo?
«C- Certo che mi ricordo... Ciao!»
Lui sposta lo sguardo verso Greg, e mi sembra di scorgere
una sfumatura di delusione sul viso ...o forse è solo un effetto della luce...
Vedendosi
osservato, Greg esclama prontamente, tendendo la mano: «Ciao, io sono Greg!»
«Frank»
dice lui, stringendola. E poi, tornando al suo solito sorriso: «Siete qui per
il concerto? Beh, considerato che il locale è già pieno di gente, dubito che
riuscirete ad entrare in tempo... Ma niente paura! Seguitemi!»
Mi fido. Meglio di restare impalati fuori al freddo
aspettando di diventare degli iceberg. Lo seguiamo mentre si allontana
dall’entrata principale per imboccare una stradina semibuia ed entrare da una
porta secondaria, facendo un cenno a un ragazzo che dall’aspetto sembra un
buttafuori, e dicendo: «Ehy amico, loro sono con me»
L’ “amico” gli risponde a sua volta con un cenno
lasciandoci passare senza fare storie. Probabilmente Frank lavorerà qui...
«Ehm, Frank, ma lavori qui?» chiedo imbarazzata.
Lui mi guarda divertito, sghignazzando. «In un certo
senso...»
Bene, è anche criptico, lui.
Non rispondo neanche quando Greg, tutto gongolante, con
assai poca discrezione sussurra al mio orecchio: «E così è lui il famoso
ragazzo del pianerottolo, eh...? Ahi!».
No, non rispondo, ma nulla gli toglie una gomitata non
proprio delicata nelle costole.
Continuiamo a seguirlo, ma mi accorgo solo dopo un po’
che non stiamo andando verso il bar, ma verso il palco. Dio, c’è una marea di
gente qui.
Proprio quando stiamo per entrare nel backstage, Frank si
gira, sorridendo come un bambino. Sì, ha proprio la faccia di un bambino un po’
troppo cresciuto. Sorridergli mi viene spontaneo.
«Spero ti piaccia seguire il concerto dal backstage.
Consideralo un regalo di ringraziamento per aver dato quegli appunti a Ethan da
parte mia!»
Greg mi guarda shockato. Non avevamo mai seguito un
concerto dal backstage. «Cavolo! Dal backstage! Sarà Fantastico!» bisbiglia.
«Wow!... Grazie Frank! Ormai avevo perso le speranze di
vedere questa band stasera!»
Magari lavora come tecnico...
«Beh, allora spero che saremo alla tua altezza!» esclama, con la sua risata chiassosa
sulle labbra.
Credo di non aver capito bene. Ha veramente detto saremo? Cioè con saremo... intende... non sarà mica...
«Frankie, finalmente! Ma dove eri finito? Dai, che il
pubblico chiama!» sento urlare un ragazzo occhialuto, che si avvicina a Frank.
Cioè lui... non è un tecnico. No.
«Eccomiii!»
Lo vedo imbracciare una chitarra, avviarsi verso il
centro del palco e salutare il pubblico, pizzicando le corde della sua chitarra.
Cazzo. Suona nei Pencey Prep!
«Ah, bene! Jul, direi che il misterioso ragazzo del pianerottolo è il cantante dei Pencey Prep.»
Sento Greg ridacchiare dietro le mie spalle.
Sono letteralmente affascinata. Davvero. Questa band mi
piace. Le musiche sono fantastiche, e la voce di Frank... beh, più che altro le
sue urla, esprimono perfettamente i sentimenti dei testi. Wow. Vedere questi
ragazzi dare il meglio di loro stessi e suonare con tanta passione è adrenalina
allo stato puro.
