Santissimo Lawliet, sono in ritardo
mostruoso. o__ò
Chiedo umilmente perdono per aver tralasciato questa raccolta
così a lungo… Purtroppo ero giunta ad un
capitolo su Xion, il personaggio che amo di meno in
assoluto (si notava? xD), e mi ci è voluto un
po’ per riuscire a scrivere su di lei e soprattutto ad adattarla al prompt. Ad un certo punto ho persino pensato di sostituirla
con Naminè, ma alla fine – finalmente – sono riuscita a
trovare il collegamento più giusto tra Xion e
Belle. Il tema principale di questo film Disney è, al di là dell’amore
che non tiene conto delle apparenze, la diversità: una diversità
che non riguarda solo la Bestia, ma anche Belle, che si sente quasi un’aliena
in quel piccolo villaggio in cui vive. Dunque ho deciso di giocare su questo. Xion è una
diversa. E ragionandoci un po’ sono arrivata a scrivere, beh, quello che
avete sotto gli occhi.
Per quanto riguarda invece il collegamento tra i rispettivi protagonisti
maschili, beh, mi sembra palese. ^^
Ringrazio all’infinito tutti i lettori, come sempre, e
rispondo entusiasta alle recensioni:
Rein94: Ma io
ti ho già detto che ti adoro? *-* No, perché temo di non saper
esprimere quanto ti sono grata. Riesci a cogliere esattamente quello che vorrei ma non so mai dire in modo chiaro. Delle
due l’una: o il mio stile è meno ermetico di quanto penso, o tu
sei una lettrice eccelsamente attenta. :3 Riguardo ai pairing,
tranquilla, non devono necessariamente essere visti come coppie – qui ad
esempio non c’è assolutamente nulla di romantico xD – tranne in quelle rare occasioni in cui l’aspetto
sentimentale è evidente, come la Axel x Misa, per intenderci. ^^ Ancora un trilione di grazie!
<3
Dany92: Ma no
che non ti trovo monotona! Sei sempre dolcissima *-* Ancora una volta, perdona
la banalità, ma non so come ringraziarti! Semplicemente Grazieee! <3
Buona lettura a tutti!
[Credits: Un ponte per Terabithia di Katherine Paterson, Twilight di Stephenie Meyer, Jane Eyre di Charlotte Brontë, Il signore degli Anelli di John Ronald Reuel Tolkien, Al buio di Peter James]
* * *
*A few simple fairytales*
Prompt: #7. Beauty and the Beast
Personaggi: Xion [Kingdom Hearts], Mello [Death Note]
Genere: Introspettivo, Malinconico
Rating: Giallo
Note: AU
La
porta si chiuse con uno schianto alle sue spalle, coprendo l’ultimo dei
suoi singhiozzi. La biblioteca l’accolse, silenziosa come sempre, persino
più del solito. Eppure trattenendo il fiato poteva riuscire a sentire
l’eco degli strepiti che si era appena lasciata alle spalle, e che le
facevano troppa rabbia per poter essere semplicemente ignorati.
Si asciugò le guance con un gesto
stizzito. Certa gente non meritava le sue lacrime. Certa gente andava soltanto
vista per quello che era.
Stupide
vipere.
Con una scrollata del braccio
riassestò sulla spalla lo zaino in cui – dentro al conforto freddo
di un gabinetto guasto – aveva cacciato a forza il vestito ridicolo che
l’avevano costretta a
indossare. Per fortuna non era tornata a casa quel pomeriggio; almeno aveva
potuto tenersi nel suo bagno preferito la certezza del suo zaino sfondato e dei
cari vecchi jeans.
Era piaciuto anche a lei, quel vestito.
All’inizio. E anche a sua madre. Soprattutto, aveva fatto sdilinquire Larxene. Larxene adorava il giallo
dorato, ed era stata lieta di vederla indugiare di fronte all’abito
più non-da-lei che fosse mai esistito.
«Con questo
sei perfetta! Compralo, Xion, ti sta benissimo!»
Sì, le stava benissimo.
Solo che adesso non vedeva l’ora di
procurarsi un accendino e di dargli fuoco.
Sospirò; con quei pensieri non si
sarebbe certo risollevata il morale. Se aveva abbandonato l’amica
toilette per fiondarsi nella biblioteca, un motivo c’era.
Lo ripassò mentalmente mentre
percorreva a passi stanchi gli spazi angusti tra gli scaffali.
