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Autore: Aidoru    03/03/2010    1 recensioni
Questa è la prima volta che pubblico una mia storia..spero che piaccia, visto che l'ho scritta tutta in un colpo, quasi senza rileggerla.
Non c'è una trama vera e propria, si tratta di un sogno. Il protagonista è Alexèin, uno dei miei personaggi preferiti in assoluto, e che ho trascinato per vari gdr online. La storia tratta di sentimenti tra ragazzi ( quindi omosex ). Se non vi sta bene, evitate di leggere.
Alex era fidanzato con Nial, ma dopo una serie di brutti litigi, si sono presi un periodo di pausa, nel quale ha avuto una relazione con Kenny, un amico. Alla fine lui e Nial sono tornati insieme, ma questa storia è un ipotetico " e se non si fossero riappacificati? "
La roba brucia come fuoco, nelle mie vene. Mi sento leggero, eccitato. Non riesco a parlare, mi tiro addosso Kenny. Gli infilo una mano dentro ai pantaloni, strusciandomi su di lui come un gatto in calore. Ho bisogno di essere scopato. Mi sussurra parole sconce all’orecchio e io sorrido. Siamo fatti e felici.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia sta suonando. Sento i suoi trilli mentre dormo, e come al solito, mi innervosisco perché non riesco a spegnerla: la metto apposta dall’altro lato del letto in cui dormo, così mi sveglio di sicuro e non faccio tardi al lavoro. Percepisco le coperte che si spostano e poi qualcuno che spegne quell’aggeggio malefico al posto mio, con un sospiro. Sorrido. È stata la sua mano a porre fine a quella tortura. La stessa che adesso scorre sotto alle lenzuola, cerca la mia vita e la abbraccia, delicatamente. Mi si avvicina, sotto alle coperte. Non parla, lui. Non parlo nemmeno io, un po’ perché sono ancora troppo stordito dal sonno, un po’ perché è questo il patto che c’è tra noi. Parliamo di meno, ma ci capiamo di più, un tacito accordo assurdamente strano e dolce. Non saprò mai cos’è dei suoi occhi che mi incanta così tanto. Sospiro, mi volto e cerco le sue labbra senza riuscire a svegliarmi. Sto quasi pensando di darmi malato e saltare il lavoro, ma poi cambio idea. I soldi ci servono. Dobbiamo pagare la casa in cui viviamo, la mia auto, l’università che frequento, la roba…Apro gli occhi e lo osservo. Mi stava guardando dormire. Gli sorrido e improvvisamente i suoi occhi mi sembrano più belli che mai. Gli rubo un altro bacio e una carezza, e poi mi stiracchio. Mi alzo, vado barcollando in bagno e apro l’acqua perché si riscaldi. Devo fare una doccia, prima di andare al lavoro. Ho il suo odore addosso mescolato a quello del locale dove siamo stati stanotte, un mix di fumo e umidità, droga e sudore. Sento l’odore del sesso sulla mia pelle. Forse è perché appena siamo tornati a casa, ci siamo saltati addosso come animali. Non riesco a stare lontano da lui. Dal suo corpo, da quel magnifico e meraviglioso corpo abbronzato, caldo e maschile. Lavo via lo sporco di questa notte e chiudo gli occhi, sotto alla doccia. Stamattina non sono teso, strano. Sono calmo, inconsuetamente tranquillo, senza pensieri. Non sto pensando al nostro passato, a quello che sarebbe potuto succedere se io e lui non fossimo stati scoperti. Se noi non vivessimo insieme. Sento i suoi passi e le lenzuola muoversi ancora: sta finendo di rifare il letto e tra poco andrà a prepararmi la colazione. Come tutte le mattine che sono passate e come tutte le mattine che verranno. Questa è la vita che mi aspetta. Che ci aspetta. Esco dalla doccia e mi guardo allo specchio. Non ho la faccia di un ventunenne. Ho ancora il viso da ragazzino, rivelo la mia età solo quando ho la roba in circolo. Mi vedo ancora come tanti anni fa e sorrido. Torno in camera da letto e comincio a rivestirmi. Lui mi porta il caffè in stanza, ricordandosi a metà strada che non mi piace, quindi non ne bevo. Rido, finisco di prepararmi, prendo lo zaino con la roba che mi serve per lavorare, il mio pacchetto di sigarette, e gli do un bacio sulla porta.

