Smettila di guardarmi!
Sara
sente i suoi occhi addosso. È circa un mese che va avanti
così, ma
Sara ha sempre cercato di ignorare, di comportarsi normalmente, come
sempre se una pazza lesbica non la osservasse ogni volta che entrava
nelle aule dell'università, insomma. Ma più
passano i giorni, le
ore, i minuti e i secondi e più gli occhi di Debora si fanno
pesanti, curiosi, invadenti, insopportabili.
È
come essere tornata al tempo del liceo, con una cartella piena di
dediche sempre troppo colma di libri e una scalinata davanti.
È
questa la sensazione che prova la sua schiena ad esser fissata
così
intensamente.
Sospira,
quasi sbuffa, riprendendo a seguire il discorso del professore e
premendo la penna contro la superficie liscia del banco, per far
uscire la punta.
*
E
con questa, sono dodici.
Dice mettendo la parola fine anche a quella pagina di appunti. Ha un
rapporto strano con la anatomia. Odio e amore.
La
ama la maggior parte delle volte – quando le parla delle
reazioni
dei muscoli, della posizione, dei nomi e della lunghezza e delle
ossa, quando risponde alle sue domande in modo chiaro e conciso, ma
la odia intensamente quando deve stare ad ascoltare un sessantenne e
prendere freneticamente appunti.
E'
odio e amore. La compagna perfetta.
Non
che l'unica donna che possa in camera sua, si intende.
*
«Dieci
euro che viene a parlarti» dice Jessica succhiando in modo
irritante
il succo di frutta. «Quella è malata di te, ci
scommetto che ti
chiede di uscire»
«Gesù»
dice Sara respirando profondamente «Le tiro un libro in
testa, ma
uno di quelli pesanti, deve smetterla.»
Jessica
ride, ma Sara non trova affatto la questione divertente.
«Ora
che è finita con Marco, potresti addirittura farci un
pensierino»
dice scherzando la bionda, prima di tirar fuori il rossetto e
passarselo sulle labbra.
«Ma nemmeno morta. Non mi piacciono le
donne, non mi piacciono le vagine»
«Dovresti
provare: se a Debora piacciono ci sarà pure un
perché»
Fa
un occhiolino e Sara le pesta un piede, irritata.
*
«Vuoi
uscire con me?»
Sara
è tentata di dire di sì, solo perché
sa che Debora la sta
osservando.
Vorrebbe
mandargli un messaggio, qualcosa tipo sto
con un altro, arrenditi e smetti di guardarmi il sedere,
quindi, è davvero tentata di dire di sì.
Ma
Sara, in fondo, è debole.
Non
riuscirebbe mai a illudere qualcuno, nemmeno Stefano, che conosce
appena.
«Esco
da una storia complicata» dice velocemente «mi
dispiace»
E
Stefano la guarda in modo strano, prima di guardare Debora che poco
distante da loro li fissa incuriosita.
«Oh.
Non immaginavo che tu- » Sta zitto, si ferma, lo vede
mordersi la
punta della lingua «Ci vediamo, ok?» Gira i tacchi
e se ne va.
Che
tu?
Oh,
Cristo.
Sara
realizza. Oh
cristo.
*
Sara
pensa che questa sia la giornata più infinita e stressante
che le
sia mai capitata da quando ha iniziato a frequentare
l'università.
Tanto
per cominciare, una lesbica stalker la fissava costantemente, la mano
le faceva male per via delle dodici pagine – fronte e retro
– di
appunti, la sua migliore amica le suggeriva di cambiare sponda e un
ragazzo l'ha presa per lesbica.
Per
concludere in bellezza, dovrebbe essere investita da un tram.
Alza
lo sguardo, fissando in un punto a caso del cortile
dell'università.
Nota Debora appoggiata ad una parete, la fissa sorridendo.
Adesso
basta.
*
«Debora»
dice Sara, decisa finalmente a rivolgerle la parola
«Smettila»; la
cosa più stupefacente è che l'altra, davanti a
lei, non finge
nemmeno di non capire.
«Mi
dispiace, non posso» e sorride. C'è qualcosa di giovane,
quasi infantile
nella maniera in cui sorride. «Ormai sono
innamorata»
Sara
tenta di non arrossire, di non far cadere il libro di anatomia a
terra e non di non iniziare a balbettare. Oddio,
questa è pazza,
pensa.
«Io sono etero.»
«Dicono tutte così»
«Nel
mio caso è vero.» E Sara ne è convinta,
e sa che mai bacerà una
donna, e sa che mai vorrà stare con una donna.
«Anche questo lo
dicono tutte» Debora sorride ancora, prima che una sua amica
la
chiami. «Scusa, devo andare» Dice, e Sara si sente
fortunata.
Poi,
Debora è improvvisamente troppo vicina, e le sue labbra
gelide per
via del vento novembrino per un secondo vengono scaldate da quelle
dell'altra «Oggi, al bar, fatti trovare.»
E
sparisce.
E
Sara rimane lì, sconvolta.
E
Sara rimane lì, con il sapore di Debora sulle labbra.
E
Sara rimane lì, e si sente un po' in colpa con sé
stessa perché in
fondo, è stato
bello.