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Autore: Maggie_Lullaby    27/02/2010    3 recensioni
Abbassai gli occhi sul quaderno per non fargli notare che ero arrossita e li tirai su di nuovo solo quando fui certa di non essere rossa in faccia.
Quella volta fu lui ad abbassare il viso sul libro d'inglese.
Sì, ne ero certa, mi stava guardando, ma perchè poi? Mi guardai la maglietta verde, non era macchiata, era come al solito, o almeno come l'avevo indossata quella mattina.
[...] Tornai a eseguire i miei esercizi, stavo diventando paranoica, ero così innamorata di lui da immaginarmi le cose?
Insomma Guglielmo non mi guardava di sicuro, figuriamoci, mica ero la sua ragazza.
Continua a sognare, mi disse una vocina dentro di me.
Magari un giorno, pensai speranzosa.
No, mai, continuò la vocina.
Scossi il capo, stavo impazzendo.
Brava Serena, mi dissi, ora parli anche da sola, stai sfiorando i limiti dell'indecenza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay, forse è meglio se vi devo delle spiegazioni se mi ritrovate qui un giorno dopo aver pubblicato una shot originale ù_ù

Per chi mi conosce come autrice sa che di originali ne ho scritte davvero pochissime, anche se ne ho un po' nel mio caro piccì...

Anyway, di questo non ve ne potrebbe importare nulla, ma sto pensando che prima o poi mi metterò a scrivere una long originale e per questo sto pubblicando ultimamente delle short qui nella sezione delle originali, per sapere se vi interessasse una long...

Per chi volesse fare una scappata nell'altra fic si chiama L'Amore e la trovate naturalmente nel mio account xD

Ora vi lascio.

Baci *_*

Per Serena

 

Il Desiderio

 

I miei occhi incrociarono i suoi non appena alzai lo sguardo, mi fissava con insistenza.

Abbassai gli occhi sul quaderno per non fargli notare che ero arrossita e li tirai su di nuovo solo quando fui certa di non essere rossa in faccia.

Quella volta fu lui ad abbassare il viso sul libro d'inglese.

Sì, ne ero certa, mi stava guardando, ma perchè poi? Mi guardai la maglietta verde, non era macchiata, era come al solito, o almeno come l'avevo indossata quella mattina.

Mi strofinai il viso, come per pulirlo da eventuali macchie e fui attraversata dal desiderio di chiedere alla prof di farmi andare in bagno.

Continuai a guardarlo, teneva lo sguardo basso, quasi attaccato al quaderno, matita alla mano e gomma nell'altra.

Tornai a eseguire i miei esercizi, stavo diventando paranoica, ero così innamorata di lui da immaginarmi le cose?

Insomma Guglielmo non mi guardava di sicuro, figuriamoci, mica ero la sua ragazza.

Continua a sognare, mi disse una vocina dentro di me.

Magari un giorno, pensai speranzosa.

No, mai, continuò la vocina.

Scossi il capo, stavo impazzendo.

Brava Serena, mi dissi, ora parli anche da sola, stai sfiorando i limiti dell'indecenza.

Alzai appena gli occhi, e Guglielmo era li che mi fissava con i suoi grandi occhi scuri, un sorriso appena accentuato sulle labbra.

Feci un respiro profondo, ora ne ero sicura Guglielmo Oselladore stava guardando me e nessun altro, non la mia maglietta o il mio viso, solo me.

Respira, mi dissi.

Ero completamente andata, Guglielmo non poteva guardare me, insomma io sono la ragazza con cui aveva rivolto si e no quattro parole.

Eppure mi stava guardando, e con insistenza anche, mi strofinai di nuovo il viso, ero sicuramente sporca.

Il suono della campanella che suonava mi distrasse e mi fece sobbalzare sulla sedia, quel suono cristallino mi faceva sempre quell'effetto, o almeno mi faceva quell'effetto ogni volta che guardavo lui.

Andiamo?”, chiese Gaia alzandosi dalla sedia affianco alla mia; non si era accorta di quel continuo scambio di sguardi fra me e il mio cavaliere.

