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Autore: Hikary    15/03/2010    5 recensioni
Boy meets girl; girl is charmed ...her brother isn't!
{ GeorgieAbel ; AbelGeorgieLowell ; EliseLowell }
Immaginate che Abel non sia mai partito.
Immaginate che lui e Georgie abbiano vissuto insieme ogni istante della loro adolescenza, proprio quel periodo in cui tenere a bada i sentimenti diventa più difficile.
Immaginate che si sia sviluppato tra loro un rapporto insolito ma davvero speciale.
E ora provate a immaginare se l'arrivo di un pallido giovanotto londinese avrebbe lo stesso devastante effetto che ebbe nella storia originale... Scommettiamo che le cose andranno in tutt'altra maniera?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I personaggi di Georgie non mi appartengono, così come i pezzi delle canzoni che ho usato per i titoli e le introduzioni dei brani.

Penso che l'introduzione dica tutto della storia; era una vita che volevo scrivere una cosa simile! Piccole precisazioni su alcuni dettagli che ho modificato:

- Georgie non si è trasferita nella camera nuova ( in realtà non c'è un motivo preciso per cui l'abbia fatto, ma è così ù.ù );

- Come già detto, Abel non è partito;

- Se Lowell vi sembrerà un po' OOC, ci penserà Elise a spiegarlo nel corso della storia. Ma se la spiegazione non dovesse soddisfarvi, sarò lieta di aggiungere questo avvertimento alla fic;

- Ho sempre preso per vere le tavole a colori in cui Abel ha gli occhi verde scuro, non l'anime.


Il titolo della fic viene, come si sarà capito, dal film 500 Days of Summer; la canzone del primo capitolo è Nobody's Home di Avril Lavigne.

C'est tout, per ora.

Un'ultima cosa: un grosso bacio alla Lilli, che non sento da una vita, se mai tornerà da queste parti.




5 Days of Summer

Boy meets girl; girl is charmed ..her brother isn't!



[Cap. I]

Walkin' the line


I couldn't tell you

why she felt that way,

she felt it everyday.

I couldn't help her;

I just watched her make the same mistake again.




- Georgie, apri quella porta! -

- Ancora un minuto! -

- Lo stesso di un'ora fa? -

- Arthur... -

- Georgie! -


Sussultando, Georgie gettò a terra l'ennesimo vestito. Arthur alzava la voce molto raramente; doveva essere proprio esasperato, quella mattina.

Infatti pochi istanti dopo riprese a picchiare contro la porta con rinnovato entusiasmo.


- Che accidenti combinate voi due? -


Arthur sbuffò in risposta e il fratello scoppiò a ridere. Si somigliavano moltissimo, Arthur e Abel, quasi fossero gemelli. Eppure, per quanto a volte fosse difficile per gli altri notarne le differenze, Georgie aveva sempre pensato che fosse impossibile confonderli. Forse perché lei, che li conosceva tanto bene, vedeva nel loro aspetto anche un riflesso della loro personalità. Qualunque fosse il motivo, la ragazza avrebbe potuto distinguerne perfino il rumore dei passi o il tono di voce.


- Si è barricata in camera! - mugugnò il più piccolo dei fratelli.

- Lascia fare a me. -


Bussò leggermente alla porta.


- Miss Buttman, potrebbe concederci l'immenso privilegio di uscire? -

- No! -


Arthur sogghignò.


- Complimenti, fratello! -

- Georgie, che stai facendo là dentro?! - sbottò Abel, iniziando ad irritarsi.

- Devo scegliere il vestito per questo pomeriggio. Ricordi? Avevo promesso che non vi avrei fatto sfigurare e che sarebbe stata una bellissima sorpresa! -

- Togliti il vestito e facci entrare; così non ci rovineremo la sorpresa. -

- Ma non ho ancora deciso quale mettere! -

- Se non mi fai entrare tu, entrerò con le mie forze... -

- Provaci! -


Abel avrebbe potuto giurare che la sorellina gli stesse facendo una linguaccia da dietro la porta.


