Come detto nell’introduzione
questo è l’incontro tra Gabrielle, che tutti noi conosciamo, e Marta, la sua
creatrice. Perché il loro legame è speciale
e unico. Mi auguro di essere riuscita
a descriverlo attentamente, senza dimenticare niente.
Ovviamente la coppia
che ho scelto per questa one-shot non coincide per niente con la storia vera e
propria di “Gabrielle”, è uno spin-off che riparte da un punto indeterminato
della storia originale e non è legata in alcun modo alle scelte che potrebbe
fare Marta x3
La canzone è “Ragazza
Occhi Cielo” di Loredana Errore. La traduzione in francese della prima frase è
presa da un traduttore (mi sono completamente scordata il francese! xD). Se
qualcuno ha una tradizione più corretta me lo dica, che modifico. :3
E per la realizzazione
di questa storia ringrazio infinitamente Chiara,
che mi ha consigliato moltissimo su come rendere questo legame il più reale
possibile. Non smetterò mai di ringraziarti per tutti i consigli che mi hai
dato <3
Buona lettura!
Commenti sempre graditi :D
Tutta per Marta e Coco,
questa one-shot <3
×××
Ragazza Occhi Cielo
“Le train
venant de Milan est à venir sur
la plate-forme 6.”
Sollevò
lo sguardo sugli altoparlanti, posti alle pareti della stazione centrale di Parigi,
mentre la voce metallica e imparziale ripeteva l’avviso un altro paio di volte,
sempre in francese.
È qui,
pensò automaticamente Gabrielle, senza riuscire a trattenere un sorriso
entusiasta. Dalla minuscola sala d’attesa in cui si era seduta mezz’ora prima,
si avviò verso il centro vero e proprio della stazione. Vari treni stavano frenando
in quel momento sui binari argentati, interrompendo la loro corsa durata ore.
Nove ore,
precisamente. Quel pensiero le si formulò in testa, mentre con occhi agili
cercava il binario sei. Appena lo trovò rimase a fissare le persone scendere
dai vagoni, trasportando con sé valige o zaini.
Tanti
italiani in vacanza o a Parigi per motivi di lavoro. Molti francesi che
tornavano in quella che chiamavano casa.
Ogni sguardo celava tristezza o felicità, come se avessero finito un viaggio,
ma ne stessero per iniziare un altro.
Chissà
se per lei sarebbe stato l’inizio di
un viaggio?
All’improvviso
sentì un tocco leggero, ma allo stesso tempo deciso, sul suo braccio. Si voltò
appena e il sorriso si allargò.
-Marta!-
Io non ho mai dimenticato quello che ho fatto da me
Lascerò questo triste porto e porto via dolori da qui
Tra
la folla che scendeva dai treni e la gente che si apprestava a prenderne uno,
il semplice abbraccio delle due amiche venne ignorato. Strette tra le braccia
dell’altra, Marta e Gabrielle chiusero gli occhi, ogni rumore ridotto al
minimo, come se la loro amicizia potesse isolarle dal mondo esterno.
Gabrielle
si allontanò di poco e studiò il profilo della sua migliore amica. Sorrise teneramente nel notare che Marta le aveva
gettato di nuovo le braccia al collo, per poter godere ancora un attimo di
quegli abbracci che non riceveva mai troppo spesso, di un gesto per lei molto
importante.
-Mar.- la richiamò dolcemente Gabrielle, una
mano affondata nei riccioli biondi dell’amica ad accarezzarli come solo
un’amica poteva fare, -Sai che soffoco, vero?- ridacchiò, in un perfetto
inglese. Sapeva che Marta l’avrebbe capito più facilmente rispetto al francese.
Marta
si allontanò e rise a sua volta, -Scusa.- sospirò profondamente, gli occhi che
le brillavano, -Mi sei mancata, Coco.-
-Anche
tu.- Gabrielle fece per prendere la valigia dell’amica, ma Marta fu più veloce
e scosse la testa.
