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Autore: _Bittersweettaste    17/03/2010    4 recensioni
Ci sono cose che nessuno di noi sarà mai in grado di prevedere.
Ci sono eventi che sfuggiranno al nostro controllo, come se il fato avesse già disegnato il cammino delle nostre vite. Basta un solo gesto, per sconvolgere irrimediabilmente il corso del destino, in un attimo ogni cosa può cambiare. In un solo attimo le nostre vite potrebbero sconvolgersi completamente, lasciandoci persi in balia di noi stessi.
Che cosa faresti, se improvvisamente il destino decidesse di cambiare?
Che cosa sarebbe successo, se anche solo un evento del passato non fosse stato lo stesso?
Cosa sarebbe successo, se nel mondo di Goku e dei suoi compagni avesse fatto la sua comparsa un ulteriore Sayan?
Come sarebbero andate le cose, se improvvisamente le carte in tavola avessero contato un nuovo elemento?
WARNING: sebbene ci sia un nuovo personaggio, non è assolutamente una Mary Sue, in quanto ha caratteristiche, abilità e difetti che contribuiscono a renderlo completamente umano
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Piccolo
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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14 febbraio.

-Ripetimi perché sono qui, ho voglia di risentirlo.
 Sarcastica come solo lei sapeva essere, Sherin scostò il fermaglio da sopra gli occhi. Odiava che qualcuno che non fosse Popo le toccasse i capelli, ed in quel posto rumoroso ed affollato non facevano altro che torturare le chiome della gente.
-Siamo dal parrucchiere, Sherin, ed il motivo per il quale siamo qui è semplice: io e te ci taglieremo i capelli.
-Togli il “te”, grazie. Non ho alcuna intenzione di permettere ad un paio di forbici di avvicinarsi alla mia nuca.
-E perché mai? Non ti faranno nulla di male, ma renderanno i tuoi capelli più morbidi. Forse la capigliatura ribelle di voi Sayan non sarà un problema per i guerrieri, ma per una ragazza....
-Non sono una...
Il loro discorso venne interrotto dall'arrivo di una commessa sorridente molto giovane, che non dimostrava più di venticinque anni. Quando il suo sguardo si spostò sulla capigliatura scarmigliata della Sayan i suoi occhi furono attraversati da un breve lampo di disapprovazione, ma il suo sorriso restò immobile.
-Chi di voi due deve acconciarsi i capelli? La signorina elegante?- aggiunse speranzosa, voltandosi velocemente verso Bulma.
-Io, signora. Spero di non farle perdere troppo tempo....come vede, i miei capelli non sono proprio seta.
Mentre una parrucchiera più disponibile accompagnava l'amica a lavarsi i capelli, Bulma trattenne a stento una risatina. Conosceva bene Sherin, e quel tono mellifluo era l'evidente prova che la ragazza aveva deciso che l'unico modo per poter parlare con quella donna era, seppur velatamente, prenderla in giro.
-Ha già deciso come tagliarli?
Una bella ragazza di colore aprì il rubinetto, facendo scorrere l'acqua calda. Sherin si strinse nelle spalle, fingendo tranquillità: aveva seguito Bulma in buona fede, senza nemmeno chiederle quale fosse la destinazione, sperando in una tranquilla passeggiata in un parco, ed invece eccola lì, con la testa tra le mani di una ragazzina....
-Io...non lo so. Facciamo così, fai come vuoi: tagliali come più ti piace, magari nel modo che avresti voluto sempre fare ma che nessuna ha avuto il coraggio di chiederti, ti va?
Il gridolino di gioia della giovane la fece sobbalzare, ed un forte getto di acqua gelata le bagnò improvvisamente la testa, facendola strillare a sua volta.
-Eccome, erano mesi che aspettavo una frase del genere! Oddio, scusami!
Diminuì l'intensità del getto, incominciando a massaggiare i capelli della Sayan con uno shampoo profumato.
Sa di pesca....però, in fondo questo posto non è poi così male...
-Non mi hai detto come ti chiami. Io sono Dora.
-Mi chiamo Sherin....
Il sorriso di Dora si allargò, mostrando uno scintillante apparecchio.
-Sherin? Che bel nome, non l'ho mai sentito prima d'ora...Ha qualche significato particolare?