- Razza di testona! Gliela farò vedere io... -


Scansò il fratello e corse fuori a tutta velocità. Arthur sbatté la fronte contro il palmo della mano; coinvolgere Abel era stata davvero una pessima idea.


Chissà come pensa di entrare. Non ci sono altri ingressi, a meno che...


Sbiancò di colpo.


Dio non voglia!


- Abel! - strillò rincorrendo il fratello – Dimmi che non lo farai! -


Troppo tardi.

Quando lo raggiunse sul retro della casa, era già in piedi sul davanzale della finestra. Con un colpo secco forzò la maniglia e l'aprì.

Georgie tentò di richiudergliela in faccia, ma ovviamente la forza di Abel ebbe la meglio. Fratello e sorella precipitarono sul pavimento della camera da letto, sprofondando in un mare di vestiti.


- Sei...sei... -


Georgie non riusciva a smettere di ridere mentre lei e Abel lottavano sul pavimento.


- Allora? Chi è il fratello maggiore? -

- Tu! Tu! -


Anche Abel rideva, stringendo tra le braccia la sorellina che si contorceva per il solletico.


- Ragazzi, cos'è questo baccano? -

- Abel, Georgie, arriva la mamma! -


Arthur fece di corsa il giro della casa nella speranza di bloccarla. Correre non era proprio il suo forte, perché arrivò tardi anche questa volta. Strinse il braccio della madre, ferma sull'uscio con sguardo assassino.


- Cosa significa? -


Il rimprovero suonò alle orecchie dei due malcapitati in maniera del tutto differente.

Per Georgie era qualcosa di ordinario, un semplice “ perché hai trasformato la stanza in campo di battaglia?” o “ le signorine non si comportano in questo modo”.

In un certo senso, nemmeno per Abel era qualcosa di nuovo; quella storia tra lui e sua madre andava avanti da tempo ormai.


Che stai facendo sdraiato sul pavimento con Georgie mezza nuda?


Era esattamente questo – né più né meno – il messaggio che gli stavano mandando gli occhi furiosi della madre. D'istinto, strinse maggiormente la sorella.


- E' colpa mia. -


Le tre parole magiche per gettare la madre nella disperazione.

Abel si alzò con calma, sollevando Georgie e mettendola a sedere sul letto. Prese sottobraccio la madre e insieme andarono in cucina.


Georgie ed Arthur, non appena rimasero soli, si accucciarono contro la porta per sentire qualcosa. Colsero solo frasi sconnesse, ma il senso era chiaro. La mamma era arrabbiata con Abel perché voleva sempre addossarsi le colpe che, secondo lei, sarebbero state di Georgie.


- Mamma ha ragione... - sussurrò la ragazza.


Arthur scrollò le spalle. Stava osservando Georgie con la coda dell'occhio già da un po' ed effettivamente, sapendo cosa passava per la testa del fratello maggiore, la sua sottoveste rosa antico non era il capo d'abbigliamento ideale per tenere buona la mamma.


- Abel sa quel che fa. - commentò laconico.

- Sì, però farebbe qualunque cosa pur di proteggermi. -


E come dargli torto?


Arthur preferì tenere per sé quel pensiero.



***



Erano quasi diciassette anni che Abel Buttman tentava con tutte le sue forze di tenere a bada i propri sentimenti; sentimenti che, se lasciati liberi, gli avrebbero imposto di rivelare la verità a Georgie circa le sue origini. Una volta Arthur aveva detto di capire cosa provasse, ma che per il bene di tutti avrebbe dovuto tacere e comportarsi da bravo fratello.

Lui in un primo momento si era sentito rincuorato. Ora, invece, non riusciva a capire.

Poteva l'amore essere tanto pacato, così arrendevole?