-Ci
penso io.- dichiarò tranquilla, -Forza… ho voglia di rivedere Parigi.- lo
sguardo sempre più luminoso.
Gabrielle
rise e la guidò fuori dalla stazione, per poi rimanere ancora in silenzio,
nell’osservare Marta studiare il profilo della città. I nuvoloni grigi che
riempivano il cielo sopra di loro non permettevano il filtrare della luce del
sole e rendevano abitazioni e monumenti grigi e quasi irreali. Nonostante ciò
Marta teneva una mano nella tasca del cappotto e l’altra a stringere saldamente
il manico della valigia. Il sorriso le increspava le labbra, come se per lei
Parigi fosse più bella di quanto un passante potesse definire.
Gabrielle
per un attimo si chiese se a Milano avesse lasciato la tristezza, per portare
con sé solo sorrisi.
Io non ho mai cancellato il dolore
Che ho dentro da un po’
Non c’è riposo mio migliore e riposo del dopo viaggiare
-Andiamo
a casa, Mar.- la incitò Gabrielle, felice che l’amica rimanesse da lei per
qualche giorno.
Quando
Marta l’aveva informata che per la sua laurea i genitori le avevano permesso un
breve viaggio a Parigi aveva fatto un salto di mezzo metro da terra, rischiando
peraltro di far cadere il telefono a terra. Il tutto sotto lo sguardo dei tre
ragazzi che vivevano con lei. Mentre salivano entrambe su un taxi per
raggiungere il palazzo di Gabrielle, quest’ultima si soffermò a pensare a quale
sarebbe stata la reazione di Marta alla vista dei tre fratelli Jonas.
Aveva
parlato molte volte di loro e sapeva che Marta era una loro fan, ma nonostante
questo non si era mai azzardata a chiederle di farla parlare uno di loro o di
farli incontrare. Si era limitata a leggere le e-mail piene di racconti
giornalieri e di ascoltare la sua voce ferita o sognante dall’altro capo del
telefono.
Marta
non era tipo da urlare o fare sceneggiate simili.
E
il fatto che non aveva ancora chiesto di loro
la convinceva sempre di più su quanto la sua scelta di farla restare a casa
sua, invece che in albergo come aveva proposto Marta all’inizio, fosse
corretta.
Sarebbero
stati cinque giorni perfetti.
Con me, con me, con me, con me
Viaggio con me
Poco
prima di aprire la porta di casa, Gabrielle si voltò verso l’amica. Marta le
rivolse in risposta a quel silenzio uno sguardo confuso, -Coco, tutto bene?-
chiese a voce appena inudibile, preoccupata.
-No,
cioè… sì, sto bene.- Coco si spostò dietro all’orecchio una ciocca dei suoi
capelli scuri, -E’ che…-
-Tranquilla,
non salto loro addosso.- la precedette Marta con un sorriso abbastanza
divertito per l’indecisione di Gabrielle.
-Oh!-
arrossì impercettibilmente, -No, sono sicura che non gli salti addosso!- si
morse il labbro inferiore, -Infatti mi chiedo quale sarà la tua reazione.-
Marta
le sfilò le chiavi dalle mani e infilò quella più consumata e argentata dentro
alla toppa, facendo scattare poi la serratura, -Stai tranquilla, andrà tutto
bene.- la rassicurò, per poi restituirle le chiavi, anche se il tono non troppo
convinto della voce la tradiva.
Gabrielle
annuì e aprì la porta, entrando per prima, -Entra, avanti.- le disse con un
sorriso. Le fece spazio e Marta si infilò nell’ingresso. Al sentire la porta
sbattere un paio di voci uscirono dalla cucina, come un sussurro lieve alle
loro orecchie, -Ragazzi, sono a casa!- avvertì, come se fosse necessario. Due
di loro si erano già catapultati nell’ingresso di casa, per sbirciare la nuova
arrivata.
