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Autore: Lady_Firiel    06/03/2010    5 recensioni
«Grazie, nii-san: perché non taci mai. E non mi sento solo nel vuoto della mia armatura»
Spero di avervi incuriositi almeno un po'. Buona lettura (spero ^^)
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vuoto come un’armatura

Vuoto come un’armatura



I passi metallici dell’armatura risuonano in ogni luogo ove si reca.
Grande, imponente.
È questo che appare l’armatura.
Poi le si guarda dentro. E non si vede altro che un segno rosso, un cerchio con dentro una strana stella con otto punte e una specie di serpentello al centro.
Si trova poco sotto l’elmo, dove per un qualsiasi umano ci sarebbe la nuca. Ironicamente, come per noi, anche per l’armatura quel punto è vitale. Se la si colpisse lì, rischierebbe assai grosso.
Ma non siamo certo qui per parlare dei problemi di natura meccanica di codesta armatura.
Perché vedete, quello strano simbolo non è un segno qualunque.
È un sigillo, tracciato col sangue di un fratello disperato, disposto a tutto per non perdere il suo ultimo tesoro.
Quel sigillo, in realtà un cerchio alchemico, lega a quell’armatura un’anima.
L’anima di Alphonse Elric.

Alphonse era un bambino come tanti altri: allegro, gentile, vivace, obbediente. E più dolce del fratello maggiore.
Non ricordava molto bene il padre, che li aveva abbandonati quando era molto piccolo, eppure non riusciva a provare rancore verso di lui.
Alphonse voleva bene alla sua famiglia, alla sua mamma e al suo fratellone.
Metteva impegno ed entusiasmo in ognuna delle cose che faceva.
Piaceva a tutti, perché il suo essere conquistava la gente.
Però, anche lui era umano.
E ciò che l’uomo possiede in natura come virtù, ha spesso la discutibile bravura di convertirlo in colpa.
Alla morte della madre, Alphonse si era fatto persuadere dal fratello a cercare di riportarla in vita grazie all’alchimia.
Studiarono, studiarono, versarono sangue, sudore e lacrime sulle loro ricerche, mentre il loro sogno si faceva sempre più vicino.
Ma si sa, spesso l’uomo fissa qualcosa per tanto tempo che alla fine ne perde il senso di distanza.
E così era stato: concentrati sul perseguimento d’un sogno proibito, non s’erano accorti che, al momento del salto per afferrarlo al volo, si trovavano ancora troppo distanti per poterlo raggiungere.
E così erano caduti nel vuoto, finiti incastrati a fatica tra le pareti umide d’un baratro senza fine visibile.

A volte, l’uomo impara dai suoi errori.
Capisce dove ha sbagliato, si appunta lo scarto delle sue misurazioni su un foglietto e ricomincia daccapo.
E quel fantomatico foglietto, i fratelli Elric lo conservavano ancora, sì.
Ma non era cartaceo, il loro blocco di appunti.
Gli scarti delle loro erronee misurazioni li avevano incisi, quasi marchiati a fuoco, sulla loro pelle. O quello che ne rimaneva.
Forse, si erano detti, questo li avrebbe dissuasi dal tentare ancora; del resto, tutti sanno che tutte le ferite bruciano.
Ma le cicatrici, prima o poi, guariscono, di loro rimane solo un sottile segno biancastro sulla pelle.
Forse, prima o poi, di quei segni se ne riderà.
Ma quando le cicatrici ti fregiano la mente, o ancora peggio, l’anima, non verrà mai il giorno in cui le scorderai o ne riderai.
Par quasi che la vita provi un sadico piacere nell’usare pennarelli indelebili e scuri, per segnarti dentro.
E ti vergognerai per sempre di quei segni, anche se difficilmente il mondo li noterà. Ma forse, proprio per questo ne avrai quasi un velato terrore: il mondo ti vedrà come ciò che non sai.
E la mamma ti ha insegnato che le bugie non si devono dire.
E non farai che roderti la coscienza, fino al giorno in cui potrai smettere di dirle per smacchiare la tua anima.

Un’armatura vuota cammina al fianco di un ragazzino con le spalle fin troppo dritte, considerato i pesi che si costringono a sopportare.
Un giovane Atlante dai capelli dorati, che ha scelto di farsi carico del mondo. Del suo, mondo, ma sempre un mondo è.
Vuota, dicevamo, sì.
Ma l’anima, lì dentro, c’è.
Non ha un cuore che batte, non ha occhi per piangere.
Non ha cicatrici da mostrare, perché non ha un corpo su cui possano essere inferte. Anzi, un corpo ce l’ha. Ma chissà dov’è, ora.
Però, dei sentimenti ce li ha anche lei, sapete?
Siete forse stupiti? Vi dirò, dopo aver conosciuto la sua storia, nulla più è in grado di sorprendermi.
Neppure un’armatura vuota.

