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Autore: Eros and Thanatos    17/03/2010    0 recensioni
Un antico enigma sta per essere svelato...
Genere: Mistero, Suspence, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lunga la dinastia degli Umani sapienti, che da secoli i diritti dell’uomo difendono. Oscuro il tassello mancante dell’Enigma e grande la combinazione che unisce tutti gli altri. L’ombra dell’era di Cipo dalle Ranmidola si avvicina - Leggevo e rileggevo l’antica profezia sulla minuta pergamena. Fino a qualche giorno prima non riuscivo a risolvere l’enigma, eppure mi venivano posti tutti gli indizi necessari su un vassoio d’argento.
Era davvero stressante.
Stressante ed eccitante.
Proprio come il modo in cui avevo trovato la pergamena. Erano passati 5 giorni da quando avevo visto quella strana ombra scura nell’ufficio di mio zio che, con la sua mano magra e lugubre, mi aveva indicato il grande affresco sul muro.
In particolare la grande porta del castello, dipinta sicuramente con tanta perizia. Istintivamente feci scorrere la mano sul muro e con sorpresa sentii una piccola sporgenza in corrispondenza della maniglia. Eppure non poteva essere un’imperfezione di quella fredda superficie…dopotutto traballava…
Tirai lentamente con mano tremolante e tirai fuori dal muro una piccola scatolina. Sentivo il sudore gocciolarmi dalla fronte fino al mento . Aprii la scatola ed esitando guardai al suo interno. C’era una piccola chiave con una catenella d’oro. Era magnifica. Non c’era una sola sua parte che non fosse decorata. Nell’impugnatura era incastonata una pietra quasi perfettamente sferica. Era di un azzurro davvero intenso, probabilmente uno zaffiro. La stavo ancora osservando minuziosamente quando sentii i passi di mio zio.
Non sapevo dove nascondermi ed ero disperato. Vidi una porta che non avevo mai notato con affianco l’ombra che mi aveva indicato il luogo dove era nascosta la chiave. Ecco che nella mia testa si formulavano nuovi dubbi: chi era quell’ombra? Era la stessa citata nel testo scritto sulla pergamena? Perché mi seguiva? Era solo una coincidenza che l’avessi incontrata? Mi pedinava? Era lei che mi seguiva o ero io ad evocarla quando ero in difficoltà? Non lo sapevo e non avevo tempo per fermarmici a pensare: l’ombra mi indicava la vecchia serratura che pareva combaciare con la mia chiave. Entrai e mi trovai innanzi ad un’antica scala a chiocciola che pareva non finire mai.
I passi si facevano sempre più vicini e senza esitare chiusi la porta dietro le mie spalle e avanzai a tentoni nel buio in cerca del primo gradino. Ebbene lo trovai, però in un modo alquanto doloroso: poggiai male il piede ed inciampai ruzzolando fino alla fine della scala. Arrivai malconcio ma ne valeva la pena e comunque così risparmiai un sacco di tempo. La scalinata conduceva ad un grande studio che dalla struttura architettonica pareva risalire al 1400.
Il modulo base era il quadrato e un po’ ovunque si elevavano imponenti archi a tutto sesto da cui nascevano eleganti volte a botte. Tutte le chiavi di volta erano decorate con soggetti religiosi. Le finestre erano sormontate da timpani semicircolari e, appoggiata a una parete c’era un’ampia scrivania. Aperto su di essa vi era un antico manoscritto.
Le pagine erano ruvide e giallastre e la loro superficie irregolare. Probabilmente si trattava di pergamena.
Lo chiusi e lessi il titolo: “ La dignità dell’uomo di Pico della Mirandola”, naturalmente in latino. Iniziai a sfogliarlo. Ai lati del testo c’erano alcuni piccole annotazioni e molte modifiche.
Sicuramente si trattava della copia originale, mai ritrovata. Si vedeva che l’umanista ci aveva lavorato molto tempo. Notai che da una pagina del libro sporgeva il tassello nero di un mosaico usato come segnalibro. Aprii l’antico volume a quella pagina, mi misi in tasca il curioso oggetto e sottolineate trovai le famose parole dell’autore: Perciò assunse l’uomo come opera di natura indefinita e postolo nel centro dell’universo così gli parlò: "Né determinata sede, né un aspetto tuo peculiare, né alcuna prerogativa tua propria ti diedi, o Adamo, affinché quella sede, quell’aspetto, quelle prerogative che tu stesso avrai desiderato, secondo il tuo volere e la tua libera persuasione tu abbia e possieda. La definita natura degli altri esseri è costretta entro leggi da me stabilite, immutabili; tu, non costretto da nessun limitato confine, definirai la tua stessa natura secondo la tua libera volontà, nel cui potere ti ho posto. Ti ho collocato al centro dell’universo affinché più comodamente, guardandoti attorno, tu veda ciò che esiste in esso.
Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, affinché tu, quasi libero e sovrano creatore di te stesso, ti plasmi secondo la forma che preferirai. Potrai degenerare verso gli esseri inferiori, che sono i bruti, potrai, seguendo l’impulso dell’anima tua, rigenerarti nelle cose superiori, cioè in quelle divine".
Girai pagina e mi avvidi che era vuota come quelle che seguivano.
Strano, pensai, mentre continuavo a sfogliare meravigliato.
Improvvisamente mi fermai: avevo trovato una pagina scritta. Non era però la grafia ordinata di Pico della Mirandola, ma una disordinata e il foglio era macchiato d’inchiostro. Lessi il testo:
“Cipo dalle Ranmidola un segreto ha celato
ma mai ha nessuno l’ha raccontato.
Chi, come, quando e perché:
questi i quesiti, le ipotesi son tre.
Qualcuno gli ha impedito di riferire
ma mai lui si sarebbe aspettato di morire”.
Cipo, Ranmidola, segreti, ipotesi, morire… Notai che in piccolo alla fine qualcuno aveva scritto: “ Anagramma”. Ma certo! Cipo dalle Ranmidola era l’anagramma di Pico della Mirandola. Quindi l’autore di quel preziosissimo libro aveva qualcos’altro da scrivere (ecco la spiegazione delle pagine vuote), ma non aveva potuto perché era morto, come Virgilio. Non c’era nessun problema nella morte di Pico, ma perché l’indovinello mi chiedeva di scoprire come fosse morto? Forse gli autori dei libri di storia non sapevano bene come fosse andata la storia. Toccava quindi a me indagare sull’accaduto. Un dodicenne alle prese con un caso degno di Sherlock Holmes. Notai, guardandomi intorno in cerca di un indizio, che sul pavimento della sala c’era una lunga linea azzurra. Cercai di seguirla con lo sguardo per capire da dove partisse. Per far ciò dovetti alzare la testa e guardare verso la chiave di volta. Un momento! La chiave. Proprio come quella che avevo trovato all’inizio della mia incredibile avventura! La sfilai dalla tasca e mi diressi verso la mattonella in corrispondenza della chiave di volta. Appena vi passai sopra si ruppe rivelando una botola chiusa a chiave. Infilai la chiave nella serratura e girai lentamente. Sentii il caratteristico cigolio dei cardini arrugginiti e penetrai nell’angusto passaggio. Percorsi lo stretto corridoio per trovarmi…in trappola!
Il passaggio si era chiuso e davanti a me v’era solo un grandissimo mosaico, probabilmente un planisfero d’epoca. Mi sedetti sul freddo pavimento di marmo e cominciai a riflettere dopo un’attesa che a me parve lunghissima mi diressi deciso verso il mosaico e inserii il tassello nero nel buco al centro della Terra. Dopotutto era stato proprio Pico ad affermare che l’uomo è al centro dell’universo. Improvvisamente tutti i pezzi del mosaico caddero al suolo frantumandosi. Eccola comparire, davanti ai miei occhi, la soluzione del caso: su un piedistallo v’era il ritratto di Pico della Mirandola corroso da un acido la cui boccetta era per terra in frantumi. Solo la sua etichetta era intatta: “Chiare, fresche e dolci morti”
- E’ tutto chiaro ormai -, dissi, è stato Francesco Petrarca ad uccidere Pico, ma perché? – In quel momento scorsi un altro indizio: sotto il ritratto di Pico c’era un foglietto che confermava i miei sospetti. Si trattava di un testo di Petrarca. La confrontai con il testo di Pico:
Né determinata sede, né un aspetto tuo peculiare, né alcuna prerogativa tua propria ti diedi, o Adamo, affinché quella sede, quell’aspetto, quelle prerogative che tu stesso avrai desiderato, secondo il tuo volere e la tua libera persuasione tu abbia e possieda. La definita natura degli altri esseri è costretta entro leggi da me stabilite, immutabili; tu, non costretto da nessun limitato confine, definirai la tua stessa natura secondo la tua libera volontà, nel cui potere ti ho posto.
Pico della Mirandola