-Si, vuol dire Figlia di...-s'interruppe, percependo l'insistente sguardo di Bulma su di sé- del Sole.....
Che stupida. Se avessi nominato Shenlong si sarebbe insospettita, o mi avrebbe presa per pazza...
Chiuse gli occhi, tentando di godersi il lento ma energico movimento delle mani esperte della parrucchiera. Le casse appese alle pareti diffondevano una leggera musica pop, la preferita di Bulma.
-Allora senti questo: non ho mai eseguito un taglio scalato, all'altezza delle spalle, almeno non su capelli mossi e ribelli come i tuoi. Tentiamo?
-Il tutto e per tutto.
Dora le raccolse i capelli, portandoli in alto, e fece per fermarli con una molletta colorata quando il suo sguardo si posò sulle orecchie di Sherin. Le sue mani tremarono leggermente, ma non disse una sola parola. Sherin osservò in silenzio i suoi passi diventare più lenti ed incerti, e la seguì verso le poltroncine imbottite. Adagiandosi sulla comoda superficie cremisi, Sherin sentì i suoi nervi  rilassarsi, così come i suoi muscoli, abituati ormai ad una tensione quasi perenne.
Dora raccolse il pettine, scivolatole via dalle dita. Non aveva mai visto orecchie così lunghe ed appuntite....non sapeva cosa pensare, cosa fare...Non la impaurivano, certo che no, ma non poté impedire ad un lungo brivido di percorrere il suo corpo sinuoso
“Mi dispiace per le orecchie...di solito non permetto a nessuno di vederle, se non a certe persone.”
-Come?
Dora si chinò verso Sherin, certa di essersi sbagliata: le labbra della donna non si erano mosse, ma avrebbe giurato di aver sentito la sua voce.
“Potresti far finta di nulla e continuare? Te ne sarei grata: preferirei che il mio piccolo...segreto, chiamiamolo così, non si sappia troppo in giro.”
Per la seconda volta la bocca di Sherin non compì alcun movimento, e la sua voce risuonò nuovamente nelle orecchie della giovane parrucchiera la quale, più tranquilla, annuì.
Iniziò a pettinare i lunghi capelli corvini, dondolando la testa al ritmo della famosa canzone di recente trasmessa nelle radio. Nonostante il ritmo travolgente, un'idea si fece strada nella sua mente, solleticando la sua curiosità ed i suoi sogni da bambina.
Chissà se...in fondo cosa costa provare?
“Pronto? Prova, prova...Alfa 14 chiama Roger, richiedo risposta immediata.”
Come aveva previsto, non accadde nulla di strano, o quantomeno di anormale. Sospirando, aprì un cassetto e prese a rovistare tra la miriade di oggetti conservatavi. Quando percepì quel piacevole pizzicore alla nuca, le sue mani si bloccarono.
“Alfa 14? Cosa cavolo vai farneticando? Ti sei già dimenticata qual'è il mio nome?”
Soffocando una risata di compiacimento, Dora iniziò a tagliare le prime ciocche. Quella giornata si stava rivelando molto più interessante del previsto.

-Sherin, non voglio più ripeterlo, togliti quel cappello! Sembri un ragazzo, santo cielo!
-Quando ci sarà meno gente. Mi vergogno da morire, Bulma: non ho mai portato capelli così corti...
Quel pomeriggio, lungo la principale via commerciale della città, molte ragazze si voltarono ridacchiando al passaggio di un ragazzo alto ed affascinante, dai tratti un po' femminili. Sherin, dal canto suo, continuava a coprirsi gli occhi con la larga visiera del cappellino da baseball, arrossendo ad ogni fischio. Approfittando di un momento di distrazione, Bulma le tolse il cappello: i capelli di Sherin, resi leggeri dal taglio scalato, ondeggiarono sospinti dalla leggera brezza come la criniera di  un giovane leone.
-Bulma, smettila! Te l'ho già detto, non voglio!
Strappò il copricapo dalle mani dell'amica, scura in volto, e lo calò sugli occhi scuri. Continuarono la passeggiata in silenzio irritate l'una con l'altra, evitando volutamente di parlare.
-Che cos'hai che non va...a volte proprio non ti capisco, sai? Sei bella, il tuo corpo è ancora giovane e fresco come quello di un'adolescente, sei ironica...Perché in certi momenti diventi così intrattabile, malinconica, scontrosa, silenziosa? Puoi parlare di tutto con me, lo sai, se vuoi sfogarti io ci sarò sempre.
