Una lacrima,

una sola.

Goccia argentea, muta dimostrazione di dolore.

Il labbro trema, fermato dalla mano che prontamente lo blocca.

Io non posso piangere, io

devo essere forte.

Non deluderò chi lo crede.

Ciononostante, sbagliate.

Debole, questa è la mia natura.

Continuo a camminare,

veloce, il vento che gioca con i miei capelli,

gli occhi che bruciano.

No, non darò ulteriore segno della mia fragilità.

Le tue parole mi aiutano, ma so la verità.

E' colpa mia,

solo mia,

voglio prendermi le mie responsabilità.

Ricordi sovvengono, più impetuosi della natura stessa,

e come posso io scacciarli?

 

Campanello che suona,

fremito.

Squillo di un telefono,

gemito.

Un nome,

sussulto spaventato.

Verde - lampo di una macchina che veloce corre - ,

corsa terrorizzata.

Strade,

paura incontrollata.

Sorriso dolce,

scatto all'indietro.

Vi si scorge quel che si odia.

Un nome sussurrato,

voce maschile,

moto di nausea.

Mano che si allunga,

rifiuto,

espressione falsamente pentita,

dispiacere,

preghiera e rabbia,

accettazione silenziosa e disguastata.

Voglia di morire,

celata dietro un ghigno gentile.

Fratello,

forse non più tale.

Fiducia riposta male.

Busta bianca,

doni,

vendita di sè.

Vergogna, pudore,

desiderio di fuggire.

Mesi che passano,

vita non vissuta,

autodistruzione,

richieste di aiuto,

tensione,

senso di colpa,

lerciume interno,

cado nella consapevolezza

di essermi venduta.

 

Non mi puoi salvare,

parole vere,

per me vuote,

non dovevo fare tante cose,

questa è una di quelle.

Lasciami precipitare.

Prometto di non parlartene più -

ma in fondo so di averne bisogno. -

La lacrima si asciuga,

il falso sorriso ritorna sovrano.

E' giusto che sia così.

Autodistruzione,

è solo un conto alla rovescia.

Non puoi fermarlo...

... Ma grazie per averci provato.

 

 

 

 

 

 

Dedicata alla mia professoressa.

Grazie.

Solo questo posso dirle.