Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Yuri_e_Momoka    18/03/2010    6 recensioni
Sfiorò i lineamenti di quel viso che mai aveva visto così da vicino, nemmeno durante le lunghe notti trascorse nello stesso letto, senza mia toccarsi, né parlarsi, con inconfessabili pensieri che volteggiavano sopra di loro, mai espressi.
Non poteva farlo soffrire per colpa di alcuni stupidi ricordi. Eppure tenne con sé quell’ultima foto, e la nascose nella giacca, prima di riporre la scatola e ritornare dall’altro…
“E se tu… te ne dovessi andare?”
C’erano tante, troppe cose per cui doveva essere perdonato, ma per nessuna di queste meritava l’assoluzione. Soprattutto per quello…
"Tu hai qualcuno che ami da proteggere, ed è ciò che ti infiamma l’anima e gli occhi, che mobilita ogni tuo gesto, che giustifica ogni tuo respiro."
“L’importante è anche riuscire a vivere fino a quel giorno.”
“Ti…voglio…bene.”
“Non andare.” Ripeté, mentre osservava il proprio sangue entrare nel corpo debole e sempre più pallido di Fay.
“Kurogane…” pregò piano, stava troppo male per gridare, ma sperava che qualcuno lo sentisse ugualmente.
"Non vado proprio da nessuna parte"
Il rapporto tra Kurogane e Fay sembra idilliaco, ma non tutto è semplice come appare. Tutte le complicazioni di una relazione, dalla A alla Z.
[vergognosamente KuroFay]
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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ff-EC 20 Eccoci qui, dunque.
Il grande momento è arrivato. Mi sembra davvero passato un giorno dalla pubblicazione del primo capitolo, e invece sono quasi passati cinque mesi! Settimana dopo settimana, nonostante i vari ritardi, abbiamo creato questa sorta di rituale che, inutile a dirsi, ci mancherà tantissimo. Vedere le recensioni, tutte le visite, i preferiti e i seguiti ci da una soddisfazione enorme, e per questo lasciatemi dire un semplice ma sentitissimo grazie. A tutte voi, a Tomoyo93, Yua, FireAngel, ViKy_FrA, Oceanredwhite, Thyarna, Covianna, Roy4Ever, Julia_Urahara, alla mitica Vale, che nell’ombra ha sempre letto e sopportato i miei discorsi Kurofayosi su questa “crisi enciclopedica” e a chiunque abbia seguito questa fan fiction sopportandoci per tutto questo tempo e soffrendo con noi (e con il Kurofay, ovviamente…) ^___^ *inchin*
Infine eccomi, da brava smelensa, a ringraziare colei senza la quale non avrei scritto questa ff, visto che l’idea è nata tutta da lei e che mi ha supportato (ma soprattutto sOpportato) durante i miei lamenti e crolli di autostima vari (e ce ne sono stati parecchi) XD Grazie Yuri J [e anche se in questo istante è al mio fianco, ci tengo a ringraziarla pubblicamente lo stesso]
Dunque è arrivato il momento dell’ultimo capitolo. Sappiate che per me è stato davvero difficilissimo da scrivere, un po’ perché mi sentivo la responsabilità del finale, che non è da poco, un po‘ per il solito timore dell’ OOC! ^.^’7 Spero davvero tanto di non avervi deluso: è fluffosità allo stato puro, proprio come si addice a me! XD Non mi resta altro che augurarvi una buona lettura… ci vediamo in fondo al capitolo per i saluti!
