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Autore: Francesca Akira89    30/07/2005    18 recensioni
Chi ha detto che digimon ed esseri umani non possono innamorarsi fra loro?.. Leggete e giudicate voi se è il caso o no di rinchiudermi in manicomio... ^__^"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daisuke Motomiya/Davis, Hikari Yagami/Kari Kamiya, Ken Ichijoji, Takeru Takaishi/TK
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mezzosangue

 

 

Prologo

 

La forchetta ricadde nel piatto di ceramica con un sordo tintinnio.

Si alzò da tavola ed uscì dalla cucina senza sparecchiare né tantomeno chiedere il permesso.

Ignorando le parole di protesta che provenivano dalla stanza appena lasciata, si avviò per il corridoio. Frattanto che lo attraversava, la sua immagine si riflesse fugacemente in uno specchio appeso al muro. Quella casa era disseminata di specchi. E lui li odiava. Odiava vederci riflessa la sua immagine, il suo viso, i suoi occhi… Soprattutto i suoi occhi, che gli ricordavano più del resto in cosa era diverso da tutti gli altri… Perché non avrebbe mai potuto avere una vita normale né degli amici…

Chi avrebbe voluto avere a che fare con un mostro come lui…?

I bambini provenienti dagli orfanotrofi erano sempre ritenuti abbastanza insignificanti, ma il suo caso era diverso… Molto peggiore di quello di tutti gli altri…

Erano passati due mesi da quando era stato internato in quella nuova “situazione adottiva”…

Era così che le aveva sentite definire dagli assistenti sociali: “situazioni” non “famiglie”.

Ci era rimasto molto male quando la prima “situazione” a cui era stato affidato l’aveva mandato via.

Poi era passato per altre tre, e allora aveva smesso di rimanerci male…

Anzi, faceva in modo che la sua permanenza in ognuna durasse il meno possibile.

E avrebbe continuato così.

Avrebbe continuato a cambiare famiglia finché finalmente gli assistenti sociali avrebbero rinunciato a trovargliene una, e allora avrebbe dovuto solo aspettare di diventare maggiorenne e andarsene.

Forse prima avrebbe anche potuto ottenere il permesso di andare a vivere da solo, come aveva visto accadere ad alcuni ragazzi nei film.

O forse quel genere di permessi erano dati solo ai ragazzi maltrattati… Magari avrebbe potuto portare all’ eccesso il suo atteggiamento in modo che ai suoi genitori adottivi del momento saltassero i nervi e si decidessero finalmente a mollargli un ceffone o due…

Forse però era ancora presto per attuare il suo progetto… Non avrebbero mandato a vivere da solo un ragazzo di (quasi) quattordici anni… Avrebbe dovuto aspettare almeno di averne sedici… Be’, meglio di niente…

Entrò nella sua ancora per poco stanza e richiuse nuovamente la tenda che la padrona di casa aveva l’insopportabile vizio di lasciare aperta per far entrare “un po’ di luce e aria”, come diceva lei.

La stanzetta decorosamente arredata ma spoglia, senza poster alle pareti né nulla che potesse dare un’idea della personalità di chi vi sostava, ricadde nuovamente nel buio.

Si sedette sul letto, passandosi seccamente le dita fra le ciocche della frangia troppo lunga.

Era il quarto nuovo letto in cui dormiva in tre anni, senza contare quello dell’ orfanotrofio e quello che aveva spaccato saltandoci su quando aveva undici anni.

Aveva tredici anni e mezzo ma ne dimostrava molti meno, diceva la direttrice dell’orfanotrofio a chiunque le capitasse a tiro. Non aveva ancora capito se si riferisse al suo comportamento o al suo aspetto, in effetti un po’ gracile, di chi ha passato la maggior parte della sua vita in un angolino buio.

