Capitolo
1: Incontro Movimentato.
Oggi ho deciso di
seguire i miei genitori e così mi sono ritrovata
circondata dalla natura.
Siamo venuti vicino ad un lago. La vista è spettacolare e anche la
sensazione
di libertà che sento in questo momento.
Sapendo che non avrei trovato molto interessanti i discorsi dei miei
genitori e
dei loro amici, ho portato il mio adorato i-pod e il mio libro
preferito, “Il
Cavaliere d’Inverno”.
Mentre aspetto che il pranzo sia pronto, mi allontano un pò, per
cercare un
posto dove leggere e ascoltare musica in tranquillità.
Proprio quando sto per arrendermi, dal trovare un posto senza insettini
schifosi o roba non ancora identificata, lo vedo… Il paradiso.
Aumento il passo e controllo che in realtà non sia un’illusione.
Ma no, è tutto vero…
Così mi siedo su questa bellissima panchina di legno, che si trova
proprio
sotto un albero, vicino alla riva del lago.
Sento una tranquillità che solo poche altre volte nella vita ho provato.
Ma secondo voi può andare tutto così bene? Decisamente no..
Dopo solo una mezz’oretta di lettura, con un bellissimo venticello fra
i capelli
e i raggi che riscaldano i punti di
pelle esposti al poco sole che mi raggiunge, sotto quel magnifico
fogliame, mi
arriva dritta, dritta in faccia una pallonata. Seguita da un “Attenta”…
Ma dico io… chi cavolo è che si mette a giocare con una stupida palla
proprio
vicino il lago?
Ma quest’idiota non poteva giocare da un’altra parte?
E poi avvertirmi
due secondi prima, no?
E ora, oltre agli occhiali volati in acqua, al naso spiaccicato e
dolorante,
oltre al mal di testa che mi è appena venuto… devo pure sentire la
risata di
questo “babbuino”?
Poggio delicatamente il mio adorato libro sulla panchina e, senza
neanche
calcolare lo “scemo del villaggio”, mi avvicino lentamente… molto
lentamente,
alla riva per cercare gli occhiali.
Il problema è che non vedo un tubo. Mi metterei a piangere.
Voi penserete che i miei guai siano finiti… E invece no.
Perché dovete sapere che io sono una ragazza mooolto “fortunata”.
E così, abbassandomi, per sbaglio metto il piede su un sasso scivoloso
e
finisco con la faccia dentro l’acqua.
Le risate di quella brutta “testa di carciofo” aumentano, insieme al
mal di
testa.
Cerco di restare calma e ricomincio la ricerca, ma non trovo niente.
Già sento le frasi idiote di mio padre.
“Ecco ora per me puoi restare senza occhiali… Non solo mi hai fatto
spendere
tutti quei soldi, ora li hai anche persi. Peggio per te.”
Oppure le proposte di mia madre…
“Beh… almeno ora puoi approfittarne per mettere le lentine, hai degli
occhi
così belli… perchè li devi coprire con quei cosi?”
Come se anche loro non li portassero…
Come se fosse colpa mia.
Mi siedo sulla riva e mi metto le mani nei capelli, bagnati, pensando a
cosa
dire ai miei genitori.
Sento dei passi vicino a me e una mano poggiarsi nella mia spalla.
Senza neanche girarmi so che è “lo scimmione” della pallonata.
Ma che vuole ancora?
-Stai cercando questi?- e mi mette davanti gli occhi i miei adorati
occhiali.
Glieli strappo dalle mani e li inforco subito. Mi sembra di rinascere,
morirei
senza.
Ho ancora la mano di questo “struzzo” sulla spalla e quindi, per farlo
andare
via, lo ringrazio freddamente e gli volto ancora di più le spalle.
Lui ride di nuovo…
Prima non me ne ero neanche accorta, ma ha una voce e una risata
bellissima.
Così mi giro per
vederlo anche in faccia.
Oooohh Mio Dio!!! Questo si che è un gran pezzo di gnocco… ed è
decisamente
riduttivo dire solo questo.
I capelli biondissimi circondano il suo viso d’angelo e ricadono un pò
su i
suoi occhi.
Verdi, splendenti e
sorridenti. Di un colore così strabiliante che
tutta la natura che ci circonda non è niente a confronto.
Rimarrei ore a
perdermi in quel sogno che sono i suoi occhi. Ma
qualche altra cosa attira la mia attenzione.
Dalla camicia bianca, lasciata un pò aperta, si intravedono i
pettorali… Ha un
corpo stupendo.
E ora sono qui, da circa 10 minuti, con il viso color peperone, a
guardarlo ed
a sbavare senza neanche un po’ di orgoglio.
Lui mi aiuta ad alzarmi e mi porge la mano.
-Piacere Fabio. Scusa per la pallonata, ma mio cugino è completamente
negato a
giocare a calcio.
Pallonata? Quale pallonata?
-Ehm.. il piacere è
tutto mio, io sono Alice…- non riesco a finire
la frase, che uno starnuto mi sbilancia. Ed essendo ancora su quel
terreno,
decisamente troppo pericoloso per me, il risultato può essere uno solo.
Un altro bel tuffo
in quel lago dall’acqua ghiacciata.
Questa volta non mi
lamento per le sue risate, perché rido anche
io.