Marta
arrossì, mentre il più piccolo dei due si avvicinava, con una mano appena
alzata davanti a lui, -Tu devi essere Marta!- affermò sicuro, con un sorriso
quasi impercettibile in viso.
-Sì,
sono io.- Marta fissò un attimo la mano del giovane, prima di stringerla, -E tu
sei Nick.-
Nick
si portò una mano fra i folti capelli ricci, mentre Gabrielle prendeva la
giacca sua e di Marta per appenderle, -Sì, sono proprio io. Lui è Kevin.-
presentò e indicò con un cenno della mano il fratello più grande, che con un
sorriso salutò la bionda, stringendole a sua volta la mano.
Come se fossero necessarie
ulteriori presentazioni, pensò Marta e sorrise timidamente
a Kevin. Avere due componenti del suo gruppo preferito a distanza di pochi
passi la rendeva nervosa, con il cuore che non voleva smettere di calmare il
suo battito troppo rapido. Ostentava una sicurezza che non pensava di avere in
quel momento.
Se solo avessero potuto sapere
cos’erano per lei.
-Beh…
non stiamo nell’ingresso, avanti. Kevin, puoi prendere la valigia di Marta, per
favore?- domandò Gabrielle.
-Oh,
non ce n’è bisogno, io…- tentò di protestare, ma Kevin fu più veloce di lei.
-Non
c’è problema.- asserì con due tipo di sorrisi: uno cordiale e gentile rivolto a
Marta e uno totalmente diverso per
Gabrielle. Marta sollevò un sopracciglio, osservando silenziosamente Kevin
condurli verso il salotto, senza smettere di rivolgere quel sorriso particolare
alla ragazza, che in risposta abbassò lo sguardo, mentre un leggero rossore
sospetto le imporporava le guance pallide.
-Ma
Joe?- domandò Gabrielle, quando furono in salotto e lei fu tornata al suo
colorito naturale.
A
Marta sembrò che l’aria fosse diventata pesante da respirare, poiché Nick al
suo fianco si irrigidì e Kevin appoggiò malamente la valigia sul divano. Seguì
lo sguardo di Nick e lo vide puntato sulla schiena del fratello, come se volesse
leggergli dentro.
-È
in camera. Sta ancora dormendo.- disse sbrigativo il minore dei due.
-È
un ghiro, non una rockstar!- esclamò Kevin.
Nick
soffocò una risata, -Dovresti conoscerlo ormai.- gli fece notare, per poi
voltarsi verso Marta ancora alla sua destra, -Attenta a non stare troppo tempo
con lui. Provoca seriamente danni psicologici alle persone che gli stanno
intorno.- annuì gravemente e ricevette in risposta una risata collettiva che
risuonò sonora per tutto il piccolo appartamento.
Voglia mia di vita
Voglia di una colpa
Voglia di perdono
Voglia di calore umano
In
quel momento l’argomento principale del discorso spuntò fuori dal corridoio,
una mano a stropicciarsi gli occhi ancora socchiusi.
A
Marta si bloccò per un attimo il respiro: eccolo,
pensò quasi d’istinto, come lo immaginavo.
Rilasciò andare lentamente il fiato, senza che Nick se ne accorgesse, e si
impose di respirare regolarmente, una mano che tremava. La strinse come un
pugno, per non permettere alla sua insicurezza di uscire fuori proprio in quel
momento, dove lui era appena entrato in scena.
-Buongiorno,
dormiglione.- lo salutò Gabrielle con un sorriso dolce.
-‘Giorno.-
Joe appoggiò morbidamente il viso sulla spalla della ragazza, per poi
circondarle la vita con le braccia e attirarla un poco verso di sé, in modo da
far aderire la schiena di lei al suo petto coperto da una maglietta bianca,
forse troppo larga a detta di Marta, la quale suppose la usasse come pigiama.
-Si
saluta, Joe.- lo rimproverò Kevin.
Joe
alzò quindi lo sguardo mezzo assonnato su Marta, la fissò a lungo, per poi
soffermarsi sulle gote che improvvisamente erano diventate rosso fuoco.
