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Autore: Yujikki    04/03/2010    4 recensioni
Storia di un libro, di cioccolatini, di enormi problemi e di strani giochini che Dohko regala.
[...]“Invece abbiamo un problema”
“Io lo definirei un tuo finto problema”
Shura li fissava perplesso, se tutta quella discussione (e situazione) non fosse stata surreale avrebbe potuto definirsi curioso.[...]
[...]Shura, nella sua testa, registrò il "non aiutare nel momento del bisogno" come "problema" e alzò lo sguardo su un Camus impassibile come sempre.
Se i problemi di Milo riusciva ancora ancora a risolverli con le frasi dei cioccolatini che Aiolia gli regalava puntualmente ad ogni San Valentino, quelli di Camus dovevano essere sicuramente più complessi. Molto più complessi. E Shura non era sicuro esistessero dolci con risposte a problemi esistenziali all’interno.[...]
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Capricorn Shura, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa Fanfiction è un primo tentativo di approccio(comico) a personaggi che io di solito non tratto, ed è per iniziare a prendere confidenza coi caratteri di questi Saint (per mantenerli in futuro in IC) che ho deciso di scriverla. Sì, è da due anni che scrivo Fanfiction su Saint Seiya e gli unici personaggi su cui riesco a scrivere mantenendo un IC almeno decente sono veramente pochi.
Bé, che altro dirvi, spero sia una piacevole lettura e che vi strappi almeno un sorriso o un "Povero Shura cosa gli tocca sopportare", e naturalmente ditemelo se devo mettere l'avviso OOC.




Era una torrida giornata estiva resa soltanto più piacevole da un leggero vento che spirava dal mare.
Gli uccellini cantavano pacifici e le cicale frinivano nel giardino. Neanche una nuvola all’orizzonte.
Una giornata semplicemente perfetta.
Shura uscì dalla cucina con un bicchiere di Sangria che appoggiò sul basso tavolino del salotto, si sedette su uno dei due divani ai lati del tavolo e inforcò gli occhiali da lettura, prese il romanzo che aveva a fianco e se lo posò sulle gambe.
Aprì la copertina del libro delicatamente.
Finalmente aveva un giorno libero e tranquillo da dedicare alla lettura. Niente dee da salvare, complotti da attuare o partner e amici troppo soffocanti.
Solo lui, “L'étranger” di Albert Camus e un intero pomeriggio libero.
Iniziò a leggere le prime righe, ma lo sbattere della porta d’entrata delle sale private gli fece alzare la testa e chiudere di scatto il libro.
Milo lo fissava a braccia conserte sulla soglia del salotto in attesa dell’invito del padrone di casa per sedersi. Shura lo fissò per una decina di secondi prima di fargli segno di accomodarsi sul divano davanti a lui.
“Dimmi” sospirò il saint di Capricorn prima di sistemarsi gli occhiali sulla punta del naso.
“Shura, ho un enorme, anzi, un gigantesco” e mimò con le mani qualcosa di veramente grande “problema.”
Questo l’aveva intuito, ok, non era particolarmente empatico, anzi, non lo era per niente, ma fino a qui riusciva benissimo ad arrivarci.
“Con Camus” specificò Scorpio, (-E con chi se no?- pensò sarcastico Shura).
“Avanti, inizia” gli disse lui.
E poi Milo aveva iniziato a parlare e parlare e parlare, dopo i primi cinque minuti Shura non era più riuscito a seguirlo e quindi aveva, saggiamente, lasciato sfogare l’altro Saint annuendo di tanto in tanto e mostrando la sua presenza e vicinanza con frasi di circostanza come -Sono d’accordo con te-, -Anch’io la penso così-, -E’ vero che *aggettivo o parola appena detta dall’amico*-
E dopo quasi tre ore di sproloquio continuo (-Non si è neanche mai fermato per riprendere fiato- pensò Shura stupito) Milo si fermò e gli chiese: “Cosa devo fare?”
Questo lo coglieva decisamente impreparato. Insomma, pensava volesse solo qualcuno con cui sfogarsi, non anche dei consigli.
E poi lui non era sicuramente la persona più adatta per dare consigli. Ma dico, che ne so, andare dal saint di Andromeda, sicuramente più ferrato di lui in materie del genere, no?
Shura prese un sorso di Sangria. Milo lo fissava. La tensione nella stanza cresceva.
Il Saint di Capricorn fece mente locale sul monologo dell’amico, aveva sentito sicuramente le parole: Camus, più freddo, insensibile, scimmia, dolore, lontananza, resurrezione e vicinanza. (-Scimmia? Cosa centra una scimmia?- si domandò il saint di Capricorn)
Shura si portò una mano alle tempie.