Davvero il docile sentimento di Arthur e la sua passione indomabile portavano lo stesso nome?

Ci sono molti modi di amare, aveva detto Arthur.

Allora era uno scherzo crudele, che a lui fosse toccato il modo più devastante.


- Smettila. -


Il giovane alzò gli occhi, incontrando lo sguardo duro della madre.


- Cosa pensi di fare Abel? Di sconvolgere la vita di tutti noi per un capriccio? -


Ascoltò in silenzio. Voleva evitare una punizione a Georgie, pertanto avrebbe sopportato senza ribattere finché la madre non si fosse stancata.


- Ah, se solo non l'avessimo mai presa in casa... -

- Ti sbagli! Dovresti ringraziare che Georgie sia stata adottata e non sia davvero mia sorella, perché l'amerei comunque! -


Il suo scatto improvviso lasciò Mary senza parole. Il figlio uscì di casa sbattendo la porta e la donna non poté far altro che lasciarsi cadere su di una sedia.


- Mamma! -


Georgie e Arthur si precipitarono fuori dalla camera, avendo intuito dal silenzio che la discussione era terminata.


-Dov'è Abel? - domandò Arthur.

- E' uscito. -

- Vado a cercarlo! -

- No Georgie, resta qui. - ordinò la mdre.


Come parlare ad un muro.

Seguendo con gli occhi la sagoma della figlia attraverso la finestra, Mary maledisse per l'ennesima volta in quella giornata il buon cuore del marito.


- Mamma... - sussurrò Arthur, posandole una mano sulla spalla.

- Sai tesoro, a volte è tutto così strano. Il modo in cui si comporta ...a volte ho come l'impressione che sappia. -

- Che sappia cosa? -

- La verità. O meglio, che la senta. Tuo fratello sa essere così travolgente... -

- Sì. Ho capito. I sentimenti di Abel si percepiscono a chilometri di distanza. -

- Forse è solo un'impressione. -

- Sicuramente. -


I cuor suo, Arthur pensava esattamente la stessa cosa.



***



Georgie sorrise.

A pochi metri c'era il suo adorato fratello, disteso all'ombra di un albero. Si avvicinò in punta di piedi e vide che aveva gli occhi chiusi.


Non voglio disturbarlo, pensò.


Percorse con lo sguardo la sua figura tanto familiare, bellissima; per Georgie non esisteva al mondo nessuno altrettanto bello, forte e coraggioso. Amava ogni cosa di Abel.


Sono proprio la sorella più fortunata che ci sia.


Le dita si mossero senza preavviso, sfiorando i capelli scuri del ragazzo. Abel mosse leggermente il capo e aprì gli occhi, con lentezza. Il suo viso si aprì in un meraviglioso sorriso.


- Ciao. -

- Ciao. - sorrise a sua volta la ragazza.

- Sei scappata anche tu? -

- Solo un pochino. -


Risero.


- Si sta bene qua. - commentò Georgie.

- E' ideale per quando ho voglia di restare solo con i miei pensieri. -

- Oh... - Georgie si portò una mano alla bocca – Ti ho disturbato, vero? -

- Non dire sciocchezze. Tu non mi disturbi mai. -


E detto questo l'abbracciò, posandole un bacio sulla fronte.

Georgie, il viso premuto contro il suo petto, inspirò a fondo; Abel sapeva di buono, di casa e di affetto. La sensazione delle sue braccia attorno alle spalle, quel giorno, le apparve rassicurante come non mai.


- Allora credo che resterò qui con te. - proclamò, sciogliendosi dall'abbraccio.

- E il vestito? -

- Ci penseremo quando sarà ora di andare. -


La ragazza appoggiò la schiena all'albero e Abel posò il capo sul suo grembo. Rimasero così, con Georgie ad accarezzare i capelli del fratello e il vento ad accarezzare loro.


Oh, Georgie... A volte sembra davvero che tu capisca.

  
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