-Ciao.-
salutò divertito dal suo imbarazzo. Gabrielle, di nascosto, gli lanciò una
gomitata nello stomaco, per non permettergli di mettere in imbarazzo l’amica,
-Marta, giusto?- Joe si allontanò dalla ragazza, per poter raggiungere Marta e
allungare una mano.
Questa
volta Marta la fissò più a lungo, indecisa se stringerla o meno. Non era sicura
di quello che avrebbe provato.
Joe
la ritirò accigliato, quando Kevin intervenne nuovamente, -Che ne dite di preparare
qualcosa per pranzo? Così da festeggiare l’arrivo di Marta!- propose e la
bionda lo guardò grata.
-Dico
che è una buona idea.- confermò Nick, -Joe, cambiati, forza. Ci devi aiutare.-
lo incitò.
Joe
sbuffò, -Devo proprio? Io sono stanco.- biascicò e simulò uno sbadiglio. I due
fratelli gli lanciarono un’occhiata abbastanza eloquente, così alzò gli occhi
al soffitto, -Va bene, agli ordini.- borbottò. Diede un bacio sulla guancia a
Gabrielle mentre tornava in camera e scomparve oltre il corridoio.
-Allora
io e Marta ne approfittiamo per fare un giro per Parigi.- propose Gabrielle,
-Ovviamente… se non sei stanca dal viaggio e…-
-Oh,
tranquilla. Ho dormito un po’ sul treno.- la tranquillizzò Marta.
-Non
tornate prima di pranzo.- ordinò Nick con un sorriso risoluto. Le due annuirono
e, prese di nuovo le giacche, uscirono, per incamminarsi tra le strade di
Parigi.
Voglia di partire
Voglia di sapori buoni
Voglia di sognare forte
Voglia di star bene
Quando
furono abbastanza lontane da casa, Gabrielle posò gentilmente una mano sul
braccio dell’amica, -Posso farti una domanda?-
-Certo.-
acconsentì Marta.
-Come
mai non hai stretto la mano a Joe?-
Marta
si immobilizzò sul posto, poco prima di attraversare la strada che portava al
bar in cui lei e Gabrielle usavano prendere un caffè ogni volta che si
vedevano. La mano tornò a tremarle e lei deglutì a fatica.
-Ma
niente! Insomma… l’agitazione del momento.- cercò di uscire fuori da quella
situazione spinosa, -Dai, sbrigati, ho bisogno di un caffè.- la superò.
Gabrielle emise un sospiro, prima dei seguirla all’interno del bar. Entrambe
presero un caffè e si sedettero ad un tavolino di fronte alla vetrata, che
portava sulla vista della Torre Eiffel, -Sono come li immaginavo, sai? Cioè, a
prima vista…- aggiunse al suo sguardo divertito.
-Sono
fantastici.- esalò con occhi brillanti Gabrielle, -Davvero fantastici.- ripetè.
-Da
come ti guardano… e da come tu guardi loro, sembra che abbiano riacceso in te
qualcosa.- notò Marta, lo sguardo puntato sulla tazza di ceramica bianca.
-Hanno
riacceso la mia voglia di vita.- confermò Gabrielle, con un sorriso così largo
in viso che avrebbe potuto illuminare l’intero bar.
Marta
sorrise teneramente: era raro che Gabrielle sorridesse così, con così tanta
allegria e spensieratezza. Erano sempre state insicure entrambe, ma a quanto
pare quei tre ragazzi avevano fatto un miracolo.
-E
in te? Cosa hanno riacceso?- uno sguardo eloquente di Gabrielle, bastò a far
comprendere a Marta come avesse capito che la sua passione non era una
sciocchezza qualunque.
-Hanno
riacceso la mia voglia di sognare.-
Nel mio viaggio ho solo posto per me
E nel mio viaggio ho solo posto per me
Per me, per me, per me, per me
I
minuti trascorrevano veloci, mentre parlavano. Si raccontavano, si sfogavano,
ridevano. Tutto intorno a loro due era sparito come un soffio su una candela
accesa.