-Sono gli sguardi...
Bulma aggrottò le sopracciglia , sorpresa da quella singolare risposta.
-Gli sguardi della gente.- spiegò Sherin -Non sono mai stata esposta tanto a lungo adocchi estranei, ma così tanti come ne vedo oggi...- si guardò attorno con evidente disagio -Essere oggetto dell'insistente attenzione della folla, sentirmi addosso il peso di tutti quegli sguardi....non c'è cosa che mi faccia sentire più a disagio.
Lentamente, le sue dita accarezzarono il cappellino colorato, come a volerne studiare la superficie.
-Ma le donne...gli occhi che temo di più sono quelli delle donne. Gli uomini sono differenti: rimangono ad osservarti più a lungo, magari lasciando scorrere lo sguardo sulle curve del tuo corpo, esaminandoti lentamente...In fondo, è quasi piacevole, non è vero?
Sorrise, ricambiando l'occhiolino rivoltole da un ammiratore più coraggioso d'altri.
-Le donne, in confronto, sembrano quasi dei rapaci. Sono cacciatrici di difetti, sempre alla ricerca di una preda: bastano pochi secondi e puoi vedere i loro occhi saettare su di te, in cerca della più piccola imperfezione, di qualcosa che le faccia sentire superiori a te, qualcosa che possa, anche solo per un momento, soddisfare la loro eterna insoddisfazione di sé.
Correndo veloci in sella alla moto di Bulma, attraversarono la città in pochi minuti, dirette a casa di quest'ultima. Stretta tra le braccia dell'amica, Bulma rivolse una rapida occhiata al cielo: piccoli stormi di uccelli volavano sereni in quella distesa azzurra senza una nuvola.
-Sherin, alza gli occhi!
La Sayan alzò il viso, socchiudendo gli occhi. Popo volava sopra di loro, così in alto che avrebbe potuto toccare il sole, se ne avesse avuto voglia. La vista del suo vecchio amico e maestro le riscaldò il cuore, immergendola in un mare di ricordi: i primi litigi, le lunghe giornate di giochi e allenamenti, le sue impacciate parole di conforto dopo pianti o brutti sogni...
Il peso dei ricordi innescò una catena di sentimenti contrastanti fra loro, malinconia, tristezza, nostalgia. Il periodo di lontananza si fece sentire più forte che mai, così come la voglia di tornare a casa.
-Bulma, quando saremo arrivate a casa tua, dovrò prendere alcune cose...Potresti prestarmi la tua sacca viola?
-Per quale motivo?
-...Torno a casa, al Palazzo del Supremo.

Sherin non era mai stata un asso nel preparare bagagli e valigie: la sua stanza era disseminata di vestiti, libri e cianfrusaglie, e camminare iniziava ad essere un'impresa difficoltosa. Tormentò la zazzera nera con un nervoso movimento della mano, osservando la montagna di vestiti ammucchiati sul letto.
-Sai, non avrei mai pensato che un giorno sarei stata indecisa su che vestiti scegliere....Te la sentiresti di darmi una mano?
Bulma annuì, soddisfatta di poterle essere d'aiuto e, nel frattempo, avere l'occasione di dare un'occhiata al contenuto dell'armadio dell'amica, che per tutto quel tempo aveva chiuso a chiave nascondendolo al suo sguardo curioso. La sua proverbiale curiosità fu ben presto soddisfatta: sul letto dell'amica vi erano gli abiti più strani che avesse potuto immaginare. Tute da combattimento, kimono giapponesi, veli ricamati che avevano tutta l'aria di provenire dai più caldi deserti del Nord Africa e della penisola Arabica, maglie bianche oversize, e...
-Sherin, quello cos'è?
