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Autore: miseichan    14/03/2010    4 recensioni
Lui è sicuro di sé, playmaker nella sua squadra di basket, alto, bruno e con gli occhi neri; naturalmente lei è il suo opposto: tanto lui è navigato e smaliziato così lei indecisa, timida, incerta, con lunghi capelli neri dietro i quali si nasconde e due enormi occhi azzurri che lo hanno colpito con la loro incredibile ingenuità e purezza. Quella che c’è fra Federico e Sara è passione allo stato puro: un fuoco che divampa, percorrendo ed invadendo ogni parte di loro. E quella sera l’ennesima scintilla avrà l’effetto di una bomba. Gli scoppi non hanno sempre effetti prevedibili o positivi però. E questo lo scopriranno.
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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coprifuoco

Too much to say

 

Coprifuoco

 

 

- Dite che si presterebbe?-
Penelope se ne stava seduta buona e rilassata sulle gradinate: prendeva di tanto in tanto una manciata di popcorn dal cestello dell’amica e guardava la partita che si svolgeva in campo.
Era l’ultimo quarto di tempo, quello più importante e sebbene fosse solo un’amichevole entrambe le squadre ci stavano mettendo tutte le loro forze. Per quanto Penelope si sforzasse di concentrarsi unicamente sullo scambio della palla in campo, veniva ripetutamente distratta dai commenti di un gruppo di ragazze sedute poco lontane da lei: non le conosceva e probabilmente erano venute a sostenere l’altra squadra. Non le stavano simpatiche però, per niente. All’inizio era stata una semplice impressione ma da quando avevano aperto bocca era diventata certezza.
Erano tutte intente infatti a fare apprezzamenti da oltre mezz’ora su un giocatore in particolare: un ragazzo alto, magro ed al tempo stesso muscoloso, con dei corti capelli neri; era della squadra di casa, quella a cui Penelope era andata a fare il tifo.
Si trovava in posizione centrale: era il playmaker, e alla fine del secondo tempo aveva fatto l’errore di togliersi la maglietta a mezze maniche nera, provocando nel gruppo di gatte in calore un violento attacco di gridolini isterici.
Alle urla erano poi seguiti i sospiri e quindi erano iniziate le domande e i commenti.
“Ma quanti anni avrà? Io dico massimo trenta!
Dio mio ma è un angelo! Quasi vado e gli salto addosso!
Secondo voi come si chiama? Glielo andiamo a chiedere?
Dite che in palestra ci va tutti i giorni? Cioè per avere addominali così!
Deve sicuramente essere uno stronzo però, di quello che fa soffrire le donne…
E se pure fosse? Io uno così lo aspetterei fuori per stuprarlo, ragazze!
Ma dai! Avrà tipo dieci anni più di te!
E allora? Con uno così…”
Penelope aveva cercato di non ascoltare, ignorando quelle frasi, fingendo di non sentire, ma non era facile: soprattutto non quando erano riferite a lui.
Anna al suo fianco se la rideva della bella: divertita tanto dal gruppo appena sotto di lei, quanto dalle reazioni irritate e scocciate dell’amica. Quando quest’ultima le rivolse uno sguardo biasimevole e pieno di risentimento Anna fece spallucce e con un sorriso rispose:
- Dai Penny! Alcuni erano proprio divertenti: “lo stuprerei…” roba da pazzi!-
Penelope sorrise di rimando, cercando di imitare l’amica e rimanere indifferente.
Lanciò un’occhiata al gruppo in preda ad una piena crisi ormonale e si chiese se fosse il caso di alzarsi e andare lì da loro per rispondere sfacciatamente alle loro domande:
“Ha trentadue anni, si chiama Federico. Non è uno stronzo, non di quelli pesanti almeno. E no, in palestra ci va solo tre giorni la settimana”
Ma probabilmente non era il caso di rispondere, assolutamente no. Perché a quel punto non era più sicura che si sarebbe fermata dopo aver dato quelle informazioni: probabilmente avrebbe continuato, arrivando anche ad insultarle e la cosa non sarebbe certo finita bene.
Con un sospiro perciò riprese a guardare la partita, cercando di capire cosa stesse succedendo: lo sport non era mai stato il suo punto forte, non ne capiva quasi niente. Di tutto quello che era successo fino ad allora ad esempio, aveva solo afferrato che era la loro squadra ad essere in vantaggio. Per il resto: falli, punizioni, tiri da tot punti… aveva semplicemente imitato le reazioni di Anna: esultando e scuotendo la testa quando lo faceva lei.
