Segreti
& Bugie
Questa
è una storia che ho iniziato a scrivere dopo un
buio periodo di mancanza d’ispirazione, perciò
spero che vi piaccia:)
L’intera
storia credo che sarà intorno ai 15-20 capitoli,
ma tutti più o meno della stessa lunghezza. Godetevi il
primo capitolo intanto
e recensite per dirmi se vi piace!!!
1.Tutti in
gita!
Un
altro giorno di scuola era iniziato. Altre sei ore da trascorrere ad
ascoltare
dei prof dall’aria irritata e dalla voce soporifera.
E
la campanella non era neanche ancora suonata.
Mi
affrettai alla macchinetta delle merendine per prendere qualcosa per la
colazione,
prima che la folla degli studenti ci si accalchi davanti.
Presi
dalla tasca alcune monetine, spostando il peso di tutti i libri che
tengo in
mano solo sul braccio sinistro. Peccato che l’equilibrio non
sia mai stato un
mio punto di forza. Neanche a farlo apposta le monetine rotolarono a
terra,
ognuna in una direzione diversa. Accidenti!
Gettai
incurante i libri a terra e presi a raccoglierle, quando dietro di me
vidi un
ragazzo che mi stava aiutando.
-Ecco,
tieni. Erano arrivate fino alle scale.- mi sorrise lui tendendomi due
monetine –Sono
Rick.-
Ricambiai
gentile il sorriso e mi alzai in piedi davanti a lui.
-Io
sono Nicole. Grazie mille per l’aiuto!-
-Lo
so chi sei, fai il 5C. Ti avevo notata alla festa di compleanno di
Sonia, una tua
amica suppongo.-
-Sì,
mi ricordo della festa, ma sinceramente non mi ricordo di
te…- confessai
imbarazzata. Era davvero un peccato però, era un bel tipo:
occhi verdi, capelli
castano chiaro, alto…
-Oh,
no, no! Non ero un invitato! Ero passato dieci minuti per accompagnare
mia
sorella.-
Ecco
spiegato perché non me lo ricordassi.
-Bè,
ora devo andare. Ci vediamo in giro Nicole.- mi salutò
prendendo la via delle
scale per le classi di quinto.
E
per uno che se andava, ce n’era un’altra che
veniva. Dalle scale del piano
inferiore era appena salita la mia migliore amica, Tracy. Con passo da
diva e scuotendo
i lunghi ricci biondi, mi venne incontro con sguardo ammiccante.
-E
quello chi era??- mi disse curiosa in maniera eccessiva.
-Un
ragazzo che mi ha aiutata a raccogliere le monetine che mi erano
cadute. Sai,
io e la mia goffaggine siamo famose.- ironizzai.
Sembrò
delusa della risposta ma non me ne curai più di tanto.
Lasciai perdere l’intenzione
di prendere da mangiare e insieme andammo in classe.
Io
e lei eravamo amiche dai tempi dell’asilo. Genitori amici
d’epoca, tutti i
pomeriggi insieme, vacanze in bifamiliare. Era inevitabile che finisse
così. Già,
ma da quando avevamo iniziato il liceo tra noi si era frapposto un
ostacolo,
che solo io vedevo.
-Ciao
amore!- gridò Tracy quando arrivammo davanti alla porta
della classe.
Ed
ecco l’ostacolo: Ian, il suo ragazzo. Lo stesso ragazzo per
cui avevo una cotta
inconfessata da quando avevo tredici anni. Ovviamente anche se eravamo
amiche
non mi sono mai sognata di dirglielo, e da quando si erano messi
insieme avevo
ancora meno voglia di dirlo.
Vederlo
appoggiato al muro, in attesa, mi fece battere forte il cuore, roba che
neanche
nei film succedeva. Eppure dopo tanti anni la cotta che avevo non era
ancora
passata, e come poteva d’altronde? Ian era un ragazzo
eccezionale, dolce,
gentile, atletico, con i capelli castano scuro, gli occhi anche e un
sorriso
che scioglie.
