“Dimmi chi è stato! DIMMELO!” il ringhio cupo di Arthur fece vibrare tanto l’aria quanto il locale, mentre sbatteva con forza immane l’uomo contro la parete.
Sentì un altro crack, mentre l’uomo lanciava un altro urlo soffocato. Peccato che le 4 costole rotte – no, ora 5 – gli impedissero di urlare più forte, pensò con capricciosa soddisfazione.
“È stato Gilbert! Glibert Belishmidt!” rispose il tizio, mentre le gambe smettevano di sorreggerlo e solo la stretta d’acciaio delle mani di Arthur sulle sue spalle lo teneva in piedi.
Arthur non discusse la risposta, in quanto confermava solo i suoi sospetti.
“Dimmi dove sono! SUBITO!” ordinò l’inglese, sferrando un tremendo pugno sull’orecchio al suo prigioniero, disperato di avere la sua seconda risposta. Faceva male quasi quando sul naso, ma quello glielo aveva già distrutto…
Non ricevendo risposta, vuoi per un ultimo tentativo di lealtà verso il suo capo o per il dolore – poco gli importava – l’autocontrollo di Arthur andò completamente a puttane, ruggendo e digrignando i denti, come un leone che gridi vendetta per i suoi cuccioli.
“DOVE SONO I MIEI FIGLI?” Avvicinò il viso a quello dell’altro, fino a che quello potesse vedere solo i suoi occhi di un verde innaturale, preso dall’improvviso e indomabile desiderio di mordere, affondare i denti nella carne viva, dilaniarla… oh, no, lui non era più umano degli altri come lui, e l’uomo lo vide nel suo sguardo affamato.
“Sotto il vecchio pub!” sibilò l’uomo, interrotto da una crisi di tosse, che lo lasciò con il mento sporco di saliva e sangue. “Quello vicino alla cisterna! Te lo giuro!”
L’uomo stava soffrendo troppo anche solo per respirare, figuriamoci mentirgli, perciò Arthur gli afferrò la testa con entrambe le mani macchiate di sangue e gliela sbatté forte contro il muro, ottenendo un sordo tump, lasciandolo poi cadere a terra.
Lentamente, si voltò verso Francis e Antonio che, appollaiati sui loro sgabelli al bancone, avevano assistito a tutta la scena in silenzio.
“Vai a riprenderti i tuoi figli.” disse il francese, facendo un gesto verso la porta con il bicchiere.
No, neanche Francis voleva che i piccoli Alfred e Matthew rimanessero un minuto di più nelle mani di quel traditore – che un tempo era stato suo fratello.
“Gilbert ha infranto le nostre leggi.” confermò con voce chiara Antonio. “Vendicati.”
Seguì un attimo di silenzio, che nessuno dei bravacci nel bar osò rompere, mentre Arthur svelleva i suoi due coltelli dai pannelli di legno – in cui li aveva conficcati mentre cercava di ottenere le sue risposte – e si dirigeva verso l’uscita.
“Se ha fatto loro del male in qualunque modo, giuro che non morirà… non stanotte.”
Al mondo non c’è nulla peggiore della morte, ma ci sono cose che ti fanno desiderare disperatamente il suo arrivo, fu il pensiero comune di Antonio e Francis mentre sentivano il ringhio del motore di una moto svegliarsi prontamente fino a diventare un ruggito, che svanì velocemente in lontananza.
Se solo avessero saputo che Arthur non aveva già più due gemelli…




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sentitevi liberi di darmi la caccia con torcie e forconi, per adesso vado a nascondermi in un armadio per i prossimi centi anni, più o meno...