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Autore: Ulissae    14/03/2010    3 recensioni
[Flash sul Cappellaio e il Leprotto] «Cappellaio, perché lei è qui?»
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvisi e avvertimenti:  vorrei subito specificare che in questa fanfiction non ci sarà l'esaltazione del Cappellaio. Non ho apprezzato il personaggio di Burton e non credo che si possa avvicinare ad un vero Cappellatio Matto. La storia si svolge appena dopo la partenza di Alice, quindi in un ambiente gioiglorioso.




You are not mad, Mr. Mad Hatter.


Prese la forchettina per la torta e l'immerse nell'aria della tazza, la girò velocemente, con professionalità, e portò il bordo ben orlato alla bocca.
Dopo aver posato le labbra e bevuto un po' di quel niente la ripose sul piattino.
Poi lo prese e lo lanciò.
Il signor Leprotto sembrava imbronciato, guardò l'amabile collega e sorrise.
«Cappellaio, perché lei è qui?» domandò, gentile.
«Perché son matto! Per quale altra ragione!» eruppe questo, facendo fremere le folte sopracciglia arancioni.
Dal giornogioiglorioso il signor Bisestile era un altro, non gli parlava né lanciava oggetti come un tempo; pareva distante.
«Oh... capisco» prese un'altra sorsata e ruppe la tazza.
«Ma lei non è matto» fece notare, inchiodando con gli occhi enormi e un poco spiritati quelli verdi, che si aprivano per la meraviglia.
«Io... io non sarei matto?» balbettò il Cappellaio, posando la zuccheriera e sporgendosi un po' sul tavolo sgangherato.
«No, affatto. Lei non è matto in quanto ha chiesto ad Alice se credeva di essere matto ed è quindi logico che lei non è matto.» spiegò, calmo, stranamente calmo.
«I matti non chiedono se sono matti, lo sanno e sono felici» sorrise di nuovo e sbatté le palpebre.
«Io son matto, lei no» ridacchiò, lanciando in aria, contro un uccello disgraziato, un copriteiera.
«Non ci credo» borbottò l'altro, affondando nella poltrona.
«Sta bevendo tè» gli fece notare il Leprotto. «Di questo passo inizierà a tranguigiare perfino quell'ignobile acqua colorata che è il caffè!»
«Noi beviamo tè!»
«Io no, e son matto»
Ci fu silenzio, nel cuore del cappellaio tanta confusione.
«Tu non sei matto, poiché sei frutto dell'adolescenza.
Niente è matto, in quell'età.
Io son vecchio, tu sei giovane.
E tu sei logica prevedibilità!
Io, al contrario, sono imprendibile, inafferrabile.
Sono folle, sono creatività!»
Poi il sorriso del leprotto, lo stridio di un coccio rotto e una zampa allungata verso il Cappellaio.
«Cucchiaino?»



Angolo autrice:
quando ho scritto questa storia ero in ritardo per la lezione di piano, a scuola avevo fatto un compito di matematica disastroso -per la prima volta nella mia vita ç.ç- ed ero tanto, ma tanto scazzata -perdonatemi il francesismo-.
Così ho trovato questo modo per sfogarmi, "denunciare" la sanità mentale del Cappellaio. Alice in wonderland mi ha molto deluso, purtroppo, ma mi è piaciuto il leprotto. Un matto con i controfiocchi (L)
Il Cappellaio del film è più un principe, che un matto. Logicamente perché è frutto dell'adolescenza, credo. Quando il leprotto lo accusa di stare per bere caffè è perché questa bevanda si inizia a prendere -nella maggior parte dei casi- quando si cresce, quando si lascia la vena di follia ingenua dell'infanzia.
Spero che nessuno se la sia presa :)



Notizia inutile: ultimamente ho voglia di fanficciare sui film °-°"
   
 
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