Certo”, dissi scattando e iniziando a infilare il libro in cartella.

Qualcuno si schiarì la voce a pochi passi da noi.

Ci voltammo verso la fonte di quel rumore e io mi sforzai dal trattenere rumorosamente il fiato.

Guglielmo era in piedi a poca distanza dal mio banco, i pantaloni neri a vita bassa e i capelli più spettinati del solito.

Com'è bello, mi ritrovai a pensare.

Sembrava insicuro, non l'avevo mai visto così, teneva il viso puntato sulle sue scarpe e si sbilanciava da un piede all'altro.

Ehm … Serena ti posso parlare?”, mi domandò.

Oh mio Dio!, gridai nella mia testa.

Si”, risposi subito cercando di darmi un contegno.

Gaia mi fulminò con lo sguardo.

Sere dobbiamo prendere il chiamabus”, disse severa.

Ma allora tutte le ore che avevo passato a parlare di lui con lei non erano servite a niente, non aveva ancora capito che era da mesi che aspettavo un'occasione simile?

Non ci metterò molto”, disse subito Guglielmo, “cinque minuti”.

Gaia mi rivolse un'occhiataccia, guardò Guglielmo e uscì dall'aula accompagnata da Carola, Laura e Jennifer, che iniziarono subito a tempestarla di domande.

Nell'aula restammo solo io e Guglielmo.

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, entrambi imbarazzati da quella situazione.

Ti volevo parlare”, disse poi lui, “di una cosa molto importante”.

Il mio cuore accelerò i battiti.

Di cosa?”, chiesi con la gola improvvisamente secca.

Il ragazzo continuò a guardarsi le scarpe, quasi ci fosse qualcosa di molto interessante da fissare.

Bé, ecco, è da molto tempo che io e te, insomma che ci vediamo”, disse in un sussurro, tanto che mi dovetti avvicinare per capire che cosa stava dicendo.

Si”, dissi con la voce un po' più alta del dovuto.

Ed è … ecco da molto tempo che … insomma che ti osservo”, ammise.

Che cos'è un maniaco?, domandò la vocina dentro di me.

Zitta!, pensai con rabbia.

Annuii senza sapere il motivo mentre andavo in iperventilazione, okay Guglielmo Oselladore mi fissava da tempo, non c'era bisogno di perdere la calma.

E mi sono accorto”, continuò, “che anche tu mi fissi”.

Merda, pensai sgomenta, perchè diavolo non c'era una botola in cui si poteva sparire nei momenti di imbarazzo?

Guglielmo fece un passo verso di me, il mio cuore triplicò la velocità dei battiti.

Ormai eravamo uno a pochi centimetri dall'altra, sentivo il desiderio di abbracciarlo forte a me, ma mi trattenni.

Maledetti ormoni, maledii in silenzio.

C'è un motivo per cui ti volevo parlare”, disse lui con voce roca.

Cercai di calmarmi.

Serena”, disse alzando un po' la voce e incrociò i miei occhi ancora una volta, “tu mi piaci”.

Sapete quando avete la sensazione di sentirvi talmente leggeri che potreste librarvi in volo? Ecco quello era uno di quei momenti.

Dovevo rispondere, maledizione dovevo, non potevo sprecare una situazione del genere.

Anche tu mi piaci”, dovetti ammettere mentre mi sentivo arrossire fino alla punta dei capelli. “Tantissimo”.

Davvero?”, chiese Guglielmo con rinnovata allegria.

Annuii il capo, incapace di parlare.

Lui fece un altro microscopico passo verso di me, ormai riuscivo a vedere ogni sua più piccola imperfezione sul viso.

Sul serio?”, chiese con un sorriso a trentadue denti.

Sì”, dissi con forza e questa volta fui io a fare un piccolo passo verso di lui; ormai i nostri nasi si toccavano.

Guglielmo sorrise e appoggiò le sue calde e morbide labbra sulle mie.

 

The end

  
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