Erano
simili, forse anche troppo. Timide, insicure e sognatrici. Avevano un tipo di
legame affettivo che nessuno riusciva a comprendere pienamente, poiché solo loro. Partivano con la fantasia e
nessuno poteva fermarle.
Con
i loro sogni, con la loro voglia di vivere erano sempre state un esempio per
quelle persone che le conoscevano da una vita. Così vicine anche nella
lontananza. Avevano semplicemente voglia di stare bene e quando erano insieme,
senza telefoni o schermi di computer a dividerle, potevano esserlo.
Potevano stare bene.
-Ma
non mi hai ancora raccontato del punto fondamentale.- intervenne Marta quando
tutti gli argomenti furono esauriti. Le tazze di caffè ormai vuote e fuori la
pioggia che batteva impetuosa sull’asfalto grigio.
-Quale
punto?- si incuriosì l’amica.
Marta
sorrise, -Kevin e Joe.-
Questa ragazza occhi cielo
Questa ragazza ha un’idea
Gabrielle
arrossì vistosamente, -Di che parli?- chiese stupita.
-Oh,
Coco… a me i tuoi dubbi non li nascondi, sai?- picchiettò con le dita sulla
tovaglia color panna del piccolo tavolino al quale erano sedute, -Prima c’erano
chilometri a dividerci, ma ora ho visto con i miei occhi. Cos’era quello?-
-Non
so… non so di cosa tu stia parlando.- balbettò Gabrielle presa alla sprovvista:
era anche vero che doveva immaginarselo. Marta la conosceva come le sue tasche.
-Quello
sguardo, mon amour.- ridacchiò, -Per
Kevin.- puntualizzò.
-E’…
complicato.- abbassò lo sguardo Gabrielle. Troppo
complicato, -Lo sai che lo è.-
-Un
giorno… dovrai scegliere.- quelle parole le provocarono un grosso sforzo
mentale e fisico. Anche lei aveva dovuto scegliere. E non era stato affatto facile,
-Non puoi tenerli in ballo in questo modo.-
-Lo
so.- si torturò le dita sottili, sfiorando l’anello che portava, -Ma… nemmeno
io so cosa pensare. Non riesco a interpretare cosa dice… il mio cuore.- alzò lo
sguardo sull’amica, che non aveva replicato alla sua affermazione. Gli occhi di
Marta erano puntati sulla tovaglia, -Ehi… ragazza
occhi cielo.- la richiamò. Marta alzò lo sguardo azzurro su di lei e
sorrise apertamente: quel nomignolo gliel’aveva affibbiato Gabrielle, quando
aveva paragonato i suoi occhi al colore del cielo. Era uno dei suoi soprannomi
preferiti, -Ho davvero bisogno di un tuo consiglio.-
-Sono
qui per questo.- le prese una mano e la strinse, intrecciando le loro dita, in
quell’amicizia che tutto poteva, anche sciogliere i nodi più complicati.
E partorire tra le stelle
Un giorno quando sarà libera e fiera di sé
Già sicura del nome che avrà
-Ehi,
finalmente siete tornate!- Kevin accorse nell’ingresso di casa, quando sentì la
porta sbattere, -Vi davamo per disperse e…- sgranò gli occhi, nel notare che
entrambe erano bagnate da capo a piedi. Le squadrò dall’alto in basso, un
sorrisetto rassegnato si dipinse sul suo viso, -Prendere un ombrello, no?- le
prese in giro.
Le
due si scambiarono uno sguardo, prima di scoppiare a ridere, -Ce ne siamo
dimenticate.- ammise Gabrielle. Kevin le si mise alle spalle e l’aiutò a
sfilarsi la giacca, per poi posarle una mano sui capelli fradici. Gabrielle gli
rivolse un sorriso timido e imbarazzato, prima che nell’ingresso spuntasse
anche Joe. Si sottrasse a quella carezza, -Beh… meglio che vado a cambiarmi.
