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Autore: AliceVolevaMorire    06/03/2010    8 recensioni
Un girotondo di personaggi che raccontano una strana storia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo stregone viveva nella casa sulla scogliera, e tutti ne avevano paura. Si raccontavano strane storie su di lui, giù al villaggio, nelle notti in cui la pioggia scrosciante costringeva la popolazione a riunirsi intorno ad un camino.

 I più giovani cercavano di convincere gli anziani a raccontare loro, per la milionesima volta, le torbide storie sullo stregone. I vecchi sbuffavano, si facevano pregare, chiedevano una dose extra di vino bollente, poi si schiarivano rumorosamente la voce e iniziavano a parlare.

I racconti erano vari e differivano fra loro praticamente in ogni cosa, ma iniziavano tutti nel medesimo modo:

-E' un giovane, questo è sicuro. Ai nostri tempi, certe cose non succedevano-

Le storie del vecchio Smith, il giardiniere, erano quelle più gettonate. Univano una buona dose di splatter a una vena di melensaggine che faceva sospirare le donne e alzare gli occhi ai maschi più giovani. Per questa loro peculiarità così realistica, da banali leggende esse erano salite al rango di verità consolidate, e quasi nessuno osava sospettare che le farneticazioni del vecchio potessero essere colossali balle inventate di sana pianta.

-La colpa è di una donna, è ovvio. Quelle non fanno che combinar danni.- sbraitava il giardiniere, lanciando rametti di pino nel fuoco -Se non fosse stato per quella biondina, non avremmo questa gatta da pelare-

Ogni volta, a quel punto, qualcuno chiedeva delucidazioni in merito alla donna bionda, e puntualmente il vecchio Smith fingeva di strozzarsi con il vin brulè.

Veniva soccorso nel panico generale, e quando riprendeva il suo posto sulla poltrona, ormai nessuno ricordava la domanda, e il vecchio poteva proseguire nel suo racconto senza ulteriori interruzioni.

A volte lo stregone scendeva in paese per fare compere. Si faceva largo fra la folla del mercato con incedere incerto, pieno di scatti, come se fosse stato a lungo seduto e nel frattempo avesse disimparato a muovere le gambe. In ogni stagione, lo si poteva vedere coperto da un lungo mantello, il viso costantemente nascosto da un cappuccio nero.

Durante quelle sue visite al mercato, il volume del chiacchiericcio che solitamente invadeva la piazza si abbassava di colpo, sostituito da un fitto bisbiglio.

Lo stregone faceva compere, ritornava nella sua casa sulla scogliera e tutti riprendevano le loro normali attività.

Era così da così tanto tempo che ormai nessuno se ne curava più. Solo che un giorno successe qualcosa di diverso.

La signorina Edith, la figlia del droghiere, era di certo una strana personcina. Se non ci fosse stato lo stregone, ad attirare tutta l'attenzione su di sè, probabilmente sarebbe stata lei quella più strana del villaggio. Malgrado nella sua famiglia non fosse morto nessuno, la signorina Edith vestiva sempre a lutto, con un orrido cappello di feltro con la veletta che le copriva il viso. E poi non andava mai in chiesa, la signorina Edith, e anche di domenica teneva sempre il vestito della settimana.

Insomma, quel giorno lo stregone si aggirava per i banchi del mercato e la signorina, invece di berciare con qualche amica pettegolezzi sul mago come avrebbe fatto qualunque donna del suo rango ed età, continuava nei suoi acquisti al banco della verdura senza curarsi di ciò che la circondava.

Fu mentre soppesava con cura una mela, osservandola da varie angolazioni in cerca del baco, che lo stregone le scivolò accanto e le diede il buongiorno.

Quella svitata della signorina Edith alzò lo sguardo e sorrise come se a salutarla fosse stato un qualunque avventore, poi allungò una mano guantata di pizzo nero per ricevere il baciamano.

La piazza tutta si fermò in quell'istante, basita. Anche le galline smisero il loro coccodè, trattenendo il respiro nei loro piccoli polmoni da sciocchi volatili.

Lo stregone fece un inchino, afferrò la mano della signorina e la sfiorò appena con le labbra.

Dopo averle bisbigliato qualcosa, se ne andò via con lunghe falcate.

Quella sera una gran folla si radunò in casa del giardiniere Smith. Malgrado il vecchio non fosse stato neppure presente al mercato, quel giorno, aveva comunque da dire la sua.

-E' chiaro, stanno tramando qualcosa- rantolò con voce malferma, data più dalle consistenti dosi di vino che dalla vecchiaia -Ci si prospettano tempi duri, cari miei-

-Ma se non si conoscono nemmen!o- intervenne il giovane Frank, il garzone del droghiere, uno che la signorina Edith la conosceva bene

-Quanto sei sciocco, giovinastro- sbraitò il giardiniere, roteando il bastone e colpendo di striscio la gamba del fornaio Adrien, che mugolò di dolore -Non sai che i maghi e le streghe si trasformano in animali, di notte? Si saranno conosciuti in quel modo, e poi avranno fornicato come bestie-

-Proteggici signore!- esclamò il prete Augustus, facendosi il segno della croce

-Amen- replicarono in coro gli astanti

-Ma quello che vogliamo sapere- proruppe da un angolo la vecchia Wilhelmina, la sarta -E' ciò che si sono detti-

-Giusto!- esclamò il giardiniere -Dicci che si sono detti, vecchio rimbambito di un verduraio- grugnì, posando gli occhi sul povero Argus, che si rannicchiò su una sedia

-Ve..veramente, io...-

-Avanti, vecchio sciocco- rincarò Wilhelmina

-Le ha..ma forse ho udito male..le ha detto..siete bellissima..ecco,almeno credo-

Gli astanti inorridirono, e cominciarono a bisbigliare fitto fitto.

-Silenzio!- ululò il vecchio Smith -Andatevene a casa, adesso. E tenete gli occhi aperti. Sta per succedere il finimondo, vedrete-

Continua

 

   
 
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