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Autore: JimmyHouse    15/03/2010    3 recensioni
Brevissima one-shot Tiva introspettiva. Dopo che Tony ha perso Jeanne, cosa gli rimane?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Può contenere spoiler per chi non ha ancora visto la quinta stagione, ma visto che in Italia è già stata trasmessa non l'ho segnalato.

Nei tuoi occhi di JimmyHouse

Ci sono mattine nelle quali non conviene alzarsi. Perché si sa già che accadrà qualcosa di spiacevole, perché si è stanchi. Ci sono mattine nelle quali si salta fuori dal letto con scatti di adrenalina incredibili, perché si è felici.
E poi ci sono le mattine in cui speri di non svegliarti. E non solo perché ti immagini un brutto futuro, solo perché non te ne immagini uno.
Aveva scelto e era fermamente convinto di aver fatto la scelta giusta. Aveva scelto la sua famiglia, le perone senza le quali non poteva vivere. E aveva lasciato andare Jeanne, l’amore, che così come era arrivata era svanita, in un misto di sensi di colpa e segretezza. Se era la scelta giusta perché doveva sedersi con alcol prima di addormentarsi? Mille dubbi lo assalivano ancora, come se non ci fosse un domani.
Poteva essere un problema. In quel momento aveva terribilmente mal di testa e non voleva pensare. Chiuse gli occhi per un attimo e pensò semplicemente a cos’era meglio fare. Cioè a quello che avrebbe fatto Gibbs. Caffè. Sembrava quasi una salvezza, così si alzò e, trascinandosi fino alla cucina iniziò a preparare la pozione magica che l’avrebbe tenuto in piedi tutto il giorno.
Mentre si lavava cercò assolutamente di non pensare all’amore che poteva aver perduto, concentrandosi su quello che lo aspettava, i lati positivi, tutto ciò di bello che era rimasto. C’era qualcosa. L’arrivo al lavoro, gli scappellotti, le battute allegre con Ziva, prendere in giro McGee, gli abbracci di Abby. Sorrise, il primo vero sorriso nostalgico. Voleva quelle cose, non poteva farne a meno.
Arrivò al lavoro con qualche minuto di anticipo, così tutti si voltarono e bene o male capirono che la situazione doveva davvero essere critica.
Gibbs finse che non fosse successo niente, senza alzare lo sguardo, mentre nel profondo si stava chiedendo quanto dovesse stare male per non volere stare da solo più del necessario.
Quel giorno ci fu una calma piatta fino alle due inoltrate del pomeriggio, quando suonò il telefono sulla scrivania di Gibbs. La risposta, le parole ormai classiche “Sì Gibbs” seguite subito da un immancabile “arriviamo” non lasciarono alcun dubbio. Tutti presero l’attrezzatura e si affrettarono verso l’ascensore.
Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbero subito sentiti a disagio per l’evidente assenza di qualche cosa. Ci volle qualche minuto, ma dopo poco si resero conto che Tony non stava parlando. Anzi sembrava perso nel guardare il quadro dei pulsanti dell’ascensore.
-Dividiamoci- disse Gibbs senza che nessuno ribattesse, era evidente che voleva parlare con Tony- DiNozzo con me. Una volta in macchina cominciò a guidare con disinvoltura senza parlare. Tutto il viaggio rimasero in silenzio. Interrogatori, raccolta delle prove, tutto sembrava regolare. Però nel viaggio finalmente, quando erano quasi arrivati Gibbs gli chiese:
-Ti manca così tanto, Tony? O è solo il tuo senso di colpa che ti distrugge?
Quelle parole furono come folgoranti. Il ragazzo si ritrovò a pensarci mentre era alla scrivania e nessuno sembrava accorgersene. Il suo era senza dubbio stato amore. Ma ci aveva rinunciato. Ora che cos’era veramente? Senso di colpa?
I suoi pensieri furono interrotti da Ziva. Guardandosi intorno Tony vide che erano rimasti solo loro due. Lei lo stava guardando con una certa apprensione dipinta nel suo volto. Sporgeva in maniera impercettibile il labbro inferiore. Era un dettaglio quasi insignificante, ma Tony se ne accorse comunque. Aveva appena realizzato che l’amore che aveva provato fino a poco prima era solo senso di colpa. Eppure ora non si sentiva tanto male, da quando Ziva si era avvicinata.
-Sappi- cominciò scegliendo accuratamente le parole- che, se vuoi parlare, io ci sono.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo. Tony sentì come un vortice di emozioni all’interno del suo petto. Prima qualcosa come sicurezza, poi qualcosa di nuovo. Un sentimento strano, simile all’amore, ma unico ed indescrivibile. Forse aveva trovato la strada per andare avanti. Si era bloccato davanti a quegli occhi neri. Di cui aveva imparato di fidarsi, che amava, senza i quali non ce l’avrebbe fatta. Nei quali vedeva un futuro.

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