Prima di prendere qualcosa.- aggiunse a disagio, -Ragazzi, le mostrate il
bagno?- domandò ai due, che annuirono, prima che lei scappasse via.
Marta
osservò i due fratelli, con il cuore che le pulsava forte nel petto. Kevin
aiutò anche lei a togliersi la giacca, per poi fare cenno a Joe, -Io vado a
vedere come se la cava Nick in cucina, tu mostrale il bagno.- lo incoraggiò,
per poi sparire all’interno della cucina, non prima di aver consegnato il
cappotto fradicio a Joe.
Joe
sollevò un sopracciglio, -Prego.- allungò il braccio verso il corridoio e le
indicò di passare davanti a lui, così Marta in religioso silenzio eseguì e si
lasciò condurre verso il bagno, -Gli asciugamani sono qui.- aprì un piccolo
armadietto, mentre lo sguardo vagava in giro, in cerca di dettagli che poteva
scordarsi. Appoggiò il cappotto sul termosifone, -La tua valigia è rimasta di
là, vuoi che te la prendo?- propose. Marta non fece in tempo ad annuire che il
ragazzo era già uscito dal bagno. Sospirò profondamente e prese un asciugamano,
in modo da poter tamponare i capelli umidi, -Ecco qui.- appoggiò il bagaglio a
terra.
-Grazie…
sei stato… molto gentile.- cercò di prendere fiato tra una parola e l’altra e
nello stesso tempo di non arrossire. Impresa più facile a dirsi che farsi.
-Di
niente.- Joe la osservò a lungo, un brivido corse lungo la schiena della
bionda, che gli restituì uno sguardo leggermente confuso, -Tu e Coco come vi
siete conosciute?- domandò all’improvviso.
Marta
sbatté un paio di volte le palpebre, -Siamo amiche di penna.- iniziò a
raccontare. Si impose di guardare il suo riflesso nello specchio, non sarebbe
riuscita a reggere gli occhi profondi del cantante, -Ci siamo viste poche
volte, ma è stata la mia migliore amica fin da subito.-
-Capisco.
È che, di te, proprio non mi aveva parlato fino all’altro giorno.- affermò Joe.
-Oh…
beh, nemmeno io parlo spesso di lei in giro.- ribatté Marta, -Molte persone non
comprendono questi… rapporti di amicizia così lontani.- cercò le parole adatte.
Si portò una mano sul maglione bagnato, -Scusa, ma ora dovrei…- arrossì
vistosamente, così Joe si allontanò di scatto dallo stipite della porta.
-Ah!
Scusa, sì…- improvvisamente Joe si chiese perché era così imbarazzato nel
sostenere gli occhi chiari della ragazza, -Possiamo parlare dopo.- asserì,
prima di chiudersi la porta alle spalle. Vi si appoggiò un attimo, indeciso.
Che cosa gli prendeva?
-Joe,
tutto bene?- si mise dritto, Gabrielle si avvicinò a lui e lo fissò
incuriosita, piegando la testa da un lato in modo da far ricadere i capelli
scuri e ancora umidi su un solo lato.
-Sì,
tutto bene.- rispose brevemente, le prese la mano e insieme si diressero verso
la cucina. Joe, nonostante le sue dita fossero saldamente intrecciate a quelle
della ragazza, si gettò uno sguardo indietro, mentre una strana sensazione
scorreva in lui.
Questa ragazza occhi cielo, non avrà male mai più
Mai più, mai più, mai più
Mai più, mai più, mai più
La
giornata procedette relativamente tranquilla, così Marta si ritrovò verso
mezzanotte e mezza nel divano-letto in cui avrebbe dormito quei giorni.
Nonostante fosse stanca dal viaggio intrapreso la notte prima, non riusciva a
prendere sonno così accese la piccola luce dell’abat-jour ed estrasse dalla valigia
il suo blocco da disegno.