Non la divertiva per niente starsene lì, ci era andata solo perché sentiva di doverlo fare: quella sera giocava lui, e ci sarebbe potuto rimanere male se non si fosse presentata. Perciò con grande entusiasmo da parte di Anna, quel sabato sera erano nella palestra pubblica, a rifarsi gli occhi con i giocatori in campo. Certo anche Penelope ci godeva, seppure giusto un tantino, ma di sicuro non si sarebbe mai comportata come stavano facendo quelle ragazze!
O almeno non nei confronti di lui, aggiunse fra se e se, sorridendo della piega assurda che avrebbe preso la situazione in quel caso. No, assurda era troppo poco…
Scoppiò a ridere quando vide il playmaker ed un suo amico fare in contemporanea un gestaccio alle spalle dell’arbitro: non capendone il perché diede una gomitata all’amica che ghignando si limitò semplicemente ad annuire in direzione dei due giocatori.
- Hanno fatto bene, e l’arbitro si meritava anche di peggio-
Penelope mise altri due popcorn in bocca, facendo gli occhiacci alle ragazze che avevano cominciato ad applaudire come delle ossesse in direzione del playmaker. Non sopportava le assatanate come quelle, ma non sarebbe mai scesa al loro livello.
Quando poi sentì una delle oche cominciare a descrivere le cose ben poco carine e puritane che avrebbe voluto fare con lui, Penelope non ce la fece più: si alzò in piedi e prese Anna per mano.
Tirandola giù per le scalinate disse, serrando i denti e alzando gli occhi al cielo:
- Andiamo al cinema-
Non fece caso alla risata di lei, né al nervosismo che rischiava di traboccare se non se ne fosse andata subito via di lì.
Si avvicinò al campo di gioco e fece per avvicinarsi alla linea bianca quando si sentì tirare per mano: voltandosi vide davanti a sé il viso lentigginoso e sorridente di Lorenzo, lo stesso giovane che poco prima aveva mandato l’arbitro a quel paese assieme al playmaker.
Il ragazzo si tamponò il sudore con un’asciugamani bianco e sorrise a Penelope, soffiando allo stesso tempo verso l’alto così da far sollevare l’enorme massa di capelli rossi e ricci.
- Vuoi che ti chiami Fede?-
La ragazza scosse la testa, accennando al fatto che fosse troppo impegnato e parlò con lui:
- No, non ti preoccupare. Solo digli che vado con Anna a…-
Un fischio lungo e acuto le troncò le parole: si girò vedendo l’arbitro chiamare un time-out, e trasalì quando sentì due braccia muscolose avvolgerle le spalle.
Piegandosi riuscì a liberarsi dalla stretta e ridendo si allontanò da Federico: era fradicio, con i capelli completamente bagnati ed appiccicati sulla fronte. Indossava solo un paio di jeans a vita bassa e delle scarpe da ginnastica bianche e nere.
Guardò Penelope e un enorme sorriso gli illuminò il volto, creandogli due piccole fossette ai lati della bocca. Alzò l’avambraccio, passandolo sulla fronte e asciugando alcune delle goccioline che gli imperlavano il viso, salutò anche Anna che arrossì sotto il suo sguardo.
Ma Federico non se ne accorse, concentrato sull’espressione di Penelope: fece per chiederle qualcosa ma lei lo precedette.
- Andiamo via, non ti dispiace vero? Tanto sappiamo che vincerete-
Aggiunse l’ultima parte notando un accenno di delusione nello sguardo di lui, ma subito quel briciolo di tristezza scomparve, spazzato via da una risata divertita:
- Certo che no! Andate pure. Posso sapere dove?-
Penelope fece spallucce, rispondendo con indifferenza:
- Al cinema, credo. Se dopo vuoi raggiungerci lì…-
Il giovane scosse vivacemente la testa, e muovendo le mani davanti a sé, come per far capire che non fosse il caso, aggiunse veloce:
- No, certo che no! Divertitevi, mi raccomando. Ci vediamo a casa-
Un nuovo fischio, più breve questa volta, lo costrinse ad avviarsi di nuovo verso il campo.
Prima di tornare a girarsi però si ricordò un’ultima cosa: gridando, in modo da farsi sentire sopra il baccano da Penelope già lontana.
- E’ sabato, Penny! Puoi anche non rispettare il coprifuoco per una volta!-
Rimase a guardarla per un po’, accertandosi così che lei avesse sentito, e quando lei si voltò per salutarlo ne ebbe la conferma.
La sentì rispondere infatti, uscendo dalla palestra, e udendo quelle parole non riuscì a fare altro che sorridere:
- Ci proverò, papà!-

 

*

  

 

E rieccoci ^^

Che sono passati diversi anni da ciò che era  raccontato nel prologo immagino lo abbiate capito tutti xD

Altro purtroppo non posso dirvi…  spero che a qualcuno vada di continuare però **

Un grazie a tutti quelli che leggono ed un bacione in particolare a quelli che commentano: come sempre del resto =)

Alla prossima!

   
 
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