«Greg, avevi ragione, sono veramente... Greg?» mi giro
intorno in cerca del mio migliore amico e lo scorgo qualche metro più in là,
alla prese con una ragazza bionda. Appena nota che lo sto guardando mi fa un
occhiolino malizioso. Io gli faccio una smorfia, rassegnata. Le ragazze prima
di tutto per lui. Sospiro e rivolgo il mio sguardo di nuovo verso il palco:
Frank sembra veramente a suo agio. Ed è incredibile quanta passione riesca ad esprimere
durante l’esibizione. Sembra metterci ogni parte di lui, testa, corpo e anima. E
in qualche modo riesce a coinvolgere anche tutto il pubblico in questo vortice
di emozioni. Me compresa. Ricordi sbiaditi di un passato lontano in cui la
musica - la nostra musica - era fatta di
questa stessa passione si fanno strada nella mia mente... ma questo non è il
momento per pensare.
Mi concentro nuovamente su Frank, che si dimena sul palco
con la sua chitarra, mandando in delirio il pubblico.
Cavolo, avrei dovuto capirlo subito che era un
musicista... voglio dire, tatuaggi, piercing, e capelli bicolore tutti insieme
non possono che appartenere ad un artista.
La solita imbranata.
Le ultime note della canzone “Don Quixote” echeggiano nel
piccolo locale, mentre Frank ringrazia e saluta il pubblico, avviandosi dietro
le quinte.
Me lo ritrovo davanti, sudato e felice, mentre ripone con
cura la chitarra nella sua custodia. Mi
accorgo solo ora della scritta argentata che luccica sulla chitarra: “Pansy”.
«Allora, come ti siamo sembrati?» mi chiede, quasi ci
tenesse davvero a sapere cosa ne penso.
«Fantastici! Mi siete piaciuti un casino!» esclamo
ridendo insieme a lui.
«Beh, sono contento!...» improvvisamente si guarda intorno,
come se cercasse qualcuno «...e il tuo...
ragazzo... dov’è?»
«Il mio...? Parli di Greg? Oh, lui non è il mio ragazzo,
è solo un amico... e l’ultima volta che l’ho visto era avvinghiato a una
ragazza...» vedo uno strano luccichio accendersi nei suoi occhi a quelle
parole... O forse è solo la mia immaginazione che mi fa brutti scherzi... «...anzi,
credo che mi toccherà prendere un taxi per tornare a casa!»
Ora mi sembra di nuovo deluso. Ma che mi succede oggi?
«Ma come, vuoi già tornare a casa? Volevo presentarti il
resto della band, sono al bancone a bere qualcosa... e poi posso sempre darti
un passaggio io per tornare a casa! Tanto so dove abiti!» si affretta a dire.
Sì, la mia immaginazione è decisamente troppo fervida.
Stranamente sento
il mio cuore aumentare i battiti. Smettila Jules, sembri una bambina.
È solo uno stupido passaggio a casa.
Mi guarda con quei suoi occhi così luminosi, che per me è
impossibile dirgli di no. Questo ragazzo ha qualcosa... qualcosa che riesce ad
attirare la gente, anche quella che conosce appena. Ho sempre invidiato questa
capacità innata di mettere a proprio agio la gente, soprattutto perché io non
sono mai stata brava in questo genere di cose.
Solo un drink e un passaggio a casa.
«Ok!»
Ecco
il secondo capitolo, dove la nostra protagonista incontra di nuovo e inaspettatamente il nostro Frankie con i
Pencey Prep...
Il
titolo del capitolo è spudoratamente “ispirato” all’omonima canzone dei
Lostprophets [un gruppo che io ADORO, e che è secondo solamente ai Chem, (ovviamente!)
... e che spero di riuscire a vedere il 23 Aprile in concerto a Milano... X3]
Grazie
veramente tanto a dizzyreads che ha commentato, [spero che questo chap ti piaccia... =)
...sono anche io una grandissima fan di Frankie, lo adoro (Non si era capito,
eh?)! xD ...e grazie per i complimenti! *__*] e a MissBlackParade che l’ha messa
tra le preferite... *__*
Thanx & See ya next time!