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Autore: Lucilla17    16/03/2010    1 recensioni
Nicole è una ragazza come tante, con una vita come tante. Tracy è la sua miglire amica, popolare, bella, con una vita da sogno e una ragazzo perfetto, Ian. Lo stesso ragazzo che è la cotta inconfessata di Nicole. un evento inatteso arriverà a cambiare le carte in tavola, stravolgendo le loro vite, fino a costringerli a trovare ogni genere di sotterfugi per mantenere l'equilibrio tra loro. Nonstante tutto riuscirà a sopravvivere la fiducia e l'amicizia?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Segreti & Bugie

 

Questa è una storia che ho iniziato a scrivere dopo un buio periodo di mancanza d’ispirazione, perciò spero che vi piaccia:)

L’intera storia credo che sarà intorno ai 15-20 capitoli, ma tutti più o meno della stessa lunghezza. Godetevi il primo capitolo intanto e recensite per dirmi se vi piace!!!

 

1.Tutti in gita!

 
Un altro giorno di scuola era iniziato. Altre sei ore da trascorrere ad ascoltare dei prof dall’aria irritata e dalla voce soporifera.
E la campanella non era neanche ancora suonata.
Mi affrettai alla macchinetta delle merendine per prendere qualcosa per la colazione, prima che la folla degli studenti ci si accalchi davanti.
Presi dalla tasca alcune monetine, spostando il peso di tutti i libri che tengo in mano solo sul braccio sinistro. Peccato che l’equilibrio non sia mai stato un mio punto di forza. Neanche a farlo apposta le monetine rotolarono a terra, ognuna in una direzione diversa. Accidenti!
Gettai incurante i libri a terra e presi a raccoglierle, quando dietro di me vidi un ragazzo che mi stava aiutando.
-Ecco, tieni. Erano arrivate fino alle scale.- mi sorrise lui tendendomi due monetine –Sono Rick.-
Ricambiai gentile il sorriso e mi alzai in piedi davanti a lui.
-Io sono Nicole. Grazie mille per l’aiuto!-
-Lo so chi sei, fai il 5C. Ti avevo notata alla festa di compleanno di Sonia, una tua amica suppongo.-
-Sì, mi ricordo della festa, ma sinceramente non mi ricordo di te…- confessai imbarazzata. Era davvero un peccato però, era un bel tipo: occhi verdi, capelli castano chiaro, alto…
-Oh, no, no! Non ero un invitato! Ero passato dieci minuti per accompagnare mia sorella.-
Ecco spiegato perché non me lo ricordassi.
-Bè, ora devo andare. Ci vediamo in giro Nicole.- mi salutò prendendo la via delle scale per le classi di quinto.
E per uno che se andava, ce n’era un’altra che veniva. Dalle scale del piano inferiore era appena salita la mia migliore amica, Tracy. Con passo da diva e scuotendo i lunghi ricci biondi, mi venne incontro con sguardo ammiccante.
-E quello chi era??- mi disse curiosa in maniera eccessiva.
-Un ragazzo che mi ha aiutata a raccogliere le monetine che mi erano cadute. Sai, io e la mia goffaggine siamo famose.- ironizzai.