A Xion era sempre
piaciuto leggere. Ogni giorno, prima e dopo le lezioni, varcava quella porta
che per fortuna non veniva mai chiusa a chiave, prendeva un libro – uno
qualsiasi – in mano, si sedeva sul pavimento scuro e polveroso e [puff!] di colpo non era più lei. Ogni volta
diventava una nuova Leslie Burke o Isabella Swan o
Jane Eyre o Principessa Arwen. Ogni volta, diventava diversa.
[ Ed era questo il
bello. ]
Quel posto che la gente chiamava
semplicemente biblioteca, per lei era un mondo a parte. Un mondo in cui
viaggiare per ore senza muoversi e un mondo in cui smettere i propri soliti
panni anonimi.
E poter indossare
senza vergogna un vestito dorato che [altrove] non la rappresentava per niente.
Non l’avrebbe confessato neanche
sotto tortura, ma le sue preferite erano le storie romantiche.
Non c’entrava il pudore. Era
più una sorta di amarezza – la certezza di essere un’illusa.
I ragazzi della scuola erano molto diversi dai Jesse Aarons, dagli Edward Cullen o
Rochester, dai Re Aragorn di cui lei puntualmente
fantasticava e s’innamorava; nessuno di loro aveva la capacità di guardare oltre, ciò che lei
cercava da troppi anni, e che da sempre temeva, e che non aveva mai trovato
neppure in quelle che nei momenti più sorridenti riusciva a definire
dentro di sé amiche.
Nessuno di loro riusciva a vedere cosa
c’era sotto la sua invisibilità.
Col tempo, aveva imparato ad accettare che
il blocco sussisteva solo per colpa sua. E a lasciarsi coccolare dalla promesse
di carta dei libri.
Quella sera non sarebbe stato diverso. Soltanto
un po’ più doloroso, un po’ più triste.
Perché in uno
di quei momenti sorridenti c’era cascata ancora.
Terzo corridoio, sezione Horror. Stavolta niente
di romantico. Non ne era in vena, ora proprio no.
Raggiunse il primo scaffale e
cominciò a scorrere svogliata i titoli sulle coste, alla ricerca del
più macabro possibile. Tanto era quello il suo attuale umore. Ne individuò
alcuni promettenti, e in quel momento notò che i libri erano accostati
in modo strano.
Come se qualcuno li avesse sfilati e poi infilati
in fretta al loro posto – forse in preda alla stessa rabbia che animava
anche la sua ricerca. Chissà.
Mosse la mano per spingere indietro un
volume che sporgeva sul bordo dello scaffale, ma lo fece distrattamente. Il libro
scorse fino all’estremità opposta della mensola – dove non c’era
un’altra fila di libri a fare da scudo – e cadde dall’altra
parte della scaffalatura.
«Ehi!»
Si bloccò al suo posto. Un tonfo
sordo e il successivo lamento le avevano suggerito che il libro era caduto addosso
a qualcuno – cosa inspiegabile. Chi altri poteva esserci, in biblioteca, proprio quella sera?
Il misterioso malcapitato non aggiunse
parole, e lei sentì che la curiosità si sostituiva alla sorpresa.
Stringendosi ancora addosso lo zaino gonfio
del vestito dorato, girò intorno allo scaffale e si affacciò sul
quarto corridoio.
Seduto a terra, proprio in corrispondenza
del punto in cui lei si era fermata dalla parte opposta, c’era un
ragazzo. Tra le gambe incrociate sosteneva un libro aperto, mentre quello che
lei aveva accidentalmente fatto cadere era ora stretto nella sua mano; sembrava
lo stesse scrutando [accusando], ma i capelli biondi e lunghi nascondevano il
suo volto alla vista di lei. Nella mano libera stringeva una tavoletta di
cioccolato scartata per metà.
«Mi dispiace.» Si sentì
in dovere di scusarsi. «Non pensavo che ci fosse qualcuno.»
Il ragazzo sollevò la testa di
scatto e la guardò con rabbia.
Lei si
sentì gelare.
«Cos’è, sei venuta a
vedere il mostro?»
Uno sfregio indicibile, un’ustione spaventosa
gli solcava completamente un lato del viso. Xion sentì
l’irrefrenabile impulso di guardare altrove, ma qualcosa trattenne a forza
il suo sguardo sulla pelle del ragazzo.