Al lavoro, però, ci penso. Penso a come sarebbe stato se un anno e mezzo fa, il suo ragazzo non ci avesse sorpreso a letto insieme. È come una maledizione, non riesco a togliermi dalla testa la sua faccia e tutto ciò che è successo dopo. Non faccio che chiedermi “ E se..? “ .. E se fossimo stati più attenti? E se avessimo smesso di vederci, come ci eravamo promessi, quel giorno? E se il suo ragazzo l’avesse perdonato? E se non stessi con lui? Comincia a venirmi mal di testa, come tutti i santi giorni. Il nostro terapista dice che io penso troppo, lui troppo poco. Siamo una coppia equilibrata, tutto sommato.
Lui con me ha scoperto la fedeltà. Non riesce più a toccare nessun altro, forse una conseguenza di ciò che è successo quando il suo ex ragazzo ci ha scoperti. Sono sicuro che non lo faccia per amore nei miei confronti, ma per una sorta di trauma. Eppure, devo dire che mi consola. Io con lui ho riscoperto l’ecstasy. Avevo smesso, lo so, ma ci sono ricaduto. Insieme siamo caduti nella droga, di nuovo. Un giorno l’ho sorpreso a sniffare. Era tanto tempo che non toccava più nulla, mi sono arrabbiato tantissimo. Abbiamo urlato e abbiamo fatto a botte. Ricordo anche che abbiamo pianto entrambi, della nostra vita. Però quella robaccia da dipendenza. Inutile dire che non riusciamo a fermarci. Ci facciamo insieme, questo è il massimo di aiuto che possiamo darci. Almeno, se uno dei due dovesse morire, l’altro per correttezza cercherebbe di farsi fuori a sua volta. Io non voglio sopravvivergli. È l’unica cosa che mi rimane al mondo ormai e se perdessi anche lui, non avrebbe più importanza, vivere o morire.
Non siamo una coppia felice. Lo sembriamo, ma non lo siamo. In realtà, non so nemmeno se stiamo insieme. È cominciato tutto per caso, quel giorno.
Senza che me ne sia reso conto, è mezzogiorno. Il mio turno è quasi finito, così comincio a tornare alla sede - io sono un PR di una discoteca abbastanza famosa, qui in città - per chiedere lo stipendio al capo. Poi tornerò a casa, pranzeremo insieme - sempre che lui ci sia - e forse vedremo un film. Gli sto insegnando il russo. Dice che lo diverte e a me piace dargli qualcosa di mio. Forse, sotto sotto, lo amo.
Il vicolo della sede è sempre affollatissimo. Il locale è semi vuoto, ma non si capisce perché per strada ci sia così tanta gente, anche di mattina. Entro nella grande stanza rossa e nera e chiedo del capo. << Alexein? >> mi sento chiamare. Mi volto ed eccolo, è lui. È strano come sia più grande di me, eppure meno alto. Ho sempre associato l’altezza all’età e vedere le persone più basse di me mi porta a pensare che siano più piccole. Mi porta nel suo studio, mi da la paga mensile e mi sorride. Mi chiede di lui. Una volta ci propose di lavorare in coppia, come spogliarellisti. Rifiutammo solo perché non sopportavamo l’idea delle richieste “ private “ che avrebbero potuto rivolgerci i clienti. Mi piacerebbe lavorare insieme a lui. Ma credo che la cosa non sia ricambiata. Prendo i soldi, li metto nella tasca del cappotto, e torno fuori. Cerco l’auto nei parcheggi, anche se sono ancora tentato di cercare la moto, e torno a casa. È stata una mattinata stancante.

Il primo rumore che sento entrando a casa è quello della tv, seguito dallo zampettare di Noris, il mio dobermann, che viene a salutarmi saltandomi addosso. Mi lecca la faccia e io rido, cercando di mantenere l’equilibrio. Sono dimagrito, quindi questo stupido cane può atterrarmi quando gli pare. << Ciao Alex >> mi saluta lui. << Andiamo a pranzo fuori? >> chiede. Afferro il collare del cane e cerco di allontanarlo, con successo e fatica. Quando si mette seduto ai miei piedi, gli accarezzo il muso. << Ciao Kenny…si, andiamo fuori >> sussurro, con un sorriso appena accennato.