Sembrò delusa della risposta ma non me ne curai più di tanto. Lasciai perdere l’intenzione di prendere da mangiare e insieme andammo in classe.
Io e lei eravamo amiche dai tempi dell’asilo. Genitori amici d’epoca, tutti i pomeriggi insieme, vacanze in bifamiliare. Era inevitabile che finisse così. Già, ma da quando avevamo iniziato il liceo tra noi si era frapposto un ostacolo, che solo io vedevo.
-Ciao amore!- gridò Tracy quando arrivammo davanti alla porta della classe.
Ed ecco l’ostacolo: Ian, il suo ragazzo. Lo stesso ragazzo per cui avevo una cotta inconfessata da quando avevo tredici anni. Ovviamente anche se eravamo amiche non mi sono mai sognata di dirglielo, e da quando si erano messi insieme avevo ancora meno voglia di dirlo.
Vederlo appoggiato al muro, in attesa, mi fece battere forte il cuore, roba che neanche nei film succedeva. Eppure dopo tanti anni la cotta che avevo non era ancora passata, e come poteva d’altronde? Ian era un ragazzo eccezionale, dolce, gentile, atletico, con i capelli castano scuro, gli occhi anche e un sorriso che scioglie.
Tracy gli corse incontro e si fiondò tra le sue braccia per baciarlo. Quando si decisero a staccarsi Ian si voltò verso di me per salutarmi, ma in quel momento non mi venne da rivolgergli nessun sorriso così mi limitai ad un gesto della mano per poi entrare in classe e sedermi accanto a Sonia. Dopo qualche minuto suonò la campanella e sia Tracy che il resto della classe e il prof si sistemarono ognuno al proprio posto.
-Allora classe! Ho una notizia da darvi!- iniziò il professor Walker.
Mi voltai indietro per chiedere a Tracy se sapesse qualcosa ma a quanto pare per la prima volta la mia migliore amica, esperta del gossip della scuola, non aveva idea di cosa si trattasse.
-Sapete che quest’anno avete diritto ad un’intera settimana di gita.- a quell’informazione nell’aula iniziò un bisbiglio di sottofondo che il professore calmò a fatica per poter proseguire –Ebbene, sono lieto di dirvi che le quattro classi di quinto si uniranno per allungare la permanenza a venti giorni. Andremo tutti insieme allegramente con meta finale a Miami!-
Un coro di esaltazioni e grida incontrollate esplosero nella stanza. Tracy mi afferrò in un abbraccio stritolatore da cui non riuscii ad uscire.
-Non è una notizia meravigliosa? Io, te e Ian in viaggio insieme per venti giorni! È la cosa più bella che potrebbe esserci!-
-Certo, bellissima!- sussurrai incerta, ma senza farglielo capire.
A dire la verità a me tutta quella faccenda faceva presagire qualcosa di terribile, avevo una strana sensazione nei riguardi di quel lungo viaggio. Inoltre la presenza di lan, il ragazzo di Tracy, mi avrebbe trasformata nel terzo incomodo per  tre quarti del tempo, ovvero quando non eravamo in camera per cambiarci e riposarci. No, decisamente quella non era una buona notizia.

