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Autore: MadHatter    25/07/2005    2 recensioni
"Caro Diario, oggi, 15 Maggio, è l'utimo giorno che la mia penna solcherà le bianche pagine di questo diario... Mi sposo con il colonnelo Caraway, è un brav'uomo e sento che con lui sarò felice dovrò dimenticare colui che amai con tutto il mio cuore, le mie membra.... Addio caro amico di pensieri..mi ricorderò per sempre le sere passate a raccontarti dei miei sentimenti.... P.s Ti amo amor mio...ovunque tu sia: in cielo, nelle profondità della terra che riposi in pace..
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' passato un anno da quando Artemisia è stata sconfitta dai SeeD e...da me... Rinoa Caraway...la nuova strega... io, che ho ricevuto i poteri da Edea, la strega del passato: ora tocca a me portare questo pesante fardello, con il rischio di divenire la nuova minaccia per il futuro. Eppure, nonostante tutto questo, vivo ancora in questa maledettissima casa, dove sono cresciuta. Qui sono celati tutti i miei più grandi segreti, le mura della mia stanza sono ricolme dei miei sentimenti, il più delle volte distruttivi...eppure io, così spensierata e allegra, non posso fare a meno di notare che dentro di me si nasconde una belva, nata dall'oscurità che si è infiltrata nel mio cuore, nella mia anima da quel giorno: in pratica, cominciai a vivere, o meglio a morire, quando mia madre perì. Prima di ciò tutto non ha mai avuto senso, le giornate passate con lei ad ascoltare quella magnifica canzone, che tutt'ora si sente alla radio o in qualche vecchio locale un pò caduto in rovina, dove musicisti di jazz, bebop, cool si riuniscono e suonano testi di memorie ormai andate....e così ogni tanto ritorna, si, viene risuonata quella dolcissima canzone, dove si rivelava tutto l'amore che mia madre provava per quell'uomo, scomparso in guerra... io da bambina, ripensandoci ora, scorgevo negli occhi di mia madre una certa malinconia e una luce abbagliante quando parlava di lui...evidentemente non l'aveva scordato...era ancora pazzamente innamorata di lui... eppure non è mai ritornata a riprenderla. Che fosse morto? Questo non mi è dato saperlo... vuol forse dire che tutti gli anni che io, mia madre e mio padre abbiamo vissuto insieme, gioendo di qualsiasi cosa era solo una sporca bugia? Quei sorrisi, quelle risa, erano forse false, maschere ipocrite per nascondere il dolore che in verità affliggeva i cuori di coloro che le indossavano? Il dolore di quell'uomo, per non essere riuscito a farle dimenticare l'uomo che amava.... l'angoscia di lei, per non essere stretta fra le braccia del suo cavaliere, che l'avrebbe sempre protetta e resa felice... ho vissuto la mia intera vita con delle persone che mi hanno insegnato ad amare, ma che a loro volta non lo sanno fare? Ho ascoltato le soavi e ingannatrici parole, che stridevano in modo meraviglioso con quelli che erano i suoi veri pensieri, quando mi raccontava dell'incontro tra lei e il generale...ma a lei piaceva moltissimo raccontarmi una favola, che non vidi mai riportata su alcun testo: la storia della strega e del suo cavaliere. Ricordo ancora l'espressione del suo viso, delle mani portate sul grembo, della bocca che si muoveva, gli occhi dolci che mi fissavano e, naturalmente, la storia, che iniziava sempre così: "C'era una volta, una strega, ma nessuno sapeva che lo fosse...a questa donna piaceva suonare il piano, ma non era capace di scrivere dei testi; così eseguiva una melodia triste, che aspettava solo di essere abbellita con eleganti parole d'amore...si, quella era proprio una canzone d'amore, all'inizio triste, perchè la donna si sentiva così. E qui, Rinoa, devi sapere che quando si ritirava nelle sue stanze, se ne stava tutto il tempo a guardare dal finestrone le luci multicolori della città, seduta su una comoda poltroncina di schinz, con in mano un bicchiere di