È cominciato tutto un anno e mezzo fa. Io avevo da poco compiuto vent’anni. Nial e io eravamo in pausa ed ero praticamente scappato a Londra. Ero tornato nelle condizioni in cui vivevo a Newport. Non avevo una casa e un lavoro. Vivevo in hotel, coi soldi che mandava la nonna, e lavoravo part time come ballerino in un night, per pagarmi gli studi da solo. Non conoscevo nessuno, in città, e non mi interessava fare amicizia. Era un brutto periodo. Una sera, ero in un vicolo e cercavo di comprare dell’ecstasy, e..semplicemente, me lo sono trovato davanti. Lui era pulito già da tanto tempo, per cui mi ha urlato contro che ero un tossico, che non avevo speranze, che ero un idiota. Abbiamo cominciato a litigare e stavamo per picchiarci, quando io l’ho baciato. È stato il bacio più disperato, più violento e più arrabbiato della mia vita. L’ho trascinato in un vicolo, e abbiamo fatto l’amore in modo selvaggio, mordendoci e punzecchiandoci e graffiandoci. Ci siamo separati alla fine promettendoci che non ci saremmo più visti. Lui era fidanzato e io avevo bisogno di star solo. Mi sembrava di tradire Nii. Anche se non stavamo più insieme, teoricamente, mi sentivo uno stronzo.
Naturalmente, non abbiamo smesso di vederci. Ogni volta era l’ultima e ogni sera eravamo sempre più affamati di passione. Avevamo bisogno l’uno dell’altro, senza un perché. Non esisteva nient’altro, quando io e lui stavamo insieme. Era solo sesso, ma il miglior sesso che abbia mai fatto. Un giorno, sono andato a trovarlo a casa. Di solito ci vedevamo nella mia stanza, per evitare di essere disturbati o scoperti, ma quella sera non riuscivamo ad aspettare. Il suo ragazzo era uscito..non mi ricordo perché, sinceramente, così io l’ho raggiunto. Mi ha spogliato sulla porta. Mi ha sbattuto contro il muro, nel corridoio, e mi ha quasi stracciato i vestiti di dosso. Siamo arrivati in camera da letto che eravamo già quasi a metà del nostro amplesso. Abbiamo ricominciato due volte. Eravamo così presi che nessuno dei due ha sentito la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi e il suo ragazzo chiamare il suo nome. L’ho riempito di morsi, e lui ha riempito me di succhiotti e frasi sconce.
Stava per prendermi sotto alle lenzuola, quando abbiamo visto il suo ragazzo sulla porta. Mi si è congelato il sangue nelle vene. Non dimenticherò mai la faccia di Kenny e le sue mani che tremavano all’improvviso. Di colpo, era diventato fragile.
È stato da quel momento che hanno cominciato ad assalirmi incubi e sensi di colpa. Ho confessato tutti i miei tradimenti a Nial, il momento più terribile della mia vita.
Il ragazzo di Kenny ha scelto di non perdonarlo e il mio ha scelto di non perdonare me. Kenny è sparito per qualche mese, credo. Ho pochi ricordi di quello che è successo in quel periodo, rimossi quasi tutti a causa dei traumi da tentato suicidio. Ci ho provato due volte. Ho pensato di porre fine alla mia vita, ma l’unica volta in cui ero quasi riuscito a mettere in atto la cosa, lui s’è materializzato di nuovo davanti a me. Ero nello stesso vicolo dove l’avevamo fatto per la prima volta, stavo cercando di farmi un’overdose di non ricordo nemmeno quale robaccia, e qualcuno mi ha tirato su in piedi. Ho visto il viso di Kenny pallido e sciupato, come lo vidi la volta in cui mi chiede a muso duro se mi portavo a letto suo fratello. Ho capito che aveva ricominciato a farsi, e mi sono sentito colpevole. Forse è per questo che ancora non mi sono tolto la vita..senso di colpa. Lui aveva bisogno di qualcuno che lo tenesse a freno quando si faceva, per evitare che prendesse troppa roba, e io ero solo. Così, siamo andati a vivere insieme. All’inizio eravamo arrabbiati e disperati, litigavamo spesso e sfogavamo la tensione col sesso, poi col tempo, ci siamo affezionati l’uno all’altro. Sono state la droga e la solitudine a legarci.

