~Sono
tutti Matti~
Pazzia,
termine usato sovente per indicare
la perdita della ragione, un atto insensato o sconsiderato.
Ma
questo è
davvero il pensiero di tutti?
Forse,
in un
mondo parallelo a quello in cui viviamo noi, dove i conigli sono sempre
in
ritardo, i bruchi sono saggi e fumano erba, le carte da poker sono l’esercito di una strega
dalla
testa abnorme, i gatti evaporano e i fiori hanno la faccia e parlano, qualcuno non è dello stesso
parere.
Nasciamo
tutti quanti matti, qualcuno lo rimane.
Apparentemente
imbandita per uno strepitoso banchetto,
una lunga tavola giace in uno spiazzo di terra piuttosto
squallido: pagliericcio
sparso dappertutto, un mulino
abbandonato da secoli e dall’aspetto a dir poco inguardabile
e quella
nebbiolina cupa che vela appena il
suolo sottostante.
In
realtà
non è in programma nessun strepitoso banchetto, al
contrario: teiere vuote e
teiere piene posano sulla delicata e ricamata tovaglia bianca, tazzine
vuote e
tazzine piene giacciono ognuna sul proprio piattino e altre
cianfrusaglie
argentate sono padrone di quella tanto strana tavolata.
E’
qui che
un uomo, un uomo matto, se ne sta
seduto su quella sedia che sembra appartenere ad un regale; i capelli
piuttosto
arruffati e di color carota, il volto pallido e segnato dalla
stanchezza e
quegli occhi color dell’erba fresca.. Un logoro cappello posa
sovrano sulla sua
testa regalandogli quel tocco di colore e
vivacità che da tempo
mancava in quel
posto.
Il
tutto lo
rendeva un Cappellaio alquanto pazzoide, un
Cappellaio Matto!
Si
portò la
tazzina contenente del buon thè alle labbra, sorseggiando
piano poi, con
assoluta nonchalance, si
gettò la
tazzina alle spalle.
«Cappellaio,
se continui a trattare i nostri servizi da thè in quel modo,
non ne rimarrà più
nulla!» intervenne un coniglio color corteccia e dagli occhi
stralunati.
Il
Cappellaio non badò a quell’intervento,
così continuò a fissarsi attorno con
aria circospetta e a torcersi le mani, evidentemente.. preoccupato?
«Cappellaio,
è tutto a posto?» domandò il coniglio,
aggrottando un sopracciglio. Da quando
in qua i conigli si dedicano ad espressioni facciali?
«Ma
certo
che è tutto a posto!» sbraitò un
piccolo –minuscolo- ghiro che stava accucciato
poco galantemente su di un piattino, fissando a braccia incrociate sia
il
Cappellaio sia il coniglio. «Ve l’ho detto! Non
è la vera Alice!».
«Oh,
ghiro..»
sospirò l’uomo sporgendosi più in
avanti e smettendo improvvisamente di
stuzzicarsi le mani, «Te l’ho sempre detto che se
tu aprissi meglio la tua
mente, avresti una visione più aperta
di
ciò che ti circonda».
Il
piccolo
ghiro rimase un attimo interdetto, poi prese a fissare il coniglio che
in quel
preciso momento stava inconsciamente versando del thè in una
tazzina senza
fondo.
«Presto
Alice sarà qui» riprese il Cappellaio sistemandosi
il logoro cappello sulla
testa.
«Ma..ma..
Chi ti d-dice che riuscirà nel suo intento?»
domandò il coniglio.
L’uomo
alzò
le spalle. «Nessuno» rispose con
tranquillità, «Ho fiducia nelle mie
supposizioni.. Anche se a volte si sono rivelate completamente sbagliate, ma questi sono
dettagli..».
Sia
il
coniglio sia il ghiro guardarono in direzione del Cappellaio con
un’espressione
del tipo “Lo sappiamo fin troppo bene e non serve
ricordarcelo”.
Tutt’un
tratto l’uomo strabuzzò gli occhi misto tra il
sorpreso e il contento.
«Ah!».
Una
ragazza
minuta avanzava titubante tra la nebbia ed era come se
quest’ultima si
dileguasse al passaggio della fanciulla dai capelli dorati; era bella
seppur
solamente una semplice ragazzina, con dei lunghi boccoli che le
ricadevano sparpagliati
sul petto e quel vestito così trasandato ma allo stesso
tempo elegante.. Era
solo una ragazzina eppure aveva un
certo fascino e che poteva già essere considerata una donna.
Man mano che si
avvicinava, il Cappellaio apprese che la ragazza era notevolmente piccola di statura: certamente era
impossibile che fosse la sua statura normale, perché era
troppo piccola!
Alice
avanzava timidamente verso la tavolata ed era sempre più
piccola e indifesa che
al Cappellaio faceva quasi tenerezza. Improvvisamente gli era venuta
una voglia
talmente forte ed evidente di accarezzarle quei capelli così
candidi che fece
quasi per alzarsi, ma poi ci ripensò. Si sentì
talmente stupido e piccolo –quasi
quanto Alice-, che sospirò, affranto.
«Benvenuta,
Alice».
Alice
fissò
il Cappellaio Matto con espressione curiosa cosa che lo fece sorridere:
dietro
a quello sguardo curioso e timido, lui riuscì a scorgere una
dose spropositata
di tenerezza e dolcezza,
come non aveva mai letto negli occhi di nessuno.
In
quel
momento seppe che Alice non era una semplice ragazza come si aspettava.
~The
End~
*-*-*
Storia dedicata a tutti coloro che sentono un pò di pazzia scorrere nel proprio sangue e che credono che questa sia la caratteristica che li distingue dalla massa di caproni dei giorni nostri.