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Autore: speranza19    06/03/2010    3 recensioni
Kate è rinchiusa nella Game Room degli Altri e lì si chiarirà con Jack, il quale le farà una promessa molto importante. "Ti avevo chiesto di non tornare indietro per me e speravo… speravo che tu lo avresti fatto" - spiegò sottovoce. Un’altra coltellata per me, un’altra ferita. Questa shot partecipa all'iniziativa 2010: A year together del Collection of Starlight.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack, Kate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Jate *Jack/Kate*'
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But I will come back here for you


Non avrei mai pensato che gli Altri avessero una sala giochi.

Non riuscivo minimamente a immaginarmi Benjamin Linus che giocava tranquillo a biliardo o a calciobalilla con la sua cricca di rapitori dalla barba finta e dai vestiti stracciati… eppure, dopo avermi catturata a casa di Jack, venni portata proprio lì, in quella ampia stanza dalle pareti anonime, ammanettata.

Quelle maledette manette erano una mia personale persecuzione da sempre, ma riuscii a posizionarle davanti a me dopo essermi snodata in modo abbastanza agile.

All’improvviso, la porta si spalancò ed entrò Tom.

Non pensavo di rivederti così presto, Kate – esclamò fissandomi.

Sbattei le palpebre cercando di capire cosa diamine stesse per accadere, visto che Tom si stava rivolgendo ad un’altra persona, nascosta dietro un’anta dell’entrata, dicendogli di fare attenzione.

Poi vidi lui sbucare fuori, mentre sussurrava un Grazie .

Rimasi a bocca aperta, con le mani strette in quella morsa di acciaio aggomitolate al petto e gli occhi sbarrati.

Jack prese una sedia e si posizionò sotto il cono di luce del lampadario.

Le braccia incrociate, lo sguardo impenetrabile.

Ti hanno fatto del male?- mi domandò con distacco.

Quel tono di voce così distante mi fece male, male da morire.

No. Ti hanno fatto del male? – mormorai.

Scosse la testa. No.

Cosa è questo posto?- gli chiesi in un sussurro, guardandomi attorno.

E’ il posto dove vivono- replicò. Era a meno di un metro da me, ma sentivo Jack lontano chilometri.

E le persone che hanno rapito? I bambini?

Sono al sicuro.

Quella risposta mi fece scattare.

Al sicuro?- lo incalzai dubbiosa, e lui annuì.

Ero incredula, totalmente incredula. Sembrava che fosse… dalla loro parte.

E così sei con loro adesso- affermai quasi rassegnata, mentre sentivo un moto immenso di rabbia montarmi dentro.

Lui negò. Non sto con nessuno, Kate.

Quello che avevo davanti non era il Jack che conoscevo, non era il Jack che… amavo. Lo percepii distintamente, era successo qualcosa.

Mi avvicinai a lui.

Cosa ti hanno fatto?- volli sapere con tono aggressivo; lui bofonchiò un debole Niente che non fece altro che accrescere la mia collera.

Allora perché ti comporti così?- strillai quasi.

Il suo sguardo si puntò per terra.

Non c’è mod… non c’è modo per farti capire…

Cosa? Cosa avrei dovuto capire? Perché diamine agiva così?

Cosa era successo? Chi avevo di fronte a me?

Un’altra persona, un altro Jack… il mio Jack era sparito, inghiottito non sapevo dove.

Sono venuta fin qui per aiutarti! Perché non mi dici perché ti stai… - iniziai a gridare, fuori di me.

Ti avevo detto di non tornare indietro per me!- urlò sopra la mia voce.

Quelle parole mi ferirono in un modo inimmaginabile.

Avevo fatto di tutto per lui, per liberarlo, per farlo tornare indietro da me, per averlo di nuovo con me… e lui me lo stava rinfacciando, come se avessi sbagliato. Jack aveva appena calpestato una delle poche azioni di cui ero stata profondamente convinta in vita mia, una delle poche azioni dettate dai miei sentimenti.

Non pensavo dicessi sul serio- replicai, spezzata dal male che mi aveva appena fatto e rimasi a fissarlo, sbigottita.

Il silenzio tra noi era pesante e veniva spaccato solo dai rari sguardi che Jack mi lanciava. Era tutto così assurdo, irreale.