Momoka
 
 
ZERO: “Il punto di partenza di una serie, di una successione. Cominciare da capo, spesso usato in contesti lavorativi e affettivi.” [¹]
 
Quando Kurogane si svegliò, accecato da un piccolo raggio di sole che si rifletteva sulla neve morbidamente appoggiata sul davanzale, fece fatica a riconoscere la propria stanza, abituato dopo tutte quelle settimane a dormire in una brandina ospedaliera. Si ricordò violentemente che tutto era finito e a questo pensiero gli venne quasi spontaneo spostare la mano alla sua destra per verificare che quella massa disordinata di capelli e coperte fosse realmente accanto a sé, e non fosse solo un sogno. Lo fissò: la testa affondata nel cuscino, le coperte ai suoi piedi, lasciandolo del tutto scoperto. Gli venne automatico coprirlo con la propria porzione di lenzuolo, prima di alzarsi. Lo sguardo si soffermò sui suoi capelli biondi, resi ancora più chiari dalla luce nella stanza per poi cadergli sulla benda ospedaliera che ancora copriva il suo occhio. Senza nemmeno rendersene conto scostò una ciocca e gli baciò proprio quel punto. Mentre lo faceva però sentì l’altro emettere dei piccoli mugolii, cominciando a muoversi e riconoscendo quei momenti si spostò veloce prima che si svegliasse del tutto e lo beccasse in un gesto così poco usuale per lui.
“Buongiorno, Kuro-chan!” disse Fay, con la bocca ancora intorpidita dal sonno, aprendo appena l’occhio e perdendosi in un sorriso appena abbozzato, ma luminoso.
“Umh, ‘giorno.” rispose il moro, vagamente imbarazzato da quella scena così bella.
“Non mi piace questo buongiorno! Ne voglio un altro… come quello di prima!”
“Cosa stai dicendo?” era inutile fingere di non saperne nulla, perché il suo tono di voce si era automaticamente alzato nel pronunciare l’ultima frase. Beccato.
Sentì l’altro ridere alle sue spalle, affondando il volto nel cuscino. Un’improvvisa voglia di farlo smettere prese possesso delle sue mani che andarono a cingere il collo del pigiama del ragazzo per avvicinarlo a sé e avvolgerlo in uno dei suoi abbracci improvvisati e disordinati, ma che Fay sembrava apprezzare, spesso con degli strani versi terribilmente somiglianti a quelli di un gatto.
Sentì il volto dell’altro alzarsi, la mano salire fino al suo mento per abbassarlo e consentirgli di baciarlo. Kurogane si trovò a ripensare, mentre le loro labbra si staccavano dolcemente, a come potessero essere assurdamente complementari: il corpo così mingherlino e fragile di Fay sembrava fatto per essere accolto nel suo.
“Buon natale Kuro-pon!” gli soffiò sulle labbra.
“Sì sì, buon natale anche a te… dai ora alzati che andiamo a fare colazione.” rispose, imbarazzato da tutta quella scena, mentre le guancie cominciavano ad imporporarsi. Cercò di ignorare le proposte di nuovi dolcetti melensi per festeggiare, mentre Fay gli ronzava attorno entusiasta come un bambino. Prepararono la colazione assieme per poi gustarla sul divano, davanti al loro bonsai, mentre la neve continuava a scendere.
Kurogane fissò più volte il biondo, sbirciando dalla tazza del caffè, o tra un boccone e l’altro del suo toast perdendosi tra i pensieri. Era felice di averlo di nuovo lì, davanti a lui. Vederlo immerso di nuovo nel loro solito ambiente era rassicurante, non c’era più il triste e anemico sfondo dell’ospedale e finalmente si rese conto di quanto la loro vita fosse effettivamente ricominciata per il verso giusto.
Era talmente perso nei suoi pensieri che nemmeno si accorse che l’altro aveva iniziato a parlare.
“E dunque, Kuro-bim, cosa ne dici?”
“Umh, va bene.” si trovò a dire prima di poter chiedere delucidazioni a riguardo o di ammettere di non aver ascoltato nemmeno una parola, perso com’era in certi stupidi e smidollati pensieri. Peccato che il volto tutto illuminato di gioia e infantile entusiasmo di Fay non facesse presumere niente di buono.
“Ehy aspetta, che diavolo hai in mente di fare?!” troppo tardi.
Un secondo dopo la tazza di caffè del biondo fu abbandonata per terra, mentre questo, zoppicante e malfermo, ma determinato, si fiondò in camera.
Quando il moro lo raggiunse lo trovò a ripescare dall’armadio i maglioni e gli accessori che il giorno prima gli aveva messo addosso.
“Cosa diavolo hai intenzione di fare?!”