L’ho portato in un ristorante francese. So che gli piace la cucina raffinata - anche se non lo ammetterà mai, è un signorino - e oggi siamo entrambi tranquilli. Non abbiamo pensieri. Scherziamo e sorridiamo nel locale, come due buoni amici o come una vecchia coppia. Sospiro, gli prendo la mano. Si, forse lo amo. Non come amo Nial, ma mi sento comunque legato a Kenny. Lui..non credo che lui mi ami, ma va bene così, sul serio. Stiamo mangiando frutti di mare e beviamo champagne. Forse è un po’ troppo formale, per pranzo, ma questo è un giorno da festeggiare. Siamo puliti da circa una notte.
<< Voglio smettere >>. Non so nemmeno perché l’ho detto.
<< Vuoi smettere ..cosa? >> chiede lui, alzando un sopracciglio.
<< Di prendere la roba..>> sussurro, stringendogli il dorso della mano. << Voglio che smettiamo insieme >>.

Abbiamo passato il pomeriggio a liberarci della droga. Non è stato facile, gettare al cesso duecento dollari di cocaina e il doppio di eroina, ma dobbiamo essere forti. Dobbiamo smettere, evitare di fare altre stronzate. Stasera per distrarci, andremo al cinema. Domani, dopo il lavoro, di nuovo pranzo fuori. Probabilmente andremo in crisi d’astinenza entro la fine della settimana, ma non importa. Dobbiamo farcela.
Kenny gira per casa in boxer, ed è incredibilmente bello. È nervoso, è d’accordo con me ma si vede che gli manca, la droga. Di già. Forse non avrei dovuto lasciargli guardare quando la gettavo via. È dimagrito tanto, colpa della fame chimica. Io sto sfiorando l’anoressia. O meglio, l’ho già sfiorata quando Nial mi ha piantato, ma perderò ancora più peso, lo so. Gli vado vicino e lo abbraccio.
All’inizio mi mette le mani sulla vita come se volesse respingermi, poi si lascia convincere e mi stringe. Ha la pelle calda, Kenny. Ha un buon odore ed è più maschile di me, in tutto, ma a volte mi sembra un bambino. E i suoi occhi sono più meravigliosi che mai, colmi di lacrime e di rimorso.
Non sappiamo nemmeno perché siamo piangendo entrambi. Lo sorreggo e ci trasciniamo sul divano, al buio nella stanza. Probabilmente i pensieri che non ci hanno disturbato per tutto il giorno sono venuti ad affollarsi tutti insieme ora.
Mi sussurra il nome del suo ex-ragazzo, e ho una specie di illuminazione. Era riuscito a smettere grazie a lui, e inconsapevolmente, la cosa mi fa male. Piango perché lo sento fragile, come me.
<< Anche io riuscirò a far andare bene le cose >>.
Annuisce, ma non sembra rincuorato.
Andiamo a rintanarci sotto le coperte. Non faremo l’amore stasera, non ne abbiamo voglia. O meglio, non ne abbiamo il coraggio. Sto pensando a Nial. Non lo vedo da un anno e mezzo. Vorrei tanto sapere cosa ha fatto della sua vita, com’è diventato il suo viso..mi tuffo sotto le coperte, e per ora aspetto che venga mattina.
Kenny ha la pelle bollente. Siamo puliti da circa un giorno. Io comincio a sentire la mancanza della dose e il nervosismo. Il tempo scorre senza che me ne accorga. Kenny si è alzato, sta camminando mezzo nudo per casa. Parla al telefono, non so con chi. Lo chiamo, ho bisogno di lui. E poi, sono geloso. Perché non parla con me? Mi abbraccia e ci baciamo, un lungo bacio affamato. Non so come abbiamo cominciato a litigare. Stiamo andando in astinenza. Mi tremano le mani. Ho bisogno della dose, ma ho più bisogno di vederlo stare bene. È colpa mia se il suo ragazzo l’ha lasciato, alla fine. È colpa mia se non si sono sposati. Se io non ho sposato Nial. Avrei potuto avere una vita normale. Avrei potuto essere un avvocato di successo. E Kenny avrebbe potuto essere…tutto. Avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi. Ma io ho rovinato tutto, quindi mi sta bene, se soffro come un cane. Stiamo urlando l’uno contro l’altro, Kenny ha sbattuto il pugno contro la porta ed è uscito. Gli sono corso dietro e l’ho pregato di tornare a casa, ho paura che se lo lasciassi solo, tornerebbe a casa fatto.