Aveva combattuto contro Titani, aveva avuto vari faccia a faccia con la morte e ne era uscito vincitore, era sopravvissuto a due amici come DeathMask e Aphrodite, non si sarebbe di certo fatto battere da un insulso consiglio.
Se c’era di mezzo Camus era sicuramente qualcosa riguardante l’amore o i sentimenti in generale. Ma cosa dire?
“Stagli vicino e vedrai che tutto si risolverà per il meglio.” Sentenziò infine Shura.
Milo alzò la testa di scatto e lo guardò negli occhi.
“Hai perfettamente ragione! Grazie Shura! Sapevo di aver fatto bene a venir qui. Ricorda, l’Ottava è sempre aperta per te!” disse Scorpio uscendo euforico dal salotto della Decima.
Shura ringraziò mentalmente i cioccolatini che gli aveva regalato Aiolia, a qualcosa erano serviti: a far andare via soddisfatto Milo con una stupida frase fatta.
Il saint di Capricorn cercò nuovamente di immergersi nella lettura, ma lo fece invano, infatti dopo pochi minuti due voci alterate provenivano da fuori la sua porta. In verità, la voce alterata era una, l’altra era piuttosto rassegnata e infastidita.
Shura chiuse gli occhi. Posò il tomo sul basso tavolino fra i due divani e si diresse verso l’entrata. Mise la mano sul pomello, inspirò ed espirò un paio di volte per rimanere calmo e spalancò la porta. Saga smise di alzare la voce e Aiolos rivolse un’occhiata stanca al proprietario della Decima che si scansò di lato per farli entrare.
Il saint di Gemini tossicchiò, riprese contegno, ed entrò nelle sale private seguito da un Aiolos dall’aria disperata.
Quando tutti si furono accomodati, Shura si tolse gli occhiali da vista e se li appoggiò in grembo “Posso sapere perché stavate litigando fuori dalla mia porta, nobili saints?”
“Nulla Shura, eravamo solo di passaggio.”
“Abbiamo incontrato Milo mentre” qui Saga fece una pausa “discutevamo civilmente salendo verso il Tredicesimo Tempio e lui ci ha consigliato di venire da te.”
Dannato artropode altruista.
“E io che cosa esattamente dovrei fare?” chiese Shura ad Aiolos.
“Un consiglio, come hai fatto con Milo, penso voglia” rispose stanco Sagittarius.
“Ah.” Shura li guardò entrambi “Ditemi allora su cosa dovrei consigliarvi.”
“Abbiamo un problema” disse Saga deciso.
“Noi non abbiamo un problema” sospirò Aiolos.
“Invece abbiamo un problema”
“Io lo definirei un tuo finto problema”
Shura li fissava perplesso, se tutta quella discussione (e situazione) non fosse stata surreale avrebbe potuto definirsi curioso.
“Finto, Aiolos? Ho sognato di ammazzarti, non è un finto problema questo.”
Le voci iniziavano a scaldarsi.
“Athena dammi la forza…” disse sotto-voce il saint del Sagittario “Non è assolutamente niente di preoccupante, Saga” continuò .
“Ti ho già ucciso metaforicamente e non una volta, chi dice che non sarei capace di rifarlo?”
Aiolos sbuffò e guardò di sfuggita Shura che boccheggiava “Evitiamo di rivangare il passato, ora siamo vivi, Saga. In più io e te stiamo insieme, perché dovresti volermi uccidere?”
Gemini lo fissò per qualche secondo “Non lo so”
“Ecco, infatti, non lo sai nemmeno tu perché dovresti uccidermi. Quello che ti stai ponendo è un falso problema.”
“Potrei sempre farlo per gelosia, magari.” (-Della serie: o con me o con nessun’altro- pensò Shura)
“Non cercare scuse.”
“Va bene, va bene”
Passarono minuti di silenzio che Aiolos aveva saggiamente deciso di usare per avvicinarsi lentamente all’amante “Prima di andare al Tredicesimo Tempio, che ne dici di tornare un po’ alla Nona?” disse vago.
Gemini lo guardò incuriosito “Continua, potrei ritenermi interessato”.
“Sai, volevo provare un gioco che mi ha regalato Dohko…” continuò il saint del Sagittario sempre facendo il vago. Cosa che gli veniva veramente male.
Shura continuava a boccheggiare sul divano, incapace momentaneamente di emettere suoni, guardando i due che parlavano di giochi (di cui sicuramente non voleva sapere di più) e che flirtavano peggio di due ragazzini alla prima cotta. Sul suo divano.
“Grazie Shura per il tuo prezioso aiuto, metterò una buona parola con Sion” gli disse il saint di Gemini prima di essere trascinato via da Aiolos.
Capricorn si riprese dallo stato catatonico dopo circa dieci minuti, alzò le sopracciglia confuso e scosse la testa, poi, riprese la lettura. Chissà se sarebbe riuscito ad arrivare oltre le prime tre pagine.