Cosa era successo? Volevo saperlo, a ogni costo.

Mi misi vicina a lui e gli presi la mano. Quel contatto mi tranquillizzò, mentre Jack mi afferrava anche l’altra mano e la stringeva.

I secondi passavano, lenti, mentre ci guardavamo e ci evitavamo con gli occhi allo stesso tempo.

Mi inginocchiai e lo scrutai negli specchi scuri che avevo sempre compreso, più di qualsiasi altra cosa al mondo, fino a quella sera.

Cosa ti hanno fatto Jack? – lo implorai con tutta me stessa. Sentivo le lacrime pungermi, impazienti di scendere.

Lui mi fissò, per istanti eterni.

Ho fatto un accordo con loro- confessò. Mi lasceranno andare.

Lo osservai esitante, mentre dentro di me un sospetto si faceva strada.

Dove? – domandai, ma la risposta già l’avevo intuita.

A casa- disse sottovoce.

Tentai di elaborare il tutto dentro di me, ma non era semplice.

 Io e Jack ci saremmo separati.

La mia paura era divenuta realtà. Sentii di nuovo il pianto salire e avrei voluto mordermi le labbra per bloccare il flusso del dolore.

Quando?- chiesi, schiantata dalla sofferenza.

Nelle prime ore del mattino.

Mi sentii sbriciolare, pezzo per pezzo.

Posso portare aiuti. E’ la nostra migliore possibilità… - sibilò Jack.

Ti fidi di queste persone?

Per me era impossibile fidarmi di loro, dopo quello che ci avevano fatto.

Sono bugiardi! Come puoi credere a una sola loro parola…

L’odio verso gli Altri esplose nel mio urlo disperato, ma Jack mi ghiacciò.

Mi fido di loro perché mi hai chiesto tu di farlo, Kate- dichiarò a voce alta, sopraffacendomi. Quando mi hai chiesto di salvare la vita a Sawyer.

Ero annientata dal fatto che fossi io la causa di tutto questo. Ricordavo bene la mia preghiera di salvare Sawyer, ero convinta che lo avrebbero ammazzato come un cane, ero in uno stato di sconvolgimento così totale dopo quell’incontro che commisi anche un errore, facendo poco dopo l’amore con James.

Quella immagine mi fulminò nella testa.

Jack… cosa ti hanno detto? – supplicai.

Poi apparve la bionda, Juliet, sull’uscio, dicendogli che dovevano andare. Jack le rispose e nel frattempo mi distaccai da lui, sconvolta, voltandogli le spalle.

Avrei perso Jack, lo avrei visto andarsene da me, probabilmente per sempre, e non avevo la forza di sopportarlo. Non potevo, non potevo impedirgli di cogliere una occasione del genere, di andarsene dall’Isola, ma non riuscivo nemmeno a pensare all’idea di stare lontana da lui.

Era tutto maledettamente difficile. E straziante.

Ti avevo chiesto di non tornare indietro per me e speravo… speravo che tu lo avresti fatto- spiegò sottovoce. Un’altra coltellata per me, un’altra ferita.

Poi sentii la sua presenza avvolgermi dietro la schiena e la sua voce calda soffiare nel mio orecchio.

Ma tornerò per te- mi giurò.

Jack si allontanò, lasciandomi sola con il suo ricordo e la sua promessa.

E poi, sprofondai nel silenzio e nel tormento.

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Angolo dell'autrice

Questa shot partecipa all'iniziativa "2010: a year togheter", indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight since 01.06.08 } ed è basta sul prompt 303-E poi, silenzio.

E' basata su una delle scene più meravigliose del Jate, la Game Room Scene, dell'episodio The man from Tallahassee (terza stagione); questa scena è decisamente la più bella per me, la mia preferita in assoluto di Jack e Kate *occhi sbrilluccicosi di Ilaria*. 

Dedicata a Stefy, Any, Giuly e Là, mie adorabili cucciole <3 e alla Mapi, tesora di DonnaH; vi adoro tutte, dalla prima all'ultima. 

Nota: le battute della scena sono tradotte da me dall'inglese, grazie al transcript dell episodio sopracitato su Lostpedia.

  
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