Non so quanti giorni sono passati. Il tempo non ha più importanza. Non mi sono ancora alzato dal letto, non ne ho le forze. Sono nudo, sotto al piumone. Ho solo un paio di boxer e sento l’aria mancare. Mi fanno male tutti i muscoli. Non so dove sia Kenny. Non l’ho sentito uscire e non ho potuto trattenerlo. Sento la porta sbattere, sarà tornato. Lo sento ridere. Mi tiro a sedere su, lo vedo aprire la finestra. La luce mi acceca. È fatto. Lo vedo dalla sua espressione. Mi dice che non ce l’ha fatta, che comincerà da ora. E cominciamo a litigare. Lo sbatto al muro, pretendo che mi dia la roba. Voglio andare a gettarla. Ho i crampi allo stomaco. Lui ride, non riesce a smettere. Non ce la faccio a sentirlo così felice. Mi consegna una grossa quantità di eroina, alla fine. Quando lo tengo tra le mani, sento una scossa alla spina dorsale. Inutile dire che non ce l’ho fatta a gettarla. La sto squagliando con le mani che tremano. Kenny dice che è troppa roba per me solo, ma non mi importa. Ne ho bisogno, devo recuperare le dosi dei giorni passati. Ho le mani così deboli che non ce la faccio a scioglierla tutta, e così mi da una mano lui. Carica una siringa, me la punta alla coscia, vicino all’inguine.
Adesso rido anch’io. La roba brucia come fuoco, nelle mie vene. Mi sento leggero, eccitato. Non riesco a parlare, mi tiro addosso Kenny. Gli infilo una mano dentro ai pantaloni, strusciandomi su di lui come un gatto in calore. Ho bisogno di essere scopato. Mi sussurra parole sconce all’orecchio e io sorrido. Siamo fatti e felici. Forse non era così sbagliato, lasciare le cose come sono.
Comincio a spogliarlo e a mordergli la spalla. Non ci baciamo quasi mai, quando stiamo a letto. Le gambe mi si impigliano nelle lenzuola, e quando le agito per portarle ai suoi fianchi, percepisco che c’è qualcosa che non va. Mi sento troppo eccitato. Kenny mi abbassa i boxer, mi tocca il membro e io rovescio la testa. Il piacere si fa sempre più forte. Non riesco a respirare. Allargo le gambe, lo sento scendere. Ho perso il controllo dei battiti del mio cuore. Sento i muscoli rigidi, ho colpi di freddo che mi fanno tremare. Cerco di chiamarlo, ma non ci riesco.
Ho la bocca impastata, le palpebre pesanti. La dose era troppa per me da solo, aveva ragione. Mi sento come se mi stesse scoppiando il cuore.
Gli artiglio le spalle, e improvvisamente il mondo esplode in una serie di puntini neri davanti ai miei occhi.

La sveglia suona e io sobbalzo, sul letto. Sono troppo agitato per spegnerla, così lui la spegne al posto mio. Si alza a sedere, mi guarda confuso e mi abbraccia.
<< Che ti prende? >> chiede, accoccolandosi contro il mio petto.
Me lo stringo addosso, respirando il suo profumo. La sensazione che mi da stringerlo è qualcosa di indescrivibile. È come un miracolo vederlo tutti i giorni svegliarsi accanto a me, col viso candido che si apre in un sorriso che ha la stessa importanza del sole che sorge ogni mattina.
Gli bacio i capelli e mi poggio contro la testiera del letto, senza smettere di coccolarlo.
<< Nulla, Nial..non ha importanza..era solo un sogno..>>.

  
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