O musa ispiratrice di tutti i grandi poeti, la tua sede, il tuo aspetto, tu sicuramente hai scelto e desiderato, secondo il tuo volere. La definita natura degli altri esseri è costretta entro leggi da Dio stabilite, immutabili; tu, non costretta da nessun limitato confine, definisci la tua stessa natura secondo la tua libera volontà, di cui hai il pieno possesso.
Francesco Petrarca

Petrarca dunque aveva avvelenato Pico per potersi impadronire degli scritti non ancora conosciuti e poter così guadagnarsi fama e denaro senza alcuno sforzo.
Bene, il caso era risolto, ma come avrei fatto ad uscire? Esausto e scoraggiato mi appoggiai ad una parete che si aprì: era un altro passaggio segreto. Chissà dove mi avrebbe portato. Varcai la soglia e mi ritrovai nell’ufficio di mio zio, con dinanzi a me l’ombra. – Esci dall’oscurità e mostrati per una volta – le gridai, ma lei non mi ascoltò, mi guardò e scomparve definitivamente.
E ora? Beh, dovranno aggiungere qualche pagina ai libri di storia riguardando anche le date di nascita e … morte dei due grandi scrittori!!!

L'HO SCRITTA COME COMPITO IN CLASSE A UNDICI ANNI... xD COMMENTATE!!!
   
 
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