Sospirò e appoggiò il capo al cuscino, sentendosi riecheggiare nell’orecchio il rumore assordante del silenzio. Un rumore che conosceva fin troppo bene, che faceva eco ai suoi pensieri e alle sue fantasie fin da quando non aveva che sei anni… Aveva imparato anche a non pensare quasi più - pochi erano i pensieri che gli attraversavano la mente, ormai, e i rari rimasti erano quasi sempre domande - ma l’unico risultato che aveva ottenuto era stato il ritrovarsi la testa piena del vuoto causato da quella sorda assenza di rumore... (che casino… ndlettori)

Si coprì gli occhi con un braccio, sforzandosi di scacciare quei fin troppo numerosi pensieri, ma non era molto facile…

Doveva essere uno di quei giorni no… Quei giorni in cui la sua mente si ribellava… Formulando pensieri e domande che lo facevano soffrire…

A volte per esempio gli veniva stupidamente da chiedersi cosa sarebbe successo se sua madre non fosse morta così presto…

Erano passati tredici anni dalla sua scomparsa. Undici da quando era venuto a vivere nel Mondo Reale e nove da quando anche suo padre era morto, lasciandolo solo.

Era colpa sua se era morto, lo sapeva bene…

Perché lui era il frutto di un peccato enorme… Di un amore proibito tra un essere umano e un mostro digitale…

E questo non poteva essere tollerato…

Quello era lo stesso motivo per cui undici anni prima, poco dopo la morte di sua madre, l’avevano portato via da quella che, nell’ingenuità di un povero piccolo di quasi tre anni, considerava la sua famiglia…

Qualche mostro digitale acquatico e una sorella che non avrebbe mai più rivisto…

Perché un umano, anche se in parte entità digitale, non poteva vivere tra i digimon…

Il suono squillante e perentorio della voce della padrona di casa e sua ancora per poco tutrice, che tentava disperatamente di esprimere severità e comprensione al tempo stesso, lo raggiunse nel buio solitario della sua stanza:

 

-          Rien! Non siamo stati solo noi a fare questo caos! Vieni a sparecchiare quello che hai lasciato! E inizia a preparare i libri, domani è il tuo primo giorno nella nuova scuola… Vuoi presentarti come si deve ai tuoi nuovi insegnanti, vero?.. Rien, mi hai sentito?

 

Rien, era questo il suo nome. Se l’ era dato da solo. Perché era questo che era. Nulla. Assolutamente nulla.

Né essere umano, né digimon.

Non era niente.

 

 

NOTA DELL’AUTRICE:

 

Leggere Harry Potter fa decisamente male, finisci per scrivere fic come questa… -___-“

E soprattutto a scriverle mentre si è già impegnati con RD, una fic decisamente complessa che non andrebbe divisa con altre… (i suoi lettori non si cruccino troppo; l’11° capitolo è quasi finito)

Questa storia è un po’ un capriccio, ad essere sinceri… Forse è nata solo per smentire me stessa e il mio annuncio che Rd sarebbe stata l’ultima fic sui digimon… V.V

Del resto, non so neppure se riuscirò a portarla avanti… Finora (nella mia testa) sono arrivata solo al terzo capitolo…

Non c’è ancora una storia vera e propria; solo un’ idea (assurda, e per di più su cui dovrebbe venir costruita una fic di genere piuttosto serio!!! ç.ç Sto sopravvalutando me stessa, temo…)…

La fic è ambientata qualche tempo dopo la fine della seconda serie…

A questo proposito, aggiungo la mia sorpresa per il fatto che questa è la mia prima fanfiction in cui il protagonista non è un personaggio della serie ma uno di mia invenzione! O.O Spero di cavarmela… (comunque ci sarà una attiva – molto attiva – partecipazione dei digiprescelti 02, alcuni dei quali  entreranno in scena nel prossimo cap)

Amore fra digimon ed esseri umani… XD E’ assurdo, lo so… Non so nemmeno come mi è venuta un’idea simile… L’ ho avuta un po’ di tempo fa, quando ancora mi barcamaveravo con TD, e devo dire che l’ ho avuta anche prima di trovare per puro caso un’ immagine hentai RenamonXTakato!!! O.O Il mio povero ed ingenuo cuoricino è rimasto sconvolto!!!

Per chi non ha capito comunque “Rien” significa “nulla”…

Ad un certo punto della mia stesura mentale della storia mi sono resa conto non aver ancora trovato un nome al povero mezzosangue… ^^”” Questo mi pareva indicato anche se.. Beh, non dico altro o faccio spoiler!

Ciao ciao… Nonostante l’assurdità della storia (e l’alta probabilità che la lascerò in sospeso per un anno o due, fino alla fine di RD) spero che commenterete!

Salionara! =^O^=

 

 

 

  
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