brandy.... nonostante il panorama fosse dei più allegri, gli occhi della musicista erano ricolmi si tristezza: la solita routine le sembrava troppo poco: eppure da giovane, nelle minuscola cittadina dove abitava, si era fatta tante aspettative, grandi progetti... tutti andati in fumo quando si trasferì nella grande metropoli.... tutto questo finchè, non entrò nel locale dove suonava, un giovane dai lunghi capelli neri e gli occhi di chi conosceva il mondo. Ella ne rimase subito colpita: mai visti occhi tanto allegri, tristi, delusi e gioiosi nello stesso tempo. Era la prima volta che veniva lì, ma lui, si era già portato via il suo cuore: insieme ai suoi due amici: una specie di armadio e quello che poteva sembrare alla prima occhiata come a un principe africano si sedettero attorno a un tavolo ordinando qualcosa da bere. Dalle loro divise capì che erano dei soldati di quella città: difatti , in quel periodo si stava facendo una guerra, e a lei, le era stato chiesto di allietare le orecchie di quei giovani massacrati internamente dalle oscenità della guerra, con la sua musica. Da quel giorno in avanti, quei tre vennero tutte le sere, e, mentre fissava, di tanto in tanto, quel cavaliere dalla nera chioma, notava che anche lui la guardava...ma non il modo in cui si guarda un musicista mentre espone l'opera, ma piuttosto come a una giovane donna, una di quelle che ti fanno girare la testa appena le vedi, che ti rimangono impresse: insomma...aveva uno sguardo talmente dolce, che in confronto, il plumcake che stai mangiando, figlia mia, è insipido...." e qui rideva...una risata triste, che però in mezzo a tutte quelle bugie, era l'unico attimo vero che mia madre si concedeva quando rimanevamo sole, nella mia stanza, a parlare, a disegnare, ma poi...ritornava nel suo stato di semi-incoscienza....come una malata terminale che guarda, fuori dalla finestra, con occhi vacui i bellissimi petali di ciliegio rosa che cadono leggeri come piume davanti a lei, ma quella non li vede.... "Una sera, questa strega si fece coraggio, e gli andò a parlare...si sedettero quasi vicini. Lui era imbarazzatissimo e teso come una corda di violino, così, per aiutarlo lo invitò in camera sua. Li', aprì il suo cuore ad una perfetta sconosciuta: le parlò di tutti i luoghi che aveva visitato, di come sognava di fare il giornalista e parlò parlò e lei si perdeva in quei racconti meravigliosi di gente con costumi e abitudini così diverse e lontane dalle sue che, mentre lo ascoltava, le sembrava quasi di poter immaginarsele...come avrebbe voluto viaggiare anche lei in quei luoghi così affascinanti....ma evidentemente, egli interpretato quel lungo silenzio come un non interesse all'argomento e si fermò, affermando che parlava sempre lui, ma ella lo implorò di andare avanti; sorrise e le chiese quali fossero i suoi desideri: lei si alzò dalla poltroncina e si avvicinò alla sua finestra sul quel piccolo mondo..."Io vorrei cantare!" Quest'affermazione risultò così spontanea, sicura e libera che fece sorprendere il moro ragazzo. Continuò dicendo che non era mai stata capace di scrivere un testo, ma che da qualche tempo a quella parte, era tutto cambiato.... dopo averlo conosciuto, dopo che lui le aveva mostrato i suoi occhi, tutte le tonalità che il suo animo provava venivano riflessi in quei bellissimi occhi neri: insomma, era riuscita a scrivere un testo d'amore grazie a lui...in quel momento però i suoi due amici bussarono alla porta. Nuovi ordini dai superiori! "Ci rivedremo, vero?" "Certamente,...