Tracy
gli corse incontro e si fiondò tra le sue braccia per
baciarlo. Quando si
decisero a staccarsi Ian si voltò verso di me per salutarmi,
ma in quel momento
non mi venne da rivolgergli nessun sorriso così mi limitai
ad un gesto della
mano per poi entrare in classe e sedermi accanto a Sonia. Dopo qualche
minuto
suonò la campanella e sia Tracy che il resto della classe e
il prof si
sistemarono ognuno al proprio posto.
-Allora
classe! Ho una notizia da darvi!- iniziò il professor Walker.
Mi
voltai indietro per chiedere a Tracy se sapesse qualcosa ma a quanto
pare per
la prima volta la mia migliore amica, esperta del gossip della scuola,
non
aveva idea di cosa si trattasse.
-Sapete
che quest’anno avete diritto ad un’intera settimana
di gita.- a quell’informazione
nell’aula iniziò un bisbiglio di sottofondo che il
professore calmò a fatica
per poter proseguire –Ebbene, sono lieto di dirvi che le
quattro classi di
quinto si uniranno per allungare la permanenza a venti giorni. Andremo
tutti
insieme allegramente con meta finale a Miami!-
Un
coro di esaltazioni e grida incontrollate esplosero nella stanza. Tracy
mi
afferrò in un abbraccio stritolatore da cui non riuscii ad
uscire.
-Non
è una notizia meravigliosa? Io, te e Ian in viaggio insieme
per venti giorni! È
la cosa più bella che potrebbe esserci!-
-Certo,
bellissima!- sussurrai incerta, ma senza farglielo capire.
A
dire la verità a me tutta quella faccenda faceva presagire
qualcosa di
terribile, avevo una strana sensazione nei riguardi di quel lungo
viaggio. Inoltre
la presenza di lan, il ragazzo di Tracy, mi avrebbe trasformata nel
terzo incomodo
per tre quarti del
tempo, ovvero quando
non eravamo in camera per cambiarci e riposarci. No, decisamente quella
non era
una buona notizia.
All’una
e mezza finalmente la tortura era finita e potevamo uscire dalla scuola.
Dovevo
finire di sistemare i libri nello zaino che già tutto il
resto della classe era
uscito.
-Ehi,
Nico, mi puoi fare un favore?- mi chiese Tracy impaziente di andarsene.
-Sì
certo, di che si tratta?-
-Se
Ian passa qui digli che ci vediamo domani, oggi devo andare con mia
madre dall’estetista.
Sai tra qualche giorno partiamo, voglio essere perfetta!-
-Ma
certo.- risposi. Mi abbracciò per ringraziarmi poi corse via
lasciandomi sola.
Mi
mancavano tre libri da inserire nello zaino, ma quelli sembravano non
volerne
sapere e presi a imprecare mentalmente. Come se non fosse stato
sufficiente si
affacciò dalla porta lan, che vedendomi così
contrariata si appoggiò allo
stipite e incrociò le braccia nel tentativo di sembrare
indifferente, ma lo
vedevo che ridacchiava.
-Che
vuoi? Tracy mi ha detto di dirti che vi vedete domani, oggi deve andare
dall’estetista.-
mi rivolsi a lui con un tono quasi schifato, gettando il manuale di
storia sul
banco e chiudendo nervosa la zip dello zaino.
A
quel punto esplose in una fragorosa risata tenendosi quasi la pancia.
Presi
lo zaino in spalla e storia in mano, mi voltai verso di lui tenendo un
contegno
il più possibile indifferente e tentai di uscire
dall’aula, ma si era messo in
modo tale da impedirmi di passare con il corpo.
Alzai
gli occhi sul suo volto, che fino allora avevo tenuto rivolti al
pavimento e
notai che aveva smesso di ridere. O almeno ci provava.
-E
quelli? Non li prendi?- m’indicò i pochi libri
sopra al mio banco alle mie
spalle.
-Non
ci entrano, e poi sono pesanti da tenere in mano.- dissi con un filo di
voce.
Non
aggiunse altro, rimase pensieroso per qualche istante,
dopodiché si spostò
dallo stipite e andò a prendere i libri.
-Te
li tengo io.- mi sorrise e si avviò giù per le
scale senza aspettare una mia
reazione. Non potei fare altro che seguirlo fino all’entrata
della scuola e
fuori in cortile, dove mi aspettava vicino alla sua moto.
