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Autore: cartacciabianca    17/03/2010    3 recensioni
[ SOSPESA ]
In una New York devastata dalla Guerra tra sani e portatori, sono emersi un gruppo di patriottici eroi. Uomini e donne sottoposti a crudeli esperimenti allo scopo di sopprimere definitivamente il Virus e ogni suo esponente. Sono gli Angeli, nati dalle ricerche fatte sul precedente campione Zeus e protettori della specie umana. La battaglia per il dominio sul pianeta volge al termine dopo due anni di scontri sulla frontiera della scienza e della tecnologia meccanica. Due anni di sangue e vittime innocenti capitate nelle mani dei predatori più spietati.
"Mi sentii puntare sulla schiena qualcosa di estremamente freddo, sottile e affilato più di un rasoio.
Ingoiai a fatica, trattenendo il fiato e sollevandomi sulle punte degli stivali. Dalla mia bocca schiusa venne solo un flebile sospiro quando Alex affondò la lama tra le mie scapole traversandomi orizzontalmente da un capo all’altro. Un fiume di sangue mi bagnò la divisa, raccogliendosi poi sul terreno impolverato tra i miei piedi. Quel rosso vivo e accecante mi finì anche negli occhi, mentre il dolore risucchiava nel suo vortice la sensibilità del mio corpo.
Inclinai la testa da un lato scoprendo una parte di collo, sul quale Mercer posò appena le labbra.
-Sai… ora capisco cosa ci trovava quel Turner di tanto interessante in te- mi sussurrò all’orecchio dopo aver risalito il mio profilo di piccoli baci, minuziosi come graffi. –Quando sanguini così sei davvero eccitante- rise."

[Alex Mercer x nuovo personaggio + altri nuovi personaggi]
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 28° - Ordini e piani



Con un affondo preciso di pugno, Alex disegnò un foro enorme sulla parete, aprendoci la strada in uno dei tanti salotti comuni che ospitavano gli Angeli. Il frastuono fu tale che l’intera squadriglia ospite in quelle stanze si riversò allarmata nella camera, puntando dritta verso il nemico. Questi, un clan di sette, otto elementi al massimo, erano provvisti della stessa uniforme nera e rossa aderente che indossavo io.
-Ops…- mormorò Alex con tono malizioso, tramutando le braccia in artigli e rivestendosi della sua imperforabile armatura.
-Era questo il piano?!- eruppi serrando i denti e sfoderando le ali dalle scapole.
L’ha fatto apposta! Io gliel’avevo detto che buttando giù quel muro saremmo piombati negli alloggi di una squadriglia, ma Alex non aveva voluto darmi ascolto, e così ci ritrovammo schiena contro schiena a dover affrontare il nemico ancor prima di poterci scambiare altre parole.
La battaglia iniziò a suon di sangue e ossa rotte nell’oscurità che, purtroppo, non giocava a favore di nessuno, perché nella stanza eravamo tutti quanti capacitati di vista termica. Se Mercer brillava di un rosso-arancio intenso come il tramonto e i Cacciatori Volanti al nostro seguito di un verde selva, gli Angeli, il nemico, sfolgoravano di un blu ciano acceso e incredibilmente brillante. Non appena mi riconobbi come bersaglio di un Angelo, scattai in un balzo laterale che mi permise di afferrargli l’ala destra e scaraventarlo contro la mobilia. Fui subito accerchiata da altri due che tentarono di bloccarmi per le braccia, ma divincolandomi a forza con tre agili mosse di judo (con tanto di versi caratteristici) gli atterrai prima che riuscissero a mettermi le mani addosso.
Dall’altra parte del salottino, Alex Mercer faceva più danni all’ambiente attorno a sé che ai suoi nemici. Affondò gli artigli nel pavimento e trafisse non due, bensì tre Angeli che si rovesciarono al suolo in una pozza di sangue, con tanti buchi in corpo quanti quelli di una groviera. I due cacciatori volanti controllati da mio padre si contendevano gli ultimi avversari tenendoli occupati, e ciò permise a me ed Alex di avviarci all’uscita del salottino, fuggendo in corridoio.