“Ma te l’ho appena detto Kuro-smemo! Andiamo fuori a giocare a palle di neve!”
Non riuscì a rispondere per alcuni momenti, mentre dentro di lui lottava la preoccupazione per Fay e il rifiuto automatico che quel tipo di attività provocavano in lui. Quando finalmente aprì la bocca per esprimere la giusta reazione al tutto un maglione rosso fiammante gli volò in testa coprendolo. E fu così che acconsentì.
Accompagnò fuori il biondo con calma, continuando a raccomandargli di stare attento, di evitare il ghiaccio e la neve poco stabile. Sapeva che suonava assolutamente patetico, si sentiva peggio di una madre apprensiva, e questo aumentava continuamente il suo disagio, facendolo arrossire fino alla punta delle orecchie, nonostante desse la colpa al freddo.
A causa del gelo le strade erano pressoché deserte, l’unico presente era il vicino di casa, il signor Clow Reed, impegnato a spazzare via la neve dal vialetto e che si limitò a salutarli appena con un cenno del capo.
Stava rispondendo al saluto dello strano individuo della casa accanto, quando sentì qualcosa di molto bagnato e freddo piombargli in faccia.
“Suuuu, Kuro-fight! Combattiamo!”
“Ehy idiota! Cosa stai combinan…” non riuscì a terminare le frase che un’altra palla di neve gli finì tra il naso e la bocca.
“Tsk, vuoi la guerra? Non sai chi hai contro.” Un ghigno sadico si dipinse sul suo volto, mentre i suoi occhi si accesero di sfida.
Dopo una decina di minuti di schivate e lanci mirati, capì che se voleva vincere quella battaglia, avrebbe dovuto puntare su un attacco improvviso e soprattutto che prendesse l’altro di sorpresa. Approfittò di un momento di distrazione di Fay per raccogliere più neve possibile e con uno scatto rapido riuscì a sorprenderlo alle spalle, sommergendolo con l’enorme palla di neve. L’altro si voltò, rosso in volto, con un piccolo cocuzzolo di neve sui capelli e la bocca aperta in un’espressione di sorpresa. Kurogane lo fissò, soddisfatto di sé stesso e della sua vittoria. Era riuscito a batterlo in quello stupido gioco in cui l’aveva trascinato e l’aveva lasciato muto come uno stoccafisso, aveva ben due motivi per gongolare in quel momento!
Poté gustarsi la vittoria solo per qualche istante, prima che l’altro reagisse buttandolo a terra tra la neve. Nel farlo doveva aver perso l’equilibrio perché cadde a sua volta accanto a lui, ridendo come un bambino.
Kurogane cercò subito di alzarsi quando il biondo lo prese per la mano e rotolò dolcemente sopra di lui.
“Ti ho sconfitto Kuro-Rudolphe!”
“Che diavolo di soprannome è questo! Dannato idiota!”
“Hai il naso rosso come la renna di Babbo Natale!”
“Che assurdità vai dicendo!” stava per scrollarselo di dosso quando l’altro si avvicinò avvolgendolo in un caldo bacio, stringendogli le mani nelle sue.
Riaprì gli occhi e si trovarono a fissarsi, a pochi centimetri l’uno dall’altro, i loro nasi che si sfioravano ancora, i loro respiri che si riscaldavano a vicenda e Kurogane si perse nell’azzurro di quell’unico occhio che brillava per lui.
Per la prima volta dopo tanto tempo non si stava preoccupando di quelli che potevano vederli, ai vicini che avrebbero potuto giudicare negativamente la scena, non sentiva nemmeno il freddo o il fastidio dello scomodo appoggio, perché una violenta sensazione lo scosse.
Era la percezione che tutto stava ricominciando da zero. La perdita del lavoro, l’incidente, la sofferenza in ospedale erano cose successe in una vita passata, ormai distante da loro, che non li avrebbero più toccati. Ma quando era iniziato il tutto?
Chiuse nuovamente gli occhi coprendo quella piccola distanza che separava le loro labbra, unendole in un dolce bacio. Se lo ricordava bene, il momento in cui la sua vita era davvero ricominciata da zero.
