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Autore: Mendori    14/03/2010    8 recensioni
Rin fu prima e ultima.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ti scordar di me




Rin fu prima, e fu molto.
Fu soprattutto fragilità: una crepa sottile ma netta e in un vaso prezioso. Incrinò sensibilmente quelli che per secoli erano stati il suo stile di vita, i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
Ma fu anche balsamo per ferite che non sapeva di avere, e la familiarità con cui gli visse accanto gli fu sempre d'inspiegabile conforto.

Rin fu molto, ma lo fu per breve tempo, poiché morì giovane per la terza e ultima volta.
Spiazzato, spaventato da quel congedo che infine si era fatto reale e definitivo, Sesshomaru chiuse in fretta i pochi petali che aveva cautamente aperto al calore del sole, ritirandosi nel buio sterile della propria solitudine.
Fu scosso all'inizio da un infantile rancore verso quella giovane umana che se n'era andata senza il suo permesso, sussurrando qualcosa che non aveva capito. Tuttavia, quando l'ira cominciò ad affievolirsi per lasciare posto al dolore del lutto, le ultime parole di Rin diventarono più struggenti nella loro insensatezza.
«Continuerò a seguirvi.»

Così fu Sachi a riaprire la crepa, e fu seconda.
Guance paffute contraddicevano la sua magrezza e accentuavano di ridicolo il suo broncio perenne, rendendola simile ad una ranocchietta vestita di cenci. Orfana, desiderava aggiudicarsi i favori degli altri bambini che l'escludevano dai loro giochi e per questo tentò di strappargli un capello, credendolo prezioso. Fu salvata dal suo pianto simile a quello di un neonato, ed egli non la uccise e nemmeno seppe lasciarla indietro.
Sachi in qualche modo gli si affezionò. Non fu mai la ragazzina sveglia e piena di vita che era stata Rin, ma ogni tanto gli sembrava di scorgere, negli occhi lucidi per qualcosa di bello o in un sorriso timido lanciato verso l'alto, una commozione verso le cose del mondo che aveva già conosciuto.
Volle tornare in un villaggio umano quando fu in età da matrimonio. «Voglio sposarmi» spiegò semplicemente, confermando quella che Sesshomaru aveva già riconosciuto come una debolezza del suo carattere: lo stimolo a cercare più di tutto l'appartenenza a un gruppo.
A quelle parole scoprì che la sua compagnia non gli era stata del tutto indifferente, ma la lasciò andare, ritenendo già curiosamente lungo il tempo per cui l'aveva seguito.

La terza fu muta, non seppe mai se per volontà o limite fisico, e questo parve a Sesshomaru un particolare significativo.
La trovò intrappolata in fondo ad un dirupo, incapace di risalirlo o di invocare aiuto, a notevole distanza dal villaggio più vicino. Per questo motivo, quando fu costretto a darle nome, la chiamò Moriko, figlia della foresta.
Non seppe mai nulla di lei. Rifiutò con ostinazione i fondamenti di scrittura che pure era disposto a insegnarle, e lo seguì, si rese conto, attratta dalle sue sembianze non ordinarie più che spinta dalla riconoscenza.
Fu da sempre indifferente al pericolo, e forse per questo si comportò con lui con una sicurezza che rasentava la sfrontatezza. Sostituì alle parole il contatto fisico; conobbe i suoi capelli, le sue guance e le sue mani come solo Rin aveva fatto. Lo toccò molto e senza malizia, animata da un fascino e una curiosità che rimasero immutati anche quando crebbe.
Fu forte e autosufficiente. Non pretese mai nulla da lui, e questo le permise di accompagnarlo a lungo. Morì due volte, di incidente e di malattia, e così lo lasciò.

