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Autore: Rota    14/03/2010    2 recensioni
Si aprono gli occhi al buio, spalancando le palpebre di botto.
La notte oscura ogni singola cosa, rendendo ombra il tutto.
Allen gira la testa sul cuscino, andando a posare lo sguardo sulla sveglia.
Troppo, troppo presto. Contando bene, è riuscito a riposare – se così si può chiamare il suo stato di inquietudine perenne – meno di due ore.
Nonostante i tranquillanti, l’insonnia l’ha ancora vinto, facendogli trovare opprimenti persino le lenzuola leggere estive.
Tutto è un fastidio. Anche il rumore del suo stesso respiro graffia le orecchie peggio di una tromba stonata e squillante.
Terrificante, assolutamente terrificante.

[Scritta per la Community su LJ 24Ore]
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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candles 1 Titolo: Candles
Fandom: D. Gray man
Personaggio/Coppia: Allen Walker, Yu Kanda; KandaAllen
Set: Set 1
Prompt: 03.00 Non c’era niente per cui provare rimorso
Rating: Giallo
Note: Ho suddiviso il mio set il 4 gruppi, giusto per fare una serie. Ebbene, 6 dei prompt a mia disposizione faranno una long fic, di cui ora presento il primo capitolo ^^ E' pressappoco un prologo, data anche l'esigua lunghezza. Tuttavia spero possa piacervi :3
Questo capitolo è fatto apposta per "disorientare" il lettore. Il possibile OOC nel comportamento di Allen verrà spiegato prossimamente.
Detto questo, vi auguro una buona lettura ^^
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà esclusiva di Katsura Hoshino.
Tabella: http://margherota.livejournal.com/13665.html






Si aprono gli occhi al buio, spalancando le palpebre di botto.
La notte oscura ogni singola cosa, rendendo ombra il tutto.
Allen gira la testa sul cuscino, andando a posare lo sguardo sulla sveglia.
Troppo, troppo presto. Contando bene, è riuscito a riposare – se così si può chiamare il suo stato di inquietudine perenne – meno di due ore.
Nonostante i tranquillanti, l’insonnia l’ha ancora vinto, facendogli trovare opprimenti persino le lenzuola leggere estive.
Tutto è un fastidio. Anche il rumore del suo stesso respiro graffia le orecchie peggio di una tromba stonata e squillante.
Terrificante, assolutamente terrificante.
Il giovane sospira, sollevando il busto dal materasso. La stanza si mostra a lui esattamente come l’ha lasciata, di un ordine che fa’ quasi paura.
Da quando è diventato così ossessivo? Da quando trova così divertente torturare la mente con nuove paranoie? Una volta sarebbe inorridito al solo pensiero di essere schiavo di un’abitudine, ora si compiace intimamente di nascondersi in essa.
Sorride appena, guardando ad uno ad uno gli oggetti che adornano la sua piccola stanza.
Il guardaroba a due ante, una piccola mensola dove riporre i libri di studio, la scrivania in legno che occupa un intero angolo, la finestra ampia dalle tende verdi, il comodino accanto al letto… E la foto, che lo guarda quasi con astio a pochi centimetri dalla sua persona.
Il motivo di tale posizionamento sfugge anche a lui – meglio, sfugge alla sua ragione - ma mai gli è venuto davvero in mente di spostarla.
Lavoro, impegno, studio… alla fine tutto quello è da classificarsi come semplice scusa. Allen non ha mai trovato il coraggio di spostare quel piccolo oggetto, neppure con tutta la forza di volontà che possiede.
E forse questo è un bene.
Sorride, ironico e triste al contempo, prendendo tra le mani la cornice e portandosela vicino al viso.
Ancora quell’immagine gli ferisce l’anima, lasciando incredibilmente vuoto il resto.
Un parco alle loro spalle, tanto sole e tanto gente. Se solo si impegnasse un poco, certo Allen potrebbe sentire ancora le urla assordanti di quel lontano giorno d’estate.
Kanda era lì, a fissare con odio irremovibile l’obiettivo, quasi ogni cosa in quel momento gli stesse dando fastidio. Braccia conserte, i capelli lunghi raccolti nella perenne coda. Avevano appena mangiato – Allen se lo ricorda bene – ma nonostante la soddisfazione di avere lo stomaco pieno Yu si ostinava a fuggire ogni cosa lo immortalasse o lo rendesse più longevo di quanto non fosse già – solo più tardi Allen avrebbe compreso il perché.
Non che la sua espressione fosse tanto diversa dalla propria, tuttavia almeno Allen tentava di fingere di divertirsi. Avvinghiato al suo braccio com’era, giusto per innervosirlo ancora di più e irritarlo fuori di misura, guardava l’obiettivo con un sorriso abbastanza forzato. Si sarebbe messo a ridere, di lì a pochi istanti.
Forse, era sempre stato proprio quello il problema… La differenza d’interpretazione che non riuscivano a comprendere l’uno dell’altro. L’impossibile vicinanza che loro – lui, Allen! – tentavano disperatamente di colmare, ogni singola volta… Scuote la testa con decisione, il giovane Walker, rifiutandosi di continuare ogni pensiero.
Posa, con una certa stizza, la foto sul comodino, risistemandosi tra le coperte del suo letto.
Ha ancora cinque ore per riuscire a dormire, alle otto in punto si deve alzare per andare a lavoro.
E – no! – non ammette il minimo rimorso.
Non lo ammette, perché non può provarlo. Non l’ammette, perché sarebbe stupido oltre che dannoso per la sua salute. Per l’integrità del suo animo.
Non ha colpa se il suo letto ora è così tremendamente vuoto, non ha colpa se ora quella sua maledetta stanza è così in ordine – così silenziosa, così dannatamente fredda.
Non ha minimamente colpa.

Eppure, l’insonnia brucia ancora, e le palpebre lasciano trasparire luccicanti lacrime amare.

   
 
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