Era una afosa domenica estiva, stringeva tra le mani un piccolo pacchetto regalo e aspettava impaziente Sorata e la sua nuova mogliettina, una certa Arashi. Non vedeva l’ora di consegnare quel dannato set di argenteria preso a caso dalla lista nozze e tornarsene al suo piccolo e fresco mondo con l’aria condizionata. Aspettare per quasi un’ora alla stazione dei treni si stava rivelando molto più fastidioso di quanto credesse, senza considerare che aveva avuto la pessima idea di vestirsi completamente di nero, attirando così ancora di più tutto il calore circostante.
“Tsk, altri cinque minuti e me ne vado! Tu guarda se è possibile aspettare questi due per tutto questo tempo” continuava a borbottare da solo, calciando ogni tanto il cartello pubblicitario dietro di lui, nella speranza di sbollentarsi un po’, ma questo non faceva altro che aumentare il suo cattivo umore, specie quando il piede mirò con troppa forza sul pannello di plastica, facendolo cadere a terra con un tonfo.
Stava indietreggiando per allontanarsi dal pasticcio che aveva combinato, quando sentì qualcuno finirgli addosso, facendogli cadere il pacchetto con un tonfo metallico.
“Dannato idiota, sta attento a dove vai!” Quando si voltò vide un uomo a terra, mentre davanti a lui c’erano finalmente Sorata e una ragazza che immaginò essere Arashi.
“Ciao Kurogane! Scusaci per il ritardo, ma la mia honey mi distrae con la sua bellezza e il tempo vola da innamorati...”
L’altro, di risposta, non si preoccupò minimamente del biondo a terra, preso com’era dal sistemare al volo il regalo danneggiato per consegnarlo ai novelli sposi, quando ad un tratto sentì il ragazzo chiamarlo:
“Ehy tu, uomo nero! Mi dai una mano ad alzarmi?!”
“Chi diavolo hai chiamato uomo nero?”
“Tu! Su aiutami, uomo nero!”
“Ahahahah, vedo che andate d’accordo!” esclamò Sorata, divertito da quella scena, mentre il biondo cercava di alzarsi da solo, massaggiandosi la schiena dolorante.
“Lo conosci?” commentò sorpreso Kurogane, immaginandosi che fosse soltanto uno sprovveduto che capitava lì per caso.
“Certo che sì! Lui è stato il damigello al matrimonio con la mia bellissima honey, era un mio collega, ci tenevo a presentartelo!” rispose di rimando l’altro, mantenendo un sorriso divertito sul volto e aiutando l’amico a sistemarsi dopo la caduta.
“Sono Fay D. Flourite. Mentre tu sei… Kuro-chan, giusto?”
“Come mi hai chiamato?!” si trovò a gridare, mentre persino i passanti li fissavano, straniti. Gli strinse la mano, indifferente, e spostando lo sguardo dall’amico a colui che aveva davanti a sé, si soffermò, anche se per pochi, impercettibili secondi, sui suoi occhi. Era sicuro di aver già visto quell‘azzurro così intenso, da qualche parte. Stava per chiedergli se si erano incontrati precedentemente da qualche parte, quando l’altro ricominciò di nuovo con le sue stupidaggini, interrompendo il corso dei suoi pensieri.
“Umh, preferisci Kuro-pon?”
“Mi chiamo Kurogane, brutto idiota!”
“Hai visto Arashi, te l’avevo detto che sarebbero diventati amici!”
Il battibecco continuò per molti minuti, tra i commenti divertiti di Sorata e il solito silenzio di sua moglie.
“Bene, io e la mia dolce metà dobbiamo salutarvi, abbiamo tante cose da fare prima di partire per il viaggio di nozze, ma ti lasciamo in buona compagnia! Divertitevi!”
“Cosa diavolo? Non mi lascerai mica con questo qui!” esclamò furioso Kurogane.
“Oh, com’è cattivo Kuro-koi nei miei confronti! Non ti preoccupare, Sorata-chan, ci penso io a lui! Andate pure! E buona partenza per domani!” E detto ciò, li salutò con la mano, mentre prendeva per il braccio Kurogane e lo trascinava via.