Alcuni Angeli fecero per inseguire i fuggitivi, ma si udì una voce squillante gridare:
-No! Lasciateli andare!-.
Il capo clan della squadriglia che Emily Walker e Zeus si erano lasciati alle spalle, emerse dall’oscurità spiegando le ali nere dietro le sue scapole.
Molti degli Angeli sopravvissuti all’imboscata guardarono la donna con stupore.
-Ma Victoria, non sono questi gli ordini!- obbiettò qualcuno, ma con grande stupore di tutti, i due Cacciatori Volanti rimasti nella stanza, si acquietarono improvvisamente appena videro comparire la capo clan. Victoria, i cui capelli di boccoli fiammanti sembravano far luce propria nella stanza buia, scrutò uno ad uno gli Angeli della sua squadriglia che si guardarono spaventati da quelle enormi bestie alate divenute improvvisamente così docili.
-Non temete, non andranno lontano…- mormorò la donna con una certa rigidezza nella voce che non le si addiceva.
Uno dei cadetti sgranò gli occhi essendosi accorto dell’inganno. Fece per aprir bocca, ma all’improvviso, il cacciatore volante più vicino a lui lo tagliò di netto con una delle punte sulla coda, affilate come coltelli. Il suo corpo si rovesciò a terra in una pozza di sangue, diviso a due parti uguali.
Gli Angeli attorno indietreggiarono spaventati, ma non ci fu via di scampo per nessuno quando il bel corpo femminile e pronunciato di Victoria tramutò nel robusto e ben piazzato vigore maschile del famigerato dottor Mark Andrius Walker.
Entrambi i Cacciatori Volanti al suo servizio si scagliarono sui combattenti restanti, dilaniando pezzo per pezzo la carne contaminata della squadriglia tutta.
-So io quali sono gli ordini- pronunciò assorto il dottor Walker assistendo immobile allo scempio.
Quando nella stanza restò solo un lago di sangue e ossa spezzate, Mark e i suoi fedeli segugi lasciarono il salottino a piccoli passi calmi.
Dietro di loro, però, qualcuno di vivo era rimasto: Victoria, quella vera, rigenerò le proprie carni assorbendole dal sangue altri e ricostituì il proprio corpo assieme alla divisa onoraria sbrindellata in alcune parti.
La ragazza, una volta in piedi seppur traballante per via del poco vigore nelle vene, spaccò i vetri della finestra vicina e si arrampicò fuori dall’edificio, salendo di un piano solamente. Piombò in una delle stanze private del clan centonovantesimo riversandosi al suolo nel trambusto di vetri spezzati e ossa rotte.
Il proprietario della camera, già allertato dai rumori proveniente dal piano di sotto, si chinò sulla ragazza che, quando lo riconobbe, mandò un bagliore con gli occhi.
Quelli di lui si accesero di altrettanta ira nel momento in cui Victoria sibilò quattro esatte parole:
-Walker e Zeus sono qui…- e poi, troppo debole, morì.
Emmett Word si sollevò da terra e corse fuori dalla sua stanza. Abbandonò il salotto del proprio clan con grande stupore di Lucy ed Herry, che se lo videro volare via sotto al naso. -Emmett, Aspetta! Dobbiamo rispettare il piano!!- tentò Harry, ma Lucy si frappose tra lui e l'altro ragazzo prima che questi potesse travolgerlo.
Appena fu in corridoio, Emmett spiegò le ali e si diede al volo con un grido rabbioso, avendo atteso quel momento anche troppo allungo.