Bulma accarezzò appena la superficie porpora del lungo abito a strati che aveva catturato immediatamente la sua attenzione: non sembrava esattamente adatto al corpo pieno di una donna, non essendo sagomato in vita...Invece di parlare, la Sayan si spogliò e lo indossò in silenzio, lasciando che il morbido tessuto scendesse leggero a coprire tutto il suo corpo. Inaspettatamente, il tessuto bianco si adattò perfettamente alle linee dei suoi fianchi, disegnandone delicatamente la forma per poi scendere dolcemente lungo le gambe fino alle caviglie, sopra le quali spiccava l'arabeggiante orlo scarlatto. Sherin si avvicinò ad un comodino accanto al letto, lo aprì, e ne estrasse una lunga collana di corda sottile. Al centro, dove la lunga linea nera si piegava sotto il suo peso, dondolava una splendente pietra grezza, rossa come il sole al tramonto. La ragazza la legò al collo, lasciando che lo stupefacente ciondolo scivolasse lungo la linea dei suoi seni. Nel momento in cui la superficie scarlatta toccò la sua pelle, una dolcissima sensazione le pervase il petto...
-....Amrat tupai....
Bulma si lasciò cadere sul letto, inspirando rumorosamente. Compresa la silenziosa domanda dell'amica, Sherin ridacchiò.
-Stavo solo parlando in namecciano, significava....lascia perdere..
Si sedette accanto a lei, tentando di abbozzare un sorriso che potesse essere minimamente convincente. Non ci riuscì, e quello che sarebbe dovuto somigliare ad un sorriso pareva solamente una smorfia poco convinta.
-Scommetto che stavi pensando a Piccolo, invece...
-Non è vero, Bulma.
Quest'ultima sfiorò la superficie grezza ma lucente della pietra scarlatta appesa al collo dell'amica.
-Non ci credo....Sono giorni che hai quest'aria un po' sovrappensiero, e spesso rimani minuti interi in silenzi, osservando rapita il cielo, un passante per strada o anche solo un filo d'erba. Ti conosco, Sherin, e conosco quell'espressione sognante- il suo sorriso divenne più dolce -Lascia che la tua dottoressa del cuore preferita ti dia un'occhiata.
Sherin alzò un sopracciglio.
-Non ricordo di aver mai detto nulla del genere.- tentò di obbiettare, ma Bulma si era già avvicinata al suo viso, osservandola con fare teatrale, per poi posarle una mano sul petto.
-Il tuo cuore batte più forte del solito, le tue gote sono rosee ed i tuoi occhi brillano come una volta...Sei semplicemente radiosa, come se tutto il dolore e la tristezza ti fossero scivolati via all'improvviso, e noi due sappiamo bene che in questi ultimi tempi sei stata spesso vittima di crisi depressive...Questo vuol dire solo una cosa.
-Si, che ho la febbre.- concluse sbrigativamente la Sayan, voltando il viso dall'altra parte.
Bulma le prese delicatamente il mento tra le mani, invitandola a guardarla negli occhi.
-Sei innamorata, Sherin. Sei innamorata di Piccolo....

-Io innamorato? Mi dispiace dirlo, Gohan, ma questa volta hai davvero preso un granchio!
Sotto il caldo sole di mezzogiorno, immersi nella natura più selvaggia, allievo e maestro stavano continuando imperterriti il loro allenamento. Gohan approfittò dell'attimo di smarrimento dell'amico per schivare un raggio che in un altra situazione avrebbe senza dubbio centrato il bersaglio, e si rifugiò dietro l'enorme tronco di un albero secolare. Domando l'istinto di sorridere, il ragazzino si concentrò, pronto a difendersi non appena Piccolo lo avrebbe trovato.
-Secondo me quello che si sta sbagliando sei tu.
Piccolo scoprì i denti in un sorriso sarcastico. Gohan non avrebbe lasciato perdere troppo presto.
-Nessuno di noi ha molta esperienza di queste cose, ma con lei ti comporti in modo diverso.
-In che senso diverso?
Gohan si accorse troppo tardi di lui: il calcio dell'amico lo colpì in pieno stomaco, costringendolo a rivolgergli tutta la sua attenzione.
-Beh...Non saprei spiegarlo a parole, in realtà...
-Questo dimostra che non sai di cosa stai parlando.
Le folte sopracciglia di Gohan si contrassero in un'unica, corrucciata linea.
-Invece sì. Mia madre mi parla spesso di quando lei e suo padre si conobbero, di come si sentiva innamorata.
-Gohan, io non sono tua madre.
-No, ma sei umano!
Le mani di Piccolo si bloccarono a mezz'aria, pietrificate così come il suo sguardo attonito. Umano. Lasciò che le braccia gli scivolassero lungo i fianchi, e diede le spalle all'allievo, ormai scoraggiato e dispiaciuto.