Forse era l’odio
che si sprigionava dai suoi occhi, azzurri come i suoi, disperati come i suoi. No.
Di più.
Non riuscì ad emettere suono. Lui proseguì,
implacabile e sprezzante.
«Allora? Mi hai visto entrare qui
dentro e hai fatto una scommessa con le tue amichette? Beh, l’hai vinta. Hai
visto il mostro. Cos’è che vinci adesso?»
Si scosse. D’istinto cercò di
discolparsi. «Io non ho fatto proprio niente…»
«Certo, immagino tu sia capitata in
biblioteca la sera del ballo per puro caso…»
Rise. «Davvero credibile. Oppure sei un’emarginata sociale come me.»
«Xion, questa sera aspettaci, mi raccomando. Così andiamo
al ballo insieme.»
Le aveva
aspettate per due ore, impacciata in quel suo ridicolo vestito, sentendosi
addosso gli sguardi divertiti dei compagni che la vedevano sola.
Non
erano mai venute.
Di sicuro, mentre lei correva a cambiarsi in preda a un
pianto rabbioso, Kairi e Larxene
se ne stavano in qualche macchina parcheggiata, a pomiciare coi rispettivi
ragazzi e a ridere alle spalle di quella povera sfigata che ancora credeva alle
cazzate che sparavano.
Una rabbia gemella di quella dello
sconosciuto s’impadronì di lei.
«Se proprio vuoi saperlo»
ribatté, alzando la voce come mai aveva fatto con un estraneo, «hai
centrato il punto!»
Lui continuò a sogghignare, l’ironia
sempre più crudele nei suoi tratti. «Se è così, allora
cos’è che stai fissando?»
Non gliel’avrebbe data vinta.
[ Non anche
a lui. ]
Puntò il dito sulla cioccolata che
aveva ancora in mano. «Uno che non sa che è vietato mangiare in
biblioteca.»
Forse fu sorpreso dalla prontezza della sua
risposta. Forse volle soltanto concederle il beneficio del dubbio. Ad ogni modo
smise di ridere, e la scrutò come per studiarla.
Xion sostenne ancora il
suo sguardo. Questa volta riuscì a non soffermarsi sul segno indelebile
del suo odio.
[ Dopotutto, non c’è bisogno di
una prova fisica per testimoniare il dolore. ]
Fu di nuovo lui a spezzare il silenzio. «Non
ti ho mai vista prima.»
Xion gli restituì
il suo stesso sorriso amarissimo. «Evidentemente non sei l’unico
tra queste mura a voler essere invisibile.»
[ … ]
L’aveva
detto. Quel verbo. Volere. Sì, lei
voleva essere invisibile.
Perché almeno
standosene nell’invisibilità non si interagiva con il mondo
esterno. E non si soffriva.
E oggi andava a confessarlo
ad un emerito sconosciuto.
[
Uno come lei. ]
Il ragazzo non disse nulla. Portò la
tavoletta di cioccolata alla bocca e staccò un morso, forte.
Dopo qualche istante lasciò cadere
sul pavimento accanto a sé il libro che lo aveva colpito, chinò
di nuovo il capo e tornò a quello che stava leggendo.
I capelli scivolarono in avanti, si
richiusero sulla sua tempia, come un sipario. Tornarono a nasconderlo.
A renderlo
invisibile.
Non sapeva neppure lei cosa stesse facendo
e perché, ma di colpo si ritrovò a camminare verso il libro
abbandonato al suolo.
Si sedette contro lo scaffale, come quell’ignoto
compagno, a qualche passo di distanza da lui. Spinse lontano lo zaino e prese
il volume.
Peter James. ‘Al buio’. Mai titolo era stato più appropriato.
Distese le gambe, posò il libro
contro le ginocchia e lo aprì, relegando in un angolo della mente le
facce di Kairi e Larxene e
le loro belle parole che per quanto udibili e tangibili non erano mai vere
quanto quelle stampate sui libri.
Per un attimo pensò che il ragazzo l’avrebbe
respinta ancora. Invece, il suono lontano del ballo della scuola
sottolineò il silenzio tra i due invisibili.
[ … ]
[ … ]
[ … ]
Prima
di andarsene, lui le disse una cosa strana.
«Magari al prossimo ballo ci
ritroviamo in biblioteca.»
Lei sorrise. Stavolta non era un sogghigno
amaro.
«Magari sì.»