Non
avevo mai capito perché insistesse a venire a scuola con la
moto, nonostante
avesse un’auto nuova che i suoi genitori, da come mi aveva
raccontato Tracy,
gli avevano regalato per compleanno.
-Non
salgo su quella, se è questo che ti aspetti. Vado a casa a
piedi.- gli chiarii
quando vidi che prendeva da sotto la sella un secondo casco.
-Perché?
Cos’è, ti vergogni perché sono il
ragazzo della tua migliore amica?-
-No,
non è per quello. Non mi piace andare in moto. Dammi i
libri, o farò tardi.-
-Mh…
ok.- mise a posto il secondo casco e tolse le chiavi, ma non
accennò affatto a
restituirmi i volumi.
-Ti
accompagno. Hai detto che questi pesano, no?-
-Da
quando tutta questa gentilezza? Lo fai perché, come hai
detti tu, sono la
migliore amica della tua ragazza? Non dovresti scomodarti
così tanto.- dopo che
aveva riso vedendomi arrabbiata in classe, mi riusciva quasi naturale
parlargli, seppure fosse la prima volta che lo facevo davvero.
-Oggi
ho saputo che andremo tutti insieme in viaggio. All’inizio
ero venuto da Tracy
per sapere se lo aveste saputo anche voi, ma quando ti ho
vista…- ricominciò a
ridere e non ebbe neanche la decenza di trattenersi. Tra
l’altro non poteva
nemmeno nasconderlo, con una mano teneva il suo casco e con
l’altro braccio
insisteva a tenere i miei libri.
-Scusa!
Davvero, prometto che non lo faccio più!- si
scusò quando si decise a smettere.
Finsi
di essermi offesa, ma se prima lo ero, camminare con lui
così di buon umore
vicino mi aveva risollevato il morale.
-Poi,
immagino che tu e lei starete insieme durante il viaggio e di certo
Tracy non
mollerà me quindi meglio conoscerci meglio se dovremo
passare tanto tempo
insieme come suppongo.-
Quell’ultima
frase, anche se detta senza altre intenzioni, mi fece arrossire come
una
scolaretta alla prima cotta. E a pensarci bene, lui era la mia prima
cotta,
quella mai passata.
-Già,
suppongo anch’io. Dubito che Tracy si scollerà da
entrambi, di solito è
piuttosto egoista in queste cose. Tutti attorno a lei e chi se ne frega
di dove
invece vorrebbero
essere.- dissi con un
fondo di amarezza che non volevo far notare. Mi ricordavo ancora chi
era il
ragazzo accanto a me.
Ian
mi guardò sorpreso, ma il suo sguardo si fece presto serio.
-Perché
una come te è amica di una come Tracy?- quella domanda mi
giunse inaspettata. Non
sapevo davvero che rispondere, così optai per la
verità.
-I
nostri genitori sono amici dai tempi del liceo e abbiamo trascorso la
vita
insieme. È stato naturale che fosse così. Sai,
come la naturalezza che c’è
quando sboccia un fiore dopo che hai piantato il seme nella terra.-
sorrise
ancora alla metafora e questo fece sorridere anche me, così
azzardai io un’altra
domanda –E tu perché stai con una come lei?-
Distolse
lo sguardo da me e lo puntò sulle vetrine alla sua sinistra,
senza rispondere. In
fondo però non avevo bisogno di una risposta, lo immaginavo
benissimo il motivo.
Quale ragazzo con il cervello a posto non si sarebbe messo con una dal
corpo
statuario, i capelli biondi e luminosi, gli occhi di un meraviglioso
color
smeraldo e tutte le curve al posto giusto? Che importava se era
vanitosa,
egoista, ipocrita, a volte si comportava come una gallina e sembrasse
senza
cervello.
Capivo benissimo lan, Tracy
era davvero
attraente. Altro che me, con i miei comunissimi capelli castani e
lisci, gli
occhi di un banale grigio, un’altezza di appena un metro e
cinquantanove, una
prima che mi faceva sfigurare al fianco di Tracy, ma in compenso non mi
comportavo come un’oca allo stagno. Sì, ma
comunque non avevo tutto
il suo successo.
-Sono
arrivata.- mi fermai e allungai le mani per riprendermi i libri, ma lan
sembrava
preso da tutt’altri pensieri piuttosto che capire che me ne
dovevo andare –Ian?