-Piccolo...
-L'allenamento è finito.

Sherin salutò Bulma con un cenno del capo, guardandola sparire a cavallo della sua moto. Era di nuovo a casa...Guardò il marmo bianco dell'Obelisco di Balzar innalzarsi alto e maestoso verso le nuvole, lasciando che i ricordi penetrassero dentro di lei con il vigore di un fiume in piena.
E così, dopo trent'anni, farò la mia comparsa inaspettata in questo posto....
Uno stormo di uccelli neri attraversò il cielo, e l'aria si riempì di cinguettii festosi.
Perché no..In fondo, un po' di allenamento non mi farà certo male.
Assicurò lo zaino sulle larghe spalle e, dopo aver dato un ultimo sguardo alla direzione dove Bulma era diretta, iniziò a scalare. Sostenuta dalla forza dei muscoli di gambe e braccia, Sherin affrontò decisa la ripida salita, utilizzando ogni possibile appiglio, ogni sporgenza. Trent'anni prima era stato il Supremo a portarla al Palazzo, pensò, ora era giunto il momento di farcela da sola. Trattenendo risate entusiaste, la Sayan si arrampicava con l'agilità di una gatta, senza mai fermarsi. Ogni secondo che passava era distanza in meno che la separava dal suo obiettivo....ripetendo questa frase come un mantra, Sherin giunse finalmente alla dimora di Balzar.
-Ehi, micio dei miei stivali, dove ti sei cacciato?-esclamò non appena i suoi piedi ebbero toccato la fredda pietra del pavimento, ed un delicato rumore di passi giunse pochi secondi dopo alle sue sensibili orecchie.
-Come osi chiamarmi micio? Non sai chi sono io...
S'interruppe di colpo, stringendo il vecchio bastone di legno tra le zampette candide.
-...Sherin?- sussurrò, sgranando gli occhi.
-E' un piacere rivederti ancora una volta...-cominciò la ragazza, ma Balzar non le diede tempo di continuare. Abbandonando il bastone a terra era corso verso di lei, lanciando gridi di gioia. Le saltò in braccio, come un micio qualsiasi, continuando a ripetere:
-Sei tornata, finalmente! Come saranno contenti gli altri, come saranno contenti!
-Si vedrà. Tornerò da te fra pochissimo Balzar, promesso...Aspetta, stavo dimenticando una cosa...
Posato Balzar a terra, Sherin aprì lo zaino, iniziando a frugarvici. Poco dopo Balzar l'osservava volare verso il Palazzo, stringendo tra le mani dolcetti di ogni tipo.

Un umano....
Un essere umano...
Piccolo aprì improvvisamente gli occhi, appena in tempo per accorgersi dell'obelisco marmoreo.
-Diamine!- sbottò, scartando di lato. Si fermò, cercando di regolarizzare il suo respiro che, in pochi minuti, era diventato sempre più affannato. Gohan non poteva avere ragione, non poteva...Come avrebbe potuto lui, un demone, anche solo pensare di provare un sentimento come l'amore? Come avrebbe potuto essere ricambiato da lei? Si appoggiò alla superficie liscia dell'enorme pilastro, inspirando a fondo, mentre i suoi muscoli iniziavano lentamente a rilassarsi.
Com'è strano...se chiudo gli occhi mi sembra di vederla accanto a me...
Lasciò cadere il capo all'indietro, concedendosi un po' del calore dei raggi solari.
Non ho mai provato sensazioni più piacevoli.
-Piccolo! Piccolo, riesci a sentirmi?
La stridula voce di Balzar risuonò nell'aria, appena sovrastata dal rumore del vento.
-Piccolo! Vieni subito qui! Ho una notizia da darti!
Controvoglia, Piccolo riprese il volo, ostentando un'espressione indifferente. Balzar, visibilmente eccitato, saltellava da un piede all'altro, senza mai fermarsi.
-Vuoi dirmi di che si tratta? Per caso Goku è tornato? No, probabilmente no..- aggiunse, scoccando uno sguardo sarcastico al gatto -Se fosse così, questo posto sarebbe pieno di gente esaltata come te...
-Ma no, zuccone di un namecciano, si tratta di Sherin! Invece di rimanere lì imbambolato come un pesce lesso, corri al Palazzo del Supremo! Sherin è tornata per te!