Probabilmente no. Non ci sarebbe riuscito. Era da circa mezz’ora che leggeva la stessa riga.
Cercare di concentrarsi e immergersi nel libro era assai difficile con qualcuno che ti fissava costantemente da più di trenta minuti.
Dopo le consulenze per Scorpio e i (per fortuna!) pochi minuti con Aiolos e Saga, Shura aveva saggiamente deciso di non parlare (ne tantomeno invitare in casa) più nessuno, se arrivava qualcuno lo ignorava semplicemente o, se l’avversario era particolarmente ostico, faceva finta di essere in un temporaneo stato comatoso.
Finché non era arrivato lui.
Con lui neanche un vero coma avrebbe avuto successo, Shura ne era tristemente consapevole.
Camus dell’Acquario era seduto immobile (-Non sbatte nemmeno le palpebre da una quarantina di minuti- si ritrovò a constatare Shura) e composto sul divano di fronte a lui e lo fissava. Insistentemente.
“Saint di Capricorn.” Aveva usato il titolo onorifico, ahia, probabilmente cercava di farlo sentire in colpa “Non è educazione ignorare un ospite, ed è disdicevole per un saint non aiutare un compagno nel momento del bisogno.”
Shura, nella sua testa, registrò il -non aiutare nel momento del bisogno- come -problema- e alzò lo sguardo su un Camus impassibile come sempre.
Se i problemi di Milo riusciva ancora ancora a risolverli con le frasi dei cioccolatini che Aiolia gli regalava puntualmente ad ogni San Valentino, quelli di Camus dovevano essere sicuramente più complessi. Molto più complessi. E Shura non era sicuro che esistessero dolci con risposte a problemi esistenziali all’interno.
Il saint di Capricorn tossicchiò “Cosa ti porta alla mia casa, nobile Aquarius?”
“Come ho detto, ho bisogno di un tuo consiglio, nobile Capricorn”
Shura per l’ennesima volta appoggiò occhiali e libro “Sono pronto ad ascoltarti, nobile saint”
Perché entrambi rimarcavano la parola -nobile-?
“Normalmente non chiederei mai consiglio, ma in certi frangenti è sempre meglio avere un consiglio esterno” disse Camus “Milo è strano in questi giorni”
Bingo.
Forse Shura se la sarebbe cavata facilmente.
“E’ sempre assente e sembra perso in un suo mondo a fare congetture di qualche tipo” concluse Camus lapidario.
Shura pregustava già la vittoria.
“Hai mai pensato che, forse, è anche colpa tua? Milo mi ha confidato di vederti sempre più distante da quando siamo ritornati in vita. Prova a stargli più vicino, cerca di fargli capire quanto tieni a lui e vedrai che tutto si risolverà.”
Aquarius alzò un sopracciglio (-Solo un sopracciglio. Ma come fa a non muovere nessun’altro muscolo?- pensò, allora, Shura) sembrò ponderare il tutto e si alzò dal divano.
“Ti ringrazio nobile Shura” disse incolore Camus andandosene.
Era stato più facile del previsto. E c’era voluto anche meno del previsto.
Siano lodati i cioccolatini di Aiolia, il suo romanticismo esagerato e la sua prevedibilità in fatto di regali.
Riprese gli occhiali e il libro: questa volta era deciso a continuare in pace la lettura.
Fece mente locale dei possibili disturbatori: Aphrodite e DeathMask erano dispersi da qualche parte in Italia a fare una vacanza, Mu era in India con Shaka, Aldebaran era sicuramente impegnato con quella ragazza dei fiori, Dohko e Sion non avevano di certo bisogno dei suoi consigli.
Poteva definirsi soddisfatto, finalmente sarebbe riuscito a iniziare pagina cinque.




Era talmente assorto dalla lettura che non si accorse nemmeno che qualcuno si era appena introdotto nella sua casa e si era seduto davanti a lui. Non se ne accorse, almeno, fin quando quel qualcuno non gli strappò il libro dalle mani, non gli alzò il viso e non gli tolse gli occhiali da vista.
Se non fosse stato così immerso nella lettura probabilmente quel qualcuno avrebbe assaggiato Excalibur all’istante, ma, invece, Shura rimase a fissare sconcertato Aiolia che si sedeva sul divano davanti a lui, le mani appoggiate sulle ginocchia e un’ espressione seria, tremendamente seria, sul volto.
“Shura, dobbiamo parlare di noi due” disse il saint di Leo.
Capricorn non riuscì ad articolare né frasi né pensieri coerenti. Solo una frase gli rimbombava in testa: -Ti conviene prepararti, sembra una cosa seria. ”L'étranger” dovrà aspettare, Shura.-
   
 
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