“Dove accidenti mi stai portando?”
“Ahhh, Kuro-pippi, sei sempre così scorbutico con tutti?! Per forza che poi fai paura alla gente!”
Continuarono così per parecchio tempo, tra un nuovo soprannome di Fay e l’ennesimo improperio del moro. Finalmente raggiunsero il parco vicino e il biondo si fermò ad una panchina, lasciandovisi cadere stancamente.
“Beh senti, non so cosa devi fare tu, ma io me ne voglio tornare a casa.”
Lo sguardo dell’altro si spense mentre diceva queste parole, per poi riaccendersi, animato da ciò che solo più avanti avrebbe riconosciuto come l’ennesimo, e terribilmente falso, sorriso.
“Ma Kuro-tan, sei proprio un bruto! Abbandonare così una persona, al primo appuntamento!”
“Che oscenità vai dicendo, brutto idiota!!”
La risposta dell’altro fu una sonora risata, che investì il moro in una maniera che non immaginava possibile. Si ridestò subito da qualsiasi tipo di pensiero per alzarsi dalla panchina e andarsene. Non aveva intenzione di diventare l’oggetto dello scherno di quel tizio!
“Va bene, va bene, non dirò più certe frasi, Kuro-wanko! Solo conversazioni serie, d’ora in poi!” L’aveva raggiunto e dicendo questa frase s’era aggrappato al suo braccio, ciondolandosi contro di lui.
“Tsk, ok. Ora staccati però.”
Si riaccomodarono sulla panchina e iniziarono a parlare di sé, del lavoro e di tutto il resto. Sebbene agli inizi Kurogane si limitasse a rispondere a monosillabi, alla fine si sciolse e prese parte più attivamente al dialogo.
In un momento di silenzio, lasciandosi rinfrescare dal venticello che attraversava gli alberi, si trovò a pensare che quell’idiota non lo era poi così tanto e, quando non ricorreva a certi soprannomi o a frasi stupide, poteva anche essere una persona interessante. Non che questo capitasse spesso, ma ogni tanto sembrava riuscire ad intavolare una conversazione sensata.
Alla fine il sole cominciò a calare ed entrambi fissarono l’orologio stupiti. Erano su quella panchina da quasi cinque ore.
“Ma tu guarda che ora è! Ho perso tutto il pomeriggio…” esclamò Kurogane, alzandosi con uno scatto, mentre Fay si limitava a guardarlo sorridendo.
“Sì, sarà meglio tornare a casa ora.”
“Va beh, ci vediamo” concluse secco il moro, già perso a ricordare gli orari dei treni per il ritorno.
“Aspetta, ti accompagno alla stazione! Tanto casa mia è in quella direzione.”
L’altro si limitò ad annuire, scrollando le spalle.
Una volta arrivati al binario di partenza del treno del moro, si trovarono nella classica situazione di impaccio ed imbarazzo prima del saluto.
Kurogane si limitò ad un abbozzato “ciao”, prima di voltargli le spalle per salire sul treno, ma Fay lo prese per il braccio, estraendo una penna dalla propria borsa e scrivendogli sul palmo della mano quello che sembrava un numero di cellulare.
Mentre il moro lo fissava, stranito da quel gesto inaspettato, l’altro si avvicinò e lo baciò sulla guancia, per poi correre via, sparendo nella folla.
Kurogane si trovò così solo ed inebetito da quello strano tizio che era entrato prepotentemente nella sua vita e che lo infastidiva sopra ogni cosa, ma che provocava in lui un qualcosa alla bocca dello stomaco che non riusciva a definire. Il suo cuore doveva aver saltato qualche battito, nel momento in cui Fay si era avvicinato per baciarlo sulla guancia, arrossata a causa dell’imbarazzo.
Ora Kurogane, mentre si staccava per la seconda volta dalle labbra del biondo immerso nella neve, poteva affermare con assoluta certezza che era stato quello il momento in cui la sua vita era cominciata da zero.
Con un nuovo meraviglioso inizio.
“Ti amo, stupido idiota.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[¹] Dizionario online
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E così è finita.
