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Autore: KuromiAkira    28/02/2010    2 recensioni
Russia non aveva mai capito cos'avessero gli altri quando c'era lui.
Quando li guardava tutti tremavano, balbettavano e non gli parlavano quasi mai.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Polonia/Feliks Łukasiewicz, Russia/Ivan Braginski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Sguardo
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi:Russia (Ivan Braginski), Polonia (Feliks Łukasiewicz)
Genere: generale, introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: oneshot, what if
Note: - Ho aggiunto l'avvertimento 'what if' perchè ho scritto una cosa che nel canon non c'è, ovvero la parentela tra Russia e Polonia. Quest'idea, che io sostengo fortemente, mi è in testa da quando lessi che la Polonia è una nazione slava esattamente come Russia e sorelle.
Ho letto su altri siti stranieri fiction in cui Polonia e Russia erano fratelli, di solito scritti da polacchi e sempre un polacco una volta commentò che riteneva vergognoso che Himaruya non l'avesse messo nella famiglia.
Inoltre, su you tube, in un video non inerente a Hetalia, lessi che i popoli slavi (non tutti, immagino) si considerano fratelli di lingua e di cultura.
Da lì mi è piaciuta molto l'idea di Feliks fratello di Ivan :)

- Non ho sbagliato quando ho scritto che Polonia è in realtà il fratello il maggiore. Altra mia idea che viene da ciò che ho letto in giro, ovvero che i popoli slavi sono originari della Polonia e succesivamente sono emigrati a est e a sud.
Nella mia testa si è formata l'idea che Polonia fosse, un tempo, il maggiore e poi con l'ascesa dell'impero russo, Ivan sia cresciuto fisicamente e ora sia considerato il maggiore dei due.


Sguardo



Russia non aveva mai capito cos'avessero gli altri quando c'era lui.

Quando li guardava tutti tremavano, balbettavano e non gli parlavano quasi mai.

Per lui, che voleva solo amici per andare a trovarli nelle loro case sicuramente più calde della sua, era una cosa molto triste.
Dal suo punto di vista, lui non faceva nulla di male, allora perchè nessuno stava con lui?

Voleva amici ma a causa di questo non riusciva quindi decise che tutti sarebbero diventati una cosa sola con lui.

A volte però, quelle strane reazioni gli piacevano perchè in quel modo tutti gli ubbidivano e si divertiva abbastanza pensando a questo.

Tuttavia non riusciva proprio a capire il motivo di quel comportamento.

Fu lui a dirglielo. Fu Polonia la prima persona che gli spiegò la verità, guardandolo negli occhi senza tremare.

Tu spaventi la gente, Russia. Quella è paura. Hanno paura di te, perchè sei inquietante. gli disse tranquillamente.

Paura. L'unica paura che conosceva era quella che gli provocava sua sorella Bielorussia e non riteneva assolutamente di comportarsi con gli altri come la ragazza faceva con lui.

In quel momento, comunque, aveva davanti l'unica Nazione che sembrava non provarne.
Polonia. Suo fratello Polonia.
Nonostante le apparenze, quello che più gli somigliava.
Perchè nonostante avesse l'aspetto tipico degli slavi dell'ovest, quel suo sguardo, quello che aveva in quel preciso istante, era tipico di loro, le Nazioni slave orientali.

Feliks non aveva paura di lui.
Gli parlava tranquillamente, spesso solo per dire cose di nessuna importanza, per andargli contro in qualche modo o per impedirgli di maltrattare Lituania.
Pur sconfiggendolo, pur facendolo sparire per anni, togliergli la persona a lui più cara, umiliandolo e facendogli del male, lui tornava sempre e manteneva lo stesso atteggiamento, senza cambiare.
Russia sentiva che, nonostante fosse lui a vincere, quel ragazzo fosse sempre il vincitore morale.

La loro famiglia non era molto unita.
Tutte le nazioni slave, i suoi fratelli e le sue sorelle, stavano per conto loro; solo Ucraina e Bielorussia era riuscito a tenere con sé.
Gli altri sembravano non volessero avere a che fare con loro ma comunque erano le persone che meno avevano soggezione di lui.

Ma Polonia non aveva proprio paura, e ora che sapeva che era quello ciò che provocava a tutti gli altri, se ne rendeva davvero conto.
Lui, col suo comportamento irritante, lo guardava e non vedeva nessuna incertezza in quegli occhi di un verde incredibilmente chiaro.

A Russia seccava quest'atteggiamento ma, allo stesso tempo, era fiero del suo fratellino. Lui era forte, forte dentro, per questo degno della loro famiglia, degno di lui.

L'avrebbe voluto al suo fianco, come ai tempi in cui era Polonia il fratello maggiore, il capostipite delle popolazioni slave.

Ma quasi subito si era allontanato, e con lui tutti gli altri finché non rimasero solo loro tre, in quelle terre fredde e inospitali.

Col tempo lui e la sorellona Ucraina l'avevano superato ed ormai era lui il fratello maggiore. Era superiore, il era più forte, il più grande.

Ma il polacco non cedeva mai e non lo faceva nemmeno ora e, seppur col braccio sanguinante, lo fissava dritto negli occhi con aria di sfida.

Polonia cambiava, durante le guerre.
Manteneva un atteggiamento superficiale e menefreghista finché non veniva portato prigioniero davanti al suo nemico.
Lì assumeva un portamento fiero, degno dell'aquila bianca che rappresentava, un espressione dura, e ti guardava fisso negli occhi con sicurezza, come per avvertirti che non ce l'avresti mai fatta ad abbatterlo, qualunque cosa gli avresti fatto.

La cosa in parte gli piaceva, anche se gli sarebbe davvero piaciuto sottometterlo a sé, vederlo tremare e piagnucolare come faceva il suo amichetto Lituania.

Sapeva che, in qualche modo, poi ne sarebbe rimasto deluso. A lui Feliks piaceva proprio per quella forza interiore, in fondo. L'unica forza che potesse davvero competere con quella della grande Russia.

Ma ormai era la sua ossessione e non poteva fare a meno di fargli la guerra, partizionarlo e fargli del male.

Sorella Ucraina diceva sempre che forse quello era il loro unico modo per mostrarsi affetto, anche se le sarebbe piaciuto che andassero d'accordo, almeno tra fratelli.

Ma Ivan non capiva molto di quel ragionamento né gli importava farlo.
Lui voleva vederlo piangere impaurito. Lo voleva vedere debole.

Lo torturava e provava un misto di divertimento e tristezza all'idea che potesse davvero far paura anche a lui.

In fondo non voleva fare terrorizzare a nessuno, a parte quando gli conveniva, e Polonia rimaneva l'unico a non esserlo affatto.

L'altro non cedeva ancora e Russia lo afferrò per il braccio ferito, causandogli un leggero gemito di dolore, e lo avvicinò a sé.

Gli scrutò per bene il viso, ormai a pochi centimetri di distanza dal suo, ma non vide nient'altro che fiducia in sé stesso.
Non mostrava mai nemmeno odio.
Polonia forse non lo odiava. Forse nonostante tutto gli voleva bene perchè era il suo fratellino, anche se ormai sembrava più grande.
Forse sorella Ucraina aveva ragione.

Quell'espressione non cambiò affatto, pensò con istintivo entusiasmo Russia, quindi strinse il rubinetto con la mano e lo colpì in testa lasciandolo a terra, svenuto.

Prima di andarsene fisso il corpo privo di sensi del fratello ed ebbe la sensazione che, seppur con gli occhi chiusi, lo stesse ancora guardando senza provare alcuna paura.
  
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