Corsi dietro di lui verso le scale, ma Alex cambiò improvvisamente direzione e, aggirando i gradini, si diresse contro le ante chiuse dell’ascensore. Le sfondò entrambe con una spallata e, trovandosi sospeso a mezz’aria, intraprese una corsa verticale com’era suo solito fare sui palazzi di città.
Mi gettai anch’io nella tromba dell’ascensore e dispiegai le ali, restringendole di qualche metro, in modo tale da sfruttare la corrente dell’impatto, la stessa che Mercer trascinava dietro di sé.
-Bel casino, eh!- strillai quando gli fui abbastanza vicino.
Alex balzò su un’altra parete del corridoio e prese a correre su di essa. –Era necessario- eruppe, senza mai distogliere lo sguardo dall’ultimo piano avanti a noi di un centinaio di metri ancora.
Posando un piede su una centralina elettrica coperta, mi diedi una maggiore spinta verso l’alto, potendolo affiancare nell’ascesa. –Non era questo il piano!- lo incalzai.
-E chissene frega!- fu la sua brutale risposta quando balzò di nuovo spostandosi sulla terza parete.
Ormai in vista della cabina dell’ascensore, bloccata ad un piano preciso dell’edificio, Alex si diede un’ultima spinta coi talloni e, piegando le ginocchia, acquistò maggiore potenza quando, con un braccio teso, perforò pavimento e soffitto della cabina. Ricominciò poi a correre lungo la tromba dell’ascensore come se nulla fosse capitato sul suo cammino.
Stringendomi le ali al corpo passai da una parte all’altra dell’ascensore attraverso lo stesso foro, costantemente al suo inseguimento.
Chissà quanti Angeli erano già sulle nostre tracce, mi chiesi, e quanti ancora si sarebbero allertati sentendo tanto trambusto…
La corsa verticale di Alex s’interruppe solo a destinazione. Giunti in prossimità dell’ultimo piano della base, ospitante sia i laboratori che gli uffici della direzione, Mercer sfondò le ante chiuse con una medesima spallata e ci aprì la strada sull’asettico corridoio avvolto dalle tenebre.
Zeus si fermò sul pianerottolo guardandosi attorno e riprendendo fiato. Mi affiancai a lui richiamano le ali nella schiena e scrutando l’orizzonte con l’ausilio della vista termica.
-Dove sono tutti?- mi chiese lui in un sussurro, non individuando come me alcuna forma di vita, umana o mutante, nell’arco di cento metri dalla nostra attuale posizione.
Non seppi che rispondere.
Alex interpretò male il mio silenzio: mosse un passo avanti nel corridoio tramutando tutto il braccio in una grossa lama nera pece. –‘Sta pronta- disse, facendomi rabbrividire per quanto era fredda la sua voce in quel momento. –Stanno arrivando- aggiunse.
-Chi?- mi allarmai non poco.
-I tuoi amici- spiegò senza mezzi termini, e avanzò ancora nell’oscurità.
Sobbalzai, bianca in volto. –E hai intenzione di ucciderli?!- eruppi andandogli incontro.
-Se sarà necessario…- assentì freddo come il ghiaccio dei suoi occhi che, appena tentai di fermarlo, mi fulminarono come un tuono a ciel sereno.
-Aspett…!!-.
-‘Sta pronta- ripeté più duro della roccia, interrompendomi.
Lasciando che avanzasse per conto suo, mi guardai attorno con aria circospetta e spaventata.
Se ricordavo bene, ad attenderci avremmo dovuto trovare tanti Angeli arrabbiati e armati fino ai denti da far invidia ad una mischia di anarchici incazzati contro il governo. Invece, tutto ciò che di vivo c’era in quel corridoio eravamo io ed Alex, che tanto “vivi” non potevamo nemmeno definirci.
Ben presto persi del tutto di vista il mio compagno che improvvisamente sembrava essersi volatilizzato nel nulla. Allungai più volte la mia attenzione qua e là, ma era come se la mia stessa capacità di visione termica, in grado di riconoscere Alex anche attraverso i muri, fosse stata sabotata. D’un tratto avevo perso il suo profumo, smarrito la sua scia contaminata.
Ero sola.
Bella merda… pensai con leggera agitazione.
Ebbi paura di allertare qualcuno di troppo se avessi gridato il suo nome, nel vano tentativo di riallacciare i contatti.
Come al solito fa di testa sua! IDIOTA! Dovevamo restare uniti! Imprecai.
Senza ripetermelo due volte, avanzai spedita nel corridoio che sapevo conduceva direttamente all’ufficio di Lewis Martin. Ma come era successo alla scia di Alex, anche quella puzza malvagia di Arcangelo che apparteneva al mio ex-capo era scomparsa dalla mia portata.
Era strano pensare che in quegli uffici non avesse camminato nessuno per così tanto tempo perché non si lasciassero tracce. Cominciai ad insospettirmi già da subito, quando un curioso bagliore catturò la mia attenzione sulla destra.
Purtroppo mi spostai troppo lentamente, perché il grosso corpo contundente che mi scagliò contro, duro come l’acciaio, mi colpì in pieno fianco frantumandomi una decina di costole.
Finii spiattellata contro la parete opposta del corridoio e quasi vomitai le mie stesse budella mentre, a poco a poco, il tessuto interno di muscoli ed ossa si rimontava come i mattoncini del lego. Tossicchiai, premendo la guancia al muro e accorgendomi di avere la spina dorsale accartocciata in una posa innaturale. Udii dei passi, poi qualcuno alle mie spalle mi afferrò per i capelli con una presa salda di una grande mano.
Il suo tocco, che avevo assaggiato più volte sulla pelle, era inconfondibile: Emmett.
-Ciao, stronzetta- mi ringhiò in faccia quando mi ebbe sollevata alla sua altezza. I miei piedi toccavano terra, le sue grandi ali nere erano spiegate dietro le scapole e mi minacciavano coi loro artigli affilati.
All’interno del mio corpo continuava il riassestamento delle ossa che, conoscendomi, avrebbe impiegato il tempo necessario perché Emmett mi facesse un culo tanto.

















Perdonate il micro capitolo, ma di questi tempi è un miracolo se trovo tempo, modo e coraggio di scrivere! XD Ho sospeso tanto di quei lavori che neppure immaginate. Da una parte sono troppo fomentata all’idea di scrivere una long fic a più mani con goku94 su Dante’s Inferno, l’esclusiva ps3 e xbox360 versione rivisitata della nostra amata/odiata Divina Commedia! XD Senza contare la one che ho già postato... <.<
Dall’altra, invece, sono schiacciata dalla responsabilità di ben due commissioni per quanto riguarda AC! XD
Tra tutto questo vorrei aggiungere anche lo studio, il lavoro di recupero… vi ho mai accennato al mio cambio d’indirizzo? No? Ah, bene! XD In sintesi ho mollato il classico e cercato rifugio nell’artistico <.< e per questo i miei ancora mi odiano…
Vabbuò!
A presto! ^O^

   
 
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