Non solo il capitolo è pieno zeppo di Fluff e ammmmore ma vi ho anche servito un finale con tanto fan service sooooolo per voi! ^.^// L’ultima parte è stata a lungo sofferta ma, dopo lunghe riflessioni e richieste di consigli asfissianti, non credo che la dichiarazione di Kurogane sia così OOC, se detto nel modo giusto e se a questa segue la giusta reazione ;) *si perde a fantasticare* Sì, avrei scritto altri km, proprio come Yuri!! T___T E’ un vizio comune! :P E così si è anche scoperto come i nostri due piccioncini si sono conosciuti… l’idea di concludere la fan fiction con il loro primo incontro è sempre rimasta nella mia mente, sin dall’inizio di questa avventura, ma non l’avevo assolutamente pensata in questo modo… anzi, non ne avevo proprio la minima idea di come i due si fossero conosciuti! Scrivendo mi è uscito così, e spero possa essere apprezzato! Sorata e Arashi sono i primi due personaggi che appaiono nel loro viaggio dimensionale, e i soprannomi che Fay appioppa a Kurogane sono proprio i primi che gli da anche nel manga! Sono stata brava, vero?!
Beh, è ora di finirla di tergiversare… vi avevamo promesso una sorpresina, vero?! E siccome siete stati davvero bravi, direi che ve la siete meritata! ^__^7 Lascio dunque la parola a Yuri!
 
Ciaoooooo~  =___= (Feliciano-mode) Come promesso sono riapparsa alla fine della fine… e sono qui per annunciarvi che in realtà non siamo alla fine! XD Come avrete notato non abbiamo ancora dichiarato conclusa la fic perché a breve pubblicheremo, di seguito, un capitolo extra dove risponderemo puntualmente ad ogni recensione che scriverete a proposito di Zero! Perciò rivolgo un appello a tutte: è l’occasione anche per coloro che finora hanno letto nell’ombra delle loro stanzette (vero Vale? Ti vediamo! XD) di scrivere, criticare e domandare qualunque cosa sulla fic.
E, per concludere, pubblicheremo per voi quattro drabble su…… (rullo di tamburi che non importa a nessuno) il seguito di Encyclopedic crisis! Anzi, si tratta più che altro di un prequel, della storia di come i nostri pucciosi compagniucci di giochi *si perde un po’ tra stelline e ricordi yaoi* si sono conosciuti. Gli approfondimenti su questa nuova fic nell’Extra.
Perciò, una volta per tutte, vi saluto e vi mando tanti baciiiiiii!
 
*Momoka si rimpossessa della sua postazione al computer* Bene, tocca a me! Spero che la non-fine sia una cosa gradita quanto lo è per noi… proprio non ce la facciamo a separarci da voi, c’è poco da fare! Vi adoriamo troppo! :) Siccome, come ho già detto nei miei precedenti monologhi, questo capitolo oltre ad essere l’ultimo è stato uno dei più difficili da scrivere per me, cosa ne dite di bearci di tanti tanti commenti?! Vi preeeeego! Vogliamo il pienone! :P Accetto di tutto, dalle critiche (e ce ne saranno, visti gli errori che avrò sicuramente fatto nonostante io l’abbia riletto e strariletto, scritto e riscritto) ai complimenti (Tsk, illusa -.-)… ^___^ Di solito non sproniamo i poveri lettori alle recensioni ma stavolta facciamo un’eccezione.. l’ansia e la tristezza si fanno sentire ç___ç
Concludo, per il momento, dicendo che saremo al Cartoomics di domenica con il gruppo di XxxHolic… Yuri sarà Yuuko, mentre Momoka sarà Clow Reed (il vicino inquietante che passa il suo tempo a spazzare il viottolo e a spiare i nostri piccioncini con il suo sorriso beota, proooprio lui XD)! Dunque, spero che qualcuno di voi ci sia per incontrarvi dal vivo! <3
Mando un bacione enorme e un grandissimo abbraccio ad ognuno di voi, salutandovi per il momento e sperando di vedervi ancora numerosissimi come sempre al chap extra! *asciuga lacrimuccia di commozione*
Momoka
   
 
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