è una promessa" E lei aspettò il suo ritorno con pazienza, rifiutando tutti coloro che nel frattempo si erano fatti avanti, però la brutta notizia arrivò..era inevitabile, in fondo erano parecchi mesi che se ne era andato...." nonostante fosse una storia d'amore tragica, Rinoa aveva sempre pensato che la madre piangesse per la tristezza di quel racconto e non perchè tutto ciò la riguardasse da vicino....eppure, la donna stringeva forte la bambina sul petto e cominciava a far scendere delle delicate gocce di amarezza sulle belle gote, e poi, con la voce rotta dal pianto finiva la storia... "era morto....dipartito per la patria... eppure quella era la loro promessa, perchè l'aveva infranta così facilmente? Non sapeva quanto dolore aveva provato quella donna, quando lesse le triste parole che le annunciavano quello che più temeva? Oramai, più nessuna stupida canzone d'amore le avrebbe riportato indietro ciò che aveva perso così facilmente: il suo bel castello di sabbia era stato spazzato via da un onda più potente e grande di lei: non poteva opporsi al fato... ma incise lo stesso quella melodia e cantò fino a esaurire la voce da usignolo...fin quando un giorno arrivò un uomo dal viso sconosciuto, che anch' ora è avvolto dalle tenebre: la strappò via dalla tristezza e la immerse in un folle girotondo di bugie...." e questa storia finiva così: con mia madre che mi piangeva sulla testa, facendo un grande sforzo per cercare di trattenersi, inutilmente, perchè il cuore fa male da morire, e se non ci si sfoga esso può frantumarsi in mille pezzi,,, ed è forse per questo che anche ella morì, probabilmente lassù, ora, è abbracciata all'uomo che tanto amava in vita e come due bracci di un fiume, divisi dalla terra, potranno riabbracciarsi quando sfoceranno nel mare...Ma ora so la verità leggendo il suo diario: ha scritto fino al giorno in cui si sposò... "Caro Diario, oggi, 15 Maggio, è l'utimo giorno che la mia penna solcherà le bianche pagine di questo diario... Mi sposo con il colonnelo Caraway, è un brav'uomo e sento che con lui sarò felice dovrò dimenticare colui che amai con tutto il mio cuore, le mie membra.... Addio caro amico di pensieri..mi ricorderò per sempre le sere passate a raccontarti dei miei sentimenti.... P.s Ti amo amor mio...ovunque tu sia: in cielo, nelle profondità della terra che riposi in pace...." Il giorno della sua morte, quando piangevo e lei mi rassicurava, mi chiese di leggere questo diario e di non commettere i suoi stessi errori... ma soprattutto di non fa conoscere a mio padre i suoi veri sentimenti....poi chiuse gli occhi, sentenziando che avrebbe riposato...ma lei non si svegliò mai più da quel sogno...si. ero sicura che fosse un bellissimo sogno, perchè lei sorrideva... Da allora tutto cambiò: mio padre non si fece più vedere, era sempre a lavoro e se stava a casa si chiudeva nel suo studio e non permetteva a nessuno di disturbarlo...nemmeno sua figlia...visse così per 4 lunghi e tenebrosi anni, finchè lei non decise di partire alla volta di Timber, dove alcuni amici la aspettavano per creare un gruppo di resistenza... le uniche parole che suo padre riuscì a dirle furono: non ti posso guardare in volto, perchè sei in tutto e per tutto uguale a tua madre, che io amavo tantissimo, ma lei...non mi amò mai, neanche per un secondo... Che belle parole da dire alla figlia nel giorno della sua partenza, l'ultimo giorno che avrebbero convissuto in quella casa fondata sulle bugie, costruita su mattoni di falso amore, riverniciata dei mille colori del disprezzo, del rimpianto e dell'amore mai ricambiato... Conobbi il mio momento di vera libertà e felicità quando entrai a far parte del gruppo "i gufi del bosco" un'accozzaglia di gente dai caratteri opposti, dalle diverse religioni, usi e costumi, ma riunite sotto la stessa bandiera: l'indipendenza di una città sottomessa da Galbadia.... in fondo quella situazione le sembrava di averla già vissuta, per questo ci metteva tutto il suo ardore e la sua passione nella lotta per quella città...un città frustrata dalle perquisizione dei soldati, ma che comunque non si era mai data una volta per vinta... e fu lì che lo incontrai...il biondo ragazzo che cambiò per sempre la mia vita...
  
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