 
All’una e mezza finalmente la tortura era finita e potevamo uscire dalla scuola.
Dovevo finire di sistemare i libri nello zaino che già tutto il resto della classe era uscito.
-Ehi, Nico, mi puoi fare un favore?- mi chiese Tracy impaziente di andarsene.
-Sì certo, di che si tratta?-
-Se Ian passa qui digli che ci vediamo domani, oggi devo andare con mia madre dall’estetista. Sai tra qualche giorno partiamo, voglio essere perfetta!-
-Ma certo.- risposi. Mi abbracciò per ringraziarmi poi corse via lasciandomi sola.
Mi mancavano tre libri da inserire nello zaino, ma quelli sembravano non volerne sapere e presi a imprecare mentalmente. Come se non fosse stato sufficiente si affacciò dalla porta lan, che vedendomi così contrariata si appoggiò allo stipite e incrociò le braccia nel tentativo di sembrare indifferente, ma lo vedevo che ridacchiava.
-Che vuoi? Tracy mi ha detto di dirti che vi vedete domani, oggi deve andare dall’estetista.- mi rivolsi a lui con un tono quasi schifato, gettando il manuale di storia sul banco e chiudendo nervosa la zip dello zaino.
A quel punto esplose in una fragorosa risata tenendosi quasi la pancia.
Presi lo zaino in spalla e storia in mano, mi voltai verso di lui tenendo un contegno il più possibile indifferente e tentai di uscire dall’aula, ma si era messo in modo tale da impedirmi di passare con il corpo.
Alzai gli occhi sul suo volto, che fino allora avevo tenuto rivolti al pavimento e notai che aveva smesso di ridere. O almeno ci provava.
-E quelli? Non li prendi?- m’indicò i pochi libri sopra al mio banco alle mie spalle.
-Non ci entrano, e poi sono pesanti da tenere in mano.- dissi con un filo di voce.
Non aggiunse altro, rimase pensieroso per qualche istante, dopodiché si spostò dallo stipite e andò a prendere i libri.
-Te li tengo io.- mi sorrise e si avviò giù per le scale senza aspettare una mia reazione. Non potei fare altro che seguirlo fino all’entrata della scuola e fuori in cortile, dove mi aspettava vicino alla sua moto.
Non avevo mai capito perché insistesse a venire a scuola con la moto, nonostante avesse un’auto nuova che i suoi genitori, da come mi aveva raccontato Tracy, gli avevano regalato per compleanno.
-Non salgo su quella, se è questo che ti aspetti. Vado a casa a piedi.- gli chiarii quando vidi che prendeva da sotto la sella un secondo casco.
-Perché? Cos’è, ti vergogni perché sono il ragazzo della tua migliore amica?-
-No, non è per quello. Non mi piace andare in moto. Dammi i libri, o farò tardi.-
-Mh… ok.- mise a posto il secondo casco e tolse le chiavi, ma non accennò affatto a restituirmi i volumi.
-Ti accompagno. Hai detto che questi pesano, no?-
-Da quando tutta questa gentilezza? Lo fai perché, come hai detti tu, sono la migliore amica della tua ragazza? Non dovresti scomodarti così tanto.- dopo che aveva riso vedendomi arrabbiata in classe, mi riusciva quasi naturale parlargli, seppure fosse la prima volta che lo facevo davvero.
-Oggi ho saputo che andremo tutti insieme in viaggio. All’inizio ero venuto da Tracy per sapere se lo aveste saputo anche voi, ma quando ti ho vista…- ricominciò a ridere e non ebbe neanche la decenza di trattenersi. Tra l’altro non poteva nemmeno nasconderlo, con una mano teneva il suo casco e con l’altro braccio insisteva a tenere i miei libri.
-Scusa! Davvero, prometto che non lo faccio più!- si scusò quando si decise a smettere.
Finsi di essermi offesa, ma se prima lo ero, camminare con lui così di buon umore vicino mi aveva risollevato il morale.
-Poi, immagino che tu e lei starete insieme durante il viaggio e di certo Tracy non mollerà me quindi meglio conoscerci meglio se dovremo passare tanto tempo insieme come suppongo.-
Quell’ultima frase, anche se detta senza altre intenzioni, mi fece arrossire come una scolaretta alla prima cotta. E a pensarci bene, lui era la mia prima cotta, quella mai passata.
-Già, suppongo anch’io. Dubito che Tracy si scollerà da entrambi, di solito è piuttosto egoista in queste cose. Tutti attorno a lei e chi se ne frega di dove invece  vorrebbero essere.- dissi con un fondo di amarezza che non volevo far notare. Mi ricordavo ancora chi era il ragazzo accanto a me.
Ian mi guardò sorpreso, ma il suo sguardo si fece presto serio.
-Perché una come te è amica di una come Tracy?- quella domanda mi giunse inaspettata. Non sapevo davvero che rispondere, così optai per la verità.
-I nostri genitori sono amici dai tempi del liceo e abbiamo trascorso la vita insieme. È stato naturale che fosse così. Sai, come la naturalezza che c’è quando sboccia un fiore dopo che hai piantato il seme nella terra.- sorrise ancora alla metafora e questo fece sorridere anche me, così azzardai io un’altra domanda –E tu perché stai con una come lei?-
