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Autore: elyxyz    06/03/2010    31 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Note: il seguente scritto conterrà riferimenti slash più avanti

Note: il seguente scritto conterrà riferimenti slash più avanti.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Grazie del tanto entusiasmo *O*, spero che la storia rimanga all’altezza delle vostre aspettative!

Vorrei dedicarla a quelle persone che hanno recensito il precedente capitolo:

GiulyB, chibimayu, _ichigo_85, Yuki Eiri Sensei, Tao, _Valux_, Little Fanny, damis, Shurei, angela90, bollicina, Orchidea Rosa, ely_scorpioncina, Scricciola, miticabenny, desme, Narufan, solembun, _Saruwatari_, Stray cat Eyes, Egle e Rinalamisteriosa.

E a quanti commenteranno. Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo III

 

 

E tu chi saresti?

 

La domanda si librò nell’aria della stanza, prima di colpire con assoluta, pungente precisione il petto di Merlin.

 

Il ragazzo strinse di riflesso più forte a sé il cuscino, per farsene scudo. Ma era una protezione inutile. L’odore e il calore del suo signore, ancora impressi nella federa, acuirono ulteriormente il suo malessere, mentre gli occhi cerulei del principe perdevano il velo del sonno che li ottenebrava e si facevano indagatori.

 

So-sono…” il mago deglutì a vuoto, tutti i bei discorsi che si era preparato si erano improvvisamente cancellati dalla sua mente, tabula rasa. “Lin-Linette, Maestà.” Balbettò, e compì un servile inchino. “La cugina di Merlin.”

 

Arthur dilatò lo sguardo per la sorpresa.

“E dov’è quell’idiota? Sparisce sempre senza dirmi niente, è un servo inaffidabile.” Si lamentò, seccato.

 

Ve-veramente è partito.”

 

“Partito?” ripeté l’altro, con tono maggiormente irritato. “Per andare dove, di grazia?”

 

Merlin inspirò a fondo, cercando il coraggio di mandare avanti quella farsa. Aveva già dato una spiegazione a Gwen, e oramai era costretto a mantenerla con tutti.

“A casa, Sire. Su-sua madre si è…” tentennò “…ammalata e sono venuta ad avvertirlo.” Spiegò, con fare contrito, per la grossa, deliberata menzogna che aveva architettato.

 

L’erede al trono perse all’istante l’aria inquisitoria.

“Comprendo.” Rispose, strofinandosi la fronte pensieroso. “Ma avrebbe comunque potuto avvisarmi, non lo avrei di certo trattenuto.”

 

Lo stregone torturò con le dita il bordo del guanciale, a disagio.

Sapeva di aver giocato sporco, tirando in ballo sua madre e dicendo ad Arthur che lei era ammalata.

Era al corrente di quanto, per il principe, l’argomento ‘madri’ fosse delicato. E poi, da quando l’aveva conosciuta la prima volta a Ealdor, aveva sempre avuto grande considerazione per Hunith.

Merlin soffocò i sensi di colpa; anche se a malincuore, non aveva altre alternative per temporeggiare.

 

“E’ partito appena possibile, Maestà, in piena notte. E non voleva disturbare il vostro sonno, per questo non si è congedato da voi.

 

Il nobile fece una smorfia contrariata, ma non obiettò. Poi però ricominciò, con una domanda. “E perché tu non sei andata con lui? Gaius avrebbe potuto tranquillamente esporre ciò che mi hai riferito tu.

 

“Perché io-” s’interruppe e si corresse “no, Merlin!, Merlin.” Ripeté, per consolidare il concetto. “Egli mi ha chiesto di sostituirlo al vostro servizio fino al suo ritorno, che spero sia al più presto. Questo soprattutto per sdebitarsi in parte del disagio dovuto al suo improvviso allontanamento.” Motivò, annuendo, dimostrando le migliori intenzioni.               

 

“Non se ne parla neppure.” La freddò l’altro.

 

Co-come?”

 

“Non ti prenderò al mio servizio al posto suo.” Ribadì il principe. “Niente di personale, beninteso.”

 

“Ma… ma…” tartagliò il mago, facendosi prendere dal panico. “Voi non potete!”

 

“Oh, sì che posso!” lo contraddisse, con quel cipiglio arrogante che tanto mandava in bestia il servo. “E ora, se non ti dispiace, devo prepararmi per una riunione con mio padre, il re.” E calcò bene sulla fine della frase. “Generalmente non ama attendere i ritardatari.”

