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Autore: Shainareth    07/03/2010    4 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Sapeva però che lo sguardo gelido dell’albino la infastidiva, ma se per antipatia, paura o altro, non era in grado di dirlo. Era consapevole di un’unica cosa: Yzak Joule non le piaceva. Punto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Dearka Elthman, Miriallia Haww, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Erede




La prima volta che aveva visto Yzak era stata quando, durante la seconda battaglia di Jachin Due, il GAT-X102 Duel aveva trascinato l’ormai inutilizzabile Buster a bordo dell’Archangel. Da allora, benché Dearka gli fosse legato da una fraterna amicizia, Miriallia si era sempre mostrata restia ad incontrarlo per motivi che – eccezion fatta per uno – lei stessa, dopo tanti anni, ancora non riusciva a spiegarsi. Sapeva però che lo sguardo gelido dell’albino la infastidiva, ma se per antipatia, paura o altro, non era in grado di dirlo. Era consapevole di un’unica cosa: Yzak Joule non le piaceva. Punto.

   Il fischiettio allegro di Dearka ed il tamburellare delle sue dita sul volante, perfettamente a tempo con la musica che rompeva il silenzio che era calato fra loro, la distolsero da quei pensieri, e lei si trovò a porsi una domanda che mai avrebbe proferito ad alta voce. Di certo non al suo compagno, che viveva la loro storia d’amore quasi alla stregua di quella che avevano avuto da adolescenti. Il dubbio di Miriallia, però, nascondeva anche una, forse vuota, speranza: ora che due dei suoi più importanti amici – nello specifico Yzak Joule e Athrun Zala – erano non solo convolati a nozze con le rispettive innamorate, ma avevano persino messo al mondo due bambini a testa, quasi gareggiassero anche su questioni del genere, Dearka sarebbe mai stato, per un solo attimo, sfiorato dall’idea di sposarla?

   «Spero non sia rognoso come il padre», disse ad un certo punto il giovane, abbassando finalmente il volume dell’autoradio, mentre si metteva in coda all’entrata del parcheggio dell’ospedale. «Non che lui da piccolo fosse brutto», chiarì poi, perdendosi nei ricordi, «ma aveva qualcosa che a volte spaventava gli altri ragazzini.»

   «Credo di capire cosa tu voglia dire», gli assicurò Miriallia, accennando un ghigno.

   «Sua moglie è tutta bella, invece», continuò lui, guardandosi attorno in cerca di un posto libero.

   «L’ho vista solo il giorno del matrimonio», gli rammentò la fotoreporter, «ma mi ha dato l’impressione di essere una brava persona.»

   «Lo è», confermò Dearka. «Insomma, deve esserlo per forza per sopportare Yzak, no?»

   Lei si lasciò andare di nuovo ad un sorriso dispettoso. «Allora speriamo che il neonato abbia preso dalla mamma», affermò. La macchina arrestò il suo movimento pochi secondi dopo, e lei aprì la portiera per scendere. Neanche per l’anticamera del cervello si illuse che il fidanzato si disturbasse ad aiutarla, per cui si arrangiò da sola, stando ben attenta a non rovinare il grosso mazzo di fiori che portava fra le braccia, dono per la povera puerpera che aveva sofferto quasi venti ore di travaglio prima di riuscire a dare alla luce la sua seconda creatura, un bimbo che per fortuna godeva di ottima salute, esattamente come la sua sorellina più grande.

   I due si diressero verso il reparto maternità, e quando furono al piano giusto, un’infermiera li accompagnò fino alla camera privata della signora Joule. Ad accoglierli fu lo stanco, ma felice, sorriso di Shiho. Circondata da enormi mazzi di rose e diversi palloncini colorati che svettavano in aria, la giovane donna se ne stava semidistesa sul letto, la schiena abbandonata contro una pila di cuscini, ed i capelli lasciati cadere morbidamente e disordinatamente sulle spalle. Appena vide Dearka, spense la televisione con un comando vocale e prese ad agitare una mano con fare fanciullesco per salutarlo, facendo ondeggiare il tubicino trasparente della flebo a cui era attaccata.