Distolse lo sguardo da me e lo puntò sulle vetrine alla sua sinistra, senza rispondere. In fondo però non avevo bisogno di una risposta, lo immaginavo benissimo il motivo. Quale ragazzo con il cervello a posto non si sarebbe messo con una dal corpo statuario, i capelli biondi e luminosi, gli occhi di un meraviglioso color smeraldo e tutte le curve al posto giusto? Che importava se era vanitosa, egoista, ipocrita, a volte si comportava come una gallina e sembrasse senza cervello.
Capivo benissimo lan, Tracy era davvero attraente. Altro che me, con i miei comunissimi capelli castani e lisci, gli occhi di un banale grigio, un’altezza di appena un metro e cinquantanove, una prima che mi faceva sfigurare al fianco di Tracy, ma in compenso non mi comportavo come un’oca allo stagno. Sì, ma comunque non avevo  tutto il suo successo.
-Sono arrivata.- mi fermai e allungai le mani per riprendermi i libri, ma lan sembrava preso da tutt’altri pensieri piuttosto che capire che me ne dovevo andare –Ian? Questa è casa mia. Grazie per la passeggiata comunque.-
-Cosa? Oh, sì certo! Tieni.- mi porse il malloppo e sorrise –Mi ha fatto piacere parlare con te, non credevo fossi così…- si fermò in cerca di parole ma io ovviamente lo anticipai prima che trovasse l’insulto giusto.
-Diversa? Credimi, non ne hai idea. Sai, direi di averti rivalutato per qualche lato. Ci vediamo a scuola!-
Gli voltai le spalle e mi diresse verso il portone di casa mia. Non arrivai alla maniglia che mi sentii chiamare.
-Nicole! Aspetta.- tornai indietro e mi stupii di quanto quel breve tempo trascorso insieme a lui fosse sembrato un’eternità. –Volevo chiederti una cosa, anche se dubito che mi risponderai.-
-Prova.- lo incoraggiai curiosa di sapere di che si trattasse.
-Ecco…- si grattò la testa imbarazzato –Tu ci vieni in viaggio vero?-
-Sì, certo.- risposi titubante.
-E starai di stanza con Tracy?-
-Sì. Ma perché queste domande?-
-Niente di importante. Solo che… non mi va di passare tutto il tempo con lei e rovinarti il viaggio facendosi sentire il terzo incomodo come di sicuro farà lei.-
Lo guardai stupita. Era lo stesso pensiero che avevo avuto io quella mattina. Non credevo che lan fosse così gentile da preoccuparsi di come passa il viaggio la migliore amica della sua ragazza.
-Grazie per essertene preoccupato, non credevo che ti importasse. Era questo che volevi dirmi?-
-No, non proprio… Anche.- prese fiato e guardandomi negli occhi con espressione seria continuò –Sei fidanzata? Insomma se lo fossi, non che sia affar mio, ma se lo fossi lui potrebbe venire con noi… te e passeresti il tempo con lui invece che con Tracy.-
Abbassai gli occhi a terra, interessata alle mie converse più che al discorso, ma poi dovetti rispondere.
-No, niente ragazzo da nascondere in valigia. Temo che dovrò fare la fatica di sopportarvi incollati come cozze e godermi il panorama e i monumenti.-
-Credi che io sia felice di fare il cagnolino di Tracy? Credi che mi divertirò a passare venti giorni sotto il suo stretto controllo? Mi dispiace che le cose stiano così… Insomma, ci stiamo rovinando il viaggio entrambi.-
-“Ci” stiamo rovinando? Tu e lei non… Non ti piace?- chiesi confusa.
-Sì, mi piace, ma lo vedi com’è fra noi. A te non va di fare il viaggio in tre e a me non va di fare il viaggio in tre.- improvvisamente mi guardò con uno sguardo intrigante –Potremmo sostenerci a vicenda. Almeno con te non mi annoio! Insomma, non voglio offenderti ma Tracy mi racconta spesso delle tue prodezze d’equilibrio e sei piuttosto divertente quanto ti arrabbi!-
-Dovrei prenderla sul personale? Ti racconta davvero certe cose? Non posso crederci!-
-E dai, non è così terribile, ispiri tenerezza.- mi confortò in tono dolce. Forse troppo visto che le guance mi andarono in fiamme. Per fortuna non accorse.
-Dunque proponi una specie di alleanza, fammi capire.-
-Diciamo che se proprio non ce la facciamo più, organizziamo una fuga e ci divertiamo un po’.-
-Non sembra male come idea. Mettiamo che ne ho abbastanza di voi due piccioncini che faccio, ti rapisco per andare in un locale?- risi divertita immaginandomi una scena da film.
-Più o meno. Perché no? Ora ti saluto che devo andare a recuperare la moto. Ci vediamo Nicole!-
Non seppi interpretare sul momento quanto fosse serio e quanto scherzasse, ma quando lo vidi allontanarsi la brutta sensazione che avevo riguardo quel viaggio tornò prepotente alla bocca dello stomaco.

  
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