Considerando il discorso chiuso, Arthur scese dal letto e si diresse verso il tavolo dove c’era la colazione.

 

“Vi supplico, Sire!” riprese però la ragazza, affrettandosi a scostare la sedia affinché l’altro potesse sedersi. “Cosa dirò altrimenti a mio cugino?!

 

“Questo, gentile fanciulla, non mi riguarda.”

 

“Ma è già in pena per sua madre, non dategli quest’ulteriore dispiacere!”

 

“Ascoltami bene,” – incominciò, cercando di essere paziente, se non altro perché era stato educato a rispettare le donne – Linlinette.”

 

“Ma veramente…”

 

“Non mi interrompere!” la sgridò.

 

“Io però mi chia-

 

“Silenzio!” tuonò, dimentico dei propositi di poco prima e pronto ad usare anche metodi poco ortodossi per dissuaderla in modo definitivo.

 

“Certo, Sire.”

 

“Dunque, Linlinette.” Riprese, con l’intento di imbarazzarla a tal punto da indurla ad andarsene di sua spontanea volontà. “Io non voglio serve qui dentro, non ne ho mai assunte; perché le uniche dame, a cui concedo accesso ai miei appartamenti privati, servono ad appagarmi e ad intrattenermi affabilmente. Comprenderai cosa intendo dire.”

 

Purtroppo per lui, la fanciulla parve tutt’altro che scandalizzata, – Merlin sapeva bene che quell’aria depravata e dissoluta, di cui si vantava, era solo una frottola improvvisata – quindi replicò prontamente. “La cosa non mi riguarda, Mio Signore. Ciò che fate, e con chi indugiate, non è affar mio. Non avrò occhi e non avrò orecchi.”

 

“Ma la lingua non ti manca!” le appuntò, contrariato dalla propria tattica miseramente fallita.

 

“Ho solo cercato di dirvi che…”

 

“Basta! Basta!” con sua grande irritazione, Arthur realizzò che la cosa gli stava sfuggendo di mano. Era meglio sospendere quella discussione, per il momento. Solo un piccolo armistizio, si ripromise, per non intaccare il suo amor proprio.

Del resto, odiava sbrigare grattacapi di primo mattino, soprattutto se non aveva neppure fatto colazione, e fu a questa mancanza che rivolse l’attenzione.

“Lo hai portato tu?” le chiese di colpo, indicando il portavivande, come se non avessero discusso di tutt’altro fino a un istante prima.

 

Merlin osservò il vassoio che aveva arricchito con ogni bendiddio nella speranza che addolcisse l’umore del principe.

“Sì. Pensavo poteste gradire.” Aveva usato la magia per mantenere la temperatura perfetta del cibo, scegliendo prelibatezze salate e dolci, per ogni evenienza, a seconda dell’umore volubile dell’Asino Reale.

 

L’erede al trono ne parve piacevolmente sorpreso, mentre iniziava a mangiare, e lui estraeva dal canterano gli abiti che il suo signore avrebbe indossato di lì a poco.

 

La colazione sostanziosa ebbe l’effetto desiderato, perché l’espressione di Arthur si fece meno truce dopo l’ultimo boccone.

Un po’ aiutò anche il fatto che davanti al paravento fossero già stati disposti, con assoluta cura, gli abiti e gli accessori che avrebbe indossato di lì a poco. E il tutto contribuì a mitigarlo.

Afferrando i vestiti per il cambio, da dietro il pannello divisorio lo si sentì borbottare un: “Se non altro, sai come si lavora…

 

“Merlin mi ha spiegato i miei compiti, Sire.” Rispose ella, alzando la voce per farsi sentire. E lui sbucò con la testa da dietro il rivestimento.

 

Non sono i tuoi compiti!” la redarguì, nuovamente spazientito, comparendo poi col resto del corpo, mentre si allacciava da sé le stringhe della casacca. “E non lo saranno!”

 

“Ne riparleremo dopo. Non vorrete far tardi!” lo incitò, passandogli il cinturone con la spada.

 

L’occhiataccia del principe la freddò.

Merlin si morse la lingua troppo tardi. Aveva nuovamente dimenticato che Arthur odiava quando la gente gli ricordava i suoi doveri, soprattutto se sembrava che stesse difettando in qualcosa.

Generalmente accoglieva queste sue puntigliosità con sbuffi seccati, ma Lin non era Merlin e non erano certamente tollerate, da parte sua, ingerenze da una sconosciuta.

 

“L’insolenza è una dote di famiglia, a quanto vedo.” Sbottò, infilando il secondo stivale.