   «Congratulazioni, madame Joule», esordì lui, avanzando nella stanza accanto alla compagna. «Come stai?»

   «Benissimo, è chiaro», rispose lei, ostentando modi da gran signora. «Ma preferirei che tu mi chiamassi Frau Joule. Di madame ne basta e avanza una», precisò per poi spostare lo sguardo su Miriallia e aggiungere: «Non che io mi lamenti di mia suocera. Dovreste vederla quando vezzeggia Yzak e Shirley quasi allo stesso modo. Roba da piegarsi in due dal ridere.»

   L’altra, che pure non aveva mai visto né Ezalia Joule né la sua prima nipotina, non riuscì comunque a trattenere un sorriso sincero. «Shiho, ti ricordi di Miri?», chiese a quel punto Dearka.

   «Certo che sì», ribatté la Coordinator, accettando con gratitudine i fiori che lei le pose in grembo. «Non potrei mai dimenticare l’unica donna al mondo in grado di sopportarti. Un’altra, al posto suo, ti avrebbe già scaricato. Anzi, ri-scaricato. E da un pezzo, anche: dieci anni che state insieme, e neanche uno straccio di anello al dito. Vergognati.»

   «Puoi ben dirlo», concordò la fotoreporter, decidendo in quel momento di adorare la moglie del suo nemico naturale.

   Dearka sbuffò, ruotando le iridi violette altrove. «Sai, Shiho? Ti preferivo ai tempi della guerra, quando te ne andavi girando per la nave muta come un pesce per paura che Yzak ti lacerasse i timpani per chissà quale parola di troppo», la informò, infilando pigramente le mani nelle tasche dei jeans. «Piuttosto, lui dov’è? E il bambino?»

   Shiho iniziò a raccogliersi la lunga chioma castana su una spalla col proposito di intrecciarla, seppur alla buona. «Yzak è andato a portare Shirley dalla nonna. Mi ha detto però che poi sarebbe passato all’anagrafe per registrare il suo erede. È tutto contento perché, oltre ad essere riuscito ad eguagliare Athrun Zala col numero dei figli, adesso è passato pure in vantaggio perché lui ha un maschio e quell’altro no.»

   «Non credo che Athrun si lamenti delle sue gemelline, anzi», disse Miriallia, ricordando con tenerezza il modo in cui l’Ammiraglio di Orb decantava la bellezza delle sue principesse non appena gliene capitava l’occasione.

   «Oh, io non ne dubito», rispose Shiho, scuotendo il capo. «Ma vallo a far capire a quell’idiota di mio marito», mormorò seccata. «Quanto al mostriciattolo, invece, gli stanno facendo il bagnetto e non me lo riporteranno fino a che non lo avranno cambiato e profumato come si conviene al figlio del Comandante Joule», spiegò ancora, l’espressione del viso serena. «Oh, Dearka! Devi vederlo, è bellissimo! E non lo dico perché l’ho fatto io, eh», ci tenne a precisare a Miriallia, premendosi la punta delle dita di una mano sul petto.

   «A chi assomiglia?»

   Scosse le spalle, lasciando perdere i capelli. «È troppo presto per dirlo, ma pare che abbia la pelle chiara come quella del papà.»

   In quel mentre, la porta della camera si spalancò, lasciando entrare Yzak, impettito e trionfante, mentre un sorriso orgoglioso gli tagliava in due il bel volto. Dearka gli si fece subito incontro, battendogli goliardicamente una pacca sulla schiena per congratularsi con lui. «Parli del diavolo…»

   «…e le corna le hai sempre tu», ribatté l’albino, interrompendolo e fissandolo malissimo.

   Pur rendendosi conto dello scherzo, a Miriallia non riuscì di ridere come fecero invece gli altri. Sapeva che era irrazionale, ma sentirsi dare indirettamente della sgualdrina da quell’individuo le piaceva assai poco.