La quarta fu un demone, una piccola volpe dagli occhi incredibilmente lunghi e affusolati.
Il suo vero nome era per lui impronunciabile poiché nel dialetto della sua gente suonava come un ringhio basso seguito da un guaito molle e prolungato, una sorta di mamgrruuoooi. Volle seguirlo per capriccio e, vanesia, farsi chiamare Mamegarutatokoni, un nome ridicolmente lungo. Risoluto a non assecondarla, finì per chiamarla Mame, spegnendo ogni sua superbia col significato che la parola , così troncata, assumeva: “fagiolo”. Spensierata e superficiale, desiderava più di tutto vederlo combattere; capitò così in più di un'occasione che andasse a stuzzicare qualche demone col preciso intento di farlo scontrare con Sesshomaru.
Piccola bestiola ciarliera, riempì con inaspettata forza il silenzio a cui la solitudine e la compagnia di Moriko l'avevano abituato, e grazie alla sua natura affine fu quella che lo accompagnò più a lungo, anche se senza continuità. Andava e veniva a suo piacimento; e fu proprio questa un'abitudine particolarmente felice, poiché i momenti in cui spariva erano boccate d'aria che permettevano alla pazienza di Sesshomaru di non arrivare a un limite.
Un giorno si ritrovò suo malgrado ad attenderla, ma non tornò più.

Suzu fu quinta, e fu innamorata.
Un tempo benestante, assisté, insieme alla morte del padre, al decadimento della sua famiglia e divenne fuggiasca. Istruita, lo amò senza ignoranza, riconoscendo nel suo petto quelle stesse emozioni descritte nelle poesie d'amore che era solita leggere di nascosto.
A causa di quel sentimento Sesshomaru tollerò la sua presenza con sempre maggior riluttanza, e considerò infine l'idea di abbandonarla. Fu il destino a precederlo, sgravandolo di una difficile decisione. Delicata e di buone maniere, Suzu aveva saputo adattarsi a quella sua vita di pellegrinaggi con inaspettata forza di volontà; solo il suo corpo non resse il passo, e dopo che fu morta la prima volta Sesshomaru non seppe né restituirla agli umani né portarla ancora con sé.
La seppellì un inverno, e riprese a camminare.

La sesta fu l'ultima.
Sesshomaru non visse oltre. La sesta fu ancora Rin. Tornò come la ricordava e tornò con gli occhi di Sachi e le mani di Moriko, la bocca di Mame e il cuore di Suzu.
Tornò bambina e donna allo stesso tempo, e gli sedette a lungo accanto, finché Sesshomaru non capì.





***


Devo qualche spiegazione al lettore? Forse sì, ma non ne ho. XD
Io stessa non ho le idee troppo chiare su questa strana storiella, e ho avuto non pochi dubbi anche su se fosse il caso di pubblicarla o meno. Spero vivamente che non sia noiosa, visto lo spazio riservato alla descrizione di personaggi inventati, ma mi è piaciuto scriverla e alla fine ho ritenuto che lo spunto non fosse del tutto da buttare.
Mi sarebbe piaciuto ancora di più scriverci una fanfiction a capitoli, ma ora come ora non sono capace di gestire una storia che si snodi per lunghi periodi di tempo. .__.;
*Sigh* e dire che le mie primissime fanfiction erano proprio a capitoli! ( cose ignobili che scrivevo durante le lezioni, alle medie, ma vabbé XD )

Una nota per quelli che hanno visto solo l'anime di Inuyasha... dico che Rin muore per la terza e ultima volta per un motivo. Non voglio spoilerare niente, ma la spiegazione c'è nel manga. :)

E per finire... delle gustose (?) curiosità:
-Sachi vuol dire “felice”. L'avevo scelto così, a orecchio, e solo dopo ho scoperto cosa significasse. Mi sembrava una coincidenza curiosa ( nella mia testa Sachi era l'opposto: piagnucolosa e melanconica ) e ho deciso di tenerlo.
-Moriko inizialmente si chiamava Konna. Poi ho pensato che non fosse un nome abbastanza grazioso per essere scelto da Sesshomaru... XD e mi sono messa a sfogliare elenchi di nomi giapponesi cercando di immedesimarmi nel personaggio. All'inizio ho optato per Suzu, ma chiamare una bambina muta “campanella” sarebbe stato davvero di pessimo gusto. Il nome però mi piaceva e l'ho riciclato. ;P
-Ho scelto “Non ti scordar di me” come titolo per l'evidente significato del nome, e poi perchè si tratta di un fiore con cinque petali, e cinque, appunto, sono le ragazzine di questo racconto. Rin diventa poi sesta, ed è il fiore completo.

Oh, e un enorme grazie ai recensori. :)

   
 
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