 

“Non volevo mancarvi di rispetto, Milord.” Si scusò, chinando il capo.

 

“Ora devo andare. Ne riparleremo.” Ripeté anch’egli le stesse parole di poc’anzi.

 

“Certo, Mio Signore.” Concordò, mite, guadagnandosi il primo cenno d’approvazione del principe.

 

Poi corse verso il cassetto del mobile accanto al letto, sfilando il mazzo di chiavi che apriva ogni porta di Camelot. “Non potete dimenticare queste.”

 

Arthur le afferrò, impressionato e stupito al contempo. “Tu… come?”

 

Merlin.” Motivò ella, “Merlin mi ha spiegato tutti i miei compiti, come vi ho detto prima.”

 

Il principe sollevò le sopracciglia scettico. “Ma non era partito in fretta?”

 

Mmm… sì, però l’ho accompagnato per un pezzo di strada e nel frattempo lui mi ha sciorinato tutto.”

 

“Ne deduco che, se ti ha rivelato dove sono nascoste le mie chiavi private, egli sia un enorme idiota oppure che abbia cieca fiducia in te.”

 

“Sì, Sire. Assolutamente.”

 

“Assolutamente cosa? Che è un idiota?” la provocò, prendendola in giro.

 

Merlin arrossì suo malgrado. “No, Maestà. La seconda. Intendo dire che è la seconda ipotesi quella giusta. Se acconsentirete ad accettarmi al vostro servizio, lavorerò con la stessa devozione di mio cugino.

 

“Oh, allora che Dio ce ne scampi!” rise lui, per la prima volta di buonumore da che si era alzato.

 

Ma pochi istanti più tardi una guardia bussò alla porta, ricordando che la presenza dell’erede al trono era richiesta con urgenza.

Arthur digrignò i denti e se ne uscì senza salutarla, tuttavia un secondo dopo riapparve dall’uscio.

“Se proprio non sai che fare, puoi dilettarti a riordinare un po’.” Le disse, secco.

 

“Sarà fatto, Sire.” Promise, dispiegando le gonne in una profonda riverenza. Però, quando la porta fu richiusa e rimase solo, sospirò.

Il peggio non era ancora passato.  

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: con la mia solita pignoleria, ho fatto ricerche sulle usanze di vestiario medievale, in particolare per quanto riguarda la biancheria intima, praticamente inesistente tra i contadini poveri, riccamente elaborata tra i nobili.

I servi di un certo grado, comunque, dovevano avere un determinato abbigliamento.

Lo dico adesso, perché quest’appunto varrà anche per il prossimo capitolo.^^

 

Precisazioni al capitolo precedente:
- Sì, ho cercato di ‘usare’ la Gwen della prima serie, quella simpatica, prima che diventasse una banderuola facendosi odiare da tutte noi. U_U

- Come avevo chiarito nel primo capitolo, la fic non tiene conto degli eventi della seconda stagione, ma chiaramente potrei raccogliere qualche espediente o fatto, come quello del cassetto delle chiavi del castello (Rif. 2x01) e usarlo con altri scopi.

- Come suggerito, ho raccolto i vostri consigli e le idee che mi avete offerto nelle riflessioni. Grazie! Se riuscirò ad incastrarle nella mia trama, ovviamente citerò i credits. ^__=

- x _Saruwatari_: la descrizione di Lin l’avevi chiesta tu nel commento, è vero; ma lo hanno fatto anche altri lettori che mi hanno recensito via mail in privato. Scusami se ti è sembrato che ignorassi la tua richiesta, avevo messo un avviso generale, mi sembrava più corretto. Nel prossimo capitolo, comunque, ci sarà.^^

 

- x Alessandra: ho una domanda: nel commento hai detto di aver già letto una fic simile alla mia. Potresti gentilmente dirmi il titolo e l’autore? Perché credo di aver letto quasi tutte le fic italiane su Merlin e la mia è la prima in cui Merlin diventa una donna, nelle altre si travestiva solamente, pur restando maschio, e sarei curiosa di leggerla!

 

 

Un’ultima cosa:

Per chi se la fosse persa, la mia ultima fic su Merlin è questa: “Oh, il principino della sua mamma! (Ovvero: la fu Lady Ygraine e l’istinto materno tardivo)” (capitolo VI)

E ringrazio quanti l’hanno commentata.

 

 

 

PS: Ho raggiunto le 240 preferenze come autrice tra gli utenti di EFP, e molti vengono da questo fandom.
Grazie della fiducia. *inchin*

 

 

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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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