   «Shiho, ho fatto tutto», annunciò Yzak, incurante di essere silenziosamente coperto di insulti da parte della fotoreporter. «Persino quelli dell’anagrafe ci fanno i loro auguri.»

   «A proposito», volle sapere Dearka, «come lo avete chiamato, alla fine?»

   Il suo amico non aspettava altro che quella domanda. Tornò a gonfiare il petto come il migliore dei tacchini, ed un nuovo sorriso maestoso balenò sul suo viso, rendendolo a dir poco raggiante. «Ebbene», cominciò con tono ufficiale, stando ben attento a scandire le parole, «dopo mesi e mesi di accurata selezione, siamo infine arrivati a scegliere l’unico nome che potesse essere dato all’erede dei Joule. Bello, forte, virile. Nessun altro può competere, te l’assicuro.» Fece una pausa misurata, e infine annunciò: «Alexandre Joule.»

   Miriallia avrebbe persino provato tenerezza per lui e per la sua gioia se non fosse stato per il fatto che Yzak pareva non accorgersi neanche della sua presenza. La giovane capiva il suo stato d’animo in quel momento, ma odiava quando lui si comportava così, perché lo faceva quasi sempre; era anche peggio di quando la fissava con sospetto. Non le riusciva assolutamente di capire cosa diavolo volesse da lei o se la incolpasse di un qualcosa che però le sfuggiva.

   «Immagino che Athrun si sentirà onorato quando lo verrà a sapere», le scappò allora di bocca.

   Lo sguardo furioso di Yzak la inchiodò lì dov’era, dando prova di averla finalmente notata, ma lei stabilì che almeno per una volta gli avrebbe tenuto testa con il suo. Anzi, lo avrebbe persino sfidato.

   «E perché mai?», domandò lui. Nominare Athrun in quell’occasione di pura gioia era pericoloso. Molto.

   «Come, non lo sai?» Miriallia era ben consapevole della natura infantile di quella sua vendetta, ma non le importava: per anni, tra le altre cose, a causa sua aveva dovuto subire la mortificazione di sentirsi messa immancabilmente al secondo posto nei pensieri di Dearka. «Subito dopo la prima guerra, Athrun rimase a Orb sotto la falsa identità di Alex Dino», concluse quindi, sentendosi piacevolmente cattiva per la prima volta in vita sua.

   Shiho si morse il labbro inferiore, attendendo paziente la reazione del marito, mentre Dearka, dopo un blando tentativo di autocontrollo, si lasciò andare ad un risolino divertito.

   «Sappi che ti odio, donna», sentenziò fra i denti Yzak, all’indirizzo della Natural, fulminandola attraverso le sottili fessure in cui aveva stretto gli occhi chiari. Si volse poi verso la moglie. «Shiho, torno subito», disse, iniziando a camminare verso l’uscita della stanza.

   «Dove vai?»

   «A cambiare il nome di mio figlio.»

   «Cosa?», annaspò lei, trasecolando. «Ci abbiamo messo una vita a sceglierlo perché dicevi che doveva essere altisonante e nobile!»

   «Lo so», ammise lui, frustrato. «Per questo risolverò la faccenda cancellando quelle prime, quattro, ignobili lettere dal suo attuale nome», spiegò convinto.

   Inorridita, Shiho gli tirò appresso la bottiglietta d’acqua che aveva sul comodino, colpendolo ad un braccio. «Azzardati a registrarlo come Andre o con un qualunque altro nome, e te le metterò per davvero, le corna», lo minacciò, irremovibile sulla questione. «E con uno di nome Alex, per di più.»













Dopo quasi due mesi torno finalmente a scrivere qualcosa su questo fandom. E per di più non sui soliti personaggi. Sono commossa.
Come avrete notato, la presente è un omaggio alle shot di Hanako_chan (a cui dedico questa fanfiction) e alle long di Atlantislux: dalle prime ho tratto la piccola Shirley ed il suo fratellino Alexandre, mentre dalle seconde le principessine di Orb.
Grazie come sempre a chi legge e a chi recensisce. :)
Shainareth





  
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