Spesso, parlando di una persona, con un briciolo di malignità la definiamo vuota.
No, non con la testa, vuota, che è un’altra cosa.
Intendo proprio vuota come persona. Chi non ha mai pensato d’aver incontrato qualcuno così, sul proprio cammino?
Dopo aver conosciuto la storia di Alphonse Elric, un’armatura vuota che vive e parla e pensa, mi sono domandata: cosa pensa, lui, del vuoto?
Per abitudine, definiamo vuoto chi sembra non avere sentimenti, pensieri, sogni.
Chi non ha nulla da offrire, a sé e agli altri.
Alphonse Elric non è affatto così: lui, nonostante l’assenza del corpo, continua ad essere buono e gentile, a perdonare, forse ingenuamente, anche chi fa del male. Basta che non ne faccia a coloro cui vuole bene.
Allora, perché diciamo che è vuoto?
Vuoto è ciò che non dà frutti.
Alphonse è un melo con i bianchi fiori ancora in boccio.
Ma l’armatura in cui risiede, resta pur sempre fisicamente vuota.
Dimmi, piccolo Alphonse, cosa si prova ad essere vuoti?

Quando ci concentriamo per bene, siamo in grado di sentire la nostra pienezza: percepiamo i battiti del cuore, lo scorrere regolare del sangue, il respiro, persino il diligente lavorio dei nostri apparati.
Non ci facciamo caso molto spesso, anzi, oserei dire che non ci facciamo caso affatto, ma noi sappiamo, noi possiamo sentire ciò che abbiamo dentro.
Ma Alphonse?
Lui, che non ha un cuore da sentire battere, dei polmoni da sentir respirare, o persino uno stomaco da sentir brontolare…
Dimmi, Alphonse, senza il battito di un cuore, non ti senti un po’ solo?
Senza fame, senza sonno, senza un suono nel rimbombo del silenzio in cui il tuo corpo è costretto, non hai mai paura di perderti?
I cigolii quasi annoiati che l’armatura produce non tengono poi tanta compagnia, non è vero?
L’unico suono che ti calma l’anima, ormai l’unica cosa che puoi rivendicare tua, è il lieve respiro di Edward.
Quanto pagheresti per non dover mai smettere di sentire il suo lieve russare durante la notte.
Lieve… si fa per dire.
Forse, ora, è questi che ti piace di più del tuo fratellone.
Urla come un matto tutto il giorno e fatica a tacere troppo a lungo senza almeno una delle sue sparate sull’altezza –o senza inveire contro Mustang, specie se lui non è lì-;
e poi, la notte russa come un trombone.
E senza il silenzio, non hai tempo di sentirti solo, vero Alphonse?
Per questo, stamattina, prima ancora che quel ghiro che chiami “Nii-san” aprisse i suoi occhi dorati, hai sussurrato:
« Grazie, nii-san: perché non taci mai. E non mi sento solo nel vuoto della mia armatura »




Kon'nichiwa, gente!
Non so perché, ma è da un po' che ho voglia di scrivere questa fic. Con questo titolo e su quest'argomento.
Beh, in realtà sarei voluta riuscire a scrivere qualcosa che facesse venire ai lettori un groppo di tristezza in gola, ma credo di avere troppo pretese ^^
Non c'è problema, mi accontanto di questa cosuccia.
Non so perché, ma mi sento particolarmente legata a questa shot. E la cosa non ha alcun senso, ma tant'è...
Mi sarebbe piaciuto riuscire a rendere un po' meglio l'idea di vuoto fisico, però non credo di essere abbastanza esperta per riuscirci, nè come scrittrice nè, ancora meno, come persona. Prendetela come il meglio che sono riuscita ad elaborare al momento.
Speravo di aver reso un po' meglio la storia ricreando una specie di dialogo, non solo col lettore, ma col protagonista stesso. Come se il narrotore ne fosse solo un portavoce e non la solita figura onnisciente. Dite che così rende meglio? Fatemi sapere.
Come al solito, spero non sia un plagio, nel caso avvertitemi (sono paranoica, sì).
Alphonse e compagnia non mi appartengono (un vero peccato, Al lo terrei volentieri ^^) e non li uso a fini di lucro (e magari potessi! XD).
Spero che vi sia piaciuta almeno un po'. Abbastanza da decidere di non lanciarmi la frutta marcia qualora mi incontraste al mercato, eheh... ^^'
Io vi sluto, alla prossima! ^^
Kiss

Lady_Firiel
   
 
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