Questa è casa mia. Grazie per la passeggiata comunque.-
-Cosa?
Oh, sì certo! Tieni.- mi porse il malloppo e sorrise
–Mi ha fatto piacere
parlare con te, non credevo fossi così…- si
fermò in cerca di parole ma io
ovviamente lo anticipai prima che trovasse l’insulto giusto.
-Diversa?
Credimi, non ne hai idea. Sai, direi di averti rivalutato per qualche
lato. Ci vediamo
a scuola!-
Gli
voltai le spalle e mi diresse verso il portone di casa mia. Non arrivai
alla
maniglia che mi sentii chiamare.
-Nicole!
Aspetta.- tornai indietro e mi stupii di quanto quel breve tempo
trascorso
insieme a lui fosse sembrato un’eternità.
–Volevo chiederti una cosa, anche se
dubito che mi risponderai.-
-Prova.-
lo incoraggiai curiosa di sapere di che si trattasse.
-Ecco…-
si grattò la testa imbarazzato –Tu ci vieni in
viaggio vero?-
-Sì,
certo.- risposi titubante.
-E
starai di stanza con Tracy?-
-Sì.
Ma perché queste domande?-
-Niente
di importante. Solo che… non mi va di passare tutto il tempo
con lei e
rovinarti il viaggio facendosi sentire il terzo incomodo come di sicuro
farà
lei.-
Lo
guardai stupita. Era lo stesso pensiero che avevo avuto io quella
mattina. Non credevo
che lan fosse così gentile da preoccuparsi di come passa il
viaggio la migliore
amica della sua ragazza.
-Grazie
per essertene preoccupato, non credevo che ti importasse. Era questo
che volevi
dirmi?-
-No,
non proprio… Anche.- prese fiato e guardandomi negli occhi
con espressione
seria continuò –Sei fidanzata? Insomma se lo
fossi, non che sia affar mio, ma
se lo fossi lui potrebbe venire con noi… te e passeresti il
tempo con lui
invece che con Tracy.-
Abbassai
gli occhi a terra, interessata alle mie converse più che al
discorso, ma poi
dovetti rispondere.
-No,
niente ragazzo da nascondere in valigia. Temo che dovrò fare
la fatica di
sopportarvi incollati come cozze e godermi il panorama e i monumenti.-
-Credi
che io sia felice di fare il cagnolino di Tracy? Credi che mi
divertirò a
passare venti giorni sotto il suo stretto controllo? Mi dispiace che le
cose
stiano così… Insomma, ci stiamo rovinando il
viaggio entrambi.-
-“Ci”
stiamo rovinando? Tu e lei non… Non ti piace?- chiesi
confusa.
-Sì,
mi piace, ma lo vedi com’è fra noi. A te non va di
fare il viaggio in tre e a
me non va di fare il viaggio in tre.- improvvisamente mi
guardò con uno sguardo
intrigante –Potremmo sostenerci a vicenda. Almeno con te non
mi annoio! Insomma,
non voglio offenderti ma Tracy mi racconta spesso delle tue prodezze
d’equilibrio
e sei piuttosto divertente quanto ti arrabbi!-
-Dovrei
prenderla sul personale? Ti racconta davvero certe cose? Non posso
crederci!-
-E
dai, non è così terribile, ispiri tenerezza.- mi
confortò in tono dolce. Forse troppo
visto che le guance mi andarono in fiamme. Per fortuna non accorse.
-Dunque
proponi una specie di alleanza, fammi capire.-
-Diciamo
che se proprio non ce la facciamo più, organizziamo una fuga
e ci divertiamo un
po’.-
-Non
sembra male come idea. Mettiamo che ne ho abbastanza di voi due
piccioncini che
faccio, ti rapisco per andare in un locale?- risi divertita
immaginandomi una
scena da film.
-Più
o meno. Perché no? Ora ti saluto che devo andare a
recuperare la moto. Ci vediamo
Nicole!-
Non
seppi interpretare sul momento quanto fosse serio e quanto scherzasse,
ma
quando lo vidi allontanarsi la brutta sensazione che avevo riguardo
quel
viaggio tornò prepotente alla bocca dello stomaco.