Sospirò,
mentre tracciava delle linee leggere e non tropo marcate sulla carta bianca.
Dormire nello stesso posto dov’erano loro
la rendeva in qualche modo ansiosa, dettaglio che le impediva di cadere nel
mondo dei sogni con facilità.
Ricalcò
un poco il viso appena disegnato, quell’hobby la rilassava particolarmente,
quanto scrivere. Picchiettò la gomma della matita sulla superficie ruvida del
foglio e sgranò un poco gli occhi: Joe
risplendeva sotto la poca luce nel salotto, i tratti neri e marcati, gli occhi
e il sorriso che aveva sognato più volte. Accarezzò quel profilo: non si era
nemmeno resa conto di aver disegnato proprio lui.
-Ancora
sveglia?-
Sobbalzò
sorpresa, Joe entrò nella sua visuale, con in mano una tazza blu.
-Io…
non riuscivo a prendere sonno.- spiegò, accigliata.
-Capisco.
Non deve essere facile dormire così lontano da casa.- annuì Joe con un sorriso,
-Lo so, anche io agli inizi non sono riuscito a prendere sonno.- aggiunse, per
poi bere un sorso dalla tazza.
Marta
annuì, -Già… sarà per quello.- mentì, prima di riportare lo sguardo di nuovo
sul disegno. Sbarrò gli occhi e chiuse il blocco in fretta, gesto che provocò
la curiosità del ragazzo.
-Ti
ho visto disegnare? Cos’era?- si avvicinò infatti Joe, lasciò la tazza sul
tavolino del salotto, che avevano sposato per fare spazio al divano.
-Niente!-
arrossì Marta e nascose il blocco dietro la schiena.
Joe
sollevò un sopracciglio, -Dai, avanti! Fai vedere.- rise e allungò una mano
dietro alla schiena della ragazza, per poter afferrare i disegni, ma Marta fu
più rapida e lo mise sotto al cuscino, per poi sederci sopra. La guardò
stupito, -Ok… non vuoi farmi vedere cosa stavi disegnando.- annuì e si rimise
in posizione eretta. Marta deviò lo sguardo, -Posso farti compagnia?- colta di
sorpresa non si accorse nemmeno che Joe si era seduto a gambe incrociate sul
letto.
-Certo…-
mormorò quando ormai Joe era seduto e si era rimpossessato della propria tazza.
Rimasero in silenzio qualche secondo, quando Marta decise di farsi coraggio,
-Come mai sei sveglio?-
Joe
si strinse nelle spalle, -Pensieri.- tagliò corto fin da subito. Marta annuì
lentamente e il silenzio calò nuovamente nella stanza.
Voglia di una stanza
Voglia di silenzio
Voglia di saltare
Voglia di colore chiaro
-Gabrielle
dice che ti piace scrivere.- esalò all’improvviso Joe.
-Sì,
molto…- confermò Marta. Calò il silenzio nuovamente, così Joe prese un grosso
respiro e decise di prendere ancora una volta la situazione in mano.
-Beh…
raccontami di te.-
Marta
sbarrò gli occhi, che Joe trovò incredibilmente azzurri, un colore che per un
momento gli ricordò il cielo sereno dell’estate, -Perché?- chiese incerta.
Joe
la guardò stupito, -Dobbiamo vivere sotto lo stesso tetto per cinque giorni… e
poi voglio conoscere meglio la migliore amica della mia ragazza.- fece notare
con un sorriso conciliale, -Avanti.- la incitò, -Raccontami qualcosa di te.
Parti da Milano… mi manca, ci sono stato solo un paio di giorni, ma ci vorrei
tornare un giorno.-
Marta
sorrise e, anche se all’inizio era insicura su cosa dire, iniziò a parlare di
Milano, della sua città. Di come le mancava Parigi prima di quel giorno,
dell’università, del suo mondo. E poi di Gabrielle, di come era l’unica che
riuscisse a capirla profondamente. Del loro rapporto così particolare e unico.