-Spero tu non stia scherzando...- borbottò il namecciano, ma ormai Balzar non poteva più sentirlo. Senza nemmeno salutarlo aveva spiccato il volo, cercando di calmare quel suo cuore, che in tanti anni non era mai stato così irrequieto.
La forte risata di Sherin lo colpì come un dardo, ed il namecciano aumentò la velocità del suo volo. Era sempre più vicino, sempre di più....Poteva quasi contare i secondi che lo separavano dal Palazzo....
-Sherin!
Popo rovinò a terra con esilarante sorpresa, mentre la sua protetta correva lontano da lui, ridendo ancora. Gli saltò tra le braccia con impeto, incurante che il suo padre adottivo fosse distante solo di qualche metro, e li guardasse come inebetito.
Piccolo fece scivolare via la sacca violacea dalle spalle della ragazza, così da poterle stringere meglio a sé.
-Questa volta ne sono sicura, torno per sempre....Sono stanca di spostarmi come una fuggitiva da due case diverse, anche se entrambe significano tanto per...
S'interruppe, accogliendo il bacio di Piccolo, forte e deciso come lo ricordava, come lo desiderava. Fece scivolare le braccia fino alla sua vita e lo strinse a sé, come un uomo, e gli mordicchiò delicatamente le labbra, sapendo bene quanto lo apprezzasse.
-Sherin, Sherin....-Piccolo si staccò delicatamente da lei, e con un lieve cenno del capo le indicò Popo, ancora immobile a pochi passi da loro.
Sherin sorrise e lo prese per mano, guidandolo verso l'entrata del Palazzo.
-Sherin, aspetta....-disse Popo, intromettendosi – Piccolo finora ha usato la tua stanza, quindi dovrò prepararne un'altra, date le circostanze....
-Non ce ne sarà bisogno, non preoccuparti per questo.
Allontanandosi con la mano di Sherin racchiusa nella sua, Piccolo attraversò un lungo corridoio bianco, costellato da porte di varie dimensioni. Felice come una bambina, Sherin continuava a dargli piccoli, giocosi baci, senza mai smettere di sorridere.
Piccolo aprì una porta arancione, poco più grande delle altre, ed entrambi entrarono in una stanza molto spaziosa, interamente illuminata dalla luce del sole. I muri, dipinti di un tenue color pesca, in alcuni presentavano impronte di mani colorate, sbiadite dal passare del tempo. Sherin poggiò la sua mano sopra una di quelle tenere tracce, sovrapponendola con la sua. Da piccola amava immergere le manine in barattoli ripieni di vernice colorata, per poi stampare la sagome delle sue mani su tutti i muri della sua stanza, accompagnata dalle raccomandazioni di Popo e del Supremo.
Piccolo si sedette sul letto circolare posto al centro della stanza, e tese una mano verso di lei, invitandola a raggiungerlo. Dopo un'impercettibile esitazione, la ragazza si sedette accanto a lui, lasciandosi baciare le labbra, le gote, le mani....Sussultò, sentendo i nastri della sua camicetta allentarsi sotto le dita del compagno, e portò una mano al petto, cercando di trattenere la leggera stoffa scarlatta. Piccolo poggiò una mano sulla sua, forzandone delicatamente la presa. Senza più la camicetta a coprirla, Sherin occultò il reggiseno candido con un braccio, abbassando lo sguardo.
-Non vergognarti...non ne hai alcun motivo....
Piccolo sottolineò le sue parole con un altro bacio, più profondo, così come il sua abbraccio. Abbandonandosi a quel bacio, Sherin parve prendere una decisione: lentamente, prese la cintura del compagno tra le mani, ed iniziò a sciogliere il nodo che la stringeva attorno alla sua vita.
Popo, intento a curare gli enormi alberi dei viali esterni, rivolse un sorriso colmo di gratitudine al cielo, sicuro che, da qualche parte nell'immensità del cosmo, il Supremo stesse sorridendo.






Con questo capitolo siamo arrivati ormai quasi alla metà della nostra storia, e proprio questo undicesimo capitolo ho voluto dedicare a Molkira ed al suo Freddy, la mia coppia più fedele.
Un bacio speciale va anche a Vanessa, che in questi giorni sta vivendo le dolcezze del primo amore.

Buon San Valentino.
   
 
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