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Autore: Oducchan    10/03/2010    2 recensioni
Della sua esistenza come Nazione, Inghilterra odiava tante – troppe – cose
Della sua esistenza come individuo, ne detestava altrettante, anche se una in particolare. Inghilterra odiava con tutto se stesso risvegliarsi, nel cuore della notte, dopo un incubo sgradevole o un sonno privo di sogni, spalancando gli occhi nel buio senza una ragione apparente salvo scoprire che il sole era ben lungi dal sorgere.
Ovvero, che succede se una nazione non riesce più a prender sonno. Di momenti migliori e palpate notturne
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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To Prof, perché gliel’avevo promessa, anche se non era esattamente quel che s’aspettava.
Ok, tentativo senza pretese. Prima o poi farò di meglio XD


Warm

Della sua esistenza come Nazione, Inghilterra odiava tante – troppe – cose
Della sua esistenza come individuo, ne detestava altrettante, anche se una in particolare.
Inghilterra odiava con tutto se stesso risvegliarsi, nel cuore della notte, dopo un incubo sgradevole o un sonno privo di sogni, spalancando gli occhi nel buio senza una ragione apparente salvo scoprire che il sole era ben lungi dal sorgere.
In primis, l’esperienza era sgradevole di per sé perché ci metteva sempre qualche secondo a rassicurarsi su dove si trovasse e del fatto di ritrovarsi al sicuro – anni di battaglie lo avevano temprato, tenendolo sempre all’erta. Immediatamente dopo, subentrava la necessità di richiudere gli occhi per riprendere l’attività notturna, e quindi tentava di sprofondare il più possibile nelle coperte per assopirsi nuovamente.
Pretesa vana.
Iniziava col rivoltarsi prima una volta, poi due, poi tre, poi infinite volte sul materasso, ricercando una posizione ideale che però pareva non esistere. Il continuo movimento comportava quindi uno sconvolgimento della forma delle lenzuola, che finivano o con l’attorcigliarglisi addosso – e togliendogli quindi l’aria – o con il capottarsi a terra in un moto particolarmente brusco. Si affrettava tra un’imprecazione e l’altra a raccoglierle, ma il danno era ormai fatto: un’acuta sensazione di freddo, di gelo penetrante, di inermità scivolava maligna giù per la schiena, intrufolandosi al di sotto del pigiama pesante e s’impossessava di tutto il suo corpo, tormentandolo con brividi e pelle d’oca persistenti. Un freddo che, come un ago acuminato, si faceva largo fino alle ossa, facendolo intirizzire senza tregua, nonostante i suoi tentativi di appallottolarsi sotto il piumino per conservare più calore possibile.
Ma se si fosse trattato solo di quello, sarebbe stato tollerabile. Probabilmente in capo a un paio d’ore si sarebbe alzato, si sarebbe preparato una tazza di the caldo e si sarebbe sistemato davanti alla finestra ad osservare la pioggia che cadeva su Londra, aspettando l’alba. No, il guaio era che quel genere di risvegli era generalmente accompagnato dal silenzio inquietante della notte, che lasciava libera la sua mente di vagare, soffermandosi invariabilmente su ricordi, pensieri, emozioni, dolori che avrebbero dovuto restar sepolti in eterno nei suoi recessi mentali. Anni di battaglie, anni di delusioni, anni di ferite, anni di abbandoni…tutto ritornava a galla, con una chiarezza tale che a volte doveva riscuotersi a forza per convincersi di essere ancora nel XXI secolo e di non essere precipitato in altri tempi. E coi ricordi montava la sofferenza, e con la sofferenza l’angoscia, e con l’angoscia il panico, finché non si ritrovava a desiderare di prendere a capocciate la parete per svenire e smettere di rimuginare.
Va bene, non era esattamente un comportamento razionale, ma considerando che parlare tutta la notte con le fatine preoccupate che gli svolazzavano attorno al cuscino non lo aiutava minimamente a riaddormentarsi, e menchemeno a far passare il senso di gelo, una soluzione doveva pur trovarla.
 God, odiava davvero destarsi in quel modo.
Per la settima volta degli ultimi tre minuti, si rigirò su un fianco, risolvendosi a piantare un’occhiata meditabonda sulla figura addormentata stesa al suo fianco; a mente lucida, in pieno giorno e al sicuro da se stesso non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma…eccola lì, la soluzione.
Ora, Inghilterra poteva tranquillamente affermare di detestare con tutto il cuore Francia per la maggior parte del tempo. Odiava il suo carattere eccessivamente libertino, odiava il suo essere maniaco e ninfomane, odiava il suo modo di vestirsi, odiava la sua cultura, odiava il modo in cui conduceva le guerre, odiava i suoi capelli, odiava il suo maledetto viso, odiava i suoi boss, odiava il suo accento strascicato e la su erre moscia….ne odiava parecchie, di cose, e meno tempo passava in sua compagnia più era un toccasana per i suoi nervi. Insomma, per litigare in continuazione bastava già Alfred, che almeno se ne stava al di là dell’Oceano.
Però, doveva confessare – e lo faceva sempre molto, moolto forzatamente- che c’erano frangenti in cui Francis risultava, in un modo tutto su, quantomeno passabile. Tipo, quando dormiva. E se ne stava molto zitto, molto fermo, con le mani a distanza di sicurezza. Oddio, sì, era perfettamente passabili anche in certi altri frangenti – eccome, tra l’altro- ma quando dormiva era il non plus ultra: niente battutine, niente frecciatine, niente tentativi di palpeggiamento. Solo dei capelli biondi sparsi sul cuscino, delle labbra socchiuse e un petto che s’alzava e s’abbassava al ritmo del respiro.
In effetti, non lo ammetteva, sostanzialmente. Era solo un pensiero come tanti che lo coglieva in quelle notti assurde – difatti, durante il giorno non capitava quasi mai-, giacché Francia sapeva essere costantemente fastidioso, non fosse anche per l’inesistente russare.
Bene, che Francia non gli piacesse per gran parte del giorno era un dato di fatto, palese ed evidente.
Solo, il suo cervello si ritrovava a considerare che quello era proprio il momento migliore della sua giornata. Quando si risvegliava, all’alba delle due o delle tre di notte, intorpidito, con le gambe doloranti e il corpo intirizzito, e con un Francia placidamente addormentato al fianco.
Perché, diamine, Francis era caldo. Non tremava, non batteva i denti, non aveva freddo, dormiva e non diceva una parola: al che lui poteva tranquillamente avvicinarsi di soppiatto, appoggiare cautamente il viso all’incavo della spalla, passargli un braccio attorno al petto e accoccolarglisi praticamente addosso, senza che emettesse fiato.
Al diavolo, se all’indomani mattina avrebbe dovuto sopportare lazzi e frecciatine al suo orgoglio.
Richiuse gli occhi, placidamente riscaldato da quel tepore umano.
Sì, decisamente il momento migliore della giornata. Tanto non l’avrebbe mai ammesso.


Quello che Arthur non sapeva era che, non appena le sue palpebre calavano sulle iridi verdi facendolo precipitare tra le braccia di Morfeo, le labbra di Francis si stiravano in un sorriso compiaciuto, mentre lo stringeva maggiormente a sé e una mano andava, casualmente, ad infilarsi sotto ai pantaloni del pigiama, a controllare lo stato delle natiche inglesi.
Decisamente, il momento migliore della sua giornata.



unica noticina: a quanto sembra, inermità è un termine estremamente poco diffuso. Ma sottolineava bene l'idea che volevo dare XD
a presto, besitos
vostra wolvie
   
 
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