Nonché rarissimo. Joe la fissava, assimilava ogni informazione e la incitava
quando lei iniziava a dare segni di cedimento, imbarazzata e insicura come si
era accorto fosse fin da quella mattina. Aveva un’incertezza che in qualche modo
le ricordava Gabrielle, ma su di lei aveva un effetto diverso. La rendeva diversa.
Parlò
anche lui: di Gabrielle, del documentario, dei suoi fratelli, di come però gli
mancava l’America anche se lì si sentiva perfettamente a casa. Più sciolto di
lei, senza bisogno che lei lo incitasse a finire la frase iniziata.
Voglia di partire
Voglia di silenzio
Voglia di star bene
Voglia di conoscer pace
-A
volte avrei bisogno di un po’ di silenzio.- sospirò Joe, -Avrei voglia di
entrare in una stanza, chiudermi e non uscirne prima del giorno dopo.
Purtroppo, questo non mi è concesso.-
-Almeno
tu hai la possibilità di partire quando vuoi.- sospirò Marta e sprofondò dietro
alle braccia che aveva appoggiato sulle ginocchia, piegate contro il petto. Joe
posò lo sguardo castano su di lei. Questa volta Marta non aveva bisogno di lui
per finire la frase, -Quasi sempre ho voglia di partire, raggiungere le persone
a me care. Ho voglia di… di…-
-Di
stare bene?- le venne in soccorso Joe.
Marta
si voltò verso di lui e gli donò un piccolo sorriso, che fece mancare un
battito al ragazzo, -Sì… ho voglia di stare bene.- decretò, prima di scendere
dal cuscino sul quale non si era mossa per un minuto, -Ma guarda che ore sono!
Sono già le due!- bisbigliò, sorpresa.
-Abbiamo
parlato molto.- ridacchiò Joe, -Speriamo di non aver svegliato nessuno…- asserì
e diede una sbirciatina al corridoio, dal quale però arrivavano solo i respiri
lontani dei fratelli e di Gabrielle.
-Forse
è meglio andare a dormire, ora.- propose Marta.
-Sì…
sarai stanca, immagino.- annuì Joe e si alzò dal letto, -Ti ho tenuta sveglia
fin troppo con i miei blatera menti.- recuperò la tazza sul tavolino e per la
prima volta sentì una risata sincera provenire dalla bionda. Sorrise, quasi
inconsciamente.
-Casomai
sono io ad aver tenuto sveglio te.-
lo corresse Marta e affondò sotto le lenzuola.
-Non
mi sono annoiato.- replicò lui tranquillamente, -Buonanotte, Marta. Ci vediamo
domattina.-
Marta
arrossì lievemente, -Notte, Joe.- augurò in un sussurro, prima di chiudere gli occhi
e dargli le spalle.
E nel mio viaggio ho solo posto per me
E nel mio viaggio ho solo posto per me
Per me, per me, per me
Per me, per me, per me
Joe
uscì dalla cucina, dopo aver riposto la tazza nel lavandino. Notò che la luce
del salotto era ancora accesa, così fece il giro del divano e sorrise, nel
notare che Marta era riuscita ad addormentarsi. Prima di spegnere la luce,
però, vide qualcosa spuntare da sotto il letto, così si inginocchiò e prese il
blocco tra le mani.
Incerto
se aprire o meno diede uno sguardo a Marta, che dormiva profondamente. Con un
gesto deciso lo aprì ed arrivò subito all’ultimo disegno.
Ci
volle qualche minuto prima che riuscisse a riprendersi completamente: il suo
viso non era mai stato, artisticamente parlando, immortalato meglio.
Questa ragazza occhi cielo
Rimise
il blocco sotto il letto e spense la luce. Prima di sparire oltre il corridoio,
diede uno sguardo alle sue spalle. Un sorriso si dipinse luminoso sul proprio
viso, diverso